DISCORSO 26

DISCORSO TENUTO NELLA BASILICA TEODOSIANA.
SU UN VERSETTO DEL SALMO 94
E SULLE PAROLE DELL'
APOSTOLO:
"SE FOSSE STATA DATA UNA LEGGE CAPACE DI DARE LA VITA
SENZA DUBBIO LA GIUSTIZIA DERIVEREBBE DALLA LEGGE"
E A PROPOSITO DEL LIBERO ARBITRIO

Creati e ricreati da Dio.

1. Abbiamo cantato a Dio un salmo 1, durante il quale ci siamo esortati scambievolmente ad adorarlo, a prostrarci dinanzi a lui e a piangere dinanzi al Signore che ci ha fatti. Ora, questo salmo ci esorta a cercare con alquanto maggiore accuratezza quale significato abbiano le parole: Che ci ha fatti 2. Che infatti l'uomo sia stato creato da Dio, non c'è alcuno che lo ponga in dubbio, a meno che non voglia essere ingrato. Avendo così letto e così imparato dalla fede, noi sappiamo che Dio fece l'uomo e che, fra i molti esseri da lui creati, lo fece a sua immagine 3. Questo è lo stato primitivo dell'uomo, questa la sua prima creazione. Non penso tuttavia che lo Spirito Santo nel presente salmo abbia voluto inculcarci questo come cosa di primaria importanza quando ci dice: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 4. C'è infatti un altro passo in cui dice: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 5, della qual cosa, come ho detto, nessun cristiano dubita. Dio però non solo ha creato il primo uomo, dal quale sono derivati tutti gli altri, ma anche oggi Dio crea i singoli uomini, lui che a un suo santo diceva: Prima che ti formassi nel grembo materno ti ho conosciuto 6. La prima volta creò l'uomo senza concorso umano, ora crea l'uomo servendosi dell'uomo. Sia però che si tratti dell'uomo creato senza l'uomo, sia che si tratti dell'uomo tratto dall'uomo, è stato lui a farci e non noi 7. Secondo questa accezione delle parole, la prima e la più semplice, comunque vera, adoriamolo, fratelli, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Non ci abbandona infatti dopo averci creati; non si prese la briga di formarci lasciandoci poi senza custodirci. Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 8, perché non piangemmo quando ci fece, eppure ci fece. E se ci fece prima che lo pregassimo, potrà abbandonarci ora che lo preghiamo? Ebbene, quasi che l'uomo dubitasse se sarebbe esaudito nella sua preghiera, la Scrittura ha voluto ammonirlo dicendo: Piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti. Egli certamente esaudisce quei che ha creato; non può certamente non prendersi cura di coloro che ha creati.

I cavilli dei pelagiani.

2. Ma c'è un'interpretazione più alta e, a quanto ritengo, più utile. Lo Spirito Santo conosceva alcuni che dicevano o avrebbero detto, che Dio creò gli uomini ma gli uomini poi diventano giusti di per se stessi. Prevedendo costoro, volle dare ad essi un avvertimento [salutare], e per distoglierli dalla superbia disse: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 9. Perché aggiungere: E non ci siamo fatti da noi stessi, quando sarebbe bastato dire: Egli ci ha fatti? Non ha voluto forse richiamarci alla mente quell'opera della quale gli uomini dicono: "Noi ci siamo fatti da noi", cioè: Quanto all'essere giusti, giusti ci siamo diventati mediante la nostra libera volontà? Quando fummo creati, ricevemmo il libero arbitrio: ora, l'essere giusti lo otteniamo col libero arbitrio. Perché star lì a supplicare Dio che ci renda giusti, se abbiamo in nostro potere il diventarci da noi? Ascoltate, ascoltate! Anche quanto all'essere giusti, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Il primo uomo fu creato in una natura esente da colpa, in una natura non viziata. Egli fu creato retto, non si fece retto da sé. Cosa sia diventato da sé è noto: cadendo dalla mano del vasaio s'è frantumato. Colui che l'aveva fatto lo sorreggeva, ma l'uomo volle abbandonare chi l'aveva fatto. Dio lo permise, quasi dicendo: "Che mi abbandoni e scopra se stesso. Nella sua miