1. - Soliloqui. Questa prima opera fu scritta da Agostino nella solitudine di Cassiciaco, mentre si preparava al battesimo.
Il primo libro di quest'opera singolare, nella quale Agostino discute con se stesso, comincia con una preghiera che è una lunga litania di amore incandescente, e contiene insieme filosofia, poesia e mistica. Bisognerebbe riportarla per intero, ma non è possibile. Il lettore di queste pagine non si privi della gioia e della grande edificazione di leggere e meditare quelle agostiniane: vi troverà la dedizione totale di Agostino a Dio (" Ormai te solo io amo, te solo seguo... "), la meditazione delle perfezioni divine riflesse nelle creature (" ti invoco, Dio verità... Dio sapienza... Dio beatitudine... Dio bene e bellezza... Dio luce intelligibile... ") e infine l'aspirazione ad essere perfetto amante e possessore beato della sapienza, ad essere per sempre abitatore del regno beatissimo di Dio 3.
Nel corpo del libro, poi, vi è la lunga descrizione dell'ascesa verso la sapienza che comprende tre momenti: la purificazione, la contemplazione, la visione. La purificazione comprende a sua volta un attento esame sulle virtù morali - prudenza, temperanza, giustizia, fortezza - e sull'amore della sapienza che diventa ascensione contemplativa e dispone alla visione, a patto però che l'amore sia esclusivo e ardente. Questo ardore e questa esclusività non escludono che altri lo cerchino e ne godano insieme a noi, anzi lo includono e lo fondano: gli amici ci saranno tanto più cari quanto più in ciascuno sarà grande l'amore per l'amata comune.
V'è poi in questo libro il fondamento dell'ascensione contemplativa, dell'amicizia cristiana e della vita religiosa cenobitica.
2. - La grandezza dell'anima. In questo secondo trattato, tra quelli che qui interessano, ci sono anche i gradi dell'ascesa verso la contemplazione. Infatti la grandezza dell'anima dipende appunto dai gradi della sua attività.
Questi vanno dall'animazione del corpo, alla " dimora " nella contemplazione. Ma i primi tre - animazione, sensazione, arte e cultura - sono comuni ai buoni e ai cattivi, perché appartengono all'ordine della natura, mentre gli altri quattro appartengono solo ai buoni e costituiscono i veri gradi della vita spirituale. Questi sono chiamati: virtù o purificazione, serenità o costanza d'animo, orientamento verso la contemplazione o ingresso in essa, dimora nella stessa contemplazione. Il primo grado importa un lungo sforzo di purificazione o mortificazione che sottragga l'animo al dominio dei sensi: " Mondare l'occhio dell'anima "; il secondo indica la forza interiore o la quiete dell'anima pacificata con se stessa, e vuol dire, perciò, " custodire e irrobustire la sanità " raggiunta; il terzo contiene l'entrata nella luce della contemplazione, cioè " dirigere lo sguardo, ormai sereno e sicuro, sull'oggetto della visione "; il quarto finalmente è il soggiorno, e perciò non tanto un grado quanto una dimora (mansio) " nella visione e nella contemplazione della verità " 4.
Questi quattro gradi corrispondono ai quattro stadi o condizioni della carità, dei quali Agostino parla altrove identificando la carità con la perfezione spirituale: carità iniziata, progredita, grande, perfetta. Ecco un testo fondamentale: " Pertanto una carità iniziata è una giustizia iniziata, un carità progredita è una giustizia progredita, una carità grande è una giustizia grande, una carità perfetta è una giustizia perfetta " 5.
Inutile dire che qui giustizia equivale a perfezione, la quale, identificandosi con l'amore, si misura con esso.
3. - Il libero arbitrio. È la terza opera interessante il nostro argomento, non per il tema centrale, che è quello dell'origine del male e problemi connessi (libertà, legge morale, esistenza di Dio, prescienza divina), ma per alcune belle pagine sulla felicità che si identifica con la contemplazione della verità, che è Dio, verità sussistente e sommo bene.
Della contemplazione vengono descritte la giocondità, la felicità, la libertà che produce nell'uomo. " Quando - si chiede Agostino - cala nel nostro spirito, senza alcun rumore, un certo, per dir così, canoro e fecondo silenzio della verità, potremmo noi cercare altra felicità e non godere di una tanto vera e interiore? " 6.
