Sant'Agostino - Augustinus Hipponensis
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FLORILEGIO DI FRASI AGOSTINIANE
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Florilegio di frasi agostiniane

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  1. Confessio ignorantiae gradus est scientiae.
    Riconoscere di ignorare è un passo verso la fede. (Serm. 301, 4, 3)
     
  2. In persecutione militia, in pace constantia coronatur.
    In tempo di persecuzione è premiato il combattimento, in tempo di pace è premiata la perseveranza. (Serm. 303, 2)
     
  3. Il Signore fa di tutto perché tu sia un servo buono, e tu fai di tutto perché il padrone sia cattivo con te. (En. in ps. 18, 1)
     
  4. quanto grande è la felicità del gregge di Dio... ; vigila su di te Iddio, quando su di te vigila il tuo pastore; ma Iddio ti vigila, anche quando il tuo pastore dorme. (Serm. 47, 3)
     
  5. Etsi virgines sunt, quid prodest integra caro, mente corrupta? Melius est humile coniugium quam superba virginitas.
    Supposto che siano vergini, cosa giova loro l'integrità fisica, se la loro anima è corrotta? È molto più eccellente la vita di famiglia unita all'umiltà, che non una verginità superba. (En. in ps. 99, 13)
     
  6. Ante mortem ne laudes hominem quemquam.
    Prima che muoia, non lodare nessuno. (En. in ps. 99, 11)
     
  7. Plerumque si filius cuiusquam moriatur, plangit illum; si peccet, non illum plangit.
    Di solito se uno perde il figlio, lo piange; se il figlio pecca, non lo piange. (En. in ps. 37, 24)
     
  8. Saeculi laetitia est impunita nequitia.
    L'allegrezza del mondo è la cattiveria impunita. (Serm. 171, 4)
     
  9. Nec contra Academicos dicit: 'scio me non furere,' sed: 'scio me vivere'.
    Contro gli Accademici non afferma: So di essere pazzo, ma: So di vivere. (De Trin. 15, 12, 21)
     
  10. Ergo esse te scis, vivere te scis, intelligere te scis.
    Dunque tu hai coscienza, di essere, vivere, e pensare. (Solil. 2, 1, 1)
     
  11. Si non potest, aliqua necessitate impeditus, possideat, non possideatur; teneat, non teneatur: dominus sit rei suae, non servus.
    (L'uomo) Se non può, se una qualche necessità è d'impedimento, possegga pure, ma non si faccia possedere; abbia una proprietà, non diventi proprietà; sia padrone delle sue cose, non schiavo. (Serm. 125, 7)
     
  12. Adam si adhuc viveret et hodie moreretur, quid illi vitae longitudo profuisset?
    Adamo, se fosse ancora vivo e dovesse morire oggi, a che gli avrebbe giovato una vita così lunga? (Serm. 17, 7)
     
  13. Quisquis autem tibi enumerat vera merita sua, quid tibi enumerat nisi munera tua?
    Chi aduna innanzi a te i suoi autentici meriti, che altro ti aduna, se non i tuoi doni? (Confess. 9, 13, 34)
     
  14. Se le pecore d'un uomo pastore stanno sicure, quanto dev'essere la tua sicurezza, o gregge divino, se a te ti pasce Iddio! (Serm. 47, 3)
     
  15. Non parlar mai volentieri con le tue cupidità. (En. in ps. 136, 22)
     
  16. Sic mittat [nos Deus] in fornacem tribulationis, ut coquatur vas, non ut frangatur.
    Dio ci caccia nella fornace delle tribolazioni affinché il vaso si cuoccia, non si frantumi. (En. in ps. 93, 27)
     
  17. Honor te debet quaerere, non tu ipsum.
    L'onore deve venire in cerca di te, non tu dell'onore. (Serm. 39, 2)
     
  18. Itane magnum est esse parvum, ut nisi a te qui tam magnus es fieret, disci omnino non posset? Ita plane.
    O dovremo proprio ritenere che l'essere piccoli sia una cosa talmente grande che, se non si fosse realizzata in te, non avremmo avuto altra maniera d'impararla? Proprio così. (De s. virg. 35)
     
  19. Nos enim quid sumus sine te, nisi Petrus quando te negavit ter?
    Noi senza di te cosa siamo se non quel Pietro che ti rinnega tre volte? (Serm. 229/P, 4)
     
  20. Labora, custodi: sed bonum est ut custodiaris. Nam custodire te non sufficis. Si desertus fueris, dormitabis et dormies.
    Fatica, custodisci: ma è bene che tu sia custodito. Non sei infatti capace di custodirti. Se sarai lasciato a te stesso, diventerai indolente e ti lascerai prendere dal sonno. (Serm. 297, 5, 7)
     
  21. Quid est ergo, maligne sperator? si desperes, peris, si speres, peris.
    Vedi tu che speri troppo? Se disperi, ti perdi; se speri, ti perdi. (Serm. 20, 4)
     
  22. Si bona quaeris, prius esto ipse quod quaeris.
    Se cerchi cose buone, sii prima tu stesso come quello che cerchi. (Serm. 29, 5)
     
  23. Omnia bona quaeris: esto bonus qui quaeris.
    Desideri sia buona ogni cosa: sii buono tu che hai tali desideri. (Serm. 297, 8)
     
  24. Quod nescire nos Dominus voluit, libenter nesciamus.
    Quanto a noi, ignoriamo volentieri quel che il Signore non ci ha fatto conoscere. (En. in ps. 6, 2)
     
  25. Venenum curiositatis motus sunt animae mortuae.
    Il veleno della curiosità sono i sentimenti dell'anima morta. (Confess. 13, 30)
     
  26. Quid tibi de his quae fecit Deus sufficit, cui Deus ipse non sufficit.
    Che cosa può bastarti delle cose che Dio ha fatto, se Dio stesso non ti basta? (En. in ps. 30, II, d. 3, 4)
     
  27. Sine dolore non pereunt, quae cum amore possessa sunt.
    Non è indolore la perdita delle cose possedute con amore. (Enchiridion, 18, 68)
     
  28. Totum quidquid sum, de misericordia tua est.
    Tutto quanto io sono deriva dalla tua misericordia. (En. in ps. 58, d. 2, 11)
     
  29. Plerumque, mendicus, unum nummum petens, ad ostium tibi praecepta Dei cantat.
    Non di rado il mendico che ti chiede una moneta ti fa risuonare alla porta i comandamenti di Dio. (Serm. 32, 23)
     
