DISCORSO 80

SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 17, 18-20:
"
PERCHÉ NOI NON SIAMO STATI CAPACI DI SCACCIARLO".
SULLA PREGHIERA

L'incredulità degli Apostoli.

1. Nostro Signore Gesù Cristo rimproverò la mancanza di fede anche nei suoi discepoli, come abbiamo udito poco fa quando veniva letto il Vangelo 1. Avendo essi chiesto: Per qual motivo noi non siamo stati capaci di scacciarlo? rispose: Per la vostra mancanza di fede 2. Chi avrà fede, se gli Apostoli mancavano di fede? Che cosa faranno gli agnelli, se gli arieti sono dubbiosi? Ma ciononostante la misericordia del Signore non li disprezzò perché privi di fede, ma li rimproverò, li nutrì, li perfezionò, li premiò. Essi stessi infatti, memori della loro debolezza, come leggiamo in un passo del Vangelo, gli dissero: Accresci, Signore, la nostra fede 3. Accresci la nostra fede, gli dicono. La prima cosa utile per loro fu sapere quello che non avevano, ma più felici furono di sapere a chi dovevano chiederlo. Accresci, Signore, la nostra fede. Vedete se i loro cuori non li portavano, per così dire, alla sorgente e bussavano perché si aprisse per riempirli. Il Signore volle che bussassero alla sua porta non per respingerli nell'atto di bussare ma per mettere alla prova il loro desiderio.

Dobbiamo pregare Dio anche se conosce i nostri bisogni.

2. Credete forse, fratelli, che Dio non sappia che cosa vi è necessario? Lo sa bene e anzi previene i nostri desideri perché conosce i nostri bisogni. Così quando insegnava a pregare e ammoniva i suoi discepoli di non usare tante parole quando pregavano: Non usate molte parole - disse - poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno prima ancora che glie lo domandiate 4. Il Signore adesso invece dice una cosa diversa. Che cosa è? Poiché non vuole che nella preghiera facciamo uso di tante parole, ci ha detto: Quando pregate, non usate molte parole, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima ancora che glie lo chiediate. Se il Padre nostro sa di che cosa abbiamo bisogno, prima ancora che glie lo domandiamo, perché gli rivolgiamo anche solo poche parole? Che motivo c'è di pregare se il Padre nostro sa già che cosa ci è necessario? Il Signore dice a ciascuno: "Non mi pregare a lungo, poiché so che cosa ti abbisogna. Se tu lo sai, Signore, perché dovrei anche pregare? Tu non vuoi che io faccia una lunga preghiera, anzi mi comandi che io non te ne rivolga quasi nessuna. Ma dove va quell'altra affermazione diversa in un altro passo?". Colui che dice: Non usate molte parole nel pregare, in un altro passo dice: Chiedete e vi sarà dato. Ma, perché non si pensasse che l'ordine di chiedere fosse stato dato solo incidentalmente, soggiunse: Cercate e troverete, e perché non si pensasse che anche questo precetto fosse incidentale, vedi che cosa soggiunse, vedi come concluse: Bussate alla porta e vi sarà aperto 5. Vedi che cosa soggiunse. Vuole che tu chieda per ricevere, che tu cerchi per trovare, che tu bussi per entrare. Poiché dunque il Padre nostro sa già ciò di cui abbiamo necessità, perché chiedere? perché cercare? perché bussare? perché affaticarci col chiedere, cercare, bussare per farlo sapere a chi già lo sa? In un altro passo il Signore dice: È necessario pregare sempre e non stancarsi 6. Se è necessario pregare sempre, come mai dice: Non usate molte parole? In qual modo posso io pregare sempre, se debbo terminare presto la preghiera? Da una parte mi comandi di non farla lunga, dall'altra mi comandi di pregare sempre, e non stancarsi. Che vuol dire ciò? Ma per capire ciò, devi chiedere, cercare, bussare. La porta è chiusa non perché Dio ti disprezzi, ma per metterti alla prova. Dobbiamo dunque, fratelli, esortare alla preghiera tanto noi che voi. Poiché nei molti mali di questo mondo non abbiamo altra speranza se non quella di bussare pregando, avere fiducia e ritenere ben fisso in mente che il Padre tuo non ti concede ciò che sa non esserti utile. In effetti tu sai che cosa desideri, ma egli solo sa che cosa ti giova. Supponi dunque d'essere sotto cura d'un medico e d'essere malato, come è anche vero, poiché tutta la nostra vita terrena è una malattia; quindi una lunga vita non è altro che una lunga malattia. Supponi dunque d'essere malato, sotto cura d'un medico. Sei uscito di recente da una malattia e t'è venuta una gran voglia, un forte desiderio di chiedere al medico il permesso di prendere un sorso di vino. Non ti si proibisce di chiederlo: potrebbe darsi che il prenderlo non ti faccia male ma ti faccia bene. Non esitare a chiederlo. Chiedilo pure, non esitare, ma se non otterrai il permesso, non devi rattristarti. Se ti comporti così quando sei sotto la cura d'un uomo, medico del tuo corpo, quanto più dovrai sottostare alla cura d'un medico qual è Dio, creatore e redentore non solo del tuo corpo, ma anche dell'anima tua?.

