CAPITOLO SECONDO

LE FONTI DELLA FILOSOFIA AGOSTINIANA

Agostino può essere considerato a buon diritto fondatore della filosofia cristiana, non tanto per la espressione, che è sua - " La filosofia dei pagani non è più nobile della nostra filosofia cristiana, che è la sola vera filosofia " 1 -, quanto per il contenuto, che è vasto e profondo.

In realtà egli ha creato un'ampia sintesi di filosofia in piena armonia con la fede, articolandola sulla triplice pista

dell'essere, del conoscere e dell'amare secondo la triplice forma impressa nello spirito umano, che è, conosce ed ama. Non dunque solo la filosofia della verità, come spesso si dice, ma la filosofia della verità dell'essere e dell'amore, con gli enormi problemi che questa concezione triadica propone ed impone. Filosofia ed armonia con la fede, ho detto, non perché Agostino abbia confuso fede e filosofia, ma perché, avendo accettato la fede come guida e stimolo della ricerca filosofica, è potuto scendere tanto in fondo nelle profondità dell'uomo e salire molto in alto verso le perfezioni di Dio, mostrando che in questo binomio - uomo e Dio - si raccoglie tutta la forza e si manifesta tutta la valentia del pensiero umano.

Primo compito di questa filosofia è quello di " ricondurre gli uomini alla speranza di trovare la verità " 2, superando lo scoglio dello scetticismo, che rode, come tarlo, ogni ricerca filosofica, e guidarli, poi, verso il possesso della sapienza, che è, come si è detto or ora, la conoscenza e il possesso del sommo bene.

Non per nulla lo Jaspers pone Agostino tra i grandi creatori della filosofia accanto a Platone e a Kant 3. La sua filosofia si può riassumere comodamente esponendone 1) i grandi principi che la animano: l'autocoscienza, la partecipazione, l'immutabilità; 2) i grandi temi che la raccolgono: Dio e l'uomo, l'uomo e Dio; 3) le grandi soluzioni che la qualificano: la creazione, l'illuminazione, la beatitudine. Cercherò di seguire pertanto questo schema. Ma intanto giova dire una parola sulle fonti.

Il discorso sarà utile sia per dissipare tenaci pregiudizi, sia per spiegare certi incontri tra filosofia e teologia.

1. La conoscenza della filosofia antica

Che Agostino avesse una conoscenza non volgare della filosofia antica lo dimostrano la sue opere 4. Da giovane lesse e capì da solo le Categorie di Aristotele 5, divenuto professore " lessi e imparai a memoria molte opere di filosofi " 6. Tra queste le opere filosofiche di Cicerone a cominciare dall'Ortensio 7, le opere di erudizione di Varrone 8, quelle di Apuleio 9, quelle dei dossografi Aulio Gellio 10 e Celso (sei grossi volumi nei quali si raccoglievano " le opinioni di tutti i filosofi... fino ai suoi tempi... nominandone circa cento " 11). Più tardi, a Milano, lesse Plotino e Porfirio, che diventarono e restarono i suoi preferiti 12.

Su questo primo incontro di Agostino con i neoplatonici, che fu un momento importante per la sua formazione e per la cultura occidentale, si è scritto molto 13. Tra questi scritti alcuni sostengono che egli divenne allora e restò poi sempre un neoplatonico, con profonde influenze anche nella teologia, tanto che il platonismo dovrebbe considerarsi la chiave intepretativa del suo pensiero in generale.

2. Platonismo e antiplatonismo

Che il vescovo d'Ippona tra tutti i filosofi abbia preferito i platonici è certo ed è noto. Li ha preferiti per diverse ragioni: 1) perché erano i più vicini alla dottrina cristiana 14; 2) perché avevano creato " un comune insegnamento della vera filosofia " sostenendo che Platone e Aristotele - i due che sono per Agostino i sommi filosofi 15 - erano d'accordo tra loro tanto che solo ai meno perspicaci potevano sembrare discordi 16; 3) perché il cristianesimo trovava in quei filosofi molto di suo, secondo una dottrina cara ad Agostino e a tutta la tradizione patristica 17.

È certo invece, ma non è molto noto, che il vescovo d'Ippona ha respinto e combattuto energicamente i " grandi errori " 18 dei platonici.