  30. Aliud est non accepisse, aliud accipere noluisse. Qui recusat donum Dei, ipsius recusationis reus tenetur.
    Una cosa è non avere ricevuto, e un'altra non aver voluto ricevere. Chi rifiuta il dono di Dio è responsabile di questo rifiuto. (Serm. 32, 23)
     
  31. Sicut enim magna pietas paucorum est, ita et magna impietas nihilominus paucorum est.
    Come è propria di pochi uomini una grande pietà, così è altrettanto di pochi una grande empietà. (Serm. 69, 2, 3)
     
  32. Omnia enim saeva et immania, prorsus facilia et prope nulla efficit amor.
    L'amore rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. (Serm. 70, 3)
     
  33. Nihil enim tam facile est bonae voluntati, quam ipsa sibi: et haec sufficit Deo.
    Niente è tanto facile alla buona volontà quanto essa a se stessa; e a Dio ciò è sufficiente. (Serm. 70, 3)
     
  34. Magnus esse vis, a minimo incipe. Cogitas magnam fabricam construere celsitudinis, de fundamento prius cogita humilitatis.
    Vuoi essere alto? Comincia dal più basso. Se pensi di costruire l'edificio alto della santità, prepara prima il fondamento dell'umiltà. (Serm. 69, 1, 1)
     
  35. Longa vita, nihil aliud quam longa infirmitas.
    Una lunga vita non è altro che una lunga malattia. (Serm. 80, 2)
     
  36. Quid miraris? Medicum occidit aegrotus, sed eum medicus occisus sanavit phreneticum.
    Perché ti stupisci? Il malato uccise il medico, ma il medico ucciso guarì quel pazzo furioso. (Serm. 80, 4)
     
  37. Eroga quantum potes, fac bene cum anima tua, ne auferatur hac nocte anima tua.
    Distribuisci quanto puoi, tratta bene l'anima tua, affinché non sia tolta questa notte. (Serm. 86, 14, 17)
     
  38. Quid est speciosius Deo? Quid deformius crucifixo?
    Che cosa c'è di più bello di Dio? Che cosa più deforme del Crocifisso? (Serm. 95, 4)
     
  39. Hyems est, vestite nudos. Nudus est Christus.
    È inverno, vestite gli ignudi; nudo è Cristo. (Serm. 95, 7)
     
  40. Veniunt ut abeant anni nostri. Veniunt, inquam, ut eant. Non enim veniunt ut stent nobiscum; sed, cum transeunt per nos, terunt nos et minus minusque valere nos faciunt.
    I nostri anni vengono per andarsene; vengono, dicevo, per andarsene; poiché non vengono per rimanere fermi con noi; ma poiché passano come attraverso noi, ci logorano e fanno indebolire di più le nostre forze. (Serm. 109, 4)
     
  41. Non quod videtur sed quod creditur pascit.
    Nutre non ciò che appare ma ciò che si crede. (Serm. 103, 5)
     
  42. Ibi Dominus pascit, sed prius hinc transit.
    Lassù il Signore ci ristorerà, ma prima passerà da questa terra. (Serm. 103, 4, 5)
     
  43. A te auferetur aliquando onus necessitatis: aeterna est dulcedo veritatis.
    A te sarà portato via un giorno il peso della necessità, mentre eterna è la dolcezza della verità. (Serm. 103, 4, 5)
     
  44. Extendit se ipse; tetigit Christus, et sonavit dulcedo veritatis.
    Paolo stirava se stesso, Cristo lo toccò, e la dolcezza della verità emise dei suoni. (En. in ps. 149, 8)
     
  45. Si bene de me sentis, laudas me; si male sentis, accusas me sed non excusas te.
    Se pensi bene di me, tu mi lodi; se pensi male, tu mi accusi, ma non giustifichi te. (Serm. 179, 10)
     
  46. Non faciunt bonos mores nisi boni amores.
    Non altro che le buone affezioni fanno buoni i costumi. (Serm. 311, 11, 11)
     
  47. Audite me, o pauperes: quid non habetis, si Deum habetis? Audite me, o divites: quid habetis, si Deum non habetis?
    Ascoltatemi, voi poveri: Che vi manca, se possedete Dio? Ascoltatemi, voi ricchi: Che avete, se non avete Dio? (Serm. 311, 18, 15)
     
  48. La storia del popolo ebreo è una prova dell'esistenza di Dio: De cons. ev. 1, 25, 39.
    Avvicinatevi, o Giudei, a colui che vi viene predicato nelle vostre orecchie, avvicinatevi a colui che viene glorificato dinanzi ai vostri occhi: Adv. Iud. 9, 14.
    I loro libri sacri attestano che noi non abbiamo inventato nulla sul Cristo: De civ. Dei 18, 46.
    Vengono invitati a venire alla Chiesa, dov'è Cristo: In Io. Ev. tr. 50, 4.
    Mi piace parlare un po' con i giudei come se fossero presenti: Adv. Iud. 7, 9.
    Haec, carissimi, sive gratanter, sive indignanter audiant Iudaei, nos tamen ubi possumus, cum eorum dilectione praedicemus.
    Queste cose, sia che i giudei le ascoltino rallegrandosi sia indignandosi, noi però, dove possiamo, le diciamo con amore verso di loro. (Adv. Iud. 10, 15)
     
  49. Minus est contemnere quod delectat quam vincere quod molestat.
    Ha minor valore disprezzare quel che procura godimento a confronto del superamento di ciò che fa soffrire. (Serm. 318, 2)
     
  50. Adulterium carnis est, illicite concumbere: adulterium cordis est, veritatem negare.
    Giacere illecitamente insieme, è adulterio della carne; negare la verità, è adulterio spirituale. (Serm. 318, 2)
     
  51. Non sic sapit lucrum, quomodo dolet damnum: quia facilius est non manducare, quam vomere.
    Non dà tanto gusto il guadagno per quanto fa soffrire la perdita: è infatti più naturale non mangiare che vomitare. (Serm. 318, 2)
     
  52. Multum dimisit qui spem saeculi dimittit.
    Abbandona molto chi abbandona la speranza del mondo. (Serm. 105/A, 1)
     
  53. Laboriosum est fidei tempus. Quis negat?
    È faticoso il tempo della fede. Chi lo nega? (Serm. 38, 4)
     
  54. Obtemperat anima sedenti in se Deo, et ipsa iubet membris.
    L'anima obbedisce a Dio che è in lei, ed essa stessa comanda alle membra. (En. in ps. 46, 10)
     
