DISCORSO 76

DI NUOVO SUL VANGELO DI MT 14, 24-33:
SUL SIGNORE CHE CAMMINAVA SULLE ACQUE DEL MARE
E SUL TIMORE DI
PIETRO

Il mare è la vita presente. Pietro figura della Chiesa.

1. 1. Il brano del Vangelo letto or ora ci racconta come Cristo Signore camminò sulle acque del mare e come l'apostolo Pietro camminando sull'acqua ebbe paura e tentennò e, poiché non aveva fede, stava affondando ma poi, riconoscendo la propria debolezza, venne di nuovo a galla 1; questo brano ci suggerisce che il mare è la vita presente e che l'apostolo Pietro invece è la figura dell'unica Chiesa. Lo stesso Pietro infatti, ch'è il primo nella serie degli Apostoli e assai ardente nell'amore per il Cristo, è spesso lui il solo che risponde per tutti gli altri. Infine quando il Signore Gesù Cristo domandò ai discepoli chi la gente pensasse che egli fosse e i discepoli avevano riferito le diverse opinioni della gente, avendo il Signore chiesto di nuovo e avendo detto: Ma voi chi dite che sono io? fu proprio Pietro che rispose: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 2. Diede la risposta uno solo per molti, l'unità che tiene uniti molti. Allora il Signore gli disse: Beato te, Simone, figlio di Giona, poiché questa verità non te l'ha rivelata né la carne né il sangue, ma il Padre mio celeste. Poi soggiunse: E io ti dico 3. Come se avesse voluto dire: "Poiché tu mi hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, anch'io ti dico: Tu sei Pietro 4". Prima infatti si chiamava Simone. Questo nome di Pietro gli fu posto dal Signore e questo nome aveva un significato simbolico, quello cioè di rappresentare la Chiesa. La pietra infatti era Cristo, Pietro era il popolo cristiano. Poiché "pietra" è il nome primitivo; Pietro quindi deriva da "pietra", non pietra da "Pietro", come il nome di Cristo non deriva da "Cristiano", ma è il nome di "Cristiano" che deriva da Cristo. Tu, dice dunque, sei Pietro e su questa pietra che tu hai riconosciuta pubblicamente, su questa pietra che tu hai riconosciuta come vera, dicendo: Tu sei Cristo, il Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa 5, cioè sopra me stesso, Figlio del Dio vivente, io edificherò la mia Chiesa. Edificherò te su di me, non me sopra di te.

La Chiesa è edificata non sugli uomini ma sul Cristo.

2. 2. In verità alcuni, i quali volevano che la Chiesa fosse edificata sugli uomini, andavano dicendo: Io sono di Paolo; io invece sono di Apollo; io al contrario sono di Cefa, cioè di Pietro. Altri però, che non volevano che la Chiesa fosse edificata su Pietro, ma sulla pietra, affermavano: Io invece sono di Cristo 6. L'apostolo Paolo quindi, quando venne a sapere ch'era preferito lui e Cristo veniva disprezzato: Può forse - disse - essere diviso Cristo? È stato forse crocifisso per voi Paolo? Siete forse stati battezzati nel nome di Paolo7. Come nessuno era battezzato nel nome di Paolo, così neppure nel nome di Pietro, ma tutti nel nome di Cristo; in tal modo Pietro veniva edificato sulla pietra, non già la pietra su Pietro.

Pietro dapprima chiamato beato e poco dopo Satana.

