TEMPO DI PASQUA:
L
’UOMO NUOVO RINNOVATO IN CRISTO RISORTO

 

DOMENICA IN ALBIS

Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito,
ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi,
ciò che noi abbiamo contemplato
e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita,
noi lo annunziamo anche a voi,
perché anche voi siate in comunione con noi
.
(1 Gv 1, 1.3)

INTRODUZIONE

Tommaso è il discepolo checi rappresenta nei nostri dubbi e tormenti: anche noi abbiamo bisogno di garanzie per credere, di toccare e vedere con i nostri occhi il Risorto. La nostra fede vacillante deve arricchirsi di una esperienza concreta! Il Salvatore accoglie la provocazione dell’uomo: con totale umiltà offre se stesso all’incredulità ed abbassa le vette dell’altezzosa pretesa di Tommaso, il quale si abbandona ad una sincera professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!". Anche noi condividiamo questo stesso percorso di fede: dal buio alla luce, dal dubbio all’incertezza. Non siamo meno fortunati di coloro che hanno vissuto a fianco di Gesù, non siamo meno felici dei suoi contemporanei. La condivisione della stessa fede degli apostoli, da costoro trasmessa con fedeltà ininterrotta, ci rende partecipi della beatitudine di Cristo: Beati quelli che pur non avendo visto crederanno (Gv 20, 29).

Dal "Commento allaPrima Lettera di S. Giovanni" di sant’Agostino, vescovo (In Io. Ep. tr. 1, 3)

Tommaso toccò l’uomo e riconobbe Dio!

Noi - dice Giovanni - siamo testimoni e vi annunciamo la vita eterna che era presso il Padre e si è manifestata in noi (1 Gv 1, 2-3), cioè in mezzo a noi; piú chiaramente si direbbe: manifestata a noi. Le cose dunque che abbianto visto e sentito le annunciamo a voi. Faccia bene attenzione la vostra Carità: Le cose che abbiamo visto e udito noi vi annunciamo. Essi videro presente nella carne il Signore stesso, da quella bocca raccolsero le sue parole e ce le hanno trasmesse. Perciò anche noi abbiamo sentito, sebbene non abbiamo visto. Siamo forse meno felici di quelli che videro ed udirono? Ma perché allora aggiunse: Affinché anche voi abbiate parte insieme con noi (1 Gv 1, 3-4)? Essi videro, noi no, e tuttavia ci troviamo insieme; la ragione è questa, che abbiamo comune tra noi la fede. Ci fu un tale che, avendo visto, non credette e volle palpare per arrivare in questo modo alla fede. Disse costui: Io non crederò se non metterò le mie dita nel segno dei chiodi e non toccherò le sue cicatrici. Il Signore permise che le mani degli uomini lo palpassero per un poco, lui che sempre si offre allo sguardo degli angeli. Il discepolo dunque palpò ed esclamò: Signor mio e Dio mio. Egli toccò l'uomo e riconobbe Dio. Il Signore allora, per consolare noi che non possiamo stringerlo con le mani, essendo egli già in cielo, ma possiamo raggiungerlo con la fede, gli disse: Tu hai creduto, perché hai veduto: beati quelli che non vedono e credono (Gv 20, 25-29). In questo passo siamo noi stessi ritratti e designati. S'avveri dunque in noi quella beatitudine che il Signore ha preannunziato per le future generazioni; restiamo saldamente attaccati a ciò che non vediamo, perché essi che videro ce lo attestano. Affinché - afferma Giovanni - anche voi abbiate parte con noi. Che c'è di straordinario a far parte della società degli uomini? Aspetta ad obiettare; considera ciò che egli aggiunge: E la nostra vita sia in comune con Dio Padre e Gesú Cristo suo Figlio. Queste cose ve le abbiamo scritte, perché sia piena la vostra gioia (1 Gv 1, 3-4). Proprio nella vita in comune, proprio nella carità e nella unità, Giovanni afferma che c'è la pienezza della gioia

In breve...

