1. 1. Dio allora plasmò l'uomo con la polvere della terra e soffiò sul suo volto un alito vitale. E l'uomo divenne un essere vivente 1. Qui occorre innanzitutto esaminare se questo passo è una ricapitolazione con cui la Scrittura adesso dice solo in qual modo fu fatto l'uomo, poiché abbiamo detto ch'esso fu fatto il sesto giorno, oppure se, allorquando Dio fece tutti gli esseri simultaneamente, fece tra essi anche l'uomo in germe, come l'erba della terra prima che fosse germinata. In questo caso anche l'uomo sarebbe stato fatto di già in un modo diverso, cioè - per così dire - nell'occulto recesso della natura, come erano gli esseri creati da Dio simultaneamente quando fu fatto il giorno, e di poi invece con il passare del tempo egli sarebbe stato fatto in un secondo modo cioè conforme alla natura visibile in cui vive bene o male; in questo ultimo caso egli sarebbe stato allora simile all'erba del campo che fu fatta prima che germinasse sulla terra, ma che poi, quando giunse il tempo e grazie alla sorgente che irrigava la terra, germogliò e si sparse sulla terra.
1. 2. Sforziamoci anzitutto d'intendere questo passo nel senso che esso sarebbe una ricapitolazione del racconto precedente. Può darsi infatti che l'uomo fu creato il sesto giorno come fu creato originariamente il giorno stesso, come il firmamento, la terra e il mare. Poiché non si può affermare che questi esseri furono fatti all'origine e nascosti in una specie di elementi primordiali e che in seguito, nel tempo dovuto, vennero - per così dire - alla luce e apparvero nella forma degli esseri di cui è costituito il mondo. Al contrario quando fu creato il giorno, all'inizio del tempo, fu creato il mondo e nei suoi elementi furono creati simultaneamente gli esseri che dovevano nascervi, gli arbusti o gli animali, ciascuno secondo la propria specie. Non è infatti pensabile che anche gli astri siano stati creati e nascosti originariamente negli elementi del mondo e, in seguito, al sopraggiungere del tempo, siano venuti fuori e siano apparsi in tutto lo splendore delle forme con cui brillano in cielo, ma furono creati tutti simultaneamente secondo la perfezione del numero sei, quando fu creato il giorno. Anche l'uomo dunque fu creato forse già nella sua forma specifica, per cui vive nella propria natura e compie il bene o il male? O fu creato forse anche lui in uno stato latente come l'erba dei campi prima che fosse germogliata, in modo che la sua comparsa [sulla terra] dopo un lasso di tempo sarebbe avvenuta quando sarebbe stato fatto con la polvere?
2. 3. Supponiamo dunque che l'uomo sia stato fatto il sesto giorno con il fango nella forma attuale distinta e visibile, ma che nel primo racconto non furono menzionati i particolari riferiti ora in questa ricapitolazione; vediamo se la Scrittura s'accorda con questa nostra ipotesi. Ecco quello che dice esattamente la sacra Scrittura narrando ancora le opere del sesto giorno: E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza; egli domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutto il bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra. E Dio creò l'uomo, lo creò a sua immagine; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse dicendo: Crescete e moltiplicatevi e riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra 2. L'uomo dunque era già stato formato con il fango e, mentre egli era immerso in un sonno profondo, era stata formata con una sua costola la donna, ma questi particolari, che non erano stati menzionati nel primo racconto, sono ricordati adesso in questa ricapitolazione. L'uomo cioè non fu creato maschio il sesto giorno né la donna fu creata solo in seguito, nel corso del tempo, ma la Scrittura dice: Egli lo creò; maschio e femmina li creò e li benedisse. Ma in qual modo, allora, la donna fu creata per l'uomo quando questi era già nel paradiso? Forse che la Scrittura ricorda anche questo particolare ch'essa aveva tralasciato? Anche il paradiso infatti fu piantato il sesto giorno e vi fu collocato l'uomo che cadde in un sonno profondo in modo che poté essere formata Eva e, dopo che Eva fu formata, egli si svegliò e le pose il nome. Ma questi eventi sarebbero potuti esser compiuti solo nel corso del tempo. Essi perciò non furono compiuti allo stesso modo che furono create simultaneamente tutte le cose.
3. 4. Per quanto grande possa immaginarsi la facilità con cui Dio creò anche queste cose simultaneamente con tutte le altre, sappiamo in ogni caso che le parole umane non possono essere pronunciate se non a brevi intervalli di tempo. Allorché dunque noi sentiamo le parole di un uomo [Adamo], sia allorché diede il nome agli animali o alla donna, sia quando immediatamente dopo disse anche: L'uomo perciò abbandonerà suo padre e sua madre, si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola 3 - quali che fossero le sillabe con cui poterono essere pronunciate - neppure due sillabe qualsiasi di quelle parole poterono essere pronunciate simultaneamente; quanto meno poterono essere fatte queste cose simultaneamente con le opere che furono create nello stesso tempo! Per conseguenza, una delle due ipotesi: o anche quelle opere non furono fatte contemporaneamente all'inizio stesso dei secoli ma in differenti periodi e intervalli di tempo, e il giorno, fatto al principio non come una sostanza spirituale ma corporale, produceva un mattino e una sera mediante non so quale percorso circolare o emissione e contrazione della luce; oppure, tenuto conto di tutte le spiegazioni date da me prima in questo commento, abbiamo una fondata ragione per concludere che quel "giorno" spirituale, creato misteriosamente all'origine, fu chiamato "giorno" in quanto luce di sapienza perché quel "giorno" fu fatto presente alle opere create e ciò avvenne nella conoscenza rivelata secondo uno schema costituito conforme al numero sei. Questa spiegazione concorda con le parole della Scrittura, poiché questa in seguito dice: Quando fu creato il giorno, Dio creò il cielo e la terra e ogni specie di piante silvestri prima che fosse sulla terra, e ogni specie di piante coltivate prima che germogliassero 4, come è attestato anche da un altro passo [della Scrittura] ove è detto: Colui che vive in eterno creò ogni cosa simultaneamente 5. Secondo quest'ipotesi senz'alcun dubbio il fatto che l'uomo fu fatto con il fango della terra e che per lui fu formata la donna con una costa di lui non fa parte della creazione in virtù della quale tutte le cose furono create simultaneamente e dalle quali Dio si riposò dopo averle compiute, ma fa parte dell'azione che ormai si compie nel volgere dei tempi e grazie alla quale Dio continua sempre ad agire.
3. 5. A questa si aggiunge un'altra considerazione: le parole con cui la Scrittura narra come Dio piantò il paradiso e vi mise l'uomo da lui creato e gli condusse gli animali perché imponesse loro il nome e tra essi non era stato trovato uno di aiuto simile a lui e allora Dio formò per lui la donna con una costola tolta a lui. Tutti questi particolari - dico - sono una prova assai chiara ch'essi non sono da ascrivere all'attività [creatrice] di Dio, dalla quale si riposò il settimo giorno, ma piuttosto a quella con cui seguita ad operare sempre fino al presente attraverso il corso dei tempi. Ecco infatti le parole con le quali la sacra Scrittura narra come fu piantato il paradiso: Dio poi piantò il paradiso nell'Eden a Oriente e vi mise l'uomo da lui creato. Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi e buoni a mangiare 6.
4. 5. Allorché dunque [la Scrittura] dice: Dio fece inoltre spuntare dal suolo ogni specie di alberi belli a vedersi 7dichiara apertamente che in questo caso Dio fece spuntare gli alberi dal suolo in maniera diversa da quella in cui agì allorché il terzo giorno fece spuntare dal suolo le piante foraggere producenti il seme secondo la propria specie e gli alberi recanti il frutto secondo le proprie specie. Questo infatti vuol dire la frase: fece inoltre germogliare, ossia oltre a ciò che aveva già fatto germogliare [antecedentemente]; in quel caso Dio creò, naturalmente, le cose in potenza e nelle loro ragioni causali quando effettuò la creazione simultanea di tutti gli esseri e dalla quale si riposò il settimo giorno dopo averli compiuti; in questo caso invece creò le cose in modo visibile in un'opera che appartiene al corso dei tempi, per la quale egli agisce ognora senza interruzione.
4. 6. Si potrebbe forse obiettare che il terzo giorno non fu creata ogni specie di alberi, ma la creazione di alcune specie sarebbe stata differita al sesto giorno in cui fu creato l'uomo e messo nel paradiso. La Scrittura però indica molto chiaramente quali esseri furono creati il sesto giorno: cioè le creature viventi, ciascuna secondo la propria specie, quadrupedi, rettili, bestie selvatiche e l'uomo, maschio e femmina, fatti a immagine di Dio. Il narratore poté quindi omettere di dire come fu creato l'uomo, - sebbene narrasse il fatto della sua creazione nello stesso sesto giorno - in modo che in seguito, riprendendo di nuovo il racconto, c'informasse in qual modo fu creato, cioè col fango della terra e la donna per lui con una sua costola; d'altra parte però egli non avrebbe potuto tralasciare alcuna specie di creature sia quando Dio disse: Sia, o: Facciamo, sia quando è detto: e così fu, o: Dio fece. In caso diverso sarebbe stato inutile che ogni cosa fosse distribuita con tanta cura per ognuno di quei giorni, se ci fosse qualche sospetto che i giorni fossero confusi e per conseguenza, mentre la creazione di piante [foraggere] e di alberi è assegnata al terzo giorno, dovessimo credere che alcune specie di alberi furono create anche il sesto giorno, sebbene la Scrittura non li menzioni nel sesto giorno.
5. 7. Che cosa risponderemo, infine, a proposito delle bestie dei campi e degli uccelli del cielo che Dio condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati? Ecco che cosa dice [la Scrittura]: E il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo sia solo, facciamogli un aiuto simile a lui. E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo e li condusse ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati; e il nome di ogni essere vivente è quello che pose Adamo. Così Adamo diede il nome a ogni specie del bestiame e degli uccelli del cielo e delle bestie dei campi. Per Adamo, al contrario, non fu trovato alcun aiuto simile a lui. Dio allora infuse in Adamo un torpore che gli fece perdere i sensi, cosicché Adamo si addormentò e Dio gli tolse una delle costole e al suo posto vi pose della carne. E il Signore Dio trasformò in donna la costola che aveva tolto all'uomo 8. Poiché dunque, per conseguenza, non era stato trovato tra il bestiame, tra le bestie del campo e tra gli uccelli del cielo un aiuto confacente, Dio fece per lui un aiuto che gli si addicesse traendolo da una costola del suo petto. Ebbene, ciò avvenne dopo che Dio ebbe formato ancora una volta dal suolo le stesse bestie del campo e gli uccelli del cielo e li ebbe condotti ad Adamo. In qual modo si può dunque concepire che ciò sia potuto avvenire il sesto giorno, dal momento che in quel giorno la terra produsse gli esseri viventi al comando di Dio mentre ugualmente, al comando di Dio, le acque produssero gli uccelli del cielo nel quinto giorno? La Scrittura quindi in questo passo non direbbe: E Dio formò ancora dal suolo ogni specie di bestie del campo e di uccelli del cielo, se la terra non avesse già prodotto tutte le specie delle bestie del campo il sesto giorno, e l'acqua ogni specie di uccelli del cielo il quinto giorno. In modo diverso dunque Dio li creò nel primo caso, cioè potenzialmente e causalmente in conformità con l'opera con cui creò simultaneamente tutte le cose da cui si riposò il settimo giorno, in modo diverso nel secondo caso, come gli esseri che noi vediamo e ch'egli crea nel corso dei tempi nel modo ch'egli continua ad agire senza interruzione. Eva quindi fu creata dal fianco di suo marito durante i giorni di luce fisica che ci sono molto ben noti e che risultano dal corso circolare del sole. Allora infatti Dio formò ancora dalla terra le bestie e gli uccelli e poiché tra essi non fu trovato un aiuto che si addicesse ad Adamo, fu formata la donna. In giorni di tal genere Dio formò anche Adamo con il fango della terra.
5. 8. Ma non si può neppure dire che il maschio fu creato il sesto giorno e la femmina, al contrario, nel corso dei giorni posteriori, poiché è detto in modo assai chiaro che lo stesso sesto giorno [Dio] li fece maschio e femmina e li benedisse 9, con tutto il resto che [la Scrittura] dice di entrambi e a entrambi. La creazione primordiale di tutti e due fu dunque diversa da quella posteriore: nella primordiale essi furono creati per mezzo del Verbo di Dio in potenza, insita - per così dire - come un germe nel mondo allorché Dio creò simultaneamente tutte le cose dopo le quali si riposò il settimo giorno; con quelle creature sarebbero state fatte poi tutte le cose, ciascuna al proprio tempo nel corso dei secoli; nella creazione posteriore invece essi sono creati secondo l'attività creatrice [di Dio] che svolge la sua opera attraverso il corso del tempo senza alcuna interruzione e in base alla quale era stabilito che in seguito, al tempo opportuno, fosse creato Adamo col fango della terra e sua moglie dal fianco del marito.
6. 9. In quanto alla suddetta distinzione delle opere di Dio, alcune appartengono ai "giorni" invisibili in cui Dio creò tutte le cose in un solo istante, e altre ai giorni che noi conosciamo e nei quali egli produce ogni giorno tutte le cose che si sviluppano nel tempo e derivano da quelle, che si potrebbero chiamare involucri primordiali. Spiegando così le cose, credo di non aver detto nulla di errato né d'illogico, interpretando le parole della Scrittura che mi hanno indotto a fare quella distinzione. Ma poiché è un po' difficile comprendere questi argomenti che sono al di sopra della portata dei lettori piuttosto tardi d'ingegno, devo preoccuparmi che non si pensi che io pensi o affermi qualcosa che so bene né di pensare né di affermare. Sebbene nelle mie precedenti spiegazioni io abbia premunito - per quanto possibile - il lettore, credo tuttavia che ci saranno parecchi i quali da queste spiegazioni non siano stati istruiti con sufficiente chiarezza e immaginano che nella creazione primordiale, in cui tutti gli esseri furono creati simultaneamente, l'uomo esistesse già dotato d'una certa forma di vita con cui potesse capire, credere e comprendere la frase rivoltagli da Dio allorché disse: Ecco, vi ho dato ogni specie di piante erbacee aventi in se stesse il seme 10. Chi dunque immagina ciò, sappia che io non ho né pensato né affermato una simile cosa.
6. 10. D'altronde se dirò che nella creazione primordiale, in cui Dio creò tutti gli esseri simultaneamente, l'uomo non era non solo come quando è giunto all'età matura ma neppure come quando è bambino, né solo come un bambino ma neppure com'è un embrione nel ventre materno - e non solo non era un embrione, ma neppure un germe visibile d'uomo - se dirò così, uno potrà credere che l'uomo non esisteva affatto. Questo eventuale individuo torni dunque alla Scrittura e vi troverà che l'uomo fu fatto ad immagine di Dio il sesto giorno e fu fatto maschio e femmina 11. Cerchi parimenti quando fu fatta la donna e troverà che fu fatta all'infuori di quei sei "giorni", poiché fu fatta quando Dio con la terra formò "ancora" le bestie del campo e gli uccelli del cielo, non già quando le acque produssero gli uccelli e la terra produsse esseri viventi, tra cui c'erano anche le bestie. Allora, nella creazione primordiale l'uomo fu fatto maschio e femmina; dunque, sia allora che dopo, non allora e non dopo o, al contrario, dopo e non allora; e neppure erano esseri diversi poi, ma erano gli stessi identici, in un modo però allora e in un altro modo poi. Mi si chiederà: "In che modo poi?". Risponderò: "Visibilmente, nella forma della struttura umana che noi conosciamo, pur non generato da genitori ma l'uomo formato dal fango e la donna formata dalla sua costola". Mi si chiederà ancora come furono fatti nella creazione primordiale e io risponderò: "Invisibilmente, potenzialmente, nelle loro cause, come sono fatti gli esseri destinati a esser fatti ma non ancora fatti".
