L'ultimo aspetto della purificazione dell'animo cui s'impegnò il santo è l'umiltà, un'umiltà semplice, profonda, quasi ingenua, che ha radici metafisiche, teologiche e cristologiche, oltre che umane. Egli è convinto, e non solo in teoria, che tutto ciò che abbiamo di bene - essere, verità, amore - ci viene da Dio, e che di nostro non abbiamo che la limitazione, l'errore, il peccato 1. È naturale quindi per lui, al termine di un'opera poderosa come il De Trinitate, chiedere perdono ai lettori se abbia detto qualche cosa di suo e, per il resto, riconoscere i doni di Dio: " Signore, unico Dio, Dio-Trinità, sappiano essere riconoscenti anche i tuoi per tutto ciò che è tuo di quanto ho scritto in questi libri. Se in essi c'è del mio, siimi indulgente Tu e lo siano i tuoi " 2. Non diversa la conclusione della " grande opera " della Città di Dio 3. Senza dire delle Confessioni, che costituiscono per intero un grande atto di umiltà.
Inoltre Agostino riconosce sinceramente d'aver ricevuto da Dio tutto ciò che ha nell'ordine soprannaturale: il dono della fede, il perdono dei peccati, la perseveranza nel bene. Nelle Confessioni ascrive apertamente la sua conversione alle lacrime di sua madre, e lo ricorda anche altrove 4. Tutta la dottrina della grazia altro non é, in fondo, che una difesa dell'umiltà cristiana attraverso un commento alle parole di S. Paolo che ne costituiscono la base: " Che cosa hai che non abbia ricevuto? " (1 Cor, 4, 7) e quelle altre: " Chi si gloria, si glori nel Signore " (II Cor, 10, 17). I nostri meriti sono meriti gratuiti, perché procedono da un dono di Dio: " Lo stesso merito dell'uomo è dono gratuito " 5. Dio infatti, coronandoli, corona i suoi doni 6.
Sul fondamento di tale dottrina il santo ringrazia Dio di avergli perdonato anche i peccati che non ha commesso, applicando così a se stesso ciò che raccomanda agli altri di fare 7. " Ascrivo, (Signore), alla tua grazia anche i mali che non ho commesso... E confesso che tutti mi furono rimessi, e i mali che di mia spontanea volontà operai e quelli che, guidato da te, non operai " 8. Era convinto " che non c'è peccato che ha commesso un uomo che non possa commettere un altro uomo, se manca la guida di colui che ha fatto l'uomo " 9.
Con ciò l'umiltà tocca le sue ragioni più profonde. Ad esse si aggiunge l'esempio di Gesù, che ha portato l'umiltà nel mondo e l'ha insegnata con la dottrina e l'esempio. " La via di questa umiltà ci è venuta da Cristo, che pur essendo dall'alto è venuto nell'umiltà " 10. Agostino studia attentamente gli esempi di Gesù, li esalta e vi si conforma. Da alcune pagine del De sancta verginitate 11 traspare più che altrove la commozione di chi sente profondamente ciò che scrive.
L'umiltà è inseparabile dalla carità: ne è il fondamento 12, la casa 13, la via (" La prima via è l'umiltà, la seconda è l'umiltà, la terza è l'umiltà " 14); e insieme con la carità fiorisce nell'animo di Agostino, ispirandone tutte le azioni.Con ardenti preghiere e " fiumi di lacrime " si difende dalle tentazioni delle lodi, studiandosi di passare incolume tra il pericolo dell'orgoglio (dichiara di non essere dotato di un " cuore duro come il corno " per non sentire le lodi o non sentirne piacere 15) e la necessità, come vescovo, di essere stimato e amato dagli uomini 16: a chi lo colma di elogi, e sono tanti, fa notare con amabile modestia che il poco che sa è nulla di fronte al molto che ignora; del resto, aggiunge, se v'è in lui qualcosa che possa piacere, è dono di Dio, e a Dio solo ne dev'essere resa la lode 17; ai fedeli, pur parlando con autorità, ricorda che è discepolo, insieme con loro, dello stesso Maestro: parla ascoltando, e dà ciò che riceve 18; riconosce pubblicamente i suoi errori 19 ed è lieto che altri lo corregga, né si adonta quando la correzione gli viene da dove non si sarebbe aspettata, come nel caso di Vincenzo Vittore, laico, giovane, analfabeta in teologia e presuntuoso: " Non hai esitato a riprendere tu, giovane, un vecchio, tu, laico, un vescovo. Oh se avessi ripreso ciò che in me è veramente degno di riprensione! Avrei potuto, io anziano e superiore, dare a te, giovane e suddito, un esempio di come ricevere la correzione! " 20.
Aggiungiamo, per completare il mirabile quadro, che Agostino è sempre pronto a chieder perdono, e lo chiede con sincerità commovente quando abbia offeso, sia pure inconsapevolmente, qualcuno o altri si ritenga offeso dalle sue parole. Celebre a questo proposito una lettera a S. Girolamo, in cui lo supplica per la mansuetudine di Cristo a volerlo perdonare se lo ha offeso e a non volerlo offendere a sua volta tacendogli l'errore che ha commesso 21, e un'altra a Fortunaziano, perché lo riconcili con un vescovo che s'era offeso (a torto) per una sua opinione, d'altronde giustissima: " Che mi perdoni se in quella mia lettera crede di aver trovato qualche espressione un po' troppo aspra e severa nei suoi confronti... se crede di essere nella verità, vorrei che me la insegnasse " 22. Ciò non toglie che egli difenda con incrollabile fermezza i diritti della verità: basti ricordare la controversia con S. Girolamo sull'"officiosa menzogna " 23. Umiltà non è per Agostino sinonimo di debolezza o di acquiescenza all'errore.