Pregare Dio che ci guarisca dai vizi.

3. Il Signore dunque esorta alla preghiera in questo passo ove dice: A causa della vostra mancanza di fede non siete stati capaci di scacciare il demonio; ecco perché, dopo avere esortato alla preghiera, conclude così: Questa genìa di demoni può essere scacciata solo col digiuno e con la preghiera 7. Se uno prega per scacciare un demonio altrui, quanto più deve pregare al fine di scacciare la propria avarizia; quanto più deve pregare al fine di scacciare il vizio dell'ubriachezza, al fine di scacciare la propria lussuria, il sudiciume dalla propria anima? Quanti sono i vizi d'un uomo che, se non saranno eliminati, escludono dal regno dei cieli! Vedete, fratelli, come si prega il medico per la salute temporale; se uno è affetto da una malattia ed è spacciato, si vergogna forse o gli rincresce di ricorrere a un luminare della medicina, di gettarsi ai suoi piedi e di bagnarli con le lagrime? E che farà se il medico gli dirà: "Dovrò legarti, bruciare, amputare, altrimenti non potrai guarire"? Risponderà: "Fa' ciò che vuoi, purché tu mi guarisca". Con quanto ardore desidera la salute di pochi giorni, che svanisce come il fumo, tanto che per ottenerla è disposto a farsi legare, bruciare, tagliare e ad attenersi alla proibizione di mangiare e bere ciò che gli piace e quando gli piace! Soffre ogni pena pur di morire un po' più tardi, mentre non vuol soffrire un poco allo scopo di non morire mai. Se Dio, ch'è il medico celeste al di sopra di noi, ti domandasse: "Desideri guarire?" che diresti, se non di guarire? Ma forse tu non lo dirai perché ti reputi sano, cioè perché sei affetto da una malattia peggiore.

Cristo medico ha trovato tutti malati.

