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REFAZIONE.Dulcizio, figlio carissimo, non mi sembra di aver tardato a rispondere ai tuoi interrogativi. Ho ricevuto le tue lettere che mi hai spedito da Cartagine al tempo di Pasqua, che quest'anno cadeva il 30 marzo, quand'ero a casa tra i miei. Dopo quei santi giorni sono partito subito per Cartagine: in questa città la molteplicità delle occupazioni, che ivi non mancano mai, non mi ha permesso di dettare alcunché. Ma dopo il mio ritorno, trascorsi quindici giorni tra i nostri concittadini, che mi spinsero ad occuparmi di altre questioni trascurate nella mia lunga assenza - infatti sono rientrato dopo tre mesi -, non ho tralasciato di scriverti e di offrire alle questioni da te inviate, che erano già state trattate da me in vari opuscoli, una soluzione o almeno un parere ripreso dagli stessi opuscoli. Solo di una questione, quella in cui domandi perché il Signore, pienamente consapevole degli avvenimenti futuri, ha detto: Ho scelto Davide secondo il mio cuore 1, quantunque egli abbia commesso così gravi e numerose mancanze, non ho potuto trovare né dove l'ho trattata né come l'ho esposta e neppure so se è in qualche libro o in una mia lettera. Per questo motivo, avendomi costretto ad una nuova indagine su questo argomento, l'ho messa alla fine dello scritto: prima ho voluto, infatti, riprodurre ciò che era già preparato negli altri miei libri, per non venir meno al desiderio della tua Santità, che mi è tanto cara, e per non essere costretto a ripetere in altro modo le identiche cose: il che sarebbe a me assai faticoso e a te non gioverebbe affatto.
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RIMA QUESTIONE: I battezzati peccatori saranno liberati dalla geenna?1. 1. La tua prima domanda è questa: È possibile a coloro che hanno peccato dopo il battesimo essere liberati una buona volta dall'inferno? Tu dici che su questo argomento le opinioni sono diverse. Alcuni rispondono che i tormenti dei peccati sono senza fine, come il premio dei giusti. Essi vogliono infatti affermare che il castigo è eterno quanto il premio. Ma contro costoro c'è la parola evangelica che dice: "Non uscirai di là, finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo "2. Ne deriva quindi che, saldato il debito, possa uscire. Questa, noi crediamo, è anche la sentenza dell'Apostolo che dice: " Egli si salverà però come attraverso il fuoco " 3. Ma poiché altrove si legge: " Egli non l'ha conosciuto prima di partorire " 4, tu dici che non si può interpretare così; per questo desideriamo essere meglio informati su questo punto. Questa è la tua domanda.
La fede senza le opere non giova alla salvezza.
1. 2. Ad essa rispondo con un brano del mio libro La fede e le opere, dove su questo tema mi sono così espresso: Giacomo, io affermo, è così avverso nei confronti di quanti presumono che la fede senza le opere valga per ottenere la salvezza da paragonarli addirittura ai demoni. Dice infatti: " Tu credi che c'è un solo Dio? Fai bene; anche i demoni lo credono, e tremano " 5. Che cosa si sarebbe potuto dire di più vero e in modo più breve ed incisivo? Anche nel Vangelo infatti leggiamo di questa confessione dei demoni quando proclamarono Cristo Figlio di Dio e da lui furono rimproverati 6, cosa che fu lodata da Pietro nella sua professione di fede. " Fratelli miei, domanda Giacomo, che giova ad uno dire di aver la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? " 7; e ancora: " Perché la fede senza le opere è morta " 8. Ecco fino a qual punto dunque s'ingannano quelli che si ripromettono la vita eterna sul fondamento di una fede morta!
Il testo dell'Apostolo è di difficile interpretazione.
1. 3. Perciò bisogna esaminare con diligenza come interpretare quel passo, veramente difficile da comprendere, dove l'apostolo Paolo dice: " Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo. Ora, se uno costruisce sopra a questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, l'opera di ciascuno si renderà manifesta qual è; infatti il giorno del Signore la farà conoscere, poiché si rivelerà nel fuoco e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà la ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito; tuttavia egli si salverà, ma come attraverso il fuoco " 9. Secondo alcuni questo passo deve essere interpretato come se quelli che sembrano edificare sopra questo fondamento con oro, argento e pietre preziose sono coloro che, alla fede che riposa sul Cristo, aggiungono le opere buone; quelli invece che sembrano edificare con fieno, legno e paglia, sono coloro che, pur avendo la medesima fede, agiscono male. E ne concludono che anche questi ultimi possono essere purificati come per mezzo delle pene del fuoco, in modo da ottenere la salvezza, per merito del fondamento.
È respinta l'opinione di chi ritiene che la fede senza le opere giova alla salvezza.
1. 4. Se è così, riconosciamo che costoro si adoperano con encomiabile carità per far ammettere tutti, senza distinzione alcuna, al battesimo: e non solo gli adùlteri e le adùltere, che portano a pretesto false nozze contro il giudizio del Signore, ma anche le pubbliche meretrici, che perseverano in una così turpe professione, quelle che di certo neppure la più trascurata delle Chiese ha la consuetudine di ammettere, a meno che non si fossero liberate previamente da quel vizio. Ma, in base a tale criterio, non vedo proprio perché non dovrebbero essere ammesse senza alcuna riserva: chi, infatti, non preferisce che anche esse in virtù del fondamento posto, per quanto vi abbiano ammucchiato sopra legno, fieno e paglia, siano purificate, magari con un fuoco parecchio più lungo, piuttosto che vadano perdute in eterno? In tal caso però saranno falsi i testi, esenti da oscurità e ambiguità, come: " Se possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, io sono un niente " 10, e: " Fratelli miei, che giova ad uno dire di avere la fede se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? " 11 E falso sarà anche quello che dichiara: " Non fatevi illusioni: né i fornicatori, né gli adoratori di idoli, né i ladri, né gli avari, né gli adùlteri, né gli effeminati, né i pederasti, né gli ubriaconi, né i maldicenti, né gli avidi possederanno il regno di Dio " 12. E anche quello che dice: " Le opere della carne sono ben note: fornicazioni, impurità, libertinaggi, piaceri, idolatria, stregonerie, inimicizie, contese, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come ho già detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio " 13. Questi testi dunque saranno falsi, se è sufficiente che credano e che siano battezzati, perché essi, per quanto perseverino in simili peccati, siano salvati per mezzo del fuoco. Coloro che sono battezzati in Cristo perciò, anche se commettono tali colpe, possederanno il regno di Dio. Quindi è detto senza senso: " E tali eravate alcuni di voi, ma siete stati lavati " 14, dal momento che, anche lavati, restano tali. Sembrerà detto invano anche ciò che è affermato da Pietro:" Figura, questa, del battesimo, che ora fa salvi anche voi, non lavando le sozzure del corpo, ma domandando una buona coscienza " 15, se è vero che il battesimo fa salvi anche coloro che hanno una coscienza pessima, piena di tutte le colpe più riprovevoli, e non cambiata dal pentimento per esse; grazie al fondamento che è posto proprio nel battesimo, essi infatti saranno salvi, benché attraverso il fuoco. E non vedo neppure perché il Signore abbia detto: " Se vuoi aver la vita, osserva i comandamenti " - e ricordò quelli che concernono i buoni costumi16 -, se è possibile avere la vita eterna anche senza osservarli, per mezzo della sola fede, la quale " senza le opere è morta ". Inoltre, come potrà essere vero ciò che dirà a coloro che collocherà alla propria sinistra: " Andate al fuoco eterno, che è preparato per il diavolo e per i suoi angeli "? Costoro non li rimprovera perché non hanno creduto in lui, ma perché non hanno compiuto opere buone. Evidentemente, proprio perché nessuno si ripromettesse la vita eterna sul fondamento della fede che, senza le opere, è morta, per questo annunziò la separazione di tutte le genti che, mescolate, godevano dei medesimi pascoli, perché apparisse chiaro che a dirgli: " Signore, quando mai ti abbiamo visto patire questo e quello e non ti abbiamo soccorso? " saranno quelli che avranno creduto in lui, senza curarsi però di fare opere buone, come se dalla stessa fede morta si potesse avere la vita eterna. O forse andranno nel fuoco eterno coloro che non hanno compiuto opere di misericordia, mentre non ci andranno coloro che rubarono i beni altrui o non ebbero misericordia verso se stessi, profanando in se stessi il tempio di Dio? Quasi che le opere di misericordia giovino a qualcosa senza l'amore, quando invece l'Apostolo dice: " E se anche distribuissi tutte le mie sostanze ai poveri e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, (tutto questo) non mi giova a nulla " 17. Oppure quasi che chi non ama se stesso possa amare il prossimo come se stesso, quando invece: " Chi ama l'iniquità, odia l'anima sua " 18. E a questo punto non si potrà dire ciò che alcuni pur dicono, fuorviando se stessi, cioè che si tratta di un fuoco eterno, ma non già di una pena eterna; per cui pensano che per il fuoco, che sarà eterno, passeranno coloro ai quali promettono la salvezza attraverso il fuoco, a causa della loro fede morta. Di modo che il fuoco in se stesso sarebbe eterno e non il loro bruciare; ossia l'azione del fuoco su di loro non sarebbe eterna. Ma il Signore, proprio in quanto tale, prevedendo ciò, ha concluso le sue parole dicendo: " E se ne andavano, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna " 19. Il bruciare, dunque, sarà eterno, come il fuoco, e la Verità ha detto che vi andranno, come ha dichiarato, coloro ai quali non è mancata la fede ma le opere buone.