  55. Medicina vitia persequitur, non naturam.
    La medicina combatte i mali, non la natura. (Serm. 182, 3, 3)
     
  56. Moriatur error, vivat homo.
    Muoia l'errore, l'uomo viva. (Serm. 182, 2, 3)
     
  57. Pietas cultus Dei est nec colitur ille nisi amando.
    La pietà verso Dio è il culto reso a Dio, e il culto gli si rende amandolo. (Ep. 140, 45)
     
  58. Pauci quidem convenistis, sed si bene audistis, abundatis.
    Siete venuti veramente in pochi, però, se avete capito tutti, siete già molti. (Serm. 19, 6)
     
  59. Subito, cum illa magna metuuntur ipsa non veniunt, et de transverso una febricula aufert hominem.
    Per solito, quando di quelle cose grandi si ha paura, esse non vengono, e da un fianco invece scappa fuori una febriciattola e ti porta via. (Serm. 19, 6)
     
  60. Non enim haec vita dicenda est potius, quam umbra vitae.
    La vita presente più che vita è da chiamarsi ombra di vita. (Serm. 351, 3, 3)
     
  61. Alius subsannat, irridet, blasphemat, clamat per plateas: amurca defluit.
    Altri si fa beffe, deride, bestemmia, schiamazza per le piazze: questa è la morchia. (Serm. 19, 6)
     
  62. Quando exhibes tibi bonum prandium, ideo putas quia bonum diem ducis?
    Quando ti regali un buon pranzo, allora credi che passi una buona giornata? (Serm. 40, 4)
     
  63. Manducant homines fungum malum, et moriuntur. Ecce in qua fragilitate est vita humana.
    Si mangia un fungo velenoso e si muore. Ecco quanto è fragile la vita umana. (Serm. 62, 10, 15)
     
  64. I bimbi che nascono, sembra che dicano così ai genitori: Su, pensate ad andarvene, anche noi dobbiamo recitare la nostra commedia. È la commedia del genere umano, tutta la vita di tentazione. (En. in ps. 127, 15)
     
  65. Dalla rottura delle reti sono nate eresie e scismi.... Ma quelli che rimangono dentro, il Signore porta alla riva. (Serm. 252, 4)
     
  66. Vengono per andarsene, gli anni nostri... Non vengono davvero per starsene con noi; ma passano attraverso noi, e passando ci consumano e ci fanno star sempre meno in buona salute. (Serm. 109, 4)
     
  67. Ogni anno, il più delle volte, quando sentiamo freddo diciamo: Non ha fatto mai così freddo! (Serm. 25, 3)
     
  68. Il povero non porta nulla con sè, tu porti più di quanto occorre. Tu sei carico: dà a lui qualcosa di quello che hai. Fai mangiare lui, e al tempo stesso diminuisci il peso. (Serm. 61, 12)
     
  69. La salute sarebbe il non dover morire. Questa nostra, è una lunga malattia. (Serm. 77, 13-14)
     
  70. Tristi sono i tempi; e tanto più tristi perché li si ama. (Serm. 84, 2)
     
  71. Ma non parli di Roma! è stato detto di me, quanto sarebbe meglio se lasciasse stare Roma! Come se io fossi uno che insulta, e non piuttosto uno che implora il Signore, e che, bene o male, vi esorta. (Serm. 105, 12)
     
  72. Nell'umano discorso parole nuove o poco usate, con moderazione e buon gusto distribuite, aggiungono splendore. (Ep. 102, 33)
     
  73. Ille placet Deo, cui placet Deus.
    Brevissima è la regola: Piace a Dio colui cui piace Dio. (En. in ps. 32, II, d. 1, 1)
     
  74. Vuoi trovare i buoni? Sii buono, e li troverai. (En. in ps. 47, 9)
     
  75. Siano concordi le mani e la lingua, questa confessi, quelle operino. (En. in ps. 46, 3)
     
  76. Le mani di Cristo si aprirono sulla croce, affinché le nostre fossero protese ad opere buone. (En. in ps. 62, 13)
     
  77. Quando canti l'Alleluia, devi porgere il pane all'affamato, vestire il nudo, ospitare il pellegrino. (En. in ps. 149, 8)
     
  78. Qualunque cosa tu faccia, fallo con letizia. Allora fai il bene e lo fai bene. (En. in ps. 91, 5)
     
  79. Vi piacciono queste parole; io però voglio i fatti. Non vogliate rattristarmi col vostro cattivo comportamento, perché la mia gioia in questa vita non è se non la vostra buona vita. (Serm. 17, 7)
     
  80. È meglio uno zoppo che cammina sulla strada, che un corridore fuori strada. (Serm. 169, 15, 18)
     
  81. Il Signore fa di tutto perché tu sia un servo buono, e tu fai di tutto perché il padrone sia cattivo con te. (En. in ps. 18, 1)
     
  82. Nessun bene è conosciuto perfettamente se non è amato perfettamente. (De div. qq. 83, 3)
     
  83. Occorre conoscere Dio per saperlo amare. (En. in ps. 118, d. 8, 1)
     
  84. Questa è l'unica cosa che dev'essere amata: abitare nella casa del Signore per tutti i giorni della nostra vita. (En in ps. 26, II, 8)
     
  85. Nessuno può amare una cosa del tutto sconosciuta. (De Trin. 10, 1, 1)
     
  86. Mens enim amare se ipsam non potest nisi etiam noverit se.
    Lo spirito non può amare se stesso, se anche non si conosce. (De Trin. 9, 3, 3)
     
  87. Felice chi ama te, l'amico in te, il nemico per te. Solo lui infatti non perde mai nessuna persona cara, perché ha tutti cari in chi non è mai perduto. (Confess. 4, 9, 14)
     
  88. In modo disinteressato amo i miei amici e da loro in modo disinteressato mi sento amare... ma tu solo sei il riposo. (Confess. 6, 16, 26)
     
  89. Ma dove è carità, c'è pace, e dove c'è umiltà, c'è carità. (In Io. ep. tr., prol.)
     
  90. In ciò che intendi delle Scritture, è la carità che si manifesta; in ciò che non intendi, è la carità che si nasconde. (Serm. 350, 2-3)
     
  91. Perciò, fratelli, praticate la carità, dolce e salutare vincolo delle anime, senza la quale il ricco è povero e con la quale il povero è ricco. (Serm. 350, 2-3)
     