6. 11. Forse però quel tale non mi capirà poiché gli vengono sottratte tutte le nozioni delle cose che gli sono familiari, inclusa la materialità dei semi. L'uomo infatti non era già qualcosa di simile quando fu creato nella creazione primordiale dei sei "giorni". I semi presentano - è vero - una certa rassomiglianza con ciò, di cui qui trattiamo, per i princìpi in essi racchiusi e destinati a svilupparsi, e tuttavia le cause di cui qui parlo esistono prima di tutti i semi visibili. Quel tale però non comprende. Che dovrei fare dunque, se non dargli un consiglio salutare - per quanto mi è possibile - di credere cioè alla Scrittura di Dio, che l'uomo fu creato non solo allorché Dio, dopo aver creato il "giorno", fece il cielo e la terra; di lui in un altro passo la Scrittura dice: Chi vive per sempre ha creato ogni cosa simultaneamente 12 ma [fu creato] anche allorché Dio, creando le cose non più simultaneamente, ma ciascuna al proprio tempo, formò l'uomo con il fango della terra e la donna con un osso di lui. La Scrittura infatti non ci consente né d'interpretarla nel senso che [l'uomo e la donna] furono creati in questo modo al sesto giorno né tuttavia nel senso che non furono creati al sesto giorno.
7. 12. Si potrebbe dunque supporre che nel sesto giorno erano state create le anime di Adamo e di Eva in quanto si pensa logicamente che lì, nello spirito della loro anima c'è anche l'immagine di Dio, mentre il loro corpo sarebbe stato formato in seguito? Ma la medesima Scrittura non ci permette una siffatta interpretazione: in primo luogo perché la creazione era stata completata - e io non vedo come si possa intendere questa affermazione se mancava un qualcosa che allora non era stato creato nelle sue cause per essere creato in seguito sotto forma visibile - in secondo luogo il sesso maschile e femminile può esistere solo in rapporto ai corpi. Se invece uno penserà che i due sessi sono in certo qual modo l'intelletto e l'azione in un'unica anima, che cosa farà dei frutti degli alberi dati da Dio come alimento nello stesso giorno, dal momento che l'alimento è certamente necessario solo a un uomo dotato di corpo? Poiché, se uno vorrà prendere anche questo alimento in senso figurato, si allontanerà dal senso vero e proprio dei fatti, che innanzitutto e con ogni scrupolo dev'essere messo alla base per quanto riguarda narrazioni di tal genere.
8. 13. "In qual modo allora - mi obietterà quel tale - Dio parlava ad essi che ancora non potevano né udire né comprendere, poiché nemmeno esistevano in modo da percepire le parole?". Potrei rispondere che Dio parlava loro allo stesso modo che parlava Cristo non solo a noi che non eravamo ancora nati ed eravamo destinati a nascere tanto tempo dopo, ma parlava anche a tutti coloro che verranno dopo di noi. Orbene, a tutti coloro che prevedeva sarebbero stati suoi seguaci, Cristo diceva: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo 13. Allo stesso modo era noto a Dio il Profeta, al quale disse: Prima di formarti nel grembo materno io già ti conoscevo 14. Allo stesso modo Levi pagò la decima quando era ancora solo nei lombi d'Abramo 15. Perché dunque anche Abramo stesso non sarebbe stato allo stesso modo in Adamo e lo stesso Adamo nelle prime opere del mondo create da Dio tutte insieme? Ma le parole del Signore [Gesù Cristo] sono proferite dalla bocca del suo corpo e le parole di Dio dalla bocca dei Profeti per mezzo d'una voce corporea risonante nel tempo e con tutte le loro sillabe assumono e consumano convenienti spazi di tempo. Quando, al contrario, Dio diceva: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela, abbiate il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo e su ogni specie di bestie e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e inoltre: Ecco, io vi ho dato ogni specie d'erba che produce seme e che si trova su tutta la terra e ogni specie d'alberi che portano frutto e hanno in sé il frutto che produce seme e che sarà il vostro nutrimento 16, queste parole di Dio proferite prima che ci fosse alcuna vibrazione di voce nell'aria e prima ch'esistesse alcuna voce proveniente dalla carne e dalla nube, furono pronunciate dalla sua sovrana Sapienza per mezzo della quale furono fatte tutte le cose. Esse non erano simili alle parole che risonavano a orecchie umane, ma nelle cose create inserivano le cause delle cose da creare mediante il suo potere onnipotente, creava ciò che sarebbe esistito nel futuro, e l'uomo che doveva essere formato a suo tempo lo creava - per così dire - nel seme e radice dei tempi allorché Dio, che esiste prima dei secoli, creava l'origine da cui dovevano cominciare i secoli. Senza dubbio certe creature ne precedono altre, alcune nel tempo, altre nelle cause, ma Dio precede non solo in ragione della sua superiorità ma anche della sua eternità tutte le cose create da lui. Ma su questo argomento si dovrà discutere forse in seguito in maniera più completa a proposito di passi della Scrittura più direttamente connessi con esso.
9. 14. Dobbiamo ora concludere quanto abbiamo intrapreso a dire sull'uomo serbando una tale moderazione per cui, trattandosi della profondità di pensiero della Scrittura, dimostriamo più diligenza nel ricercare che temerarietà nel sostenere un'opinione. Che Dio conoscesse Geremia prima di formarlo nel seno materno non è lecito dubitarne. Poiché Dio dice assai chiaramente: Prima di formarti nel seno materno io ti conoscevo 17. Ma dove lo conobbe prima di formarlo? Alla nostra debolezza è difficile o impossibile saperlo. Lo conobbe forse in cause più prossime come nel caso di Levi che pagò le decime quand'era nei lombi di Abramo? Oppure nello stesso Adamo, in cui fu creato, per così dire, in radice il genere umano? Inoltre, se in Adamo, forse quando fu formato col fango oppure quando fu creato nelle sue cause tra le opere che Dio fece tutte nello stesso tempo? Oppure, al contrario, non lo conobbe prima d'ogni creatura come scelse e predestinò i suoi santi prima della creazione del mondo 18? O piuttosto lo conobbe in tutte le cause antecedenti, sia quelle che ho ricordato o che non ho ricordato, prima ch'egli fosse formato nel seno materno? Io penso che non occorra fare questa indagine troppo scrupolosamente, purché rimanga fermo che, dal momento in cui Geremia fu dato alla luce dai genitori, condusse una sua vita personale per cui, crescendo col crescere dell'età, fu in grado di vivere bene o male, mentre prima ciò non gli era possibile in alcun modo, non solo prima che fosse formato nel seno materno ma neppure quando vi era stato formato, prima d'essere nato. L'asserzione dell'Apostolo relativa ai gemelli che nel seno di Rebecca non facevano ancora nulla di bene o di male 19, non lascia alcuna esitazione in proposito.
9. 15. Ma tuttavia non senza ragione sta scritto che neppure un bambino avente un sol giorno di vita sulla terra è esente dal peccato, e quanto è detto nel Salmo: Io sono stato concepito nella colpa e nel peccato mi ha nutrito mia madre nel suo seno 20, e [San Paolo dice] che tutti muoiono in Adamo poiché in lui hanno peccato tutti 21. Adesso però dobbiamo tener per certo che, quali che siano i meriti che dai genitori passano nei figli e quale che sia la grazia di Dio che santifica uno prima della nascita, in Dio non c'è ingiustizia e che nessuno compie alcunché di bene o di male prima d'esser nato e che sia imputabile alla sua persona. L'opinione poi secondo la quale alcuni pensano che le anime hanno commesso peccati più o meno gravi in un altro mondo e sono state precipitate in corpi diversi secondo la gravità dei peccati non è conforme all'asserzione dell'Apostolo, poiché questi dice assai chiaramente che quelli non ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male.