Come si deve interpretare il testo dell'Apostolo.
1. 5. Se, dunque, tutte queste affermazioni ed altre ancora che si possono trovare in quantità per tutte le Scritture formulate senza ambiguità, saranno false, allora potrà essere vera quella interpretazione che danno della legna, del fieno e della paglia, secondo la quale saranno salvi attraverso il fuoco quelli che si sono limitati a serbare la fede in Cristo e hanno trascurato le opere buone. Se invece le affermazioni riportate sono vere oltre che chiare, allora non c'è alcun dubbio che quel passo dell'Apostolo va interpretato in un altro modo e deve essere posto tra quelli a proposito dei quali Pietro dice che nei suoi scritti vi sono alcune cose difficili da comprendere, ma che gli uomini si devono guardare bene dallo stravolgerne il senso a loro propria rovina, fino al punto di assicurare, in contrasto con evidentissimi testi delle Scritture, a individui completamente pervertiti e ostinatamente attaccati alla loro perversione che otterranno la salvezza, pur restando gli stessi, cioè senza correggersi e senza fare penitenza.
1. 6. A questo punto qualcuno potrebbe chiedermi quale è la mia opinione sul passo richiamato dell'apostolo Paolo e come ritenga che debba essere interpretato. Confesso che sull'argomento preferirei ascoltare esegeti più penetranti e competenti, capaci di spiegarlo in modo che conservino tutta la loro verità e incontrovertibilità sia i testi sopra richiamati sia tutti gli altri non richiamati, con i quali la Scrittura attesta in modo assolutamente inequivocabile che la fede non giova a niente, se non si tratta di quella " che", come l'ha definita l'Apostolo " opera per mezzo della carità " 20; invece la fede senza le opere non può salvare né senza il fuoco né per mezzo del fuoco, perché, se salva attraverso il fuoco, in ogni caso è ancora essa che salva, mentre è detto in modo assolutamente chiaro: " Che giova ad uno dire di avere la fede, se non ha le opere? Forse che quella fede potrà salvarlo? " 21. Dirò tuttavia, nella forma più breve possibile, anche quale è la mia opinione su quel passo dell'apostolo Paolo difficile da intendersi; però, a proposito della mia dichiarazione, si tenga conto soprattutto di quello che ho già detto, cioè che su questo punto preferirei ascoltare esegeti migliori di me. Che Cristo sia fondamento rientra nel piano del sapiente Architetto, e questo non ha bisogno di spiegazione perché è detto chiaramente: " Nessuno infatti può porre altro fondamento oltre quello già posto, cioè Gesù Cristo " 22. Ma se Cristo, senza dubbio la fede in Cristo: per mezzo della fede, infatti, Cristo abita nei nostri cuori, come dice lo stesso Apostolo 23. Inoltre, se la fede in Cristo non può essere che quella " che ", come l'ha definita l'Apostolo, " opera per mezzo della carità "; infatti non può essere presa come fondamento la fede dei demoni, benché anche essi credano e, tremanti, confessino che Gesù è il Figlio di Dio 24. E per quale ragione, se non perché non è fede che opera per mezzo dell'amore, ma fede che si manifesta sotto la pressione del timore? È dunque la fede in Cristo, la fede della grazia cristiana, cioè la fede che opera per mezzo dell'amore e che, posta nel fondamento, non permette a nessuno di perdersi. Ma che cosa significhi edificare su questo fondamento con oro, argento e pietre preziose, oppure con legno, fieno e paglia, temo che, se cercassi di approfondirlo, la spiegazione stessa sarebbe piuttosto difficile da comprendere. Tuttavia, con l'aiuto del Signore, mi sforzerò di esporre in breve e, per quanto potrò, in modo chiaro quello che penso. Ecco: colui che chiese al buon maestro che cosa doveva fare di buono per avere la vita eterna, si sentì rispondere che, se desiderava avere la vita eterna, doveva osservare i comandamenti; e quando poi domandò quali comandamenti, gli fu risposto: " Non ucciderai, non commetterai adultèri, non ruberai, non testimonierai il falso; onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso " 25. Agendo così nella fede di Cristo, senza dubbio avrebbe posseduto la fede che opera per mezzo della carità: infatti, non avrebbe potuto amare il prossimo come se stesso, se non dopo aver accolto l'amore di Dio, senza il quale non avrebbe potuto amare se stesso. Ebbene, se avesse fatto anche quello che il Signore aggiunse dicendo: " Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi " 26, avrebbe edificato sopra quel fondamento con oro, argento e pietre preziose; infatti, non avrebbe pensato ad altro che alle cose che sono di Dio e a come piacergli, e questi pensieri, a mio avviso, sono oro, argento e pietre preziose. Se invece, per una sorta di affezione carnale, fosse rimasto attaccato alle sue ricchezze - sebbene ne facesse materia per elemosine senza ricorrere, per aumentarle, a frodi o rapine e senza cadere nel vizio o nella colpa per timore di vederle diminuire o di disperderle (altrimenti già in questo modo si sarebbe sottratto alla stabilità di quel fondamento) - e se lo avesse fatto, come ho detto, per una sorta di affezione carnale nei loro confronti, per cui non potesse esser privo di tali beni senza dolore, avrebbe edificato su quel fondamento con legno, fieno e paglia. E questo sarebbe accaduto soprattutto se avesse avuto una moglie e, per causa sua, avesse pensato alle cose del mondo e a come piacerle. Poiché dunque queste cose, quando sono amate con attaccamento carnale, non si perdono senza dolore, per questo chi le possiede, benché abbia a fondamento la fede che opera mossa dalla carità, e per nessun motivo o cupidigia preferisca ad essa queste cose, tuttavia soffre un danno allorché le perde e così, attraverso questo dolore che è come un fuoco, perviene alla salvezza. Dal dolore di così grande danno uno è tanto più al riparo quanto meno le ha amate oppure le ha possedute come se non le possedesse 27. Chi invece o per conservarle o per ottenerle, ha commesso omicidio, adulterio, fornicazione, idolatria e cose simili, invece di essere salvato attraverso il fuoco grazie al fondamento, sarà tormentato col fuoco eterno, avendo perduto il fondamento.
Altro testo dell'Apostolo addotto da chi insegna che la fede senza le opere salva.
1. 7. Quasi per voler comprovare quanto vale la fede da sola, essi mi propongono quel passo dove l'Apostolo dice: " Ma se il non credente vuole separarsi, si separi pure; in tal caso il fratello o la sorella non sono costretti a servitù " 28, cioè che, a causa della fede in Cristo, si può ripudiare senza colpa alcuna la moglie stessa, anche se sposata con legittime nozze, qualora essa non volesse rimanere con il suo sposo cristiano, proprio perché è cristiano. Essi però non considerano che il ripudio è in tal modo pienamente giustificato, nel caso in cui questa dica a suo marito: " Non sarò tua moglie, se non accumulerai per me ricchezze anche rubando " oppure " se, anche da cristiano, non continuerai ad esercitare le solite ruffianerie, per le quali usavi la nostra casa ", e così di qualunque altro vizio o colpa che conoscesse nel marito, dalla quale era attratta e di cui saziava la sua libidine o ne ricavava abbondante vitto o si mostrava in pubblico con più sfarzo. Di fronte a questa dichiarazione della moglie, il marito, se si è veramente pentito delle opere morte quando si è accostato al battesimo e ha per suo fondamento la fede che opera per mezzo della carità, senza dubbio si sentirà più legato all'amore della grazia divina che a quello del corpo della moglie: per questo amputa coraggiosamente il membro che gli è di scandalo. Così, il dolore del cuore che sopporterà in questa rottura, a causa dell'attaccamento carnale alla moglie, è il danno che deve subire, il fuoco attraverso il quale, mentre il fieno arde, egli si salverà. Se invece aveva già la moglie come se non l'avesse, rendendole più che non esigendo il debito coniugale non per passione ma per misericordia, nell'intento di salvare anche lei, di certo non proverà alcun dolore carnale quando tale unione si interromperà: in lei, del resto, non pensava che alle cose di Dio e come potesse piacere a Dio 29. Così, nella misura in cui edificava su quei pensieri con oro, argento e pietre preziose, nella stessa misura non pativa alcun danno e la sua costruzione, che non era fatta con fieno, non bruciava per nessun incendio.
