Fermo nel proposito di riprodurre in sé la vita di Gesù Cristo, Agostino s'impegnò decisamente sulla via della mortificazione e dei consigli evangelici. Quanti progressi vi facesse lo attestano le sue opere. I Soliloqui fanno il punto sulla purificazione dell'anima alla vigilia del battesimo.
Il santo non brama più le ricchezze, né gli onori, né la vita coniugale; le voluttà della gola e le comodità della vita non lo attraggono più. Anche il timore è superato, " il timore di perdere coloro che ama, il timore del dolore, il timore della morte ": tutto è ormai subordinato, nella decisione della volontà, all'amore della bellezza increata 1.
Le Confessioni, dopo dodici anni, tornano sull'argomento della purificazione e lo svolgono secondo uno schema ricalcato sui tre vizi che stanno alla base, secondo Agostino, di tutti i peccati: la concupiscenza, la curiosità, la superbia 2.
Anzitutto Agostino ci rivela le lotte contro le attrattive dei sensi; e lo fa con un esame minuzioso e severo, convinto che il nutrimento della carità consiste nella diminuzione della cupidigia 3.Contro la " dolce necessità " del gusto lotta quotidianamente (" Combatto una guerra quotidiana attraverso digiuni " 4), e la vittoria può dirsi completa. Aveva imparato a prendere i cibi come si prendono le medicine, nella misura strettamente necessaria. Usava, infatti, d'una mensa frugale e parca, a base di erbaggi di legumi, nella quale talvolta vi era ammessa anche la carne, " per riguardo agli ospiti e ai fratelli più deboli " 5.
Il piacere dell'udito lo aveva in altri tempi avvinto e soggiogato piuttosto tenacemente; ma anche da questo laccio il Signore lo aveva sciolto e liberato 6.
Contro le seduzioni degli occhi esercitava un severo controllo: " Resisto alle seduzioni degli occhi... e sollevo verso di te i miei occhi invisibili " 7. Riguardo alla castità la sua condotta era così austera che " nessuna donna frequentò mai casa sua, nessuna vi dimorò, neppure sua sorella, vedova consacrata a Dio... né le figlie di suo fratello, esse pure consacrate a Dio... E se avveniva che qualche donna lo pregava di potergli far visita e salutarlo, non s'avvicinavano mai a lui se non alla presenza di chierici né parlò mai con esse da solo a sole " 8.
Dalle tristi immagini che persistevano nella sua memoria e dalle tentazioni pregava con gemiti il Signore che lo liberasse: " O amore, che sempre ardi senza mai estinguerti, carità, mio Dio, infiammami! Comandi la continenza. Ebbene, da' ciò che comandi e comanda ciò che vuoi " 9. Un ritratto del contegno esteriore di Agostino si può trovare in queste parole che prescrivono la condotta della modestia cristiana e religiosa: " Non viso procace, non occhi curiosi, non lingua ciarliera, non ridere sguaiato, non scherzi villani, non mode indecenti, non portamento sostenuto o languido " 10.
Fu, inoltre, severissimo nell'osservanza della povertà. Si considerava uno dei tanti poveri che la Chiesa sostentava quotidianamente. Il suo tesoro: Dio e la Chiesa 11. Vitto comune, guardaroba comune, secondo la fondamentale prescrizione della Regola: " Tutto sia comune fra voi " 12. Gli abiti che usava erano gli stessi che portavano i suoi chierici. Non volle mai una veste preziosa o tale che potesse portare decorosamente solo il vescovo: per altri vescovi poteva andare, ma per Agostino, " povero, nato da genitori poveri ", no. Se gliene davano, non potendo metterla in comune, a disposizione di chi ne aveva bisogno, la vendeva e metteva in comune il denaro. " Vi confesso, aggiunge parlando al suo popolo, che d'una veste preziosa mi vergogno: perché indecorosa per questa mia professione, per questo mio proposito; indecorosa per queste membra, indecorosa per questi capelli bianchi " 13. Morendo, " non fece testamento, perché, quale povero di Dio, non aveva nulla da lasciare " 14. La sua eredità furono " un clero numeroso, monasteri pieni di religiosi e di religiose, la biblioteca " 15.
A questo sereno e severo ascetismo si deve aggiungere la sopportazione delle numerose e quasi continue infermità e l'assidua applicazione al lavoro (" lavorando di giorno e meditando di notte " 16. Era di complessione gracile e delicata
17, fu sensibilissimo al freddo 18, ebbe frequenti attacchi di febbre 19, soffrì di disturbi che spesso lo costringevano a letto. Scrive all'amico Profuturo: " In quanto allo spirito, grazie a Dio... sto bene, ma per ciò che riguarda il corpo mi trovo a letto. Non posso né camminare, né stare in piedi, né sedere... Ma anche in queste condizioni, poiché così piace al Signore, che altro debbo dire se non che sto bene? " 20.
Eppure quest'uomo sente ancor bisogno, all'approssimarsi della morte, di far penitenza, e legge i salmi penitenziali, che s'era fatto scrivere di rimpetto al letto, e " piange continuamente a calde lacrime " 21.