  92. Conviene infatti che il discorso d'un vecchio sia non solo grave, ma anche breve. (Serm. 350, 2-3)
     
  93. Il nostro riposo è il nostro luogo. (Confess. 13, 9, 10)
     
  94. Ogni corpo a motivo del suo peso tende al luogo che gli è proprio. (Confess. 13, 9, 10)
     
  95. Vi sono infatti cose che si amano male nel mondo e rendono immondo chi le ama. (Serm. 65/A, 1)
     
  96. L'amore illecito è un grande inquinamento dell'anima e un peso che opprime chi desidera volare. (Serm. 65/A, 1)
     
  97. Accade a ciascuno di essere portato là dove ha da portarlo il proprio peso, cioè il proprio amore. (Serm. 65/A, 1)
     
  98. Desideri essere dov'è il Cristo? Ama Cristo e da questo peso verrai trasportato dove si trova il Cristo. Ciò che ti trascina e ti rapisce verso l'alto non ti permette di cadere in basso. (Serm. 65/A, 1)
     
  99. Per vincere l'amore per molti beni è necessario l'amore per un solo bene. (Serm. 65/A 2)
     
  100. Qui in terra, quelli che son detti beati lo sono o per quanto hanno o per ciò che riescono a fare. (En. in ps. 83, 8)
     
  101. Si sa che da oggetti non veduti è impossibile trarre un godimento perfetto. (En. in ps. 83, 8)
     
  102. Le lacrime piamente versate dai sofferenti sono mosto di gente che ama. (En. in ps. 83, 10)
     
  103. L'unità vince la varietà e la carità vince la cupidità. (Serm. 65/A 2)
     
  104. È un tormento del cuore amare una cosa e non possederla. (Serm. 65/A 2)
     
  105. Ama con ordine in modo da vivere ordinato. Dà alle cose il proprio valore e il proprio peso. (Serm. 65/A 8)
     
  106. Non solo è peccato amare uno più di Cristo, ma è peccato anche non amare Cristo più di un altro. (Serm. 65/A 11)
     
  107. Se anteponiamo o uguagliamo a Lui nell'amore qualche altro oggetto, vuol dire che non sappiamo amare noi stessi. (Ep. 155, 4, 13)
     
  108. Oh se vincesse la carità invece che la passione... ed allora a vincere sarà la verità, perché la vittoria della verità è la carità. (Serm. 358, 1)
     
  109. Ciascuno è tale quale l'amore che ha. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? dovrei concludere: tu sarai Dio. Ma non oso dirlo io e perciò ascoltiamo la Scrittura. (In Io. ep. tr. 2, 14)
     
  110. È dove abbiamo il cuore, che noi abitiamo. (In Io. ev. tr. 2, 11)
     
  111. Per il resto, quando si ama, non si fatica, o, se si fatica, questa stessa fatica è amata. (De bono vid. 21, 26)
     
  112. Voi battete con le nocche i vasi di creta, per assicurarvi che non portino crepe e non suonino male: controllate se voi suonate bene, vedete se in voi è la carità. (In Io. ep. tr. 6, 13)
     
  113. Tutte le opere buone che la carità vuole fare e fa, ne mette in moto, all'opposto, altrettante la superbia e le mena attorno come suoi cavalli. (In Io. ep. tr. 8, 9)
     
  114. Solo l'amore distingue i figli di Dio dai figli del diavolo. (In Io. ep. tr. 5, 7)
     
  115. La carità è quella pietra preziosa, non avendo la quale nessun giovamento verrà da qualunque cosa tu possegga; se invece possiedi la carità, ti basterebbe essa sola. (In Io. ep. tr. 5, 7)
     
  116. Da qualunque parte giri un oggetto che arde, la sua fiamma non conosce altra direzione che non sia il cielo. Siate dunque infiammati nello spirito e ardete del fuoco della carità. (Serm. 234, 3)
     
  117. Come si può essere veramente in pace se non con chi sinceramente si ama? (In Io. ev. tr. 87, 1)
     
  118. Chi può essere longanime, rimanendo Senza l'amore tutto il resto non serve a niente, mentre l'amore non è concepibile senza le altre buone qualità grazie alle quali l'uomo diventa buono. (In Io. ev. tr. 87, 1)
     
  119. Riammetti, ti prego, il tuo schiavo fuggitivo, o Signore e Padre clementissimo. (Solil. 1, 1, 5)
     
  120. Finché siamo in terra, preghiamo affinché Dio non rimuova da noi la nostra preghiera nè la sua misericordia. Noi preghiamo con perseveranza affinché lui abbia misericordia con perseveranza. (En. in ps.65, 24)
     
  121. Il tuo desiderio è la tua preghiera; se continuo è il desiderio, continua è la preghiera. (Ep. 37, 14)
     
  122. I vostri ardenti desideri a sembrano delle mani invisibili, con le quali bussate ad una porta invisibile, perché invisibilmente vi si apra e invisibilmente possiate entrare e invisibilmente ottenere la salute. (En. in ps. 103, d. 1, 1)
     
  123. Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace: se desideri sempre, sempre preghi. Quando sonnecchia la preghiera? Quando si raffredda il desiderio. (Serm. 80, 7)
     
  124. Con tanto maggiore capacità riceveremo quel bene molto grande..., con quanto maggior fede crediamo ad esso, con quanto maggiore fermezza speriamo in esso, con quanto maggiore ardore lo desideriamo. (Ep. 130, 8. 17)
     
  125. Dunque, per stimolare l'orecchio canta pure con la voce, soprattutto però non ammutolirti col cuore, non tacere con la vita. (Ep. 146, 2)
     
  126. Se alcuni non sono stati ancora chiamati, preghiamo per loro affinché vengano chiamati. Può darsi che essi siano predestinati in questo modo: che la loro salvezza sia stata rimessa alle nostre preghiere. (De dono pers. 22, 60)
     
  127. Questo è lo scopo cui mirano costantemente le divine e Sacre Scritture, quello, cioè, di purificare il nostro interno da ciò che c'impedisce la vista di Dio. (Serm. 88, 5, 5)
     
  128. Quando, rintuzzata la mia debolezza, tornai fra gli oggetti consueti, non riportavo con me che un ricordo amoroso e il rimpianto, per così dire, dei profumi di una vivanda che non potevo ancora gustare. (Confess. 7, 17, 23)
     
  129. Talvolta mi introduci in un sentimento interiore del tutto sconosciuto e indefinibilmente dolce, che, qualora raggiunga dentro di me la sua pienezza, sarà non so cosa, che non sarà questa vita. (Confess. 10, 40, 65)
     
  130. eterna verità e vera carità e cara eternità, tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. (Confess. 7, 10, 16)
     
  131. Quale sublimità, Signore, la tua nelle cose sublimi e quale profondità nelle profonde! Ebbene, Signore, agisci, svegliaci e richiamaci, accendi e rapisci, ardi, sii dolce. E noi amiamo e corriamo. (Confess. 8, 3, 8 s.)
     