4. Così, per esempio, supponiamo due malati, di cui l'uno piangendo si rivolga al medico per essere curato, l'altro invece con animo perfido si faccia beffe del medico, questo prometterà una speranza a colui che piange, ma compiangerà il beffardo. Per quale motivo se non perché è malato tanto più pericolosamente quanto più si reputa sano? Così erano anche i giudei. Cristo è venuto per i malati, ha trovato tutti malati. Nessuno s'illuda d'essere sano, se non vuol essere abbandonato dal medico. Ha trovato tutti malati. È un'affermazione dell'Apostolo: Poiché tutti hanno peccato e hanno bisogno della gloria di Dio 8. Ha trovato tutti malati; vi erano due specie di malati. La prima era quella di coloro che andavano dal medico, si univano a Cristo, lo ascoltavano, lo onoravano, lo seguivano, si convertivano. Egli accoglieva tutti senza sdegnarsi affatto per guarirli, poiché guariva gratuitamente, dal momento che curava grazie alla sua onnipotenza. Poiché dunque li accoglieva e cercava di accattivarsene l'amicizia per guarirli, essi erano pieni di gioia. l malati della seconda specie erano quelli che avevano già perduta la ragione in seguito alla malattia della loro iniquità; non sapevano d'essere malati e lo oltraggiavano, perché accoglieva i malati e perciò dissero ai suoi discepoli: Ecco che razza di maestro è il vostro, che mangia con i peccatori e con gli agenti delle tasse 9. Ed egli che sapeva che cosa erano e che razza d'individui erano essi, rispose loro: Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati 10. E mostrò loro chi erano i sani e chi i malati. Non sono venuto - disse - a chiamare i giusti ma i peccatori 11. "Se i peccatori - disse - non si accostano a me, per quale scopo sono venuto? per chi sono venuto?". Se tutti sono sani, perché mai un sì gran medico è disceso dal cielo? Per qual motivo ci procurò una medicina confezionata non nella propria farmacia, ma costituita del suo sangue? Quella specie dunque d'ammalati, che soffrivano d'una malattia più benigna e si accorgevano d'essere ammalati, si stringevano attorno al medico per essere guariti. Quelli invece ch'erano malati d'un male più pericoloso, oltraggiavano il medico e calunniavano i malati. Alla fine dove giunse la loro pazzia furiosa? Ad arrestare, legare, flagellare, coronare di spine, appendere al legno, uccidere sulla croce il medico. Perché ti stupisci? Il malato uccise il medico, ma il medico ucciso guarì quel pazzo furioso.

Con quale medicina Cristo guarirà i malati.

5. Orbene, anzitutto sulla croce non dimenticò il proprio carattere particolare e dimostrandoci la sua pazienza, ci diede l'esempio dell'amore verso i nemici; vedendoli furenti attorno a lui il quale, perché medico, conosceva la loro malattia e la loro pazzia furiosa, a causa della quale avevano perduto il senno, subito si rivolse al Padre dicendogli: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 12. Pensate forse che quei giudei non erano malvagi, crudeli, assetati di sangue, turbolenti, nemici del Figlio di Dio? Pensate forse che furono senza effetto ed inutili quelle parole: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno? Egli vedeva tutti e conosceva tra essi tutti coloro che sarebbero stati suoi. Infine morì perché così era utile, perché cioè uccidesse la morte con la sua morte. Morì Dio, perché si avesse uno scambio di commercio per così dire celeste, affinché l'uomo non vedesse la morte; poiché Cristo era Dio ma non morì in quanto Dio. Egli infatti era nello stesso tempo Dio e uomo, poiché Cristo è uno solo: Dio e uomo. Fu preso l'uomo perché fossimo mutati in meglio, non abbassò Dio alle cose infime. Prese infatti ciò ch'egli non era senza perdere ciò che era. Essendo dunque Dio e uomo, volendo che noi vivessimo della sua natura, morì nella nostra. Egli non aveva nella sua natura la possibilità di morire ma neppure noi avevamo nella nostra la possibilità di vivere. Che cosa infatti era colui che non aveva la possibilità di morire? In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 13. Se tu cercherai a proposito di Dio quale possibilità abbia di morire, non la troverai. Noi invece moriamo, poiché siamo carne di peccato, uomini che portano la carne di peccato. Se tu cercherai quale possibilità ha il peccato di vivere, troverai che non l'ha. Né egli poteva dunque avere la morte per la sua natura né potevamo noi avere la vita per mezzo della nostra; ma noi abbiamo la vita dalla sua natura, egli poté subire la morte grazie alla nostra natura. Quale scambio!. Che cosa ci ha dato, e che cosa ha ricevuto da noi? l mercanti vanno in giro per i loro commerci, a scambiare cioè le merci. Nell'antichità il commercio era infatti uno scambio di beni. Uno dava ciò che aveva e riceveva ciò che non aveva. Aveva per esempio il grano ma non aveva l'orzo; un altro aveva l'orzo ma non aveva il grano; quello dava il grano che aveva e riceveva l'orzo che non aveva. Quanto doveva essere il valore d'una merce, perché una quantità maggiore compensasse una merce poco pregiata? Così dunque, uno dava l'orzo per ricevere il grano, infine uno dava del piombo per avere argento, ma dava una gran quantità di piombo in cambio d'un po' d'argento; un altro dava della lana per avere un abito. Ma chi potrebbe contare tutti gli scambi? Nessuno tuttavia dà la vita per avere in cambio la morte. Non fu dunque senza effetto la preghiera del medico appeso alla croce. Il Verbo infatti non poteva morire e perciò, affinché potesse morire per noi, il Verbo si fece carne e dimorò in mezzo a noi 14. Fu appeso alla croce, ma con la sua carne. Alla croce era appesa la sua umile natura disprezzata dai giudei, ma vi era anche la carità, grazie alla quale i giudei furono salvati. In difesa di essi egli disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. E queste parole non furono inefficaci. Morì, fu sepolto, risorse, dopo aver passato quaranta giorni con i suoi discepoli salì al cielo, inviò lo Spirito Santo, ch'egli aveva promesso, su coloro che lo aspettavano. Quelli furono ripieni dello Spirito Santo che avevano ricevuto e cominciarono a parlare nella lingua di tutti i popoli. Allora i giudei ch'erano presenti, sentendo con stupore parlare, nel nome di Cristo, in tutte le lingue individui semplici e ignoranti ch'essi sapevano essere stati educati in mezzo a loro in una sola lingua, furono presi da timore e vennero a sapere dalla bocca di Pietro donde veniva quel dono delle lingue. Lo aveva concesso Colui ch'era stato appeso alla croce, ch'era stato schernito mentre era appeso alla croce, perché concedesse lo Spirito Santo mentre era assiso nel cielo. Ascoltarono e credettero coloro a proposito dei quali egli aveva detto: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Divennero credenti, furono battezzati e avvenne la conversione. Quale conversione? Credendo bevvero il sangue di Cristo che nella loro crudeltà avevano versato.