Vedeva e toccava l’uomo, ma confessava Dio che non vedeva e non toccava. Attraverso ciò che vedeva e toccava, rimosso ormai ogni dubbio, credette in ciò che non vedeva. (In Io. Ev. tr. 121, 5)

Inizio settimana

 

LUNEDÌ

"Cantate al Signore un canto nuovo".
(Sal 149, 1)

INTRODUZIONE

Ecco un brevissimo discorso ai neofiti, i rinati a nuova vita nel battesimo della veglia pasquale. Agostino li accoglie come fratelli nella fede, dal momento che hanno Dio come unico Padre e la Chiesa come madre; e li riconosce suoi figli, perché generati nella fede, attraverso le parole del Vangelo, che egli ha loro dispensato nella catechesi battesimale. In nome della carità fraterna il vescovo illustra la qualità di vita alla quale deve tendere l’uomo nuovo, colui che è stato rinnovato dall’amore di Cristo. Cantare il canto nuovo e l’Alleluia sono il segno distintivo di chi aderisce a Cristo e in suo onore innalza l’inno di lode e di adorazione. "Cantare, è proprio di chi ama; cantare il cantico nuovo, è di chi appartiene al Nuovo Testamento; cantare l’Alleluia, è proprio della santa letizia dei giusti qui in terra dove la gioia è fondata sulla speranza, lassù nel cielo dove la speranza diventerà realtà. La radice di questo trinomio è una sola: l’amore. L’uomo è nuovo, perché rinnovato dall’amore; il cantico è nuovo perché è il cantico dell’amore; il Testamento è nuovo, perché è il Testamento dell’amore". (A. TRAPÉ)

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 255/A, 1-2)

L’uomo nuovo canta un canto nuovo

È opportuno che noi eleviamo al nostro Creatore tutte le lodi che possiamo. Difatti, carissimi fratelli, tutte le volte che lodiamo il Signore procuriamo dei vantaggi a noi stessi, in quanto progrediamo nel suo amore. Abbiamo infatti cantato l'Alleluia, e l'Alleluia è un canto nuovo.

Ma questo canto nuovo lo canta l'uomo nuovo. Noi l'abbiamo cantato, e l'avete cantato anche voi, bambini rinnovati recentemente da lui. Noi l'abbiamo cantato insieme con voi, in quanto siamo stati riscattati dallo stesso prezzo. Secondo le esigenze della carità fraterna voglio darvi degli avvertimenti; e non soltanto a voi, ma estenderò i miei ammonimenti a tutti coloro che mi ascoltano, considerando tutti come fratelli e figli: fratelli in quanto generati da quell'unica madre che è la Chiesa, figli in quanto sono stato io che mediante il Vangelo vi ho generati. Figli dilettissimi, conducete una vita buona, di modo che dal grande sacramento che avete ricevuto possiate ricavare incentivi per il bene. Siano corretti i vizi, sia dato un buon ordine ai costumi, siano acquistate le virtù! Costituiscano l'ornamento di ciascuno di voi la pietà, la santità, la castità, l'umiltà, la sobrietà, sicché, potendo offrire a Dio di tali frutti, egli trovi in voi il suo beneplacito e voi in lui la gioia. Lasciate che anche noi godiamo per il progresso della vostra speranza, vedendo in voi i frutti che ci ricompensino di quanto abbiamo sperato. Amate il Signore poiché egli vi ama; frequentate questa madre che vi ha generati. Riflettete sui doni che vi ha fatti questa madre quando da creature vi ha resi un tutt'uno col Creatore, da servi vi ha resi figli di Dio, da schiavi del demonio vi ha resi fratelli di Cristo. Non sarete ingrati a benefici così insigni se mediante la vostra presenza presterete a lei l'ossequio che merita, sapendo che nessuno può incontrare la benevolenza di Dio Padre se disprezza la Chiesa madre. Questa madre santa e spirituale ogni giorno vi prepara cibi spirituali con i quali ristora non il vostro corpo ma la vostra anima. Vi offre il pane del cielo, vi permette di bere al calice della salvezza. Non vuole che alcuno dei suoi figli sia spiritualmente affamato. Per parte vostra, o carissimi, fate di tutto per non abbandonare una madre così generosa. Saziatevi all'abbondanza della sua casa; lasciatevi dissetare al torrente delle sue delizie (Cf. Ps 35, 9); permettetele di presentare a Dio Padre dei figli degni, figli che si lasciano piamente nutrire e che ella può condurre incolumi e liberi alla vita eterna.

In breve...