Distinguiamo dunque accuratamente le questioni seguenti: che cosa ha trovato nei loro scritti, che cosa ha creduto di trovare che in realtà non c'era, che cosa ha confessato di non aver trovato, che cosa ha accettato nel primo entusiasmo, che cosa ha respinto e combattuto proponendo soluzioni sostitutive.

1) Ha trovato: la nozione della filosofia come amore della sapienza 19, del filosofo come amante di Dio 20, della beatitudine " come unico fine del filosofare " 21. Per capire questa affermazione si ricordi che per Agostino la beatitudine è " il godimento della verità " 22.

Inoltre e più ancora: ha trovato il principio dell'interiorità e di partecipazione, il concetto del male 23 e la nozione di Dio come causa dell'essere, luce del conoscere, ordine dell'amore 24.

2) Ha creduto di trovare: la generazione del Verbo 25, la nozione del Regno di Cristo che non è di questo mondo 26, la creazione dal nulla 27.

3) Ha confessato di non aver trovato: la dottrina del Verbo che si è fatto carne e la conseguente dottrina della redenzione e della grazia, che sono, come è noto, dottrine specificamente cristiane 28.

4) Ha accettato nel primo entusiasmo e respinto poi: l'opinione che la filosofia possa procurare la felicità in questa vita 29, il principio porfiriano che per raggiungere la felicità occorre fuggire ogni cosa, ogni cosa corporea 30.

5) Ha respinto decisamente: la necessità e l'eternità della creazione 31, la preesistenza e il peccato delle anime nel mondo iperuranio 32, la teoria della conoscenza come reminiscenza delle idee conosciute in quel mondo 33, la ciclicità della storia e la metempsicosi 34, la concezione dell'unione violenta e penale dell'anima nel corpo 35. In realtà considerare il corpo estraneo alla natura dell'anima è " insipienza " 36, ammettere la metempsicosi è la cosa più stolta a cui si possa pensare 37 e la più orribile 38, " grandi veri deliramenti di grandi dottori " 39.

6) A questi grandi errori Agostino oppone: - la creazione dal nulla e perciò la creazione anche della materia 40, la creazione nel tempo e col tempo non per altra ragione che Dio è buono e le cose create sono buone 41; - la dottrina dell'illuminazione, che non è reminiscenza del passato ma la visione presente delle realtà intelligibili e immutabili nella luce incorporea; - la beatitudine ultima e definitiva che non può essere beatitudine se non è eterna e lo spirito che la possiede non è consapevole di tale eternità; - l'unione naturale e sostanziale tra l'anima e il corpo per cui la prima non può essere beata senza il secondo.

Chiariti questi punti fondamentali, che a loro volta approfondiscono e chiariscono i principi della interiorità e della partecipazione nonché la vera nozione del male, la filosofia agostiniana non merita più il nome di neoplatonica, ma un nome nuovo, che non può essere altro che questo: cristiana.

3. La filosofia e la Scrittura

Dato questo carattere nuovo della filosofia agostiniana si può parlare dell'influsso esercitato in essa dalla Scrittura, non come fonte - questo è proprio della teologia - ma come stimolo. Ci sono infatti nella Scrittura molti insegnamenti intorno a Dio, all'uomo, al mondo che illuminano il campo della più alta speculazione filosofica.

Ne ricordo quattro: la creazione di tutte le cose (Gen 1, 1; Gv 1, 3); l'uomo creato a immagine di Dio (Gen 1, 27); la nozione di Dio come Essere sussistente: " Io sono Colui che sono " (Es 3, 14); la conoscenza di Dio creatore attraverso le creature (Rom 1, 20). Questi quattro punti costituiscono altrettanti capisaldi del pensiero filosofico del vescovo d'Ippona. Evidentemente la Scrittura gli è stata di stimolo, di guida, di sostegno.

Si può anche aggiungere che i dommi cristiani della creazione, dell'incarnazione e della resurrezione esercitarono un'influenza decisiva nella difesa del corporeo e nell'antropologia, ormai nuova, proposta da Agostino, come, in genere, dai Padri.

Si ha torto a non prendere in esame questo influsso. Dio creatore di tutte le cose, anche dei corpi; il Verbo incarnato che prende, insieme all'anima, un corpo vero e reale; la resurrezione dei morti che ristabilisce l'unità della natura umana: altrettante verità che non potevano non indurre a riflettere, contro ogni forma di gnosticismo, sul valore positivo della materia, e sull'intima unione tra l'anima e il corpo.

Nasceva così la nuova antropologia.