1. 8. Sia dunque che gli uomini patiscano queste pene soltanto in questa vita, sia che anche dopo questa vita seguano giudizi di tal genere, l'interpretazione che propongo di questo passo, per quanto credo, non contrasta con il criterio della verità Comunque, se ce n'è un'altra che mi sfugge, va senz'altro preferita; fino a che ci atteniamo a questa, però, non siamo costretti a dire agli iniqui, agli indocili, agli empi, ai viziosi, ai parricidi, ai matricidi, agli omicidi, ai fornicatori, agli invertiti, ai plagiari, agli spergiuri e a quanti altri operino in modo contrario alla sana dottrina, che concorda con l'annuncio della gloria di Dio beato: " È sufficiente che crediate in Cristo e che riceviate il sacramento del suo battesimo, e voi sarete salvi, anche se non cambierete questa vostra pessima vita" 30.
Quale fede della Cananea è stata lodata.Il fuoco prova in questa vita l'opera di ciascuno.
1. 9. Questo non ce lo impone neppure quella donna cananea, per il fatto che il Signore le concesse ciò che chiedeva, benché prima le avesse detto: " Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini "; perché egli, che scruta i cuori, la vide cambiata, quando la lodò. E appunto non disse: " O cane, grande è la tua fede ", ma: " O donna, grande è la tua fede " 31. Cambiò vocabolo, perché vide che era mutata la disposizione dell'animo e si rese conto che il rimprovero aveva dato il suo frutto. Sarebbe invece motivo di sorpresa se avesse lodato in lei una fede senza le opere, cioè una fede che non fosse già in condizione di operare per mezzo dalla carità, una fede morta, che Giacomo, senza il minimo dubbio, ha definito fede propria dei demoni, non dei cristiani. Da ultimo, se non vogliono intendere che questa cananea abbia mutato i suoi corrotti costumi, quando Cristo la redarguì con un atteggiamento di distacco e quindi di biasimo, tutte le volte che incontreranno persone disposte soltanto a credere, ma non a nascondere la loro vita assolutamente scandalosa, anzi pronte a renderla deliberatamente pubblica e a non volerla mutare, risanino i loro figli, se ne sono capaci, come fu risanata la figlia della donna cananea; si guardino bene tuttavia dal farne membri di Cristo, fino a che non smettano di essere membri di meretrice.
Opinione di alcuni: i fedeli battezzati, anche se peccatori, si salvano attraverso il fuoco.
1. 10. Ugualmente nel libro intitolato: Fede, speranza e carità, che ho scritto a mio figlio Lorenzo, tuo fratello, ho esposto la mia opinione sull'argomento con queste parole: Taluni poi credono che riusciranno a salvarsi, pur attraversando il fuoco, anche quanti non abbandonano il nome di Cristo, ricevono il lavacro del suo battesimo nella Chiesa, non se ne separano per qualche scisma o eresia, pur vivendo fra delitti tali, che nessuna penitenza ripara, né alcuna elemosina riscatta, perseverando anzi in essi con massima ostinazione fino all'ultimo giorno di questa vita; e questo anche ammettendo, in rapporto all'entità dei misfatti e dei vizi, una punizione con un fuoco durevole, ma non eterno. Eppure quanti la pensano così mi sembra che s'ingannino, pur essendo cattolici, per una certa umana benevolenza: interpellando la divina Scrittura infatti, si ha una risposta diversa. Sulla questione comunque ho scritto un libro intitolato: La fede e le opere, dove, basandomi sulle Sacre Scritture, con l'aiuto di Dio ho cercato, nei limiti del possibile, di mostrare che la salvezza dipende da quella fede, indicata dall'apostolo Paolo in modo sufficientemente chiaro con le parole: " In Cristo Gesù infatti non è la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma la fede che opera per mezzo della carità " 32. Se poi, anziché operare bene, essa opera male, non c'è dubbio, come afferma l'apostolo Giacomo, che " è morta in se stessa "33; egli infatti aggiunge: " Se qualcuno dice di avere la fede, ma non ha le opere, quella fede forse potrà salvarlo? " 34 Se poi un uomo scellerato attraversando il fuoco si salverà per la sola fede, intendendo così le parole del beato Paolo: " Tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco " 35, allora la fede potrà salvare senza le opere e sarà falso quanto ha detto Giacomo, Apostolo come lui. Sarà falso allora anche ciò che lo stesso Paolo ha detto: " Non ingannatevi: né impuri, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né accaparratori possederanno il regno di Dio " 36. Se infatti costoro, perseverando in tali delitti, tuttavia si salveranno in virtù della fede in Cristo, come potranno non essere nel regno di Dio?
Il fuoco che, in questa vita, prova il nostro operato.
1. 11. Ma poiché queste testimonianze apostoliche, assolutamente esplicite ed evidenti, non possono essere false, tutto quel che è stato detto in modo oscuro a proposito di quanti edificano sopra il fondamento che è Cristo non con oro, argento e pietre preziose, ma con legno, fieno e paglia (di essi è stato detto che attraversando il fuoco si salveranno, poiché sarà il valore del fondamento a non farli perire), si deve intendere in modo da non contraddire questi testi così espliciti. Ora legno e fieno e paglia possono essere intesi in modo non arbitrario come una forma di passione per le cose del mondo, per quanto lecitamente accordate, tale che riesce impossibile perderle senza che l'anima ne provi dolore. Quando perciò è un dolore di questo genere che brucia, se Cristo occupa nel cuore il posto di un fondamento, in modo che, in altri termini, niente gli venga anteposto e l'uomo, bruciato da tale dolore, preferisca privarsi di queste cose tanto amate piuttosto che di Cristo, allora egli, attraversando il fuoco, si salva. Se al contrario, nel tempo della tentazione, ha preferito il possesso di queste realtà temporali e mondane a Cristo, allora non lo ha avuto come fondamento, mantenendo quelle cose al primo posto, mentre in un edificio niente precede le fondamenta. Il fuoco di cui in quel passo ha parlato l'Apostolo si deve intendere come ciò attraverso cui passano entrambi, cioè chi costruisce sopra questo fondamento con oro, argento, pietre preziose e chi con legno, fieno, paglia. E dopo aver detto questo, egli ha aggiunto: " Il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera costruita da qualcuno resisterà, costui ne avrà la ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, egli ne subirà le conseguenze: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco " 37. Dunque il fuoco proverà l'opera di entrambi, non di uno dei due soltanto.
1. 12. La prova della tribolazione è una specie di fuoco e altrove se ne parla esplicitamente: " La fornace saggia gli oggetti del vasaio e la prova della tribolazione gli uomini giusti " 38. Quel fuoco realizza temporaneamente in questa vita quel che l'Apostolo ha detto a proposito di due credenti, uno dei quali pensa " alle cose di Dio, come possa piacere a Dio ", edifica cioè sopra il fondamento che è Cristo con oro, argento, pietre preziose, mentre l'altro pensa " alle cose del mondo, come possa piacere alla moglie " 39, cioè edifica sopra il medesimo fondamento con legno, fieno, paglia. L'opera dell'uno non finisce bruciata, poiché non ha amato cose la cui perdita potrebbe tormentarlo. Finisce bruciata invece l'opera dell'altro, poiché non è indolore la perdita delle cose possedute con amore; eppure visto che costui, posto dinanzi all'alternativa, preferirebbe privarsi di quelle cose piuttosto che di Cristo e che il timore di perderle non gli fa abbandonare Cristo, benché la perdita non sia indolore, questi senz'altro si salva, però come attraverso il fuoco, perché il dolore delle cose perdute e che aveva amato lo brucia, senza però atterrarlo e distruggerlo, difeso com'è dalla solidità incorruttibile del fondamento.
Il fuoco purificatore dopo questa vita;
1. 13. Che qualcosa del genere avvenga anche dopo questa vita non è incredibile, e ci si può domandare se le cose stiano in questi termini, e se è possibile o meno scoprire che alcuni credenti, attraverso un fuoco purificatore, si salvino in un tempo più o meno lungo, a seconda che il loro amore per i beni effimeri sia stato più o meno grande; tuttavia non saranno come coloro che " non possederanno il regno di Dio " 40, se dopo un'adeguata penitenza non vengono loro rimessi i medesimi crimini. Ho parlato di una penitenza adeguata, perché non siano infruttuosi nelle loro elemosine, alle quali la Scrittura divina ha attribuito tanta importanza, che il Signore proclama di ascrivere unicamente il loro frutto a chi sederà alla sua destra e unicamente la loro sterilità a chi sederà alla sua sinistra, quando agli uni dirà: " Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno ", mentre agli altri: " Andate nel fuoco eterno " 41.