Che la tua vita non proferisca testimonianza contrastante con la tua lingua! (Sermo 34, 6)

Inizio settimana

 

MARTEDÌ

"Voglio cantare in onore del Signore:
perché ha mirabilmente trionfato.
Mia forza e mio canto è il Signore,
Egli mi ha salvato
".
(Es 15, 1-2)

INTRODUZIONE

Le celebrazioni liturgiche durante i giorni dell’Ottava di Pasqua erano quotidiane, frequentate in modo particolare dai nuovi battezzati, ai quali Agostino rivolgeva la sua particolare attenzione nella spiegazione dei sacri misteri. La premura del pastore si evidenzia nell’impegno a presentare la vita dei "nuovi germogli di santità" come inserita nel quadro della storia della salvezza. Il racconto del popolo di Israele, le sue vicissitudine nel deserto, le prove e gli interventi di Dio sino al possesso della terra promessa, sono riletti in chiave spirituale per illustrare il percorso del cristiano, che morto al peccato, ritrova vita nuova in Cristo Gesù, rigenerato dall’acqua e dallo Spirito.

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 260/B, 1. 3)

In ogni battezzato si compiono gli eventi dell’Esodo

Un discorso nel quale si ingiunga e si raccomandi la bontà della vita al fine di impetrare e conseguire la vita eterna è un discorso che vale per tutti, ma vogliamo rivolgerci particolarmente a voi, nuovi germogli di santità, rigenerati dall'acqua e dallo Spirito, piantati e irrigati dal nostro ministero nel campo di Dio, che fa crescere (Cf. 1 Cor 3, 7). Consideratevi come popolo liberato dall'Egitto, da una dura schiavitù (Cf. Ex 14), quando su di voi dominava l'iniquità. Fate anche conto d'aver attraversato il Mar Rosso (Cf. Ex 14, 22) mediante il battesimo suggellato dalla croce sanguinante di Cristo. Come nemici che vi inseguivano alle spalle considerate i peccati passati: i quali, come perirono gli Egiziani mentre il popolo di Dio attraversava il mare, così sono stati distrutti nel mornento del vostro battesimo. D'ora in poi aspirate, come a terra promessa, al regno dei cieli a cui siete stati chiamati; e riguardo alla presente vita terrena, consideratela un deserto in cui dovete camminare, e resistete con vigilanza alle tentazioni. Dalla partecipazione al santo altare (Cf. Can Missae) vi è dato ricevere la vostra manna e dalla pietra scaturisce l'acqua che bevete. Tutto questo ricorda e inculca nel suo insegnamento l'apostolo Paolo quando dice: Non voglio, o fratelli, che voi ignoriate come i nostri padri furono tutti dentro la nube e tutti attraversarono il mare e tutti per mezzo di Mosè furono battezzati nella nube e nel mare; tutti inoltre mangiarono dello stesso cibo spirituale e tutti bevvero della stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da quella pietra spirituale che li seguiva, e quella pietra era Cristo (1 Cor 10, 1-4). Da queste parole dell'Apostolo riconoscete all'evidenza che quanto noi trasmettiamo al vostro orecchio e alla vostra mente non è frutto di elucubrazioni nostre personali ma ve lo diciamo perché edotti dalla sacra Scrittura.

Ebbene voi, carissimi, evitando questi cattivi esempi dei tempi passati, offendendo Dio. Cosa giovò infatti agli Ebrei l'essere scampati dagli Egiziani attraversando il Mar Rosso (Cf. Ex 14, 22-30) quando poi morirono nel deserto morsi dai serpenti (Cf. Num 21, 6)? Così sono coloro che si fanno battezzare ottenendo in tal modo il perdono dei peccati commessi ma poi, non apprezzando debitamente la grandezza della grazia, si lasciano sorprendere dai morsi velenosi delle seduzioni che ne causano la morte e non riescono ad arrivare alla vita loro promessa. Fuggite i loro esempi e con perseverante obbedienza state uniti a colui che vi ha redenti. Così raggiungerete il regno: non un regno come quello che fu dato al popolo dell'antica alleanza, che era immagine di quello futuro (Cf. Col 2, 16), ma un regno dove sarete in eterno con Cristo e vivrete in una felicità eterna.

In breve...