La preghiera nei pericoli di questa vita.

6. Per concludere dunque il nostro discorso come lo abbiamo cominciato, dobbiamo pregare e riporre la nostra fiducia in Dio; cerchiamo di vivere come ci comanda e, quando noi siamo vacillanti nel cammino della stessa vita, invochiamolo come lo invocarono i discepoli dicendo: Accresci, Signore, la nostra fede 15. Anche Pietro ebbe fiducia ma poi vacillò nella fede; però, ciononostante, quando stava affondando, non fu disprezzato ma fu sollevato e rialzato. Orbene, da che cosa derivava il fatto ch'ebbe fiducia? Non dalla propria natura ma dal potere del Signore. In che modo? Signore, se sei tu, fammi venire da te sull'acqua 16. Il Signore infatti stava camminando sull'acqua. Se sei tu, fammi venire da te sull'acqua. Poiché io so che, se sei tu, tu comanderai e così avverrà. Egli allora gli disse: Vieni! Pietro al suo comando scese dalla barca ma esitò per la sua debolezza. Tuttavia quando ebbe timore si rivolse al Signore gridando: Signore, salvami! Il Signore allora lo afferrò per la mano e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato17. Era stato proprio lui ad invitarlo, fu lui a salvarlo quando vacillò ed ebbe paura, affinché si adempisse ciò che sta scritto nel salmo: Se dicevo: Il mio piede vacilla, la tua misericordia, o Signore, mi aiutava 18.

Come domandare i benefici temporali e quelli eterni.