9. 16. A questo proposito c'è pure un'altra questione da trattare a suo tempo: in qual misura cioè l'intera massa del genere umano fu contaminata dal peccato dei progenitori, che furono i due soli a commetterlo. È tuttavia fuori discussione che l'uomo non poteva avere alcuno di siffatti demeriti prima d'essere formato col fango della terra, prima di vivere nel suo tempo. Noi infatti non potremmo dire che Esaù e Giacobbe - i quali, al dire dell'Apostolo, non essendo ancora nati, non avevano compiuto nulla di bene o di male 22 - ereditarono alcun merito [positivo o negativo] dai loro genitori, se neppure gli stessi genitori avessero compiuto nulla di bene o di male, né potremmo dire che il genere umano ha peccato in Adamo - Adamo poi non avrebbe potuto peccare, se già non avesse vissuto [la propria vita] a suo tempo, in cui avrebbe potuto compiere il bene e il male --; è quindi inutile cercare un suo peccato o una sua azione buona quando era ancora creato solo nelle sue ragioni causali tra gli esseri creati simultaneamente, e non viveva una vita sua personale e neppure era nei genitori viventi d'una loro propria vita. Poiché nella creazione primordiale del mondo, allorché Dio creò tutte le cose simultaneamente, l'uomo fu fatto [nella potenzialità di quel che] era destinato a essere, cioè fu fatta la ragione causale dell'uomo, non l'attualità dell'uomo già creato.
10. 17. Ma queste cose si trovano sotto una forma nel Verbo di Dio in cui non sono create ma sono eterne, e sotto un'altra forma sono nei primi elementi dell'universo, in cui tutte le cose destinate a esistere furono fatte simultaneamente, e sotto ancora un'altra forma sono nelle cose che, in conformità con le cause create simultaneamente, vengono create non più simultaneamente ma ciascuna a suo tempo. Tra queste era Adamo già formato col fango e animato dal soffio di Dio, come il fieno spuntato dalla terra; sotto un'altra forma si trovano anche nei semi in cui si ritrova anche una specie di cause primordiali derivate dalle cose venute all'esistenza conforme alle cause che Dio inserì nel mondo all'origine, come le piante erbacee spuntate dalla terra e il seme prodotto dalle piante. Tra tutte queste cose quelle già create hanno ricevuto il loro modo di essere e di agire al tempo fissato; esse si sono sviluppate in forme e nature palesi da ragioni occulte e invisibili, latenti nella creazione sotto forma di semi causali, [si sono sviluppate] come l'erba spuntata sulla terra e l'uomo creato come un essere animato vivente e così tutte le altre creature di tal genere, sia vegetali che animali, che hanno relazione con l'azione con la quale Dio continua sempre a operare. Ma oltre a ciò questi esseri portano con se stessi - per così dire - di nuovo se stessi invisibilmente in un'occulta facoltà generativa che trassero dalle cause primordiali del loro essere e per mezzo delle quali furono inseriti nel mondo creato quando fu creato il "giorno", prima di nascere nella forma visibile della propria specie.
11. 18. Se infatti le opere primordiali, in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, non fossero state completate conforme alla loro natura specifica, senza dubbio sarebbero state loro aggiunte in seguito le perfezioni mancanti al loro completo essere; in tal modo risulterebbe una specie di completezza dell'universo formata - per così dire - dalle opere di una metà e dell'altra metà di esso, come se fossero le parti di un tutto, dall'unione delle quali risulterebbe completo lo stesso tutto, di cui quelle erano parti. D'altronde, se quelle opere fossero giunte alla perfezione nel senso che sono rese perfette quando sono prodotte ciascuna di esse a suo tempo nella loro forma visibile e nella loro realtà, certamente in seguito lungo il corso dei tempi o non nascerebbe nulla da essi o ne nascerebbero gli effetti che Dio non cessa di produrre servendosi degli esseri che ormai nascono ciascuno a suo tempo. Ora però in un certo senso sono state portate a perfezione e in altro senso sono abbozzate le stesse cose che Dio creò tutte simultaneamente al principio quando creò il mondo e che si dovevano sviluppare nei tempi che sarebbero seguiti: esse sono state portate a perfezione senza dubbio poiché nella natura loro propria - nella quale trascorrono il corso dei loro tempi - non hanno nulla che in esse non fosse presente come creato nelle loro cause, ma d'altra parte sono state anche abbozzate, poiché in esse erano, per così dire, i semi degli esseri futuri che, nel corso della durata di questo mondo, dovevano esser fatti uscire dal loro stato occulto ed essere resi palesi a tempo opportuno. Per questo le parole della sacra Scrittura posseggono una grande efficacia per insegnare questa verità se uno le considera attentamente. Essa infatti da una parte dice che le opere di Dio furono portate a perfezione e dall'altra che furono abbozzate. Se non fossero state condotte a perfezione, la Scrittura non direbbe: Il cielo e la terra furono portati a termine con tutto il loro ornamento. E il sesto giorno Dio portò a termine tutte le opere che aveva fatte. Dio inoltre benedisse il settimo giorno e lo dichiarò sacro 23. D'altronde, se prima non fossero state solo abbozzate, essa non aggiungerebbe: In quel giorno Dio si riposò da tutte le opere che aveva cominciato a fare 24.
11. 19. Se dunque ora uno mi chiedesse in qual modo Dio portò a termine e cominciò le sue opere, la risposta risulta chiara da quanto abbiamo detto poco prima; poiché Dio non portò a termine alcune opere e ne cominciò altre, ma si tratta assolutamente delle medesime opere dalle quali egli si riposò il settimo giorno. Noi infatti possiamo capire che Dio completò le sue opere nell'atto di creare tutte le cose simultaneamente in uno stato così perfetto che non avrebbe dovuto creare più nulla nell'ordine temporale, che non avesse già creato allora nell'ordine causale, ma possiamo capire anche che Dio ha cominciato le sue opere nel senso che, quanto egli aveva stabilito all'origine nelle cause, lo avrebbe compiuto poi negli effetti. Così Dio formò l'uomo che è polvere dalla terra, o col fango della terra - cioè con la polvere o fango della terra - e alitò, o soffiò, sulla faccia di lui l'alito vitale e l'uomo divenne un essere vivente 25; ma l'uomo non fu predestinato allora ad esistere - ciò infatti avvenne prima dei secoli nella prescienza del Creatore - e neppure fu fatto allora nelle sue cause, sia che fosse iniziato in uno stato completo o compiuto in uno stato iniziale - poiché ciò accadde all'inizio del tempo nelle ragioni primordiali quando furono create simultaneamente tutte le cose - ma fu creato a suo tempo, visibilmente quanto al suo corpo, invisibilmente quanto all'anima, essendo composto d'anima e di corpo.
12. 20. Ora dunque vediamo in qual modo Dio fece l'uomo, considerando prima il suo corpo plasmato con la terra; in seguito tratteremo anche dell'anima, nella misura che saremo capaci. Pensare che Dio abbia usato delle mani corporee per plasmare l'uomo col fango è un'idea troppo puerile: per conseguenza, se la Scrittura avesse affermato una simile cosa, dovremmo pensare che lo scrittore avrebbe usato quel termine in senso metaforico anziché immaginarci Dio circoscritto nei lineamenti delle membra come le vediamo nel nostro corpo. La Scrittura - è vero - dice: La tua mano ha disperso le genti 26 e: Hai fatto uscire il tuo popolo con mano potente e braccio teso 27, ma chi è tanto insensato da non capire che questi termini sono usati per indicare la potenza e la forza di Dio?