Il Signore ha forse scelto noi perché eravamo buoni? Egli non ha scelto i buoni, ma coloro che ha voluto rendere buoni. (Sermo 229/F, 1)

Inizio settimana

 

MERCOLEDÌ

"Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù,
dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio;
pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra
".
(Col 3, 1-2)

INTRODUZIONE

Agostino definisce la resurrezione come sacramentum novae vitae, sacramento di vita nuova. Analogamente Tommaso d’Aquino parlerà della Trasfigurazione nei termini di sacramentum della seconda rigenerazione: essa anticipa la nostra resurrezione! La resurrezione di Cristo è per i Padri sacramento di salvezza, non nel senso proprio dei sette sacramenti, "i segni e gli strumenti mediante i quali lo Spirito santo diffonde la grazia di Cristo" (CCC 774), ma in modo analogico: la resurrezione di Cristo dai morti è il segno visibile di salvezza, lo strumento efficace della rivelazione, la garanzia della resurrezione finale. Alla fine dei tempi Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai nostri corpi mortali, per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi (cf. Rom 8, 11), divenendo la nostra ricompensa senza fine.

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 229/E, 3-4)

La resurrezione di Cristo è sacramento di vita nuova

E ora, carissimi, consideriamo la, risurrezione di Cristo; perché come la sua passione si riferiva alla nostra vita vecchia, così la sua risurrezione è il sacramento della vita nuova. Per questo l'Apostolo afferma: Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a Cristo nella morte perché, come Cristo risuscitò dai morti, così anche noi camminiamo in una vita nuova (Rom 6, 4). Tu hai creduto e sei stato battezzato; la tua vita vecchia è morta; è stata uccisa sulla croce, è stata sepolta nel battesimo. È stata sepolta quella vecchia in cui sei vissuto male; risorga ora quella nuova. Vivi bene: vivi in modo da conseguire la vita; vivi in modo che, quando morrai, tu non abbia a morire. Riflettete, carissimi, a ciò che disse il Signore nel Vangelo a quel tale che aveva curato: Ecco che sei guarito; ora non peccar più, perché non t'abbia ad accadere qualcosa di peggio (Io 5, 14). Con una sentenza, di questo genere eravamo con le spalle al muro, eravamo in seri guai; ma la sua misericordia non ci abbandona mai. E siccome qui non si riesce a vivere senza peccato, ai battezzati ha dato quell'orazione in cui ogni giorno diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti (Mt 6, 12). Di debiti ce ne sono: c'è quella cauzione di carattere generale, e noi stessi per di più non cessiamo d'indebitarci. Riconosciamo che c'è materia per cui ogni giorno ci deve essere rimesso qualcosa; ma non per questo dobbiamo riposar tranquilli nelle malvagità, nelle scelleratezze, nei delitti. I peccati non debbono essere nostri amici: li abbiamo vomitati, odiamoli; non torniamo al nostro vomito, come fanno i cani (Cf. 2 Pt 2, 22). E, se succedono, succedano contro volontà, succedano non ricercati o intenzionalmente desiderati, perché chi vuol mantenere l'amicizia. con i peccati sarà nemico di colui che è venuto, per cancellare i peccati, lui che non aveva alcun peccato.

E quel che Cristo ha indicato con la risurrezione del suo corpo, voi cominciate a realizzarlo spiritualmente vivendo bene. Però non per subito potete attendervi quella medesima realtà, ossia la medesima proprietà, la medesima verità, la medesima incorruttibilità della carne; questa è la ricompensa della fede, e la ricompensa si dà al termine del giorno. Per ora lavoriamo nella vigna, aspettiamo la fine della giornata. Colui che ci ha presi a giornata per lavorare non ci trascura e non ci lascia venir meno. Il padrone che dovrà dare al suo operaio la paga a giorno finito, lo pasce intanto mentre egli lavora; così anche il Signore, mentre fatichiamo in questo mondo, ci pasce non solo col cibo per il ventre, ma anche con quello per la mente. Se non ci pascesse, io non starei qui a parlare; ci pasce con la parola, ed è quello che stiamo facendo noi che predichiamo di lui non ai vostri ventri ma alle vostre menti. E voi ricevete con avidità e, mentre vi pascete, lodate; per qual ragione acclamereste, se alle vostre menti nessun boccone fosse arrivato? E noi che cosa siamo? Suoi ministri, suoi servitori; perché non è nostro, ma tiriamo fuori dalla sua dispensa quanto distribuiamo a voi. E anche noi viviamo di essa, perché siamo servi come voi. E che cosa vi somministriamo? Il suo pane o lui stesso pane? Chiunque abbia assunto un operaio nella sua vigna gli potrà dare il suo pane, non se stesso. Ai suoi operai Cristo dona se stesso: se stesso imbandisce nel pane, se stesso riserva come ricompensa. E non c'è motivo di dire: Se lo mangiamo adesso, alla fine che ci resterà? Noi mangiamo, ma lui non finisce; affamati, ci ristora, ma lui non si, esaurisce. Pasce chi è ora affaticato, ma ne. rimane ricompensa intera. E che cosa potremo ricevere, che valga piú di lui stesso? Se avesse qualcosa che valga di piú, ce l'avrebbe data. Ma nulla c'è che valga piú di Dio, e Cristo è Dio.