  132. Miseria e beatitudine non possono convivere nello stesso uomo. (De mor. Eccl. cath. 1, 3, 4)
     
  133. Che cosa cerchi al di fuori di quello che sei, quando è in tuo potere essere ciò che cerchi? (En. in ps. 41, 1)
     
  134. il rivelare esaltante, o il predicare! O l'erompere di getto del nutrimento vivo dal cuore del Signore! (Serm. 119, 2)
     
  135. Non è dunque beato se non colui che nello stesso tempo ha tutto ciò che vuole e non vuole nulla di male. (De Trin. 13, 5, 8)
     
  136. Tutti i cristiani devono praticare l'umiltà. Essi infatti si chiamano cristiani da Cristo; e il Vangelo di Cristo nessuno lo scruta con diligenza senza trovarvi Gesù che si presenta come maestro di umiltà. (De verg. 33, 33)
     
  137. Avviatevi alle altezze col piede dell'umiltà. Egli porta in alto chi lo segue con umiltà: egli che non sdegnò di chinarsi su coloro che giacevano nel peccato. (De virg. 52, 53)
     
  138. La gioia delle vergini di Cristo, da Cristo, in Cristo, con Cristo, al seguito di Cristo, per mezzo di Cristo, in ordine a Cristo. (De Virg. 27, 27)
     
  139. Che sei dunque, Dio mio? Cos'altro, di grazia, se non il Signore Dio? (Confess. 1, 4, 4)
     
  140. Che ho mai detto, Dio mio, vita mia, dolcezza mia santa? Che dice mai chi parla di te? Eppure sventurati coloro che tacciono di te, poiché sono muti ciarlieri. (Confess. 1, 4, 4)
     
  141. Anche in noi, come nel nostro Capo, la morte sarà morta... non esisterà più nè dentro nè fuori... O morte, quando ti avventasti contro il mio Signore, attaccandoti a lui rimanesti uccisa anche per me. (Serm. 233, 4, 5)
     
  142. Ci ha promesso la vita eterna, dove niente dovremo temere, dove saremo al sicuro d'ogni turbamento, da dove non partiremo, dove non morremo, dove non si piangono partenze, dove non si attendono arrivi. (In Io. ev. tr. 32, 9)
     
  143. Lassù non ci sarà nulla di sconveniente: ci sarà somma pace, per cui nulla sarà discorde o deforme o tale che offenda la vista. E Dio sarà lodato in tutte le cose. (Serm. 243, 8. 7)
     
  144. La lettura dei beati è la visione, poiché vedono la Verità in persona e si saziano alla sorgente dalla quale noi riceviamo solo delle gocce. (Serm. 57, 7, 7)
     
  145. Tutti si vedranno con quella penetrazione che in terra è privilegio dei profeti...Essendo pieni di Dio si vedranno divinamente. (Serm. 243, 6, 5)
     
  146. Quale sarà la nostra occupazione nella vita eterna? Lodare Dio. Amarlo e lodarlo. Lodarlo nell'amore e amarlo nella lode. (En. in ps. 147, 3)
     
  147. Ecco dunque che tu riponi in Dio la tua speranza, ma intanto che farai? Di che cosa ti occuperai, se non di lodare colui che ami e di far sì che altri lo amino con te? (En. in ps. 72, 34)
     
  148. Qui sunt inimici ecclesiae? pagani, iudaei; omnibus peius vivunt mali christiani.
    Chi sono i nemici della Chiesa? I pagani, i giudei? Peggio di tutti vivono i cattivi cristiani. (En. in ps. 30, II, d. 2, 6)
     
  149. Novit Dominus sagittare ad amorem; et nemo pulchrius sagittat ad amorem, quam qui verbo sagittat; immo sagittat cor amantis, ut adiuvet amantem; sagittat, ut faciat amantem.
    Sa bene il Signore come si scaglino frecce che suscitano l'amore, e nessuno più bellamente scaglia queste frecce d'amore di colui che saetta mediante la parola. Costui colpisce il cuore dell'amante e così l'aiuta ad amare. Lo colpisce per renderlo un innamorato. (En. in ps. 119, 5)
     
  150. Sectamini caritatem, dulce ac salubre vinculum mentium, sine qua dives pauper est, et cum qua pauper dives est. Haec, in adversitatibus tolerat, in prosperitatibus temperat, in duris passionibus fortis, in bonis operibus hilaris, in tentatione tutissima, in hospitalitate latissima, inter veros fratres laetissima, inter falsos patientissima.
    Esercitate la carità, dolce e salutare vincolo delle anime: senza di essa il ricco è povero; con essa il povero è ricco. Essa è paziente nelle avversità, moderata nelle prosperità. È forte in mezzo alle dure soffernze, piena di gioia nelle opere buone; nelle tentazioni sicurissima; nell'ospitalità larghissima; lietissima tra i veri fartelli; pazientissima con quelli falsi. (Serm. 350, 3)
     
  151. Il gelo della carità è il silenzio del cuore; l'ardore della carità è il grido del cuore. Se sempre permane la carità, tu sempre gridi; se sempre gridi, sempre desideri; e se desideri, ti ricordi della pace... (En. in ps. 37, 14)
     
  152. Frigus caritatis, silentium cordis est: flagrantia caritatis, clamor cordis est. Si sempre manet caritas, semper clamas; si semper clamas, semper desideras; si semper desideras, requiem recordaris.
    Il raffreddamento della carità è silenzio del cuore; l'ardere della carità, è grido del cuore. Se sempre rimane la carità, sempre gridi; se sempre gridi, sempre desideri; se sempre desideri, ti ricordi del riposo. (En. in ps. 37, 13)
     
  153. Cum dilectione fides christiani; sine dilectione fides daemonis. Qui autem non credunt peiores sunt quam daemones et tardiores quam daemones. Nescio quis non vult credere in christum; adhuc nec daemones imitatur.
    La fede del cristiano è accompagnata dall'amore, la fede del demonio è senza amore; quelli che però non credono sono peggiori del demonio, più tardi a capire che non il demonio. Non so chi non vuol credere in Cristo; costui non giunge neppure ad imitare il demonio stesso. (In Io. Ep. tr. 10, 2)
     