12. 21. Non dobbiamo neppure ascoltare l'opinione di certuni secondo i quali l'uomo è l'opera principale di Dio perché [quando creò] le altre opere Dio disse ed esse furono fatte, mentre l'uomo lo fece egli stesso in persona. Ma non è così: la superiorità dell'uomo sta piuttosto nel fatto che Dio lo creò a sua propria immagine. Poiché quanto alle cose che Dio disse e furono fatte, la Scrittura si esprime così, poiché le cose furono fatte per mezzo della sua Parola (Verbum) allo stesso modo che un uomo può dire ad altri uomini con le parole (verbis ) le cose da lui pensate nel tempo e proferite con la voce, Dio invece non parla in questo modo se non quando parla per mezzo d'una creatura fisica, come parlò ad Abramo e a Mosè, come parlò a proposito del proprio Figlio attraverso la nube. Ma prima d'ogni creazione, affinché quella creazione potesse avvenire, Dio parlò per mezzo del suo Verbo che al principio era Dio in Dio. E poiché tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e nulla è stato fatto senza di lui 28, di certo anche l'uomo è stato fatto per mezzo di lui. Senza dubbio Dio ha fatto il cielo per mezzo del suo Verbo, poiché egli disse e il cielo fu fatto. La Scrittura ciononostante dice: I cieli sono opera delle sue mani 29. Inoltre della parte più bassa del mondo, che è, per così dire, il suo fondamento, la Scrittura dice: Poiché suo è il mare, lo ha fatto lui e la terraferma l'hanno formata le sue mani 30. Noi perciò non dobbiamo attribuire all'uomo una speciale dignità per il motivo che fu fatto da Dio in persona, come se, [quando si trattò] delle altre cose, Dio avesse detto e fossero state fatte, mentre l'uomo lo avrebbe fatto personalmente lui, oppure come se le altre cose le avesse fatte per mezzo della sua Parola (Verbum ), l'uomo invece lo avesse fatto con le sue proprie mani. La superiorità dell'uomo sta, al contrario, nel fatto che Dio creò l'uomo a propria immagine, poiché gli diede un'anima spirituale e un'intelligenza, per cui è superiore agli animali bruti, come abbiamo spiegato più sopra. Se però l'uomo non comprenderà a quale onore egli è stato elevato al fine di compiere il bene, sarà paragonato agli animali bruti, al di sopra dei quali è stato [invece] elevato. Poiché ecco che cosa dice [la Scrittura]: L'uomo posto nell'onore non comprende; si trova paragonato agli animali senza ragione ed è diventato simile ad essi 31. È bensì vero che Dio ha creato anche gli animali bruti ma non li ha creati a propria immagine.
12. 22. Ma non deve dirsi neppure: "Dio in persona fece l'uomo, mentre riguardo agli animali bruti egli ordinò che fossero fatti e furono fatti", poiché l'uomo e gli animali bruti Dio li fece per mezzo del suo Verbo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose. Ma siccome il Verbo e la Sapienza e Potenza di Dio sono un'unica e identica realtà, è chiamata anche "mano" di Dio, che non è un membro visibile, ma la potenza del suo agire efficiente. Infatti la medesima Scrittura, la quale dice che Dio formò l'uomo col fango della terra, dice anche che formò ugualmente gli animali dei campi quando con gli uccelli del cielo li condusse davanti ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati. Poiché la Scrittura dice così: Dio inoltre formò con la terra anche tutti gli animali 32. Se dunque Dio in persona formò con la terra sia l'uomo che gli animali bruti, che cosa ha mai l'uomo di superiore quanto alla creazione, se non il fatto d'essere stato creato, lui, ad immagine di Dio? E tuttavia questa non è prerogativa del corpo ma dell'anima intellettiva, di cui parleremo in seguito. Cionondimeno anche nel suo corpo l'uomo ha una caratteristica sua peculiare che è segno della sua eccellenza, quella cioè d'essere stato creato con il portamento eretto, affinché ciò stesso lo ammonisse a non cercare le cose terrene come fanno gli animali bruti, il cui unico piacere viene tutto dalla terra e per conseguenza sono tutti piegati in avanti sul ventre, curvati verso il basso. Anche il corpo dell'uomo è dunque in armonia con l'anima razionale non a causa delle fattezze [del volto] e la conformazione delle membra, ma piuttosto per il fatto che ha il portamento eretto e volge gli occhi al cielo per contemplare le realtà più alte esistenti nel corpo di questo mondo, allo stesso modo che l'anima deve innalzarsi verso le realtà spirituali, superiori per loro natura, in modo da pensare alle realtà celesti, non a quelle terrestri 33.
13. 23. Ma in quale stato Dio fece l'uomo col fango della terra? Lo fece forse tutto a un tratto in età perfetta, ossia adulta, nel fiore della giovinezza oppure lo fece come lo forma ancora adesso nel ventre della madre? Poiché Colui che fa queste cose non è altri che Colui il quale disse: Prima di formarti nel ventre, già ti conoscevo 34. Per conseguenza l'unica caratteristica personale che distingue Adamo [da noi] è quella di non essere nato da genitori, ma di essere stato fatto con la terra, in modo tuttavia che, prima di arrivare all'età adulta, sarebbe dovuto passare attraverso gli stadi dello sviluppo umano richiesto dai ritmi di tempo che vediamo assegnati come necessari alla natura del genere umano. O questo non è piuttosto un quesito che non si dovrebbe porre? Poiché quale che fosse lo stato in cui creò l'uomo, Dio fece solo quanto alla sua onnipotenza e sapienza conveniva poter [fare] e fare. Egli infatti ha stabilito determinate leggi che regolano il tempo in cui le differenti specie e qualità di esseri devono esser prodotti e così passare dallo stato latente a quello visibile in modo però che la sua volontà resti al di sopra di ogni cosa. Fu infatti la sua potenza ad assegnare i ritmi alle creature, senza tuttavia vincolare la sua potenza a quei ritmi. Il suo Spirito infatti si portava sul mondo da creare, come si porta ancora adesso sul mondo già creato, non attraverso gli spazi fisici ma in virtù della sua potenza sovrana.
13. 24. Chi non sa, infatti, che l'acqua mescolandosi con la terra e venendo a contatto con le radici d'una vite si trasforma in nutrimento della pianta e vi acquista una nuova proprietà, grazie alla quale arriva a diventar grappolo che spunta a poco a poco? che il grappolo cresce e in esso l'acqua si trasforma in vino che diventa dolce col maturare e dopo la pigiatura continua a fermentare, ma dopo un certo periodo d'invecchiamento acquista forza e arriva a essere una bevanda salubre e saporita? Ebbe forse perciò bisogno il Signore d'una vite o di terra o degli intervalli di tempo quando con rapidità straordinaria cambiò l'acqua in vino, e in un vino talmente squisito che fu decantato perfino dai convitati già alticci 35? Ebbe forse bisogno del tempo? Ogni specie di serpenti non richiede forse un determinato numero di giorni secondo ciascuna specie perché s'impianti l'embrione [nell'uovo], si formi, nasca e s'irrobustisca? Furono forse attesi tutti quei giorni perché la verga si cambiasse in serpente nella mano di Mosè e di Aronne 36? Quando avvengono questi prodigi, non avvengono contro natura se non per noi che conosciamo un corso diverso della natura, ma non per Dio, per il quale la natura è ciò che ha fatto lui.
14. 25. A giusta ragione possiamo però chiederci secondo quali leggi furono costituite le ragioni causali che Dio inserì nel mondo quando all'origine creò simultaneamente tutte le cose. Dio le costituì forse per produrre la formazione e lo sviluppo delle cose attraverso differenti spazi di tempo a seconda delle diverse loro specie - come vediamo avvenire nella formazione e nello sviluppo di tutti gli organismi che nascono, sia vegetali che animali - oppure dovevano formarsi in un istante, come si crede sia stato formato Adamo nell'età virile senza alcuna previa crescita progressiva? Ma perché non dobbiamo credere che le ragioni causali avevano l'una e l'altra potenzialità, in modo che di volta in volta si sviluppasse da esse tutto ciò che sarebbe piaciuto al Creatore? Poiché se affermeremo [ ch'esse furono predisposte secondo] la prima ipotesi, subito ci apparirà in contrasto con esse non solo la trasformazione dell'acqua in vino, ma anche tutti i miracoli che avvengono contro il consueto corso della natura; se invece abbracciassimo la seconda ipotesi, ne verrebbe una conseguenza molto più illogica, che cioè le forme e le specie della natura, che vediamo ogni giorno, compirebbero le tappe del loro sviluppo in contrasto con le originarie ragioni causali di tutti gli organismi che nascono. Si deve dunque concludere che quelle ragioni sono state create per effettuare la loro causalità nell'uno e nell'altro dei due modi: sia in quello secondo il quale ordinariamente si sviluppano in periodi appropriati di tempo gli esseri temporali, sia in quello secondo il quale avvengono fatti rari o straordinari come piacerà di compierli a Dio e come si conviene alle circostanze.