1. 14. Riguardo poi alla parola del Signore: Non uscirai, finché non avrai pagato l'ultimo spicciolo 42, non ho avuto bisogno di rispondere perché tu stesso hai risolto la questione, citando una frase simile del Vangelo: Non l'ha conosciuta prima di partorire 43. Invero, senza nasconderti il mio parere su questo punto, vorrei che ciò fosse possibile; anzi voglio, se è possibile, essere vinto dalla verità in questa materia. Quando infatti si dice che, dopo molto tempo, coloro che muoiono nella comunione cattolica, anche se sono vissuti sino al termine della vita in modo colpevole e criminoso, saranno infine liberati dalle pene vendicatrici, questo eccita maggiormente l'affetto che porto a quelli che con noi hanno in comune i sacramenti del corpo e del sangue di Cristo, quantunque odiamo il loro pessimo comportamento che non riusciamo a correggere con la disciplina ecclesiastica né riusciamo ad allontanare dalla mensa del Signore. Ma io desidero essere vinto dalla verità irresistibile delle Sacre Scritture, soprattutto le più chiare. Se vi si oppone qualcosa, è assolutamente impossibile credere o parlare di verità. Prima però di udire o di leggere qualcosa di simile, ascoltiamo colui che dice: Non illudetevi: né immorali, né idolatri, eccetera, erediteranno il regno di Dio 44. Se, infatti, le cose stanno così, qualunque cosa si dica al contrario, lo stesso Apostolo ci ha al riguardo e senza dubbio ammoniti a non stravolgere in altro senso il contenuto delle sue parole, dicendo: Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro, cioè idolatra, avrà parte al regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con vani ragionamenti 45. Quando dunque sentiamo che qualche fornicatore o impuro o avaro si salverà attraverso il fuoco e avrà parte nel regno di Cristo e di Dio non chiudiamo l'orecchio davanti all'Apostolo che grida e afferma: Nessun fornicatore, o impuro, o avaro avrà parte al regno di Cristo e di Dio; e non trascuriamo le parole che subito aggiunge: Nessuno vi inganni con vani ragionamenti.
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ECONDA QUESTIONE. Utilità delle offerte per i defunti.2. 1. La tua seconda domanda è la seguente: L'offerta fatta per i defunti apporta qualcosa alle loro anime? È infatti evidente che noi siamo sollevati o appesantiti dalle nostre azioni. Inoltre leggiamo che negli inferi nessuno può più lodare il Signore. Al che molti dicono che se là fosse possibile qualche beneficio dopo la morte, l'anima stessa vi ricercherebbe da sola, confessando i propri peccati, un refrigerio ben più grande di quello che le procurerebbe l'offerta altrui.
2. 2. Di questo argomento ho detto qualcosa nel libro che recentemente ho scritto al santo vescovo Paolino di Nola, che mi aveva domandato se la sepoltura presso le tombe dei martiri fosse di qualche utilità alle anime dei defunti. Eccoti quanto di là inserisco in questa lettera. Da molto tempo, venerabile Paolino, fratello d'episcopato, sono debitore d'una risposta alla tua santità; da quando mi hai fatto avere un tuo scritto per mezzo degli uomini della nostra religiosissima figlia Flora, chiedendomi se a qualcuno può giovare, dopo la morte, che il suo corpo sia sepolto presso la Memoria di un santo. Questo t'aveva infatti chiesto la ricordata vedova per suo figlio morto dalle tue parti, e tu le avevi risposto confortandola e assicurandola che per il corpo del fedele giovane Cinegio era già stato compiuto il desiderio del pio affetto materno, cioè che fosse posto nella basilica del beatissimo confessore Felice. In quell'occasione, servendosi dei latori medesimi della tua lettera, tu scrivesti anche a me, per propormi la questione e chiedermi con la risposta il mio parere, non senza espormi il tuo. A te, dici, non è parso vano lo slancio delle anime religiose e fedeli, che si preoccupano dei loro cari. Non può, aggiungi infatti, essere vana la consuetudine della Chiesa intera di pregare per i morti: da questo si può così dedurre che all'uomo dopo la morte giova se la fede dei suoi provvede per la sepoltura del suo corpo un luogo tale, che già di per sé è una chiara invocazione del patrocinio dei santi.
2. 3. E tuttavia, pur pensando così, mi confessi che non vedi come non si opponga a una tale opinione il detto dell'Apostolo: " Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male " 46. Senza dubbio questa frase dell'Apostolo ammonisce a fare prima della morte ciò che giova dopo la morte e non al momento di ricevere ciò che uno ha compiuto prima della morte. Ma la questione si può risolvere così: con un determinato genere di vita, mentre si vive nel corpo, si merita che tali cose giovino da morti; e dunque i morti traggono giovamento dai suffragi religiosamente offerti per loro dopo la fine della vita corporale secondo quanto essi stessi hanno compiuto. Quindi c'è chi dai suffragi non trae alcun beneficio, sia che vengano offerti per quelli dei quali le colpe son così gravi che in nessun modo possono essere aiutati dai suffragi, sia per quelli dei quali i meriti sono così grandi, che non hanno bisogno di questo aiuto. Dal genere di vita che ciascuno ha condotto nel corpo dipende dunque l'efficacia o l'inutilità di tutto ciò che si può fare piamente per lui, dopo che avrà lasciato il corpo. Invano infatti si cerca il merito dopo questa vita, in ragione del quale i suffragi giovano, se durante questa vita non ce lo siamo procurato. Perciò non è vano che la Chiesa o la cura dei congiunti mettano in opera per i morti tutto ciò che la religione può suggerire; tuttavia ciascuno riceverà la ricompensa di quanto ha compiuto nel corpo sia in bene che in male, rendendo il Signore a ciascuno secondo le sue opere. Così ciascuno durante la vita vissuta nel corpo merita che gli possano giovare i suffragi, applicati per lui dopo la morte del corpo.
Il luogo delle anime prima della risurrezione.
2. 4. Ho detto ancora qualcosa di simile a Lorenzo ed è questo : Il tempo frapposto tra la morte dell'uomo e la risurrezione finale trattiene le anime in dimore misteriose, a seconda che ciascuna abbia meritato quiete o afflizione, in rapporto a quel che ha ottenuto in sorte finché viveva nella carne. Non si deve nemmeno negare che le anime dei defunti ricevono sollievo dalla pietà dei propri cari che sono in vita, quando viene offerto per loro il sacrificio del Mediatore o si fanno elemosine nella Chiesa. Tutto questo però giova a quanti in vita hanno acquisito meriti che consentissero in seguito di ricavarne vantaggio. C'è infatti un tipo di condotta non così buono da non richiedere questi suffragi dopo la morte, né così cattivo da non ricavarne giovamento dopo la morte; ve n'è poi uno talmente buono da non richiederne e viceversa uno talmente cattivo da non potersene avvantaggiare, una volta lasciata questa vita. È in questa vita perciò che si acquista ogni merito, che consente a ciascuno di ricavarne sollievo o oppressione. Nessuno però s'illuda di guadagnarsi presso Dio, al momento della morte, quanto ha trascurato quaggiù. Quindi tutte le pratiche solitamente raccomandate dalla Chiesa a favore dei defunti non sono contrarie all'affermazione dell'Apostolo: " Tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Dio, ciascuno per ricevere la ricompensa per quanto ha fatto finché era nel corpo, sia in bene che in male " 47; anche il merito di potersi giovare di queste cose, infatti, ciascuno se l'è procurato finché viveva nel corpo. Ma non tutti se ne giovano: e perché mai, se non perché ciascuno ha condotto, finché era nel corpo, una vita diversa? Ora, dal momento che vengono offerti sia i sacrifici dell'altare sia di qualunque altra elemosina, essi rendono grazie per chi è veramente buono; intercedono per chi non è veramente buono; per chi poi è veramente cattivo, non potendo in alcun modo aiutare i morti, cercano in qualche modo di consolare i vivi. Per quanti poi se ne giovano, il giovamento comporta o la piena remissione o almeno la possibilità di una condanna più tollerabile.
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ERZA QUESTIONE: Il Giudizio alla venuta del Signore e i viventi durante la venuta.3. 1. La tua terza domanda è la seguente: Bisogna ritenere che il giudizio avverrà subito alla venuta del Signore o dopo un certo tempo? Poiché leggiamo, tu affermi, che alla sua venuta " quelli che sono in vita saranno rapiti sulle nubi incontro a Cristo nell'aria e saranno sempre con il Signore " 48. Desidero sapere se il giudizio sarà contemporaneo alla venuta e se quelli che saranno rapiti sulle nubi non moriranno, a meno che non dobbiamo considerare la loro trasformazione il sostituto della morte.