  154. Nihil enim tam pie terret animam, quam sacramentum non intellectum: intellectum autem, gaudium pium parit, et celebratur libere, si opus est tempori; si autem non est opus, cum suavitate spirituali tantummodo legitur et tractatur.
    Nulla infatti atterrisce di più l'anima nella sfera religiosa che un sacramento non compreso: se invece è compreso, allora procura una gioia spirituale e viene celebrato con libertà, se ce n'è bisogno per il tempo in cui si vive. Se invece non c'è bisogno viene letto e trattato solo con gioia spirituale. (Exp. ep. ad Gal. 19)
     
  155. Vis videre quam iustus es? Hoc in te tibi displicet quod et Deo; iam coniunxisti te voluntati Dei, et in teipso non quod ille fecit, sed quod ille odit odisti.
    Vuoi toccare con mano che davvero sei giusto? Rifletti come a te dispiace la stessa cosa che dispiace a Dio. Sei già d'accordo con la volontà di Dio, in quanto odi non quel che Dio ha creato, ma quello che Dio ha in odio. (En. in ps. 140, 14)
     
  156. Vana est iniquitas, nihil est iniquitas; potens non est nisi iustitia. Occultari potest ad tempus veritas; vinci non potest. Florere potest ad tempus iniquitas, permanere non potest.
    Vana è l'iniquità, nulla è l'iniquità; non è potente se non la giustizia. La verità può essere occultata per un certo tempo, ma non può essere vinta. L'iniquità può fiorire per qualche tempo, ma non può rimanere a lungo. (En. in ps. 61, 16)
     
  157. Neque enim homines a simulacro, sed simulacrum ab hominibus servabatur. Quomodo ergo colebatur, ut patriam custodiret et cives, quae suos non valuit custodire custodes?
    Non infatti gli uomini venivano protetti dal simulacro, ma era il simulacro ad essere protetto dagli uomini. Come dunque poteva essere venerata, perché proteggesse città e cittadini colei che non fu capace nemmeno di custodire i suoi custodi? (De civ. Dei 1, 2)
     
  158. Prorsus adeo dicere: non sunt episcopi mali; quia si mali, non episcopi. Tu iterum ad nomen me revocas et dicis: episcopus est, nam sedet cathedra. Est et faeneus custos in vinea.
    Addirittura oso dire: non esistono vescovi cattivi perché se sono cattivi, non sono vescovi. Tu di nuovo mi richiami al nome e dici: è vescovo, infatti siede sulla cattedra. Anche lo spaventapasseri sta nella vigna! (Serm. 340/A, 6)
     
  159. Ubi me terret, quod vobis sum, ibi me consolatur, quod vobiscum sum. Vobis enim sum episcopus, vobiscum sum christianus. Illud est nomen suscepti officii, hoc gratiae; illud periculi est, hoc salutis.
    Nel momento in cui mi dà timore l'essere per voi, mi consola il fatto d'essere con voi. Per voi infatti sono vescovo, con voi sono cristiano. Quel nome è segno dell'incarico ricevuto, questo della grazia; quello è occasione di pericolo, questo di salvezza. (Serm. 340, 1)
     
  160. Neque enim, quia de superiore isto loco loquimur vobis, ideo magistrivestri sumus: ille est enim omnium magister, cuius cathedra est super omnes caelos; sub illo in una schola convenimus et vos et nos condiscipuli sumus.
    Non dunque per il fatto che vi parlo da un luogo posto più in alto, io sono vostro maestro. Egli infatti è il maestro di tutti, la cui cattedra è al di sopra di tutti i cieli. Sotto di lui siamo riuniti in una sola scuola, e voi e noi siamo condiscepoli. (Serm. 301/A, 2)
     
  161. Ut ergo sit quod vocatur, audiat, non me, sed mecum simul audiamus, simul in una schola condiscipuli ab uno magistro Christo discamus, cuius cathedra ideo est in caelo, quia prius crux fuit in terra.
    Dunque (il vescovo), perché sia quel che è chiamato, ascolti non me ma con me: ascoltiamo insieme; insieme condiscepoli, nell'unica scuola, apprendiamo da Cristo, il solo maestro, che in tanto ha la cattedra in cielo in quanto prima sulla terra ebbe a cattedra la croce. (Serm. 340/A, 4)
     
  162. Pascere omnes pane tractabili et visibili non sufficio: inde pasco, unde pascor; minister sum, paterfamilias non sum; inde vobis appono, unde et ego vivo, de thesauro dominico, de epulis illius patrisfamilias.
    Non riesco a nutrire tutti del pane materiale e visibile: di quel che sono nutrito, di quello io alimento; sono un servo, non sono un padre di famiglia; pongo davanti a voi di quel che io vivo, del tesoro del Signore, delle vivande di quel padre di famiglia. (Serm. 339, 4)
     
  163. De credendis nulla infidelitate dubitemus, de intelligendis nulla temeritate adfirmemus; in illis auctoritas tenenda est, in his veritas exquirenda.
    Circa le verità da credere, nessun dubbio proveniente dalla mancanza di fede; circa le verità da comprendere, nessuna affermazione temeraria; in quelle dobbiamo attenerci alla verità, in queste si ha da indagare la verità. (De Trin. 9, 1, 1)
     
  164. Quanto enim elati sunt homines, tanto avari sunt; et quanto in hoc saeculo maiores, tanto plus amant divitias suas. Nam ubi tibi placuisti, ibi remansisti... Semper adde semper ambula, semper profice: noli in via remanere, noli retro redire, noli deviare.
    L'uomo più è altolocato, più è avaro; quanto più in auge per grandezze mondane, tanto più attaccato alle ricchezze mondane. In realtà, dove ti sei compiaciuto di te, là sei rimasto... Aggiungi sempre, avanza sempre, progredisci sempre. Non fermarti lungo la via, non indietreggiare, non deviare. (En. in ps. 146, 16)
     
  165. Ipsa spes peregrinationis necessaria est, ipsa et quae consolatur in via. Viator enim quando laborat ambulando, ideo laborem tolerat, quia pervenire sperat; tolle spem perveniendi, continuo tibi franguntur vires ambulandi.
     