15. 26. L'uomo, tuttavia, fu creato come le cause primordiali richiedevano che fosse fatto il primo uomo, che non doveva nascere da genitori in quanto nessun altro era esistito prima di lui, ma doveva essere formato con il fango della terra conforme alla ragione causale in cui era stato creato originariamente. Se infatti fu creato in modo diverso, Dio non lo aveva creato tra le opere dei sei giorni. Ora, siccome la Scrittura dice che fu creato in quei "giorni", naturalmente Dio aveva creato la causa in virtù della quale l'uomo sarebbe venuto all'esistenza nel tempo fissato e conforme alla quale doveva essere creato. Dio infatti aveva compiuto simultaneamente secondo la perfezione delle ragioni causali le opere che aveva cominciate e aveva cominciato le opere che avrebbero dovuto essere compiute nel corso del tempo. Se dunque nelle ragioni causali primordiali, che all'origine aveva inserite nel mondo, il Creatore pose non solo la determinazione che avrebbe formato l'uomo col fango della terra, ma anche la decisione riguardante il modo in cui lo avrebbe formato - se cioè come un bambino nel seno della madre oppure come un giovane - senza il minimo dubbio lo creò come lo aveva predeterminato nelle ragioni causali, poiché non lo avrebbe creato in modo contrario a quanto aveva prestabilito. Se invece nelle ragioni seminali Dio pose solo la potenzialità che l'uomo esistesse, in qualunque maniera egli sarebbe stato creato, in questa o in quella - cioè se nelle ragioni causali c'era anche la potenzialità che l'uomo potesse essere creato in un modo o in un altro, ma Dio s'era riservato nella sua volontà l'unico modo in cui aveva intenzione di creare l'uomo senza inserirlo negli elementi costitutivi del mondo - è evidente che anche in questo modo l'uomo non fu fatto in modo contrario a quello fissato nella creazione primordiale delle cause poiché in esse era già determinato ciò che sarebbe potuto esser creato anche in questo modo, sebbene non dovesse esser creato necessariamente in questo modo. Questa determinazione non era insita negli elementi costitutivi del mondo ma nella decisione del Creatore, la cui volontà costituisce la necessità delle cose.
16. 27. Mi spiego: anche noi, pur nella limitata capacità della nostra intelligenza umana, possiamo sapere, per quanto riguarda le cose venute alla luce nel passato, che cosa c'è nella natura di ciascuna di esse, per averlo appreso dall'esperienza, ma ignoriamo se sarà così anche in avvenire. Nella natura del giovane c'è, per esempio, la potenzialità d'invecchiare, ma non sappiamo se essa sia anche nella volontà di Dio. D'altra parte questa potenzialità non sarebbe neppure nella natura, se non fosse stata in precedenza nella volontà di Dio che ha creato ogni cosa. C'è inoltre sicuramente una ragione occulta della vecchiaia nel corpo di un giovane o della giovinezza nel corpo d'un ragazzo; essa però non si scorge con gli occhi come si vede l'infanzia in un bambino, la giovinezza in un giovane, ma mediante una conoscenza di specie diversa si arguisce che nella natura c'è un principio latente, grazie al quale si sviluppano e si manifestano ai nostri occhi le potenzialità latenti della giovinezza insite nell'infanzia o della vecchiaia insite nella giovinezza. Questo principio causale per cui è possibile lo sviluppo suddetto è dunque nascosto - è vero - agli occhi ma non allo spirito. Se poi lo sviluppo deve anche realizzarsi necessariamente non lo sappiamo affatto. Sappiamo, sì, che il principio che rende possibile lo sviluppo è insito nella natura stessa del corpo, ma non è evidente che nel corpo ci sia il principio per cui esso debba avvenire.
17. 28. Ma forse nell'universo creato c'è un principio determinante per cui un tizio deve vivere fino alla vecchiaia; se però questo principio non è nel mondo creato, esso è in Dio. Ciò che Dio vuole, dovrà infatti avvenire necessariamente e dovranno realmente accadere le cose che Egli ha previste. Ora, molte cose dovranno avvenire da cause inferiori, ma se esse sono anche nella prescienza di Dio come cose che dovranno avvenire; se invece esse sono nella prescienza di Dio in maniera differente, si attueranno solo come sono nella prescienza con cui prevede il futuro Colui che non può ingannarsi. A proposito d'un giovane si dice infatti che arriverà alla vecchiaia, cosa che tuttavia non si avvererà, se è destinato a morire prima del tempo. Il suo futuro invece sarà condizionato da altre cause, siano esse inserite intimamente nella trama del mondo o nascoste nella prescienza divina. Così Ezechia sarebbe dovuto morire com'era determinato da certe cause degli eventi futuri, ma Dio aggiunse quindici anni della sua vita 37 facendo naturalmente ciò che prima della creazione del mondo aveva previsto avrebbe fatto e che teneva in serbo nella sua volontà. Dio non fece dunque ciò che non doveva accadere, poiché al contrario doveva avvenire ciò ch'Egli prevedeva che avrebbe fatto. Non sarebbe tuttavia giusto dire che quegli anni furono aggiunti, se non nel senso che furono aggiunti a qualcosa ch'era stato disposto diversamente in altre cause. Conforme a certe cause secondarie la vita di Ezechia era quindi già finita ma in conformità di altre cause esistenti nella volontà e prescienza di Dio, che da tutta l'eternità sapeva quel che avrebbe fatto a suo tempo - e ciò doveva avvenire realmente - Ezechia era destinato a terminare la vita quando in realtà la terminò, poiché, sebbene quella aggiunta di anni fosse stata concessa grazie alle sue preghiere, tuttavia Dio, la cui prescienza non poteva ingannarsi, aveva previsto anche, senza dubbio, che Ezechia avrebbe pregato in modo che la sua preghiera sarebbe dovuta essere esaudita. Ecco perché ciò che Dio conosceva in precedenza doveva avverarsi necessariamente.
18. 29. Pertanto, se le cause di tutte le cose, destinate a esistere, furono inserite nell'universo quando fu creato il "giorno", in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, Adamo quando fu formato col fango già nella forma di perfetta virilità - come è più verosimile che sia stato formato - non fu creato diversamente da come era nelle cause in cui Dio fece l'uomo durante le opere effettuate nei sei giorni. In esse infatti c'era non solo la potenzialità che Adamo fosse fatto così, ma anche la determinazione della necessità che fosse fatto così. Poiché Dio non lo fece contrariamente alla causa stabilita sicuramente in precedenza dalla sua volontà, allo stesso modo che non agisce in contrasto con la propria volontà. Se al contrario Dio non fissò tutte le cause nella creazione primordiale, ma ne serbò alcune nella propria volontà, quelle serbate nella sua volontà non sono di certo dipendenti dalla necessità delle cause create da lui. Cionondimeno le cause riservate nella volontà di Dio non possono essere contrarie a quelle prestabilite dalla sua volontà, poiché la volontà di Dio non può contraddire se stessa. Le cause della prima specie le ha stabilite Dio in modo che da esse possa, pur non necessariamente, derivare l'effetto di cui sono causa; queste altre invece le ha nascoste in modo che da esse derivi necessariamente l'effetto che Dio ha stabilito possa derivare.