7. l benefici dunque sono di due specie: temporali ed eterni. Quelli temporali sono la salute, i mezzi di sussistenza, le cariche onorifiche, gli amici, la casa, i figli, la moglie e tutti gli altri beni di questa vita in cui siamo pellegrini. Nell'albergo di questa vita consideriamoci quindi come dei pellegrini che devono starci solo di passaggio e non come possidenti destinati a rimanervi. l benefici eterni al contrario sono anzitutto la stessa vita eterna, l'incorruttibilità e l'immortalità del corpo e dell'anima, la compagnia con gli angeli, la città celeste, una corona incorruttibile, un Padre e una patria, un Padre che non conosce la morte, una patria che non conosce nemici. Questi benefici cerchiamo di desiderarli con tutto l'ardore dell'anima, di chiederli con perseveranza completa nella preghiera ma senza molte parole, manifestandoli con gemiti sinceri. Il desiderio prega sempre anche se tace la lingua. Se tu desideri sempre, tu preghi sempre. Quand'è che la preghiera sonnecchia? Quando si raffredda il desiderio. Imploriamo dunque i benefici eterni con tutta l'avidità, cerchiamo con tutto lo sforzo quei beni, chiediamoli sicuri d'essere esauditi. Quei beni giovano a chi li possiede, ma non possono nuocergli. l beni temporali di quaggiù al contrario talora sono utili, talora dannosi. A molti giovò la povertà e nocque la ricchezza; a molti giovò una vita privata e nocque un'alta carica. D'altro lato a molti giovò il denaro, giovarono le dignità, giovarono perché ne fecero un buon uso; mentre a chi se ne servì male furono maggiormente nocive perché non ne furono spogliati. Per questo motivo, fratelli, chiediamo pure anche questi beni temporali ma con moderazione e con la sicurezza che, se li riceveremo, ce li concederà Colui il quale sa che cosa ci è utile. Hai pregato e non ti è stato concesso ciò che chiedevi? Abbi fiducia nel Padre, il quale te lo avrebbe concesso, se ti fosse stato utile. Congettura questo comportamento partendo da te stesso. Qual è rispetto a te tuo figlio ignaro delle cose umane, tale sei anche tu - ignaro delle cose divine - rispetto a Dio. Ecco tuo figlio che ti sta alle costole tutto il giorno piangendo perché tu gli dia un'arma da taglio, cioè una spada; tu gli dici che non gliela darai, non gliela dai, trascuri il suo pianto, per non piangerne la morte. Pianga, si affligga, si dia pure delle percosse perché tu lo faccia montare a cavallo, ma tu non lo farai, poiché non è capace di guidarlo, lo disarcionerà e lo ucciderà. Tu gli rifiuti una parte, ma gli conservi il tutto. Perché dunque egli cresca e possegga tutta la proprietà con sicurezza, tu non gli concedi una piccola cosa pericolosa.

Donde vengono i tempi cattivi e come sopportarli.

8. Ecco perché, fratelli, vi diciamo: pregate quanto potete. Molti sono i mali: così ha voluto Dio. Volesse il cielo che non ci fossero cattivi in gran numero e non ci fossero molti mali. "Sono tempi cattivi, tempi penosi!" si dice. Ma cerchiamo di vivere bene e i tempi saranno buoni. l tempi siamo noi; come siamo noi così sono i tempi. Ma che facciamo? Non siamo capaci di convertire una moltitudine di persone alla retta via? Ebbene, i pochi che mi ascoltano, vivano bene; i pochi che vivono bene sopportino i molti che vivono male. Sono frumento, si trovano sull'aia; nell'aia possono essere mescolati con la pula ma non potranno averla con loro nel granaio. Sopportino ciò che non vogliono per giungere a ciò che vogliono. Perché ci rattristiamo e ci lamentiamo con Dio? Nel mondo abbondano i mali perché non si ami il mondo. Persone di grande virtù, fedeli santi hanno disprezzato il mondo nel suo splendore; noi invece non possiamo disprezzarlo neppure nel suo squallore! Cattivo è il mondo: ecco, è cattivo, eppure lo si ama come se fosse buono. Ma che cos'è allora il mondo cattivo? Non è certamente cattivo il cielo, non lo è la terra e non sono cattive le acque né ciò ch'esse contengono, i pesci, gli uccelli, gli alberi. Tutte queste cose sono buone, il mondo invece lo rendono cattivo gli uomini cattivi. Ma poiché - come ho detto - non possiamo non avere con noi persone cattive finché viviamo, eleviamo i nostri gemiti al Signore, nostro Dio, e sopportiamo i mali per giungere così ai veri beni. Non dobbiamo biasimare il Padre di famiglia, poiché ci è caro. È lui che ci sopporta, non siamo noi che sopportiamo lui! Sa lui come dirigere a buon porto ciò che ha fatto; fa' ciò che comanda e spera ciò che ha promesso.