3. 2. A questa tua richiesta, con cui domandi se alla venuta del Signore ci sarà subito il giudizio, ritengo che sia sufficiente la fede del Simbolo, nel quale professiamo che Cristo verrà alla destra del Padre a giudicare i vivi e i morti. Poiché questo è lo stesso motivo della sua venuta, che altro mai farà al momento della venuta se non ciò per cui verrà? Quanto poi a quelli che saranno rapiti sulle nubi, in una lettera che ho scritto a mio figlio Mercatore, da voi sicuramente ben conosciuto, che mi aveva consultato su alcune questioni dei pelagiani, i quali negano che la morte sia conseguenza del peccato, puoi leggere quanto ho discusso nelle seguenti parole : L'Apostolo, scrivo, parlando della risurrezione dei morti, dice: " Noi poi, i viventi, noi che siamo superstiti, saremo portati via assieme a loro sulle nubi incontro al Signore nell'aria e così saremo sempre col Signore " 49; ora, coloro ai quali accenna qui l'Apostolo sollevano delle perplessità per se stessi, non a causa di questi nostri avversari. Anche se coloro di cui parla l'Apostolo, fossero anch'essi destinati a non morire, non vedo affatto quale argomento loro favorevole potrebbero trarne i nostri avversari, poiché potremmo rispondere loro ciò che abbiamo detto dei due Profeti, cioè Enoch ed Elia. Ma per quanto concerne l'espressione paolina sembra voglia davvero significare che alla fine del mondo, quando apparirà il Signore e i morti risorgeranno, alcuni passeranno senza morire all'immortalità, largita a tutti gli altri fedeli servi di Dio, per essere "
portati via con loro ", come dice l'Apostolo," sulle nubi ": e non ho potuto trovare un senso diverso tutte le volte che ho voluto esaminare queste parole.
3. 3. Ma su questo punto vorrei consultare piuttosto quelli che sono più dotti di me per vedere se le parole dell'Apostolo: " Stolto, non vedi che ciò che semini non germina in vita nuova se prima non muore?" 50, non siano rivolte per caso anche a coloro che credono che alcuni passeranno vivificati alla vita eterna senza dover morire. In qual modo infatti può avverarsi ciò che si legge in parecchi esemplari, cioè " tutti risorgeremo " 51, se tutti non morremo? Poiché non può esservi la risurrezione, se prima non ci sarà la morte. A dar questo senso alla frase ci costringe l'espressione molto più facile e chiara, riportata da alcuni altri esemplari e cioè: " noi morremo tutti ". Anche altri passi come questo della Sacra Scrittura paiono indurci a credere che nessun uomo potrà giungere all'immortalità se prima non ci sarà stata la morte. Ecco il passo dell'Apostolo: " Noi poi, i viventi, noi che ci saremo ancora al tempo della venuta del Signore, non andremo (incontro a lui) prima di quelli che già si addormentarono ( = morirono), poiché il Signore stesso ad un cenno di comando, (ossia) con la voce di un angelo, allo squillo della tromba di Dio, discenderà dal cielo; e prima risorgeranno quelli che sono morti in Cristo; quindi noi, i vivi superstiti, saremo portati via insieme con essi sulle nubi (per andare) incontro a Cristo nell'aria, e così saremo sempre col Signore " 52. Vorrei, come ho già detto, consultare su tale passo quelli che sono più dotti di me e, purché siano capaci di spiegarlo nel senso che tutti gli uomini viventi adesso o dopo di noi sono destinati a morire, vorrei rettificare la mia opinione diversa espressa da me una volta su questo argomento. Poiché se insegniamo, dobbiamo essere anche pronti ad imparare e per certo è meglio che uno sia raddrizzato da piccolo che spezzato quando non è più flessibile, dal momento che con i nostri scritti viene esercitata o istruita la nostra o l'altrui infermità senza però che su di essi voglia fondarsi alcuna canonica autorità.
3. 4. Se nelle citate parole dell'Apostolo non potrà riscontrarsi alcun altro senso, e apparirà chiaro ch'egli ha voluto intendere ciò che pare dire chiaramente il testo preso alla lettera, che cioè alla fine del mondo, alla venuta del Signore, ci saranno alcuni che si rivestiranno dell'immortalità senza spogliarsi del corpo, " in modo che la parte mortale sia assorbita dalla vita " 53; se tale è il senso del passo, esso concorderà con la regola della fede in base alla quale professiamo che il Signore verrà a giudicare i vivi ed i morti 54, senza dare a " vivi " il senso di giusti, né a " morti " quello d'ingiusti, anche se i giusti e gl'ingiusti dovranno essere giudicati, ma intendendo per " vivi " coloro che il Signore alla sua ultima venuta troverà ancora in vita e per" morti " coloro che già ne sono usciti. Se ciò sarà assodato, bisognerà vedere qual senso dare a quest'altra espressione dell'Apostolo: "Ciò che tu semini, non germina in vita nuova, se prima non muore" 55, e a queste altre parole: " risusciteremo tutti ", oppure: " morremo tutti " 56, in modo che non contrastino con l'opinione secondo la quale si crede che alcuni entreranno nella vita eterna anche col corpo senza provare l'amarezza della morte.
3. 5. Ma qualunque sia dei due il senso più genuino e più chiaro che si possa scoprire, che cosa può giovare alla causa di costoro, sia che a tutti venga inflitta la dovuta pena di morte, sia che solo ad alcuni venga risparmiata siffatta condizione? Poiché è evidente che se non fosse preceduto il peccato, non ne sarebbe conseguita non soltanto la morte dell'anima, ma neppure quella del corpo, e che la potenza della grazia è più mirabile nel risuscitare i giusti dalla morte per l'eterna felicità, che nel non farli giungere a provare le sofferenze della morte. Bastino queste osservazioni per rispondere a coloro di cui mi hai scritto, sebbene io pensi che ormai essi non osano più dire che Adamo sarebbe morto pure col corpo anche se non avesse peccato.
3. 6. Del resto sarebbe necessario sottoporre a un esame più approfondito la questione della risurrezione per quanto concerne coloro che si crede non morranno ma, dalla condizione della presente vita mortale, giungeranno all'immortalità senza passare attraverso la morte. Se tu hai inteso, se hai letto o pensato da te stesso, oppure ti capiterà anche in seguito di sentire, di leggere o pensare qualche soluzione di tale problema chiara e precisa, scaturita da argomentazioni razionali e complete, ti chiedo per cortesia di mettermene al corrente. Io infatti - debbo confessarlo alla tua Carità - preferisco imparare anziché insegnare. A questo siamo esortati anche dall'apostolo Giacomo che dice: Ognuno sia pronto ad ascoltare ma tardo a parlare 57; ad imparare dobbiamo quindi sentirci attratti dalla soavità della verità, ma ad insegnare dobbiamo sentirci obbligati solo dalla necessità della carità. Dobbiamo ad ogni modo augurarci piuttosto che non ci sia più la necessità che uno insegni qualcosa a un altro, " in modo da avere tutti per unico maestro Iddio " 58. Del resto è Dio stesso a istruirci quando impariamo le massime della vera pietà, anche quando in apparenza ce le insegna un uomo. Infatti non è nulla né chi pianta né chi innaffia, ma [è] Dio, che fa crescere 59. Se quindi Dio non facesse crescere, non varrebbe nulla che gli Apostoli piantassero e innaffiassero; quanto meno valgo io o tu, o chiunque altro di questo tempo, quando abbiamo l'aria di insegnare agli altri!
Q
UARTA QUESTIONE. La discendenza dei giusti è benedetta.4. 1. La tua quarta domanda è: Perché Davide ha detto: " Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza dei giusti sarà benedetta " 60, quando sappiamo che i figli dei giusti sono stati e sono maledetti, mentre i figli degli ingiusti sono stati e sono benedetti?
4. 2. A questa domanda rispondo con l'esposizione dello stesso Salmo che ho spiegato al popolo : " Beato l'uomo che teme il Signore, egli si delizierà grandemente nei suoi precetti " 61. Veda Iddio, egli che è il solo capace di giudicare con verità e misericordia, i progressi compiuti da questo devoto nella via dei comandamenti. Dice Giobbe: " La vita dell'uomo sulla terra è una prova " 62, e in un altro libro è scritto: " Il corpo corruttibile appesantisce l'anima, e la dimora di argilla sospinge al basso la mente e i suoi molti pensieri " 63. Il nostro giudice, in effetti, è il Signore. Noi non dobbiamo prematuramente emettere giudizi, ma aspettare che venga il Signore a illuminare i nascondigli tenebrosi e a rendere manifesti i pensieri del cuore. " Allora avrà ciascuno da Dio la lode che gli spetta " 64. Veda, dunque, Dio i progressi di ciascuno nell'osservanza dei suoi comandamenti; in essi riponga tutte le sue delizie l'uomo innamorato della pace proveniente dall'essere nella compagine di quell'edificio. Egli infatti si delizia grandemente nei precetti del Signore, e " pace è in terra per gli uomini di buona volontà " 65.