2. 3. Il medesimo Pietro dunque, così chiamato dalla "pietra", proclamato beato, lui ch'era figura della Chiesa, che aveva il primato sugli Apostoli, immediatamente dopo aver sentito ch'era beato, ch'era Pietro, che doveva essere edificato sulla pietra, avendo sentito che il Signore avrebbe sofferto la passione, poiché aveva preannunciato ai suoi discepoli che sarebbe sopravvenuta presto, ne provò dispiacere. Ebbe paura di perdere il Cristo che andava incontro alla morte, ch'egli aveva dichiarato sorgente della vita. Rimase sconvolto e disse: "Dio non voglia, Signore. No, questo non avverrà mai 8. Abbi misericordia di te stesso, o Dio; non voglio che tu muoia". Pietro diceva a Cristo: "Non voglio che tu muoia", ma meglio diceva Cristo: "Io voglio morire per te". Infine lo rimproverò subito mentre prima lo aveva lodato, e lo chiamò Satana mentre prima lo aveva detto beato. Va via - disse - lontano da me, Satana; tu mi sei di ostacolo, poiché non la pensi come Dio ma come gli uomini 9. Che cosa vuol fare di noi, che cosa diversa da ciò che siamo, dal momento che ci rimprovera d'essere uomini? Volete sapere che cosa vuol fare di noi? Sentite il salmo: Io ho detto: voi siete dèi e figli dell'Altissimo voi tutti 10. Ma se avete solo sentimenti umani: Eppure morrete come uomini 11. Il medesimo Pietro in un solo brevissimo spazio di tempo, poco prima è detto beato, solo un istante dopo Satana. Se ti meravigli della differenza delle due parole, devi considerare la diversità dei motivi. Perché ti stupisci che prima è proclamato beato e poi Satana? Rifletti al motivo per cui era stato detto beato: Poiché questa verità non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste 12. Beato perché non te l'ha rivelata la carne e il sangue. Se infatti te l'avesse rivelata la carne e il sangue, ciò sarebbe derivato dal tuo sentimento ma poiché non te l'ha rivelata la carne e il sangue, ma il Padre mio celeste, ciò è derivato dalla mia ispirazione, non dal tuo sentimento. Perché dalla mia ispirazione? Perché tutto quello che ha il Padre è mio 13. Ecco: hai sentito il motivo perché fu chiamato beato e perché Pietro. Perché invece fu chiamato col nome di cui abbiamo orrore e non vogliamo ripetere? Perché? se non perché la rivelazione sarebbe venuta dal tuo sentimento? Poiché tu non ragioni secondo la mente di Dio ma secondo quella degli uomini.

Pietro è figura simbolica dei forti e dei deboli.

3. 4. Considerando questo membro della Chiesa, dobbiamo distinguere ciò che viene da Dio e ciò che viene dal nostro sentimento. In effetti solo allora noi non vacilleremo, saremo fondati sulla pietra, saremo saldamente fermi e stabili contro i venti, i rovesci di pioggia, di fronte alle correnti impetuose, vale a dire di fronte alle prove della vita presente. Osservate tuttavia quel grande Apostolo che era Pietro, che allora era la prefigurazione simbolica di noi; ora è fiducioso, ora esitante, ora proclama immortale Cristo, ora ha paura che muoia. Ecco perché la Chiesa di Cristo, ha fedeli saldi nella fede, ma ha pure dei fedeli tentennanti, e non può essere senza quelli stabili nella fede, né senza quelli instabili. Ecco perché l'apostolo Paolo dice: Noi che siamo forti nella fede abbiamo il dovere di sopportare la fragilità di quelli che sono deboli nella fede 14. Per il fatto che Pietro proclamò: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 15, simboleggia i forti nella fede; per il fatto invece che tentenna ed è esitante, non vuole che il Cristo soffra, avendo paura della morte e, non riconoscendo Cristo come la vita, raffigura i fedeli della Chiesa deboli nella fede. Era dunque necessario che in un solo Apostolo, cioè in Pietro, il primo e il più importante nella serie degli Apostoli, nel quale era rappresentata simbolicamente la Chiesa, fosse anche rappresentato l'uno e l'altro genere di fedeli, cioè quelli forti e quelli deboli, poiché la Chiesa non può essere senza gli uni e gli altri.

L'uomo debole per se stesso è potente per mezzo del Signore.