19. 30. Suole porsi parimenti il quesito se il corpo formato con il fango all'origine del mondo per l'uomo fu un corpo naturale, come quello che abbiamo adesso, o spirituale, come quello che avremo nella risurrezione. Infatti anche se il nostro corpo attuale sarà trasformato in un corpo spirituale - poiché si seppellisce un corpo naturale, ma risorgerà un corpo spirituale - si discute tuttavia quale fu la natura originale del corpo dell'uomo. Poiché se esso fu fatto come un corpo naturale, noi riceveremo non ciò che abbiamo perduto in Adamo ma una qualità tanto più grande quanto quella spirituale è da anteporre a quella naturale, quando saremo uguali agli angeli di Dio 38. Gli angeli però possono essere [tra loro] superiori ad altri anche nella giustizia; ma possono forse essere superiori anche al Signore? Di lui tuttavia [la Scrittura] dice: Lo hai fatto di poco inferiore agli angeli 39. E per qual motivo dice così, se non a causa della debolezza della carne ch'egli prese dalla Vergine nell'atto di assumere la natura di schiavo 40, affinché per mezzo di essa potesse morire e così riscattarci dalla schiavitù [del peccato]? Ma perché dilungarci su questa discussione? Poiché il pensiero dell'Apostolo a questo proposito è molto chiaro. Egli, volendo addurre un testo [biblico] per provare che il nostro corpo è "naturale" in riferimento non tanto al proprio corpo o a quello di qualunque altro uomo vivente al suo tempo, quanto a quel medesimo passo della Scrittura, lo ricordò e lo usò dicendo: Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Ecco perché [anche la Scrittura] dice: Il primo uomo, Adamo, fu fatto creatura vivente, ma l'ultimo Adamo fu fatto spirito che dà vita. Non fu fatto prima ciò che è spirituale, ma ciò che è naturale; ciò che è spirituale fu fatto dopo. Il primo uomo fu tratto dalla terra, terrestre; il secondo Uomo viene dal cielo, celeste. Come fu l'uomo fatto con la terra, così sono coloro che sono terrestri; come è l'Uomo celeste, così sono anche quelli che sono celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo terrestre, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste 41. Che cosa può aggiungersi a ciò? Adesso pertanto noi portiamo l'immagine dell'uomo celeste in virtù della fede, destinati come siamo ad avere nella risurrezione ciò che crediamo; l'immagine dell'uomo terrestre invece l'abbiamo indossata fin dall'origine del genere umano.
20. 31. Qui si affaccia un'altra questione: in qual modo saremo rinnovati se per mezzo di Cristo non saremo richiamati a ciò che all'origine eravamo in Adamo? Sebbene infatti molte cose vengano rinnovate in uno stato migliore senz'essere restituite nella condizione originaria, tuttavia il loro rinnovamento avviene passando da uno stato inferiore a quello ch'esse avevano prima del rinnovamento. Come mai dunque quel figlio [prodigo] era morto eppure tornò in vita, era perduto eppure fu ritrovato 42? E come mai gli viene portato il vestito migliore se non riceve l'immortalità che Adamo aveva perduta? Ma in che modo Adamo perse l'immortalità, se aveva un corpo naturale? Il corpo infatti non sarà più naturale ma spirituale quando l'attuale nostra natura corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità, e l'attuale nostra natura mortale si rivestirà dell'immortalità 43. Molti esegeti, messi alle strette da queste difficoltà, hanno cercato, da una parte, di sostenere la verità dell'asserzione dell'Apostolo in cui porta l'esempio del corpo naturale a proposito di questo argomento dicendo: Il primo uomo, Adamo, fu fatto una creatura vivente 44, e da un'altra parte hanno cercato di mostrare che non è illogico affermare che l'uomo sarà rinnovato e riavrà l'immortalità allo stato originario, cioè in quello perduto da Adamo. Costoro perciò hanno pensato che all'origine l'uomo aveva un corpo naturale, ma fu cambiato quando egli fu messo nel paradiso [terrestre], come saremo cambiati anche noi nella risurrezione. Questo cambiamento - è vero - non è menzionato nel libro della Genesi, ma per mettere d'accordo i testi della Scrittura riguardanti tutte e due le affermazioni, cioè quella sul corpo naturale [di Adamo] e quella sul rinnovamento dei nostri corpi ricorrente in moltissimi testi della sacra Scrittura, quegli esegeti hanno creduto che la loro opinione sia una conclusione necessaria.
21. 32. Ma se è valida la suddetta conclusione, invano ci sforziamo d'intendere anzitutto in senso letterale, come cioè cose realmente storiche, il paradiso con i suoi alberi e i loro frutti prescindendo dal senso figurato. Chi infatti potrebbe credere che cibi di quella specie, ossia i frutti degli alberi, potessero essere già necessari a corpi immortali e spirituali? Se, tuttavia, non si può trovare un'altra soluzione, noi preferiamo intendere il paradiso [terrestre] in senso spirituale anziché pensare che l'uomo non si rinnovi, poiché il suo rinnovamento è ricordato tante volte dalla Scrittura, o credere che riceverà uno stato che non si può dimostrare essere stato perduto da lui. Oltre a ciò vi è la realtà della morte: i molti passi della Scrittura sono concordi nell'affermare che Adamo si meritò la morte a causa del peccato, dimostrando così che l'uomo non sarebbe stato soggetto alla morte se non avesse peccato. In qual modo dunque sarebbe potuto essere mortale, se non doveva morire? O in qual modo non sarebbe potuto essere mortale, se il corpo era naturale?
22. 33. Ecco perché alcuni interpreti [della Scrittura] pensano che l'uomo meritò, per causa del peccato, non la morte del corpo ma quella dell'anima, procurata dal suo peccato. Costoro infatti credono che l'uomo, poiché aveva un corpo naturale, sarebbe uscito da questo corpo per giungere alla pace che adesso godono i fedeli servi di Dio già morti e, alla fine del mondo, avrebbe riavuto le medesime membra rivestite d'immortalità. In tal modo la morte del corpo sembrerebbe non un effetto del peccato, ma un fatto naturale come la morte degli altri animali. A costoro però si oppone un'altra affermazione dell'Apostolo che dice: Il corpo è, sì, una cosa morta a causa del peccato, ma lo Spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di Colui, che ha risuscitato Cristo dai morti, abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi 45. Per conseguenza anche la morte del corpo deriva dal peccato. Se dunque Adamo non avesse peccato, non sarebbe stato soggetto neppure alla morte del corpo e perciò avrebbe avuto anche un corpo immortale. Come dunque quel corpo sarebbe potuto essere immortale se era un corpo naturale?
23. 34. D'altra parte coloro i quali pensano che il corpo di Adamo fu cambiato da naturale in spirituale quand'era nel paradiso, non s'avvedono che non ci sarebbe stato nulla in contrario a che Adamo, qualora non avesse peccato, dopo aver vissuto nel paradiso una vita in santità e obbedienza, ricevesse la medesima trasformazione nella vita eterna, dove non avrebbe avuto più bisogno d'alimenti corporali. Quale mai necessità dunque ci obbligherebbe ormai a intendere il paradiso in senso figurato anziché in senso proprio per sostenere che il corpo non sarebbe potuto morire se non a causa del peccato? La verità è che l'uomo non sarebbe morto neppure quanto al corpo, se non avesse peccato. Lo afferma chiaramente l'Apostolo: Il corpo è morto a causa del peccato 46; ciononostante prima del peccato il corpo poteva essere un corpo naturale e dopo una vita santa poteva diventare un corpo spirituale quando l'avesse voluto Dio.