In breve...

Siete rinati alla vita eterna, purché quel che in voi è rinato non lo soffochiate vivendo malamente. (Serm. 260, 1)

Inizio settimana

 

GIOVEDÌ

"Se confesserai con la tua bocca
che Gesù è il Signore,
e crederai che con il tuo cuore
che Dio lo ha risuscitato dai morti,
sarai salvo
".
(Rom 10, 9)

INTRODUZIONE

Credere in Cristo morto e risorto è la novità assoluta del cristianesimo, a tal punto sconvolgente da aver provocato uno scacco totale anche all’apostolo Paolo, quando l’annunciò agli ateniesi (At 17, 22 ss). Per ebrei e mussulmani è inconcepibile che Dio, assolutamente trascendente rispetto alle creature, possa incarnarsi in una creatura umana; del tutto inaudito il progetto divino di sconfiggere con la passione del Figlio di Dio il potere che la morte stessa esercita sugli uomini. Ma solo Gesù Cristo, assunta la condizione umana e divenendo simile agli uomini in tutto fuorché nel peccato, poteva con la sua morte "cancellare il chirografo dei debiti", vale a dire annullare la condanna che l’uomo aveva firmato di proprio pugno disobbedendo a Dio, e reintrodurlo nella eredità celeste.

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 242/A, 3)

Avere fede nella resurrezione

Quanto a te che ti rifiuti di credere nella resurrezione che attendiamo per il nostro corpo, fammi sapere, di grazia, cos'è che ti crea difficoltà. C'è forse nel corpo qualcosa che ti ripugna? Chi ha mai odiato la propria carne? (Eph 5, 29), dice l'Apostolo. Cos'è che nel corpo ti dispiace? A descrivere in maniera completa la struttura del corpo, non rimane stupito chiunque ascolti tale descrizione? E poi chi lo descrive è in grado di farlo perfettamente? Cosa dunque ti dispiace nel corpo? Te lo dico io: ti dispiace la corruttibilità, la mortalità. Ma, dopo ci saranno solo le cose che ti piacciono; quelle che ti dispiacciono non ci saranno piú. Ascolta l'Apostolo. Viene seminato un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale; viene seminato un corpo spregevole, risorgerà un corpo glorioso; viene seminato un corpo fragile, risorgerà un corpo pieno di vigore (1 Cor 15, 44. 43). Ascolta una descrizione ancor piú completa. Bisogna che questo corpo corruttibile si rivesta di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità (1 Cor 15, 53). Tornerà quindi in vita ciò che a te dona godimento, mentre ciò che ti dispiace scomparirà. Non essere dunque ingrato verso il tuo Redentore rifiutandoti di credere alle sue promesse. Fa' piuttosto quel che egli ti comanda per poter conseguire quel che ti promette. Al tuo Redentore tutto è possibile poiché è Dio. Se pertanto non ti garba che il tuo corpo risusciti, ti rincresca anche adesso del corpo che hai. E veramente, se questo corpo ti è d'incomodo, perché te ne prendi cura? perché lo proteggi? perché lo nutri? perché ne desideri l'incolumità? Ma nori sarà vero, piuttosto, che ci sei attaccato? Ringrazia dunque e credi nella resurrezione. Sì, i corpi risorgeranno perché Cristo è risuscitato. Risorti, non saranno soggetti ad alcun bisogno: proprio come Cristo, il quale dopo la resurrezione mangiò per mostrare il suo potere, non per bisogno. Dopo la resurrezione non ci sarà piú la fame, per cui non staremo piú a dire pieni di timore: Dacci oggi il nostro pane quotidiano (Lc 11, 3), avendo sempre a disposizione il pane eterno. L'avremo sempre a portata di mano: non dovremo, per averlo, desiderare la pioggia né ci spaventerà il cielo privo di umidità. Nostro pane infatti sarà il Creatore del cielo. Né ci saranno piú timori, stenti, dolori, e nemmeno corruttibilità, bisogno, fragilità, stanchezza, lentezza. Tutto questo non ci sarà piú, anche se ci sarà il corpo. Questi mali infatti che esperimentiamo nel corpo ci son, capitati a causa del peccato, non sono connaturali con la nostra condizione umana. In principio infatti, avendo l'uomo commesso il peccato, per colpa di quel primo nostro padre che lo commise abbiamo sortito una cattiva eredità; ma poi ci è sopraggiunta un'eredità nuova in grazia di colui che accettò di prendere su di sé l'eredità nostra promettendoci la sua eredità. A noi, gravati di colpa, toccava in eredità la morte; egli, che era esente da colpa, prese su di sé la nostra morte. Venne ucciso colui che non aveva debiti, e [morendo] cancellò il chirografo dei debiti. Concludendo, abbiate il cuore pieno di fede nella resurrezione. Non soltanto le cose che si predicano già realizzate in Cristo ma anche quelle che per l'unione con lui si realizzeranno in noi sono promesse ai cristiani.