  166. Evidentemente proprio la speranza è necessaria nella situazione di pellegrini, è essa che dà conforto lungo la via. Il viandante, infatti, quando si affatica nel cammino sopporta la stanchezza appunto perché spera di raggiungere la meta. Strappagli la speranza di giungere e immediatamete crollano le possibilità di andare avanti. (Serm. 158, 8)
     
  167. Lege libros omnes propheticos: non intellecto Christo, quid tam insipidum et fatuum invenies? Intellige ibi Christum, non solum sapit quod legis, sed etiam inebriat; mutans mentem a corpore, ut praeterita obliviscens, in ea quae ante sunt extendaris.
    Cosa c'è di più insipido, di più insignificantedi tutti i libri profetici, se li leggi senza scoprire in essi il Cristo? Ma se vi scopri il Cristo, non solo acquista sapore ciò che leggi, ma addirittura ti inebria, ed elevando la tua anima ben al di sopra del corpo, ti farà dimenticare ciò che ti sta dietro, per farti protendere verso ciò che ti sta davanti. (In Io. Ev. tr. 9, 3)
     
  168. Temporalia... non cessant vos inflammare ventura, corrumpere venientia, torquere transeuntia. Nonne ipsa sunt quae concupita inardescunt, adepta vilescunt, amissa vanescunt?
    Le cose temporali sono oggetto di continua speranza, eppure le cose sperate v'ingannano ad ogni istante; non cessano d'infiammarvi, se previste; di corrompervi, se presenti; di tormentarvi, se passano. Non sono appunto quelle che desiderate si accendono, possedute perdono di valore, perdute si dileguono? (Serm. 157, 5)
     
  169. Rifiuta di attaccarti al mondo invecchiato, non di ringiovanire nella persona del Cristo che ti dice: Il mondo perisce, il mondo invecchia, il mondo vien meno, soffre l'usura della vecchiaia; non temere, la tua giovinezza si rinnoverà come quella dell'aquila. (Serm. 81, 8)
     
  170. Esultate, giusti: è il Natale di chi giustifica. Esultate, deboli e malati: è il Natàle di chi salva. Esultate, prigionieri: è il Natale di chi riscatta. Esultino gli schiavi: è il Natale di chi è il Signore. Esultino i liberi: è il Natale di chi libera. Esultino tutti i cristiani: è il Natale di Cristo. (Serm. 194, 2)
     
  171. Il pericolo per me è questo, fare attenzione alla vostra lode e chiudere gli occhi sulla vostra vita. Colui, sotto gli occhi del quale parlo, anzi, sotto gli occhi del quale penso, sa bene che a me non tanto piace la lode del pubblico quanto fa effetto e dà pena la condotta di quelli che mi lodano. (Serm. 339, 1)
     
  172. Voi dunque, fratelli, voi figli, voi nuovi germogli della madre Chiesa, io vi scongiuro per tutto quanto avete ricevuto: siate orientati verso colui che vi ha chíamati, che vi ha amati, che, perduti, vi ha cercati, che, ritrovati, vi ha illuminati; non seguite le vie dei malvagi per i quali è sbagliato il nome di fedeli; perché non importa come si chiamino, ma se al nome corrisponde la realtà. (Serm. 228, 2)
     
  173. Se dunque è male edificare sulla sabbia, è male anche non edificare niente; il solo bene è edíficare sulla pietra. Ossia, è male non ascoltare, è male ascoltare e non fare; il solo bene è ascoltare ed eseguire. (Serm. 179, 9)
     
  174. Tutto il nostro impegno in questa vita consiste nel guarire l'occhio del cuore per arrivare a vedere Dio. (Serm. 88, 5, 5)
     
  175. Felice non si può dire nè chi non ha ciò che ama, qualunque cosa essa sia, nè chi ha ciò che ama, se essa è nociva, nè chi non ama ciò che ha, anchee se è un'ottima cosa. (De mor. Eccl. Cath. 1, 3, 4)
     
  176. Non uscir fuori, torna in te stesso: è nell'uomo interiore che abita la verità. E se avrai trovato mutabile la tua natura, trascendi anche te stesso. Ma ricordati, quando ti trascendi, che trascendi un'anima che ragiona. Dirigiti dunque laddove viene accesa la luce stessa della ragione. E dove perviene chi ragiona correttamente se non alla verità? (De vera rel. 39, 72)
     
  177. Tocca Cristo con la fede, o Chiesa cattolica, tu, toccalo con la fede. Se ritieni che Cristo è soltanto un uomo, lo hai toccato in terra; se invece credi che egli è il Signore, uguale al Padre, lo hai toccato quando ascende al Padre, poiché egli ascende con nostro profitto quando noi lo avremo compreso. (Serm. 246, 4)
     
  178. Abbiamo dentro di noi il Cristo come maestro. Qualunque cosa non riusciate a comprendere per difetto della vostra intelligenza e della mia parola, rivolgetevi dentro il vostro cuore a colui che insegna a me ciò che dico, e distribuisce a voi come crede. Colui che sa dare, e sa a chi dare, si farà incontro a chi domanda e aprirà a chi bussa. E se per caso non dovesse dare, nessuno si consideri abbandonato. (In Io. ev. tr. 20, 3)
     
  179. E soprattutto ti raccomando una cosa: se ancora non riesci a comprendere ciò che è Dio, non ritenere cosa da poco sapere ciò che non è.... Siamo tanto piccoli! Vi posso dire ciò che Dio non è, non vi posso mostrare ciò che è. Cosa dovremo fare per arrivare a conoscere chi è? Credete di poterlo sapere da me o per mezzo mio? Io cerco di dirlo come si fa con i piccoli, perché tali siamo, voi ed io. (In Io. ev. tr. 23,10, 11)
     
  180. Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a te sta la mia scienza e la mia ignoranza: dove mi hai aperto ricevimi quando entro, dove mi hai chiuso aprimi quando busso. Fa' che mi ricordi di te, che comprenda te, che ami te. Aumenta in me questi doni, fino a quando Tu mi avrai riformato interamente. (De Trin. 15, 28. 51)
     
  181. Ecco perché quando lo spirito si conosce e si ama, il suo verbo gli è unito tramite l'amore. E poiché ama la conoscenza e conosce l'amore, il verbo è nell'amore e l'amore nel verbo, e tutti e due nello spirito che ama e che dice il verbo. (De Trin. 9, 10, 15)
     
  182. Dove fuggirà l'uomo da se stesso? Dovunque fuggirà trascina se stesso dietro di sé; e dovunque trascinerà se stesso in tali condizioni, da se medesimo si tormenta. Queste sono le tribolazioni che gravemente tormentano l'uomo, non ve ne sono di più gravi: non ve ne sono di più gravi, perché non ve ne sono di più intime. (Ep. 45, 3)
     