4. 3. Ecco perché " vigoroso sarà sulla terra il suo seme ". Seme della messe futura sono le opere di misericordia. Lo attesta l'Apostolo quando dice: " Non stanchiamoci di compiere il bene, poiché a suo tempo ne raccoglieremo la messe " 66. E altrove: " Questo peraltro io vi ricordo: Chi semina poco raccoglie poco " 67. In effetti qual potere potrà immaginarsi superiore a quello che permise a Zaccheo di comprarsi il regno dei cieli con la distribuzione di metà dei suoi beni 68, mentre alla vedova bastò l'erogazione di due spiccioli 69, sicché alla fine tutt'e due riuscirono ugualmente a possederlo? Qual vigore più grande che rendere dello stesso valore, in ordine al regno dei cieli, e il tesoro erogato dal ricco 70 e il bicchiere d'acqua fresca dato dal povero? 71 Ci sono, è vero, persone che si dedicano alle opere di misericordia con mire terrene, cioè ripromettendosi dal Signore una ricompensa materiale o intendendo piacere agli uomini; ma " ad essere benedetta sarà la stirpe degli uomini retti ". Saranno benedette, cioè, le opere di coloro verso i quali è buono il Dio d'Israele, in quanto essi sono retti di cuore, e avere un cuore retto significa non resistere a Dio quando sferza salutarmente e credergli in ciò che promette. Non lo saranno altrettanto le opere di chi ha vacillante il piede e incerto e malfermo il passo (come si canta in un altro Salmo), né quelle della gente che invidia i peccatori vedendone la pace 72 e teme che siano vane le proprie opere buone, per il fatto che non ne intravvedono la ricompensa caduca che si attendevano. L'uomo timorato di Dio, di cui il Salmo mediante la conversione del cuore si erge a tempio santo di Dio, né aspira a gloria umana né è avido di ricchezze terrene. Nondimeno nella sua casa ci sono la gloria e la ricchezza. La sua casa è il cuore e lì dentro egli loda Dio e, ricco di speranze di vita eterna, vi dimora con maggiori provviste di quante non ne avrebbe se, pur fra le adulazioni della gente, abitasse in stanze di marmo con preziosi soffitti, oppresso però dal timore della morte eterna. La giustizia di un tal pio è stabile in eterno 73: questa giustizia è la sua ricchezza e la sua gloria. Al contrario la porpora, il bisso e i lauti banchetti dell'empio passano nell'istante stesso che si godono e, quando si sarà arrivati alla fine, non resterà che il gridare di una lingua bruciata dalle fiamme e desiderosa di una goccia d'acqua che piova dal dito [del giusto] 74. Questo è quanto ricordo di aver esposto su questo Salmo e credo di aver offerto una soluzione abbastanza esauriente alla tua quarta domanda. Alla quinta domanda da te proposta, ho promesso di rispondere al termine di tutto.
S
ESTA QUESTIONE: Samuele è stato realmente evocato dagli inferi dalla pitonessa?6. 1. La tua sesta proposizione è: Secondo la storia del libro dei Re la pitonessa ha evocato dagli inferi proprio il profeta Samuele 75?
6. 2. Questo mi ha richiesto tempo fa il vescovo di Milano Simpliciano di felice memoria. Leggi di seguito cosa gli ho risposto : Ho detto: Mi domandi ancora se lo spirito immondo, che era nella pitonessa, ha potuto far vedere Samuele a Saul e parlare con lui 76. Ma desta maggior meraviglia che Satana stesso, principe di tutti gli spiriti immondi, abbia potuto parlare con Dio e chiedere di tentare Giobbe, uomo giustissimo 77; anzi chiese di tentare anche gli Apostoli 78. Ma forse questo non costituisce un difficile problema, perché la verità, ovunque presente, parla, per mezzo di qualsiasi creatura che vuole, a ogni creatura che vuole: pertanto poco importa a chi parla Dio, ma importa ciò che dice. Anche l'imperatore non parla con molti innocenti, sulla cui salvezza veglia con cura assidua, mentre parla con numerosi colpevoli, che comanda di uccidere. Se questo pertanto non fa problema, non c'è neppure motivo di domandare perché uno spirito immondo abbia potuto parlare con l'anima di un sant'uomo. Dio creatore e santificatore è infatti infinitamente superiore a tutti i santi. Se ci turba l'aver permesso a uno spirito maligno di evocare l'anima di un giusto e richiamarla, per dire così, dai recessi segreti dei morti, non è ancora più strano che Satana abbia preso e portato lo stesso Signore sul pinnacolo del tempio 79? Come poi l'abbia fatto, e come è stato possibile evocare anche Samuele, è ugualmente nascosto. A meno che uno non dica che era più facile concedere al diavolo il permesso d'impadronirsi a suo piacimento del Signore e di trasportarlo dove voleva, che richiamare l'anima del defunto Samuele dal suo riposo. Se questo fatto nel Vangelo non ci sorprende, perché il Signore, senza alcuna diminuzione della sua potenza e volontà, ha voluto e permesso che ciò accadesse, come ha sopportato di essere preso, legato, schernito, crocifisso e ucciso dagli stessi Giudei, quantunque perversi, impuri e collaboratori del diavolo, allora non è assurdo credere che, a causa di una disposizione della volontà divina, sia stato permesso, senza essere forzato né dominato e soggiogato da un potere magico, ma liberamente e in conformità a una segreta decisione di Dio, che era nascosta a quella maga e a Saul, che lo spirito del santo profeta acconsentisse ad apparire agli occhi del re per colpirlo con la sentenza divina. Perché dunque l'anima di un uomo buono, se viene evocata da uomini che vivono male, dovrebbe perdere la sua dignità, quando anche coloro che vivono bene si recano frequentemente dai cattivi, se sono chiamati, e, salvo e difeso il decoro della loro virtù, compiono con loro ciò che esige il servizio della giustizia, tenendo conto dei loro difetti secondo l'utilità e la necessità delle circostanze?
Samuele apparve forse come un fantasma?
6. 3. Di questo fatto si può dare anche un'altra conclusione più facile e un'interpretazione più semplice, ammettendo che non lo spirito di Samuele sia stato veramente evocato dal suo riposo, ma un qualche fantasma o un'illusione immaginaria, frutto di macchinazione diabolica, a cui la Scrittura dà di conseguenza il nome di Samuele, perché ordinariamente le immagini sono chiamate con i nomi delle cose che rappresentano. Così tutto ciò che è disegnato e scolpito in qualche materiale di metallo, di legno o di qualunque altra cosa atta ad opere di questo genere, e anche ciò che appare nei sogni e quasi tutte le immagini prendono di solito il nome delle cose di cui sono immagini. Chi infatti dubita di chiamare uomo il ritratto di un uomo? Quando vediamo i ritratti di alcuni individui, noi applichiamo loro senza esitazione i nomi propri; guardando ad esempio un quadro o un affresco, diciamo: Quello è Cicerone, Sallustio, Achille, Ettore; questo è il fiume Simeonta, quella è Roma, anche se sono solo immagini dipinte. Di conseguenza anche le rappresentazioni dei Cherubini, pur essendo potestà celesti, modellate in metallo, secondo il comando di Dio, sopra l'Arca dell'Alleanza per simboleggiare una magnifica realtà, sono chiamate semplicemente Cherubini 80. Ugualmente chi sogna non dice: Ho visto l'immagine di Agostino o di Simpliciano, ma: Ho visto Agostino o Simpliciano; mentre noi non sappiamo cosa ha visto in quel momento: tanto è vero che non sono gli uomini in persona ma le loro immagini ad apparire. Anche il Faraone ha detto di aver visto in sogno spighe e vacche 81, non le immagini delle spighe e delle vacche. Se dunque consta chiaramente che queste immagini sono chiamate coi nomi delle cose che rappresentano, non c'è da meravigliarsi che la Scrittura parli della visione di Samuele, anche se forse è apparsa la sua immagine, grazie a un artificio di colui che si maschera da angelo di luce e i suoi ministri da ministri di giustizia 82.
Come i demoni possono sapere il futuro.