In breve...

Cristo è la fonte... Gli uomini hanno bisogno della fonte: con le viscere aride, con la gola riarsa corrono alla fonte per ristorarsi, e la fonte scorre per ristorare. (In Io. Ev. 13, 8)

Inizio settimana

 

VENERDÌ

"Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come figli della luce;
il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità
"
(Ef 5, 8-9)

INTRODUZIONE

La premura pastorale di Agostino non viene mai meno: egli si rivolge agli infantes, i neo-battezzati, ai quali la grazia ha concesso di ricominciare una vita rinnovata in Cristo Gesù. Costoro, deposte le vesti bianche da neofiti, sono introdotti con ogni diritto nella comunità ecclesiale; seguono ora le tappe di un cammino spirituale, che fiorisce dal Cristo morto e risorto. E’ Cristo a far risplendere il battezzato della sua luce. Coloro che sono illuminati da Cristo, devono a loro volta illuminare il mondo: "Non diventino tenebre essi che sono diventati la luce dei prodigi e dei benefici di Dio". (Sermo 120, 3) Pertanto la condotta di vita del cristiano non può lasciare spazio al peccato. La linea guida delle azioni spetta unicamente ed esclusivamente alla Parola di Dio: "il nostro frumento è il santo Evangelo".

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 260/D, 2)