  183. Rivolgano lo sguardo a se stessi, scendano dentro di sé, si esaminino attentamente. Dentro di sé trovano giorni cattivi. Non vorrebbero la guerra ma la pace. Chi non ha questo desiderio? Eppure, pur detestando tutti la guerra e volendo tutti la pace, anche colui che vive nella giustizia, se volge a sé lo sguardo, trova in se stesso la guerra.... L'uomo fugge, ma, dovunque vada, si trasmette appresso la sua guerra. (Serm. 25, 4)
     
  184. Dio è più addentro del tuo stesso cuore. Dovunque fuggirai è là. Dove andresti se volessi fuggire da te stesso?... Ma s egli è più intimo di tes stesso non hai dove fuggire da Dio irato, se non a Dio placato. Altrove non hai scampo. Vuoi fuggire lontano da lui? Rifugiati presso di lui. (En. in ps. 74, 9)
     
  185. Fuori di questa via, che mai è mancata al genere umano, né prima quando questi fatti si attendevano come futuri, né poi quando si rivelarono come passati, nessuno fu liberato, nessuno è liberato, nessuno sarà liberato. (De civ. Dei 10, 32. 2)
     
  186. Arrivi a Cristo Dio per mezzo di Cristo uomo; per mezzo del Verbo fatto carne arrivi al Verbo che era in principio Dio presso Dio; da colui che l'uomo ha mangiato si arriva a colui che è il pane quotidiano degli angeli. (In Io. ev. tr. 13, 4)
     
  187. Prima ti dice che via devi prendere, poi dove arrivare: Io sono la via, io sono la verità e la vita; rivestendosi di carne, è diventato la via...Pigro, alzati! la via stessa è venuta a te e ti ha scosso dal sonno; e se è riuscita a scuoterti, alzati e cammina! Forse tenti di camminare e non riesci perché ti dolgono i piedi...Ma il Verbo è venuto a guarire anche gli storpi. Ecco, dici, io ho i piedi sani, ma non riesco a vedere la via. Ebbene, egli ha anche illuminato i ciechi. (In Io. ev. tr. 34, 9)
     
  188. Quanto sarebbe meglio se tutti sapessimo tutto e nessuno dovesse far da maestro agli altri, se cioè non ci fosse uno che parli e un altro che ascolti, ma tutti fossimo all'ascolto di quell'unico (Maestro)!...Il tuo Maestro sta dentro...è dall'interno che ci si fa udire la Verità. (Ep. 139, 15)
     
  189. Parliamo a voi come a condiscepoli alla stessa scuola del Signore...Abbiamo infatti un unico Maestro, nel quale tutti siamo una sola cosa...Sotto questo Maestro, la cui cattedra è il cielo, per mezzo delle sue Scritture dobbiamo essere formati. (Serm. 270, 1)
     
  190. medicina provvida per tutti, che reprime tutti i tumori, che ravviva tutto ciò che è debole, che toglie tutte le escrescenze, custodisce tutto ciò che è vitale, ripara tutte le perdite, corregge tutte le depravazioni! Chi ormai può elevarsi contro il Figlio di Dio? (De ag. christ. 11, 12)
     
  191. Che la tua vita non proferisca testimonianza contrastante con la tua lingua. Cantate con le voci, cantate con i cuori; cantate con le labbra, cantate con i costumi... Siate voi la lode che volete proferire; e sarete sua lode se vivrete bene. (Serm. 34, 6)
     
  192. Voglio darvi un consiglio; ve lo dia anzi, colui che è dentro di voi, perché se anche ve lo dà per mezzo mio è sempre lui a darvelo... non stancatevi di guadagnare anime a Cristo, poiché voi stessi da Cristo siete stati guadagnati. (In Io. ev. tr. 10,9)
     
  193. La Chiesa è una madre ed i suoi Testamenti che formano le Scritture sono le poppe. Da qui si attinge il latte dei misteri che sono avvenuti nel tempo per la nostra salvezza eterna; così ciascuno di noi, nutrito e corroborato, potrà mangiare quel cibo. (In Io. ep. tr. 3, 1)
     
  194. Come sogliono cantare i viandanti, canta ma cammina; cantando consolati della fatica, ma non amare la pigrizia. Canta e cammina!... Se progredisci, cammini; ma devi progredire nel bene, nella retta fede, nella buona condotta. Canta e cammina! Non uscire di strada, non volgerti indietro, non fermarti! (Serm. 256, 3)
     
  195. Per mezzo di ciò che è comune al Padre e al Figlio, (le tre Persone) hanno voluto che noi fossimo uniti a loro e con loro, e fossimo raccolti mediante l'unico dono ch'essi hanno in comune, per mezzo cioè dello Spirito Santo, Dio e dono di Dio. (Serm. 71, 12, 18)
     
  196. Il perdono dei peccati, con cui viene abbattuto e tolto di mezzo il regno dello spirito diviso in se stesso, e la comunione dell'unità della Chiesa di Dio, fuori della quale non si dà lo stesso perdono dei peccati, sono opere proprie dello Spirito Santo, ... poiché in certo qual modo lo stesso Spirito Santo è il legame che unisce il Padre e il Figlio. (Serm. 71, 20, 33)
     
  197. Ciò che l'anima è per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa... Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la carità, amate la verità, desiderate l'unità e raggiungerete l'eternità. (Serm. 267, 4)
     
  198. Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità! Chi vuol vivere, ha dove vivere, ha di che vivere. Si avvicini, creda, entri a far parte del Corpo, e sarà vivificato. Non disdegni d'appartenere alla compagine delle membra, non sia un membro infetto che si debba amputare, non sia un membro deforme di cui si debba arrossire. Sia bello, sia valido, sia sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio; sopporti ora la fatica in terra per regnare poi in cielo. (In Io. ev. tr. 26, 13)
     
  199. Quali che noi siamo, voi dovete stare sicuri. È un bene per noi essere, da vescovi, buoni capi, non avere soltanto il nome: questo è un bene per noi... Fate attenzione a quel che vi porgiamo; se avete fame, e non volete essere ingrati, badate da quale dispensa vi viene posto innanzi il cibo. (Serm. 340/A, 8-9)
     
  200. Tutto ciò ch'è penoso nei precetti lo rende dolce la carità ... Considerate quanto soffrono gli amanti senza far caso alle loro sofferenze, e tanto più soffrono quando è loro tolta la possibilità di soffrire. (Serm. 1)

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