24. 35. Come mai - obiettano [quei commentatori] - si dice che noi veniamo rinnovati, se non riceviamo ciò che perse il primo uomo nel quale tutti muoiono? Noi lo riceviamo senza dubbio in un certo senso e non lo riceviamo in un altro senso. Sì, noi non riceviamo l'immortalità di un corpo spirituale che l'uomo non aveva ancora, ma riceviamo la giustizia da cui l'uomo è decaduto per il peccato. Noi perciò saremo rinnovati allontanandoci dalla vecchiezza del peccato e non trasformati nel corpo naturale in cui fu fatto Adamo all'origine, ma in uno migliore, cioè in un corpo spirituale, quando diverremo simili agli angeli di Dio 47, quando saremo adatti ad abitare nella nostra casa celeste, ove non avremo più bisogno d'un cibo che si corrompe. Noi dunque siamo rinnovati nello spirito della nostra mente 48 conforme all'immagine di Colui che ci ha creati e che Adamo perse peccando. Ma noi saremo rinnovati anche nella carne quando questo corpo corruttibile si vestirà dell'incorruttibilità 49 in modo da diventare un corpo spirituale in cui Adamo non era stato ancora trasformato ma era destinato ad esserlo se, a causa del suo peccato, non avesse meritato anche la morte del suo corpo materiale.
24. 36. L'Apostolo dunque non dice: "Il corpo, veramente, è mortale a causa del peccato", ma: Il corpo è morto a causa del peccato 50.
25. 36. Il corpo di Adamo infatti, prima che peccasse, poteva chiamarsi mortale per un verso e immortale per un altro: cioè mortale perché poteva morire, immortale invece perché poteva non morire. Una cosa è infatti non poter morire, come è il caso di certe nature create immortali da Dio; un'altra cosa è invece poter non morire, nel senso in cui fu creato immortale il primo uomo; questa immortalità gli era data non dalla costituzione della sua natura ma dall'albero della vita. Dopo ch'ebbe peccato, Adamo fu allontanato dall'albero della vita con la conseguenza di poter morire, mentre, se non avesse peccato, avrebbe potuto non morire. Mortale era dunque Adamo per la costituzione del suo corpo naturale, immortale per un dono concessogli dal Creatore. Se infatti il corpo era naturale, era certamente mortale poiché poteva anche morire, sebbene fosse nello stesso tempo immortale poiché poteva anche non morire. In realtà solo un essere spirituale è immortale per il fatto che non potrà assolutamente morire, e questa qualità ci è promessa solo per il futuro, vale a dire nella risurrezione. Per conseguenza il corpo naturale, e perciò mortale di Adamo - che in virtù della giustizia sarebbe divenuto spirituale e perciò del tutto immortale - non divenne mortale a causa del peccato essendo tale anche prima, ma una cosa morta; ciò sarebbe potuto non accadere, se l'uomo non avesse peccato.
26. 37. Come mai dunque l'Apostolo afferma che il nostro corpo è morto parlando di persone ancora viventi, se non perché ormai la condizione di dover morire a causa del peccato dei progenitori è inerente nei loro discendenti? Poiché è naturale anche il nostro corpo come quello del primo uomo, ma anche nella sua condizione di corpo naturale il nostro è molto inferiore a quello di Adamo in quanto non può evitare la morte, mentre quello poteva evitarla. Infatti, sebbene il corpo di Adamo dovesse aspettare ancora la trasformazione per divenire spirituale e ricevere la piena e perfetta immortalità in cui non avrebbe avuto bisogno di un nutrimento corruttibile, se tuttavia fosse vissuto santamente, il suo corpo sarebbe stato trasformato nello stato di corpo spirituale, non sarebbe andato incontro alla morte. Quanto a noi, invece, anche se viviamo santamente, il nostro corpo è destinato a morire. A causa di questa ineluttabilità, proveniente dal peccato del primo uomo, l'Apostolo non dice che il nostro corpo è mortale ma che esso è morto poiché tutti noi moriamo in quanto siamo tutti solidali con Adamo 51. L'Apostolo dice anche: Come esige la verità che è in Gesù, voi dovete spogliarvi dell'uomo vecchio vivente secondo la condotta precedente, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici 52, vale a dire [dovete spogliarvi] di ciò che divenne Adamo a causa del peccato. Osserva quindi ciò che segue: Dovete inoltre rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestirvi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella verità della santità 53. Ecco ciò che Adamo perse a causa del peccato.
27. 37. Noi dunque ci rinnoviamo rispetto a ciò che perse Adamo, cioè rispetto allo spirito della nostra mente; per quanto invece riguarda il corpo che viene sepolto come un corpo naturale non risorgerà spirituale, saremo rinnovati in uno stato migliore che Adamo non poté ancora raggiungere.
27. 38. L'Apostolo dice ancora: Spogliandovi dell'uomo vecchio con le sue azioni rivestitevi di quello nuovo, che si rinnova nella conoscenza di Dio secondo l'immagine del suo Creatore 54. Questa immagine, impressa nello spirito dell'anima nostra e perduta da Adamo a causa del suo peccato, noi la riceviamo per la grazia della giustificazione; riceviamo non un corpo spirituale e immortale, come non era ancora quello di Adamo ma come sarà quello di tutti i fedeli servi di Dio quando risorgeranno dai morti. Questo corpo spirituale sarà il compenso per il merito perduto da Adamo. Per conseguenza la veste migliore 55 è la giustizia dalla quale decadde Adamo oppure, se significa la veste dell'immortalità corporale, Adamo perse anche questa quando, a causa del peccato, non poté arrivare a possederla. Si suol dire infatti che uno ha perduto sua moglie, ma anche che uno ha perduto una carica onorifica da lui sperata avendo offeso colui dal quale sperava di riceverla.
28. 39. Adamo dunque, secondo la suddetta interpretazione, aveva un corpo naturale non solo prima che fosse nel paradiso, ma anche dopo che fu messo nel paradiso, sebbene rispetto all'uomo interiore fosse spirituale conforme all'immagine del suo Creatore. Questa qualità però la perse a causa del peccato, per cui meritò anche la morte del corpo, mentre, se non avesse peccato, avrebbe meritato anche la trasformazione in corpo spirituale. Se infatti egli visse una vita naturale anche quanto all'anima non si può dire che veniamo rinnovati nello stato in cui era lui. Poiché coloro ai quali è detto: Rinnovatevi nello spirito della vostra mente 56, sono esortati a divenire spirituali; se invece Adamo non era spirituale neppure nella sua mente, in qual modo veniamo rinnovati nello stato in cui l'uomo non fu mai? Gli Apostoli, invece, e tutti i giusti avevano ancora - è vero - un corpo naturale ma tuttavia nell'anima vivevano spiritualmente, erano cioè rinnovati nella conoscenza di Dio, simili a lui che li aveva creati; ma non per questo essi erano immuni dal peccare qualora avessero acconsentito al male. L'Apostolo infatti mostra che anche gli spirituali possono soccombere alla tentazione di peccare, nel passo ove dice: Fratelli, anche se per caso uno venisse sorpreso in qualche colpa, voi che siete spirituali correggetelo con spirito di dolcezza; tu però vigila su te stesso per non soccombere tu pure alla tentazione 57. Ho detto ciò per evitare che uno pensi sia impossibile che Adamo peccò se era spirituale riguardo alla mente, quantunque fosse naturale riguardo al corpo. Sebbene le cose stiano così, non voglio tuttavia fare alcuna affermazione troppo frettolosa, ma preferisco aspettare per vedere se gli altri successivi passi della Scrittura non si oppongano a questa mia interpretazione.
29. 40. Ora poi dobbiamo trattare una questione assai difficile relativa all'anima, per risolvere la quale si sono affaticati molti esegeti e hanno lasciato anche a noi materia in cui affaticarci. A questo proposito non mi è stato possibile leggere tutti gli scritti di tutti coloro che su questo argomento sono potuti arrivare a una conclusione chiara e del tutto sicura, conforme alla verità delle nostre Scritture; la questione inoltre è così difficile che neanche gli scrittori, che ne dànno una soluzione esatta, sono facilmente capiti da persone come me; confesso perciò che finora nessuno mi ha convinto di pensare che non sia necessario di fare ulteriori ricerche sul problema dell'anima. Se però adesso riuscirò a trovare e affermare qualcosa di preciso al riguardo, io non lo so; cercherò comunque di spiegare nel libro seguente ciò che mi sarà possibile se Dio aiuterà i miei sforzi.