Viviamo in santità e giustizia

Rivolgo la mia parola a voi, giorno cementato dall'unità, bambini nati infaustamente da Adamo ma rinati felicemente in Cristo. Notate come siete giorno, notate come sia stato il Signore a farvi [giorno]. Ha fugato dal vostro cuore le tenebre del peccato, ha rinnovato la vostra vita. Oggi vi mescolate nella moltitudine comune. Scegliete chi volete imitare; ma non vogliate scegliere gli scostumati, con i quali dovreste poi andare in perdizione. Non dite: Ma come? non è quel tale un fedele? eppure si ubriaca! Ma come? non è quel tal altro un fedele? eppure ha insieme e una moglie e una concubina! Ma come? quell'altro non è forse un fedele? eppure tutti i giorni, pur di guadagnare, giura il falso! E quell'altro non è un fedele? eppure è usuraio nel prestare denaro! E non è un fedele quell'altro, che consulta la pitonessa o quell'altro ancora che, quando ha dolori alla testa, si lega amuleti al collo, cioè: se li lega al collo per sfuggire alla morte? Se direte cose come queste, andrete in perdizione. Prendo a testimone Dio e i suoi angeli: per quanto stava in noi vi abbiamo dato quello che avevamo ricevuto; né siamo stati noi a darvelo ma Dio ve l'ha donato per mezzo nostro. È denaro del Signore: noi siamo degli incaricati della distribuzione, non dei donatori. Abbiamo un padrone comune: noi distribuiamo il cibo ai nostri compagni di servizio; viviamo anche noi attingendo allo stesso magazzino. Non siamo nostri ma di colui che per noi ha sborsato il prezzo, il suo sangue. Siamo stati redenti allo stesso modo e noi e voi, e tutti valiamo lo stesso prezzo, e nostro alimento è l'unico santo Vangelo. Colui che ci ha redenti, da servi che eravamo, ci ha resi [suoi] fratelli: il Figlio unico ci ha costituiti suoi coeredi. Era unico e si degnò d'avere dei fratelli. O carissimi, non dimenticate questo atto di condiscendenza. Vi chiamate fedeli: vivete da fedeli! Conservatevi fedeli al vostro Signore e nel vostro cuore e nella vostra condotta! Non abbiate nulla in comune con i comportamenti cattivi che non mancano fra i cristiani cattivi, diventati una moltitudine. Badate a quel che vi dico: dovete essere del buon grano. Sull'aia abbonda la pula, ma verrà la vagliatura e la pula sarà separata. Non ci sarà una sola pagliuzza che entrerà con te nel granaio; non ci sarà un solo granello che vada nel fuoco. Saprà ben separarli colui che ebbe la capacità di radunarli. Ti sbagli se pensi che il Signore possa commettere errori. Vi conosce colui che vi ha creati e ricreati, lui che, se vi avesse soltanto creati e non ricreati, finireste tutti dove andrà a finire la massa dei dannati. Ma con questo intendo forse dirvi, miei fratelli, che non avrete modo di trovare dei cristiani che vivano rettamente? Mi guardi il cielo dal pensare una tal cosa nei riguardi dell'aia del mio Signore! Se fosse così, perché darmi da, fare? Individuate i buoni per poterli imitare. Siate voi personalmente buoni e li scoprirete. Se viceversa comincerete a diventare cattivi, crederete che tutti siano cattivi; ma sarebbe uno sbaglio, un errore. Se guarderete l'aia da lontano, ai vostri occhi si presenterà solo la pula. Avvicinatevi, cercate, riempitevi la mano, giudicate soffiando con la bocca. Tutto ciò che vola si solleva e cade, ciò che è pesante resta. Buoni cristiani li troverete, credetemi: troverete uomini sposati che si conservano fedeli alla propria moglie, e così donne sposate che si conservano fedeli al proprio marito. Cercate e troverete. Siate buoni voi stessi e non vi resteranno sconosciuti, poiché il simile tende ad avvicinarsi al proprio simile. Sei grano? Ti unirai al grano. Sei pula? Ti unirai alla pula. Troverete persone che non prestano denaro ad usura; troverete persone che preferiscono subire un danno anziché commettere una frode. Li troverete senz'altro. Cominciate voi ad esserlo e vi accorgerete di quanti sono. Sono una minoranza, ma in confronto con i molti: quando verrà la vagliatura, si scoprirà che sono una massa; e la vagliatura la farà colui che già tiene il ventilabro nella sua mano (Mt 3, 12).

In breve...

Voi battezzati, ascoltatemi; ascoltatemi, voi neonati; ascoltatemi voi, o rigenerati in Cristo. Vi scongiuro, per l’altare al quale vi siete accostati, per i sacramenti che avete ricevuto, per il nome che su di voi è stato invocato, per il giudizio futuro dei vivi e dei morti, vi scongiuro e vi supplico; vi impegno nel nome di Cristo: non imitate se non coloro che avete conosciuto come veri fedeli. (Serm. 224, 3)

Inizio settimana

 

SABATO

"Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Io vado a prepararvi un posto;
quando sarò andato e vi avrò preparato un posto,
ritornerò e vi prenderò con me,
perché siate anche voi dove sono io
".
(Gv 14, 1-3)

INTRODUZIONE

Il segreto della felicità è in un semplice gesto: alzare lo sguardo e fissarlo in Cristo, nella sua risurrezione vittoriosa che passa attraverso il vilipendio della croce. "Con occhi interiori mirate le piaghe del crocifisso, le cicatrici del risorto... Pensate al valore di queste cose e ponetelo sulla bilancia dell’amore". (De s. virg. 54.55ss) Chi aderisce a Cristo si stacca da ogni dipendenza terrena, da ogni ricerca di una felicità materiale. La felicità ha una sua regione, che non è però sulla terra: qui neppure Cristo l’ha trovata! La vera beatitudine, che non avrà fine perché eterna, è altrove, là dove può condurci Cristo stesso: il Regno del Padre. Il premio della vita eterna sarà Dio stesso: "Lui stesso possederai; Egli si dona in premio a coloro che lo onorano". (Sermo 19, 5)

Dai "Discorsi" di sant’Agostino, vescovo (Serm. 231, 5)