3. 5. Attinente a questa considerazione è ciò che è stato letto poc'anzi: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sull'acqua 16. Se sei tu, comandami; poiché io non sono in grado di farlo in forza del mio potere ma del tuo. Riconobbe quale potere avesse da sé e quale da Colui, per volontà del quale ebbe fiducia d'essere in grado di fare ciò che nessuna debolezza umana sarebbe capace di fare. Se, dunque, sei tu, comandami perché, se lo comanderai, sarà fatto. Ciò che io non riesco a fare fidando sulle mie forze, lo puoi tu col tuo comando. E il Signore: Vieni 17, gli rispose. Pietro allora senza esitare per nulla, spinto dall'ordine ricevuto e fidando nella presenza di Cristo che lo sosteneva e lo guidava, saltò immantinente giù nell'acqua e cominciò a camminare. Riuscì a fare ciò che voleva il Signore, non già in virtù delle proprie forze, ma del potere del Signore. Un tempo infatti eravate tenebre, ora invece luce, ma per virtù del Signore 18. Ciò che nessuno riesce a fare per mezzo di Paolo o di Pietro o di alcun altro Apostolo, riesce a farlo per mezzo del Signore. Ecco perché Paolo disprezzandosi utilmente, fa bene a mettere in risalto il Cristo dicendo: È stato forse crocifisso per voi Paolo o siete stati forse battezzati nel nome di Paolo19. Non siete stati dunque battezzati in grazia di me, ma insieme con me; non in virtù di me, ma di lui.

Riconoscere la propria debolezza per ottenere la grazia.

4. 6. Pietro dunque camminò sull'acqua per ordine del Signore, sapendo che non poteva aver questa forza da se stesso. In forza della fede riuscì a compiere ciò che l'umana debolezza non sarebbe stata in grado di fare. Tali sono i membri della Chiesa forti nella fede. Dovete far attenzione, udire, capire, mettere in pratica. Poiché non bisogna mai trattare con i forti nella fede in modo che siano deboli, ma trattare con i deboli in modo che diventino forti. Ora, ciò che impedisce a molti d'essere forti è la presunzione d'essere forti. Nessuno riceverà da Dio il dono della fortezza, se non è persuaso della propria debolezza. Distillando, o Dio, pioggia volontaria per la tua eredità 20. Perché mi precedete voi che sapete ciò che sto per dire? Frenate la vostra fretta perché possano seguirvi gli spiriti lenti. Ho già detto e ripeto: dovete prima sentire, poi capire e mettere in pratica. Nessuno riceve da Dio il dono della fortezza, se prima non comprende d'essere, per se stesso, debole. Dio dunque invia la pioggia volontaria, come dice il salmo, volontaria, non dovuta cioè ai nostri meriti ma alla volontà di Dio. Distillando dunque Dio la pioggia volontaria per la sua eredità; essa infatti s'è indebolita, ma tu l'hai perfezionata 21. Tu infatti hai distillato la pioggia volontaria, non considerando i meriti umani ma la tua grazia e misericordia. L'eredità stessa dunque si era indebolita e riconobbe d'essere debole in se stessa affinché fosse forte per grazia tua. Non sarebbe stata resa forte se non fosse diventata debole per essere perfezionata da te in te.

Paolo viene perfezionato riconoscendo la sua debolezza.

5. 7. Osserva Paolo, piccola porzione di questa eredità, osservalo divenuto debole, lui che ha detto: Non sono degno d'essere chiamato Apostolo poiché ho perseguitato la Chiesa di Dio 22. Perché mai allora sei Apostolo? Per grazia di Dio sono quel che sono. Non sono degno, ma per grazia di Dio sono quel che sono 23. Paolo divenne debole, ma tu lo perfezionasti. Orbene, poiché per grazia di Dio è quello che è, guarda che cosa dice subito dopo: La sua grazia poi verso di me non è stata inutile, ma mi sono affaticato più di tutti gli altri Apostoli 24. Bada a non perdere a causa della tua presunzione ciò che hai meritato confessando la tua debolezza. Bravo: tu hai ben ragione di dire: Non merito d'essere chiamato Apostolo. Per sua grazia sono quel che sono e la sua grazia verso di me non è stata inefficace; tutto ciò va benissimo. Ma quando affermi: Mi sono affaticato più di tutti gli altri 25, sembra che cominci ad attribuirti ciò che poco prima hai attribuito a Dio. Fa' attenzione e continua a leggere. Non sono stato io però ma la grazia di Dio che mi sostiene 26. Dici bene, o debole: sarai esaltato in modo assolutamente stabile poiché non sei ingrato. Tu sei appunto il medesimo Paolo, piccolo per la tua natura ma grande per la grazia del Signore. Sei tu che hai supplicato tre volte il Signore che ti liberasse da una sofferenza fisica acutissima, simile a un inviato di Satana che ti schiaffeggiava 27. Che cosa ti fu risposto? Che cosa ti sentisti dire quando facesti questa preghiera? Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diviene perfetta attraverso la debolezza 28. In realtà egli è diventato debole, ma tu l'hai reso assai forte.