Questa descrizione si trova al termine dell'ascesa dell'anima a Dio o, come si suol dire, della prova agostiniana dell'esistenza di Dio, segno evidente che Agostino non separa mai l'ascensione dell'intelligenza da quella del cuore, la filosofia dalla mistica. E se questo atteggiamento è frutto delle sue letture neoplatoniche, è frutto anche della sua adesione al cristianesimo che comanda di amare, e quindi di cercare, Dio con tutto se stessi, perché Dio è la quiete non solo della nostra intelligenza ma di tutto il nostro essere, il termine del nostro godimento. Ne è controprova il fatto che più tardi, divenuto presbitero e poi vescovo, dovendosi occupare più intensamente dello studio e della spiegazione della Scrittura, collega la contemplazione alle beatitudini evangeliche e ai doni dello Spirito Santo.
4. - Il Sermone della montagna e La dottrina cristiana. Abbiamo qui un esempio pratico di quanto detto sopra. In esse Agostino offre un programma compiuto di vita ascetico-mistica fondata sul rapporto tra le beatitudini, i doni dello Spirito Santo e le petizioni del "Padre nostro".
Le beatitudini vanno dalla povertà di spirito o, com'egli intende, dall'umiltà, che è il fondamento della vita spirituale, fino alla beatitudine della pace, che ne è la perfezione, poiché " nella pace è la perfezione " e " i pacifici... diventano regno di Dio, nel quale tutto è ordinato ". Alle beatitudini rispondono i doni dello Spirito Santo, dei quali quelle sono il frutto. Anche i doni dello Spirito Santo descrivono l'ascensione dell'anima verso la perfezione. Difatti cominciano col timore, che è l'inizio della sapienza, per giungere alla sapienza stessa, che è " la contemplazione della verità che pacifica tutto l'uomo e lo rende capace della somiglianza con Dio " 7.
Alle sette beatitudini (Agostino riduce a sette le otto beatitudini di Mt 5, 3-11) e ai sette doni dello Spirito Santo (Agostino nella enumerazione dei doni segue la Volgata), rispondono le sette petizioni del "Padre nostro" 8, che ottengono i doni e rendono possibili le beatitudini. Così, il cristiano, sorretto dai doni dello Spirito Santo, che la preghiera assidua gli ottiene, vive nel clima delle beatitudini, che è il clima più propizio per raggiungere " il godimento della verità "; e questo é, come si sa, la definizione agostiniana della beatitudine 9.
Agostino riprende il discorso dei doni dello Spirito Santo in ordine alla conversione dell'uomo - che cominciando dal timore di Dio deve giungere alla sapienza - ne La dottrina cristiana 10, e spesso altrove, come nella Santa verginità a proposito dell'imitazione di Cristo 11 e nei Discorsi, dove torna l'insistente confronto tra beatitudini e doni 12, le une e gli altri indispensabili per vivere la vita mistica.
Ma le opere nelle quali profonde tutta la ricchezza della dottrina mistica sono tre dei suoi capolavori: le Confessioni, la Trinità, le Esposizioni sui Salmi. Vale la pena di parlarne un poco: il lettore avrà l'opportunità di scoprire fonti, forse insospettate, di alta dottrina spirituale.
5. - Confessioni. Per dire tutto in breve, le Confessioni sono un libro autobiografico, filosofico, teologico, poetico e mistico 13. A noi interessano qui i due ultimi aspetti, soprattutto l'ultimo.
L'Agostino delle Confessioni è anche poeta. Gli studiosi non hanno tralasciato d'illustrare quest'aspetto. " È il suo senso di poesia - scrive uno di essi - che dà alla realtà spirituale un volto ed una voce, alla realtà sensibile un'anima ed un palpito, sicché, mentre la prima viene accostata a noi senza perdere la sua immateriale purezza, la seconda, senza che ne abbiamo la concretezza visibile, ci si fa scala per salire a Dio " 14. Ed un altro afferma che tutte le qualità di Agostino scrittore, che furono molte, non spiegano la loro efficacia " se non si tien conto della grandezza del genio poetico del figlio di Monica " 15.
La poesia è l'espressione più alta delle vibrazioni dell'anima, spesso della mistica. Così fu per Agostino. La sua fu la poesia dell'amore, dell'amicizia, della bellezza, del bisogno di Dio, della speranza; la poesia, per dirla con un sua immagine, d'un " filo d'erba assetato ": " Non abbandonare i tuoi doni - dice egli a Dio -, non disdegnare questo tuo filo d'erba assetato " 16.
Si sa che le Confessioni sono una lettera a Dio, nella quale Agostino narra, loda, ringrazia, adora, implora, canta; canta le profondità abissali del cuore umano e le misericordie di Dio. L'uomo e Dio: ecco i due temi sui quali tesse i tredici libri delle Confessioni. Essi, scrive rileggendoli, " lodano Dio giusto e buono per i miei mali e per i miei beni, e verso di lui sollevano l'intelligenza e il cuore degli uomini " 17.