La garanzia della vita futura

Vuoi essere felice? Se lo vuoi, ti mostrerò la via per esserlo. Dice [il Salmo]: Fino a quando avrete il cuore intorpidito? Perché amate la vanità e andate in cerca di ciò che è falso? e poi continua: Sappiate. Cosa dobbiamo sapere? Che il Signore ha glorificato il suo Santo (Ps 4, 4). Incontro alle nostre miserie è venuto Cristo; il quale ha voluto aver fame e sete, stancarsi e dormire. Egli, pur avendo compiuto miracoli, si sottopose al dolore: fu flagellato, coronato di spine, sputacchiato, schiaffeggiato, sospeso ad una croce, trafitto da una lancia e deposto in un sepolcro. Da lì però risorse il terzo giorno, ponendo fine alla sofferenza, uccidendo la morte. Lì pertanto, cioè nella sua resurrezione, fissate lo sguardo, poiché Dio ha tanto glorificato il suo Santo da risuscitarlo da morte e da accordargli il privilegio di sedere alla sua destra nel cielo. Ti ha mostrato le cose a cui devi aspirare se desideri essere beato, essendo scontato che quaggiù non puoi esserlo. Nella vita presente infatti non potrai certo raggiungere la felicità: nessuno ha questo potere. Tu cerchi, è vero, una cosa buona, ma questa terra non è il luogo dove alligni la cosa da te cercata. Cosa cerchi? La vita felice. Purtroppo non è di quaggiù. Fa' conto che ti metta a cercare l'oro in un posto dove non c'è. Se arriva uno che sa non essere quello il posto dove si trova l'oro non ti direbbe forse: Ma che stai scavando? perché smuovi la terra? Fai una buca dove potresti cadere, non dove si trovano le cose che cerchi. Cosa replicheresti a chi ti dà questi suggerimenti? Sto cercando l'oro. E l'altro: Non ti dico che sia cosa da nulla quello che cerchi; tu cerchi una cosa buona, ma non è dove la cerchi. Così quando tu dici: Voglio la felicità. Cerchi una cosa buona, ma non è cosa di questo mondo. Se in questo mondo fu felice Cristo, lo sarai anche tu. Venendo nella regione dove tu giaci morto, cosa vi trovò Cristo? Notalo bene! Egli proveniva da una regione diversa: ebbene, quando venne quaggiù, cosa vi trovò se non quelle cose che quaggiù abbondano? Tribolazioni, dolori, morte: ecco quello che si trova quaggiú, che quaggiú abbonda. Mangiò insieme con te i cibi che in abbondanza erano riposti nella dispensa della tua miseria. Bevve l'aceto, gli fu dato il fiele. Ecco cosa trovò nella tua dispensa. In cambio, egli ti invitò alla sua grande tavola imbandita, alla mensa celeste, alla mensa degli angeli dove pane è lui stesso. Scese dunque e nella tua dispensa trovò le cose ributtanti sopra accennate; eppure non ricusò di sedersi a una tal mensa qual era la tua, promettendo la sua. E cosa ci dice? Abbiate fede, abbiate fede! Voi verrete da me e gusterete i beni della mia mensa, com'è vero che io non ho ricusato d'assaporare i mali della mensa vostra. Ha preso su di sé il tuo male, e ti darà il suo bene? Ma certo che te lo darà! Ci ha promesso la sua vita, anzi ha fatto una cosa ancora piú inaudita: come anticipo ci ha elargito la sua morte, quasi volesse dirci: Ecco, io vi invito a partecipare della mia vita. È una vita dove nessuno muore, una vita veramente beata, che offre un cibo incorruttibile, un cibo che ristora e mai vien meno. La meta a cui vinvito, ecco, è la regione degli angeli, è l'amicizia con il Padre e lo Spirito Santo, è la cena eterna, è la comunione con me. Di piú: vi invito a [godere di] me stesso, a partecipare della mia vita. Stentate a credere che io vi darò la mia vita? Ebbene, ve ne sia pegno la mia morte, che già è in vostro possesso. Se quindi al presente ci tocca vivere nella carne soggetta a corruzione, moriamo con Cristo cambiando condotta, e viviamo con Cristo amando la santità. Ricordiamoci che non conseguiremo la vita beata se non quando saremo giunti là dove è colui che è disceso in mezzo a noi e quando cominceremo a vivere totalmente uniti a colui che è morto per noi

In breve...

Se tanto ci esaltano questi giorni che se ne vanno, nei quali con devota solennità ricordiamo la passione e la resurrezione di Cristo, come ci renderà beati quello eterno, in cui vedremo Lui e rimarremo con Lui, del quale il solo desiderio e la speranza ci rendono fin da adesso beati? (Serm. 229/D, 2)

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