6. 4. Se poi ci sorprende che a Saul siano state predette delle verità da uno spirito cattivo, può anche sembrare strano che i demoni abbiano riconosciuto il Cristo 83, che i Giudei non conoscevano. Quando infatti Dio vuol far conoscere a qualcuno delle verità riguardanti le realtà temporali e questa vita mortale, servendosi anche di spiriti abietti e infernali, è facile e non sconveniente che l'onnipotente e giusto comunichi, mediante l'occulto apparato dei suoi ministri, qualche potere di divinazione anche agli spiriti cattivi perché annunzino agli uomini quello che sentono dagli angeli, al fine di anticipare il castigo di coloro a cui sono predette queste cose, perché, prevedendo il male che li minaccia, ne soffrano prima che arrivi. Però essi ascoltano solo ciò che il Signore e moderatore di tutte le cose comanda o permette. Per questo anche negli Atti degli Apostoli uno spirito di divinazione rende testimonianza all'apostolo Paolo e intraprende a fare l'evangelizzatore 84. Costoro però fanno un miscuglio di falsità e annunziano il vero, che hanno potuto conoscere, più con l'intenzione di ingannare che di istruire. E forse proprio per questo, quando il fantasma di Samuele predisse la morte a Saul 85, gli disse anche che sarebbe stato con lui: il che è totalmente falso. Leggiamo infatti nel Vangelo che, dopo la morte, i buoni sono separati dai cattivi da una grande distanza, quando il Signore attesta che è stabilito un grande abisso tra quel ricco superbo, che allora era tormentato nell'inferno, e il mendicante che giaceva avanti alla sua porta coperto di piaghe e ora stava nel luogo del riposo 86. Se poi le parole di Samuele a Saul: " Sarai con me " 87, non si riferiscono all'uguaglianza di felicità ma all'identica condizione mortale, perché entrambi erano uomini ed entrambi potevano morire, e chi già era morto preannunziava la morte al vivo, la tua Prudenza comprende, per quanto io ritengo, che il testo in questione, secondo la duplice interpretazione, ammette una soluzione che non contraddice la fede. A meno che, con un esame più approfondito e accurato, che sorpassa i limiti delle mie capacità e del tempo, non si giunga alla certezza che l'anima umana, dopo essere uscita da questa vita, evocata con formule magiche, possa o meno comparire agli sguardi dei vivi anche con i lineamenti della fisionomia corporea, così da essere non solo vista ma anche riconosciuta. E se la cosa è possibile, forse anche l'anima di un giusto, senza essere costretta da riti magici ma piegandosi ad ordini segreti della legge suprema, potrebbe farsi vedere; se invece apparirà chiaramente che la cosa è impossibile, non si accetterà, nella trattazione e spiegazione di questo testo della Scrittura, nessuna delle due interpretazioni, ma, respinta la prima, si riterrà l'apparizione di Samuele un fantasma prodotto da un artificio diabolico. Ma che questo sia o meno possibile, la malizia e l'attività molteplice e astuta di Satana a suscitare fantasmi per ingannare i sensi dell'uomo è sempre vigile; con estrema cautela, per non precludere ricerche più diligenti, riteniamo tuttavia più probabile, finché non ci sia concesso di trovare una spiegazione migliore, che quel fatto è opera dell'intervento funesto di quella maga.
6. 5. Questo è quanto allora ho scritto della pitonessa e di Samuele. Credo di aver giustamente detto che in questo fatto dobbiamo ritenere che, mediante l'ufficio ingannatore della pitonessa, sia stata presentata una falsa immagine di Samuele, senza respingere interpretazioni più accurate. Una mia ricerca posteriore, allorché ho trovato nel libro dell'Ecclesiastico dove i Padri sono lodati secondo l'ordine storico, ha concluso che Samuele è stato lodato per aver profetizzato anche da morto 88. Ma se si rifiuta questo libro, che non si trova nel canone degli Ebrei, che cosa diremo di Mosè che secondo il Deuteronomio è certamente morto 89 e nel Vangelo si legge che è apparso a dei viventi insieme ad Elia che non è morto? 90
S
ETTIMA QUESTIONE: Sara sfugge allo stupro di Abimelech e del Faraone.7. 1. La tua settima interrogazione è: Cosa si deve rispondere a quanti affermano che Sara non è sfuggita allo stupro, perché dicono che Abimelech è stato trattenuto dall'unirsi a lei da un sogno 91 invece il Faraone si è unito a lei 92?
7. 2. Io non so come si possa affermare che il Faraone si è unito a Sara, quando la Scrittura non ci costringe a crederlo. Infatti l'ha presa certamente in moglie e Abramo è stato subito colmato a causa sua di molti donativi degli Egiziani; non è scritto però che il Faraone ha dormito con lei: Dio non gli ha infatti permesso di farlo, affliggendolo con gravi e numerosi tormenti. Leggiamo infatti nel Libro di Ester che le donne, che piacevano ai re in vista del coniugio, non venivano subito conosciute carnalmente, ma il loro corpo veniva preparato per vari mesi, addirittura per un anno intero, con profumi, belletti, unguenti, prima di unirsi fisicamente al re 93. In questo intervallo di tempo accaddero quindi i fatti descritti, finché il Faraone pentito e atterrito restituì la donna al marito 94. Poiché Abimelech fu impedito da un sogno di unirsi a lei 95, coloro che pretendono che Sara non sia sfuggita allo stupro, per questo motivo pensano che il re non ha potuto sognare se non dopo aver compiuto l'atto carnale. Come se Dio, passando sotto silenzio il periodo, che ho ricordato prima, della preparazione fisica delle donne destinate al piacere dei re, non avesse potuto, prima dell'unione, addormentarlo e avvertirlo in sogno.
Il fatto accaduto in Mauritania Sitifense.
7. 3. Racconterò cosa è accaduto in Mauritania Sitifense. Il Dio dei santi Patriarchi è anche il nostro stesso Dio. Un giovane catecumeno, Celtizio, rapì una vedova, che aveva fatto voto di continenza, per sposarla. Prima di unirsi, oppresso dal sonno e spaventato da un sogno, la consegnò intatta al vescovo di Setif che l'aveva richiesta con grande forza. Costoro, di cui parlo, sono ancora in vita. Quegli, dopo il battesimo e convertitosi al Signore a motivo del prodigio che lo riguardava, è pervenuto all'episcopato con ammirevole rettitudine; quella permane nella santa vedovanza.
7. 4. Cosa poi ho scritto Contro il manicheo Fausto, che calunniava il patriarca Abramo per aver venduto la propria moglie a due re, lo mostrano le seguenti parole : Ma quando egli, io affermo, definisce questo giusto e sposo fedele il più losco trafficante del suo matrimonio e afferma di aver venduto, in tempi diversi, la sua sposa Sara a due re, Abimelech e Faraone, perché ne abusassero, dicendola sorella, Fausto non distingue con bocca veridica l'onestà dall'infamia, ma volge tutto in crimine con bocca maledica. Il comportamento di Abramo appare dunque simile al lenocinio, ma solo a coloro che non sanno distinguere rettamente, alla luce della legge eterna, le azioni dai peccati; solo a coloro ai quali la fermezza può sembrare ostinazione, che confondono la virtù della fiducia con il vizio dell'audacia e allo stesso modo vengono riprovate da coloro, che non vedono secondo giustizia, tutte le cose che non sembrano compiute secondo giustizia. Abramo infatti non ha accondisceso al crimine della moglie né ha venduto il suo adulterio; ma come Sara aveva concesso al marito la sua schiava non per libidine ma a motivo della figliolanza 96, senza violare l'ordine naturale, perché era in suo diritto comandare piuttosto al marito obbediente che cedere alle lusinghe; così anch'egli si comportò con sua moglie, sposa casta, a lui unita con cuore puro, del cui animo, dove risiedeva il pudore, non dubitava affatto: non la chiamò sposa ma sorella perché dopo essere stato ucciso, non fosse posseduta come schiava da empi stranieri; era sicuro che il suo Dio non avrebbe permesso che subisse qualcosa di turpe e delittuoso. La sua fede e la sua speranza non furono deluse. Il Faraone, atterrito da prodigi e afflitto da molte tribolazioni a causa di lei, gliela restituì integra e onorata, appena seppe da Dio che era sua moglie; anche Abimelech, avvertito e istruito in sogno, fece altrettanto 97.
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TTAVA QUESTIONE. Lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque.8. 1. Da ultimo chiedi una spiegazione riguardo allo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque. Tu dici: Alcuni asseriscono che è lo Spirito Santo; altri invece uno spirito qualsiasi, sotto pretesto che lo storico non poteva citare insieme il Creatore e le creature né assegnargli un luogo, poiché egli è interamente dappertutto, con il Padre e il Figlio.