La lode si trasforma spesso in preghiera d'implorazione o in ascesa interiore fino alle vette più alte della contemplazione. Nelle Confessioni ci sono le pagine più affascinanti dell'esperienza contemplativa agostiniana, pagine che si collocano per la forza narrativa e mistica tra le più belle della spiritualità cristiana. Aveva ragione uno scrittore, che era insieme filosofo e poeta, di dire, riferendosi alla narrazione dell'estasi di Ostia, che è una pagina di " profonda poesia " e " una delle cose più vertiginose dello spirito... "; con essa " nasceva per la prima volta la poesia dell'estasi, il poema della comunicazione con Dio, la vertigine sublime dell'altezza, lo stupendo ascendere dell'anima sino all'assoluto Amore... " 18.
6. - Trinità. Un accenno più attento merita la grande opera in quindici libri sulla Trinità. Molti sanno che è un capolavoro di teologia, ma pochi che lo è anche di mistica. Lo scopo infatti che indusse Agostino a scriverlo fu duplice, teologico e mistico: voleva contribuire ad illustrare alcuni grossi problemi, contestati o insoluti, intorno al mistero trinitario e insieme approfondire la conoscenza di sé e di Dio, conoscenza non puramente teorica ma viva, sperimentale, affettiva. E ci riuscì. Egli scrisse non solo scrutando con l'intelligenza, ma salendo con il cuore verso il mistero.
In realtà nella sua opera non è soltanto l'esposizione biblica del dogma, né soltanto la difesa, l'illustrazione, la formulazione, ma anche la contemplazione del dogma 19. Per restare nell'argomento che qui ci interessa, dirò che tutta la struttura dell'opera è concepita in funzione contemplativa. Infatti vuole condurre il lettore dagli umili inizi della fede fino alla visione sapienziale del mistero trinitario, poiché " tutta la sua vita l'uomo deve ordinare a ricordare, a conoscere, ad amare la SS. Trinità, cioè a fare della Trinità l'oggetto del suo ricordo, della sua contemplazione, della sua compiacenza " 20. E ciò attraverso una graduale ascesa che lo porti a riconoscere in sé e a restaurare l'immagine divina della Trinità, immagine che, pur non raggiungendo mai la perfetta somiglianza, tocca le vette più alte con la beatitudine della pace e il dono della sapienza. Questo dono non è solo, come si sa, visione, ma anche amore, godimento, possesso.
Per questo scrive un intero libro (il IV) e gran parte di un altro (il XIII) sulla missione visibile del Figlio, che è il redentore del genere umano, il segno insuperabile dell'amore di Dio per l'uomo; per questo scrive pagine bellissime sulla missione dello Spirito Santo, che è quella di riformare, restaurare, rinnovare, illuminare, liberare (le espressioni sono tutte agostiniane) l'immagine della Trinità nell'uomo in modo da darle la forma deiforme; per questo proponendo nella seconda parte dell'opera (IX-XV) la spiegazione "psicologica" della Trinità, sale da un'immagine all'altra - mente, notizia, amore; memoria, intelligenza, amore di sé; memoria, intelligenza, amore di Dio -, per aiutare il lettore a salire egli stesso e dimostrare che con l'ultima il suo spirito si avvicina di più alla Trinità e diventa più capace di sostenerne la luce.
Quasi ciò non bastasse, scrive un libro (l. VIII) come introduzione alla parte seconda della sua opera che è quella, come ho detto, più apertamente spirituale. Questo libro ha un contenuto spiccatamente mistico in quanto descrive il modo di trascendere tutte le nebbie dei sensi per raggiungere la vera nozione di Dio, di Dio che è Verità, Bene, Giustizia, Amore. Attraverso l'analisi di queste nozioni Agostino, con grande maestria, porta il lettore a farsi un'idea di Dio e accoglierne, per quanto l'ineffabilità divina lo permette, la somma natura. Chi vuol conoscere Agostino mistico non può omettere di leggere, dirò meglio, di meditare questo libro, del quale ometto pertanto di citare larghi squarci.
7. - La verginità consacrata. Prima di parlare della terza grande opera (La Trinità), giova ricordare questa operetta che sembra esser totalmente ascetico-dogmatica, ma che ha invece aspetti altamente mistici.