Pietro potente non per virtù propria, ma di Dio.

5. 8. Così anche Pietro: Comandami - dice - di venire da te sull'acqua 29. Oso farlo come uomo, ma non lo chiedo a un uomo. Me lo comanda Dio uomo, perché possa fare ciò che non può l'uomo. Vieni, gli rispose. Pietro allora scese dalla barca e cominciò a camminare sull'acqua; Pietro poté farlo perché glielo aveva ordinato la pietra. Ecco ciò che Pietro fu in grado di fare per grazia del Signore; che cosa poté fare con le sue forze? Vedendo la forza del vento impetuoso ebbe paura e, poiché cominciava ad affondare, gridò: Signore, sono perduto, salvami30. Ebbe fiducia nel Signore, riuscì grazie al Signore; vacillò invece in quanto uomo e ricorse al Signore. Se dicevo: Il mio piede vacilla 31. Così dice il salmo. È parola di un santo inno di lode a Dio e, se lo comprenderemo, anzi se lo vorremo, anche nostra. Se dicevo: Il mio piede vacilla. Perché vacilla, se non perché è mio? E continua dicendo: La tua misericordia, o Signore, mi aiutava 32. Non il mio potere, ma la tua misericordia. Il Signore abbandonò forse lui che vacillava quando ne aveva ascoltato la preghiera? Dove sarebbe la verità della seguente affermazione: Chi l'invocò e fu abbandonato33. Dove la verità di quell'altra: E chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo 34? Porgendogli subito la sua mano per aiutarlo, lo sollevò mentre affondava, ma lo rimproverò di aver diffidato: Uomo di poca fede, perché hai dubitato35. Hai avuto fiducia in me e poi hai dubitato del mio potere.

Nell'avversità o nella prosperità di questo mondo la cupidigia è la tempesta.

6. 9. Orsù, fratelli, bisogna por fine al discorso. Considerate il mondo come se fosse un mare, un vento furioso e una gran tempesta. Per ciascuno la propria cupidigia è una tempesta. Se amerai Dio, camminerai sul mare, sotto i tuoi piedi sarà la superbia del mondo. Se tu ami il mondo, la tempesta t'inghiottirà. Esso può divorare i suoi amanti, ma non può sostenerli. Orbene, quando il tuo cuore è agitato dalla cupidigia, per poterla vincere invoca la divinità di Cristo. Voi credete che allora solo soffia il vento contrario quando c'è l'avversità di questo mondo? Si crede infatti che tira il vento contrario e dev'essere invocato Dio quando c'è la guerra, quando avvengono disordini, quando c'è la fame o la peste oppure quando anche a un singolo individuo accade una disgrazia personale. Quando invece il mondo ci è gradito per la felicità temporale, ci sembra che non tiri il vento contrario. Tu però a questo proposito non devi interrogare la tranquillità del mondo ma la tua cupidità. Vedi se la tranquillità è nel tuo cuore; vedi se non ti fa cadere il vento interiore; questo devi vedere! È segno di gran virtù combattere la felicità affinché questa non conduca fuori dalla retta via, non ci corrompa, non ci faccia cadere. È segno di gran virtù - dico - lottare con la felicità; è una gran felicità non lasciarsi vincere dalla felicità. Impara a calpestare il mondo: ricordati d'aver fiducia in Cristo. Se dunque il tuo piede vacilla, se esiti, se non t'innalzi al di sopra di tutto, se cominci ad affondare, di': Signore, sono perduto, salvami36. Di': Sono perduto, per non perire. Poiché dalla morte della carne ti libererà solo chi è morto nella carne per te. Rivolti al Signore, ecc.