8. 2. Ciò che io intendo su questo argomento lo ricopio in questo opuscolo dal primo de i dodici libri che ho scritto, per quanto ho potuto, sulla Genesi, non secondo l'allegoria, ma secondo lo svolgersi dei fatti : In Dio, affermo, è la somma, santa, giusta, benevolenza e uno speciale amore verso le proprie opere non derivante dalla necessità ma dalla sua bontà. Ecco perché la frase della Scrittura: " Dio disse: Vi sia la luce " 98 è preceduta da quest'altra: " E lo Spirito di Dio si portava sopra le acque " 99. Col termine acqua la Scrittura ha voluto indicare una di queste due cose: o l'insieme della materia fisica facendo così vedere ciò di cui son fatte e formate tutte le cose che noi ormai possiamo distinguere quanto alle loro specie - la Scrittura chiama acqua la materia, poiché noi vediamo tutte le cose sulla terra formarsi e crescere, secondo le varie loro specie, grazie all'elemento umido -, oppure denota una sorta di vita spirituale indeterminata e, per così dire, allo stato fluido prima di ricevere la forma col volgersi verso Dio. Di certo però lo Spirito di Dio si portava al di sopra [della materia], poiché alla buona volontà del Creatore soggiaceva tutto ciò a cui aveva cominciato a dar forma e perfezione di modo che, dicendo Dio, mediante il suo Verbo: " Vi sia la luce ", l'essere creato sarebbe stato permanente, secondo la capacità della sua specie, nel beneplacito di Dio, sarebbe cioè continuato a piacergli. È quindi buono ciò ch'è piaciuto a Dio, poiché la Scrittura dice: " E vi fu la luce. E Dio vide che la luce è buona " 100. In tal modo la Trinità del Creatore è presentata proprio all'inizio della creazione appena abbozzata; essa è ricordata con il termine di cielo e terra in vista di ciò che doveva esser portato a termine a partire da essa poiché quando la Scrittura dice: " In principio Dio creò il cielo e la terra " 101, con il nome di " Dio " noi intendiamo il Padre, con il nome di " Principio " il Figlio, ch'è principio non del Padre, ma anzitutto e soprattutto della creatura spirituale creata da Lui e per conseguenza lo è anche di tutte le altre creature; quando invece la Scrittura dice: " Lo Spirito di Dio si portava sulle acque ", noi riconosciamo la menzione completa della Trinità. Ugualmente, nell'atto con cui la creatura si volge a Dio e vien resa perfetta in modo che vengono distinte le diverse specie degli esseri, ci vien fatta conoscere la medesima Trinità e cioè da una parte il Verbo di Dio e Colui che genera il Verbo, quando la Scrittura dice: " E Dio disse ", e dall'altra la santa Bontà - per la quale a Dio piace qualunque essere gli piace d'aver reso perfetto nei limiti della capacità della sua natura - quando la Scrittura dice: " Dio vide ch'è una cosa buona " 102.
8. 3. Ma perché mai è menzionata prima la creatura ancora imperfetta e poi lo Spirito di Dio? La Scrittura infatti prima disse: " La terra però era invisibile e caotica e le tenebre erano sopra l'abisso ", e dopo soggiunse: " e lo Spirito di Dio si portava al di sopra delle acque " 103. Forse perché l'amore indigente e bisognoso [delle cose amate] ama in modo da rimanere soggetto alle cose che ama, perciò quand'era menzionato lo Spirito di Dio, nella cui persona si lascia intendere la sua santa bontà e amore, la Scrittura dice che si portava al di sopra, perché non si pensasse che Dio fosse portato ad amare le opere, che avrebbe fatto, per la necessità del bisogno anziché per la sovrabbondanza della sua bontà? Memore di ciò l'Apostolo, sul punto di parlare della carità, dice che mostrerà " una via sovreminente " 104, e in un altro passo parla della " carità di Cristo ch'è al di sopra d'ogni conoscenza" 105. Dovendosi dunque indicare lo Spirito di Dio col dire che si portava al di sopra, era più conveniente che prima fosse presentato qualcosa solo appena avviato, al di sopra del quale si potesse dire ch'Egli si librava non per la posizione ma per la sua potenza che sorpassa e trascende ogni cosa.
Q
UINTA QUESTIONE: (che viene trattata per ultima). Davide l'eletto di Dio.5. 1. Ora fermati un po' su ciò di cui ho differito la trattazione. Tu chiedi: Perché il Signore, che conosceva perfettamente il futuro, ha detto: " Ho scelto Davide uomo secondo il mio cuore " 106, pur avendo commesso numerosi e gravi peccati?
5. 2. Se noi lo riferiamo allo stesso Davide, che fu re d'Israele dopo la riprovazione e la morte di Saul 107, Dio, che conosceva il futuro, ha previsto più esattamente in lui una tale pietà e una così sincera penitenza da annoverarlo nel numero di coloro di cui egli dice: Beati coloro ai quali sono rimesse le colpe e perdonati i peccati. Beato l'uomo a cui Dio non imputa il peccato 108. Dio dunque, sapendo che egli avrebbe peccato e avrebbe cancellato i suoi peccati mediante una pia umiltà e una sincera penitenza, perché non avrebbe potuto dire: Ho trovato Davide uomo secondo il mio cuore 109? A quest'uomo, che compiva tante opere buone e viveva in così grande pietà e con identica pietà offriva per i suoi peccati il sacrificio di uno spirito contrito, non doveva forse non imputare il peccato? Per tutto questo è detto con assoluta verità: Ho trovato Davide uomo secondo il mio cuore. Certamente se non era secondo il cuore di Dio a motivo del peccato, lo era senz'altro a motivo della riparazione dei suoi peccati mediante un'appropriata penitenza. In lui non era dunque secondo il cuore di Dio solo ciò che Dio non gli ha imputato. Quindi eliminato questo, ossia ciò che non gli veniva imputato, che altro restava se non dire in tutta verità: Ho trovato Davide uomo secondo il mio cuore?
Cristo chiamato Davide.
5. 3. Se noi però vogliamo intendere profeticamente questo detto in rapporto a Cristo, non c'è alcun problema, a meno che non si voglia domandare come Cristo abbia potuto essere rettamente chiamato con questo nome. Ma noi risponderemo che era della stirpe di Davide, dal quale Cristo ha preso la carne. Noi dimostriamo anche che questo nome di Cristo non è senza esempio. Troviamo infatti chiarissimamente che Gesù Cristo è stato chiamato Davide nel profeta Ezechiele, dove si leggono sulla bocca di Dio Padre le parole: Susciterò per le mie pecore un pastore che le pascerà, Davide mio servo. Egli le condurrà al pascolo e sarà il loro pastore. E io, il Signore, sarò il loro Dio e Davide mio servo sarà principe in mezzo a loro; io, il Signore, ho parlato 110. E in un altro passo dice: Un solo re regnerà su tutti; non saranno più due popoli né più saranno divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e le loro iniquità. Io li libererò da tutti i luoghi in cui hanno peccato e li purificherò. E saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Il mio servo Davide sarà loro re e ci sarà un solo pastore per tutti loro 111. Anche il profeta Osea, preannunciando il tempo attuale dei Giudei e poi la loro fede in Cristo, ha chiamato Cristo col nome di Davide, dicendo: Poiché per lunghi giorni staranno gli Israeliti senza re e senza capo, senza sacrificio e senza altare, senza sacerdozio, senza oracoli 112. Nessuno contesta che i Giudei oggi siano così. Ma ciò che dice l'apostolo Paolo, parlando ai Gentili: Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia per la loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti in vista della misericordia usata verso di voi, perché anch'essi ottengano misericordia 113; lo stesso profeta l'aveva detto molto tempo prima, aggiungendo: Poi torneranno gli Israeliti e cercheranno il Signore loro Dio, e Davide loro re e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni 114. Anche qui col nome di Davide è preannunziato Cristo; infatti Davide, re d'Israele, era già morto da tempo, quando queste cose venivano profetizzate. Il Signore Gesù della sua stirpe doveva invece ancora venire nella carne: ecco perché secondo il linguaggio profetico era chiamato Davide. Anche l'apostolo Paolo sembra aver citato questo testo negli Atti degli Apostoli in modo da poterlo riferire al re Davide, successore di Saul. Dice tra l'altro: Poi essi chiesero un re, e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di Beniamino, per quarant'anni. E dopo averlo rimosso suscitò loro il re Davide, al quale rese questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri. Ma poiché subito dopo aggiunge: Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù 115, ha così indicato che questa testimonianza era da riferire piuttosto al Signore Gesù, che ha compiuto totalmente i voleri di Dio Padre in modo assai più perfetto del re Davide. Di questi, secondo la spiegazione precedente, perdonati e non imputati i peccati, grazie anche a quella sua pia penitenza, si può ben dire che è stato trovato secondo il cuore di Dio. Ma come ha adempiuto tutti i voleri di Dio? Pur essendo stato lodato smisuratamente, quando la Scrittura ha narrato i suoi tempi e le sue gesta, viene tuttavia rimarcato che non ha distrutto le alture dove il popolo di Dio sacrificava contro il comando di Dio, che aveva ordinato di sacrificare solamente davanti al Tabernacolo dell'Alleanza, sebbene su quelle alture si sacrificasse a Dio stesso. Più tardi il re Ezechia, che discendeva dalla stessa stirpe di Davide, le soppresse con suo grande onore e merito 116.
5. 4. Ho risposto, come ho potuto, alle tue domande. Se riguardo a queste questioni hai trovato, o potrai trovare, qualcosa di meglio, ti saremmo assai grati se ce le farai conoscere. Io infatti, come ti ho detto prima, preferisco apprendere piuttosto che insegnare.
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