Mi riferisco a due aspetti, quello cristologico e quello contemplativo: nel primo e nel secondo, il vescovo d'Ippona ha accenti commoventi. Cristo è talmente al centro della vita della persona consacrata, che è tutta la ragione della sua gioia, e perciò della sua felicità: ne è l'oggetto, il principio, il partecipe, il modello, la causa, il fine. Infatti " la nostra gioia è Cristo, ed è in Cristo, con Cristo, al seguito di Cristo, per mezzo di Cristo, in ordine a Cristo " 21.
Non meno commoventi gli accenti sulla contemplazione di Cristo uomo-Dio: " Considerate la bellezza di Colui che amate. Pensatelo uguale al Padre e obbediente anche alla Madre, Signore del cielo e servo qui in terra, Creatore di tutte le cose e creato come una di esse. Contemplate quanto sia bello in Lui anche quello che i superbi scherniscono. Con occhi interiori mirate le piaghe del crocifisso, le cicatrice del risorto, il sangue del morente, il prezzo versato per il credente, lo scambio effettuato dal Redentore " 22. " Vi si imprima in tutto il cuore Colui che per voi fu confitto in croce " 23.
8. - Esposizione sui Salmi. Accenti non meno belli, anzi, forse, più belli o certamente più frequenti, li troviamo nelle Esposizioni sui Salmi, un opus immensum, come lo chiamano i benemeriti Maurini, nel quale si può trovare di tutto - filosofia, teologia, morale, ascetica, spunti di vita quotidiana, eloquenza popolare, storia della Città di Dio -, ma nel quale si trovano in primo luogo le forme più alte della preghiera, che sono quelle della preghiera di lode, di adorazione, di ringraziamento, di giubilo, forme che ricorrono secondo che i salmi cantano l'una o l'altra di esse. In questi casi Agostino prende il volo e raggiunge le vette più alte.
La poesia dei salmi trova piena rispondenza nel suo animo, ne ridesta l'alta fantasia, ne provoca la vibrante eloquenza. Occasione propizia, in particolare, i salmi detti Cantici dei gradini, che gli offrono l'occasione per un discorso sulle ascensioni interiori in cerca del volto di Dio. Un salmo dice: " Il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto, non rigettare con sdegno il tuo servo " (Salm 26, 8), e Agostino commenta: " Magnificamente! Non si poteva dire nulla di più divino: lo sanno quelli che amano veramente " 24. Era egli stesso uno di questi. Non fa meraviglia pertanto che le Esposizioni sui Salmi vibrino ancora della sua esperienza personale, che era - lo diremo tra poco - molto alta. Un esempio: l'esposizione del salmo 41, 4, che mostra il pio fedele piangente di giorno e di notte perché gli si ripete ad ogni istante: Dov'è il tuo Dio? 25.
Questa insistente e provocatoria domanda viene certamente dai pagani, i quali irridono all'irrealtà di un Dio affatto invisibile e scherniscono chi vi crede. La domanda offre l'opportunità ad Agostino per scrivere una delle sue pagine più belle, nella quale mostra il cristiano - si sa che egli legge i salmi in chiave cristologica -, che non crede solo in Dio ma vuole anche un po' vederlo, benché disperi di poterlo mostrare a chi non ha occhi per elevarsi tanto in alto. In cerca dunque del suo Dio considera la terra, ma si accorge che non basta a soddisfare la sua sete: tutto questo egli ammira, e loda, ma ha sete di Colui che ne è l'autore; torna in se stesso e considera l'anima e tutte le virtù di cui le anime, nella Chiesa, sono adornate, ma si accorge di nuovo che il suo Dio è qualcosa di superiore all'anima, per quanto ornata di virtù; sale infine sopra alla sua anima per giungere alla casa di Dio, là da dove Dio crea e governa l'universo. Ivi c'è festa eterna. " Da quella eterna e perpetua festa risuona un non so che di canoro e di dolce alle orecchie del cuore, purché non sia disturbata dai rumori del mondo ". Quest'ascesa è sostenuta da " una certa dolcezza, una non so quale nascosta e interiore delizia, come se dalla casa di Dio risuonasse soavemente un organo " 26.
Non tutte le Esposizioni sui salmi hanno pagine come queste, ma in tutte o quasi si trovano sprazzi di luce così intensa da costringerci a considerare quest'opus immensum come un'opera ricca di dottrina spirituale e mistica, e perciò indispensabile per chi vuol conoscere, su questo argomento, Agostino e il suo pensiero.
Poste queste premesse, entriamo nelle questioni di fondo, che opportunamente si possono riassumere in due: esperienze personali di Agostino e sua dottrina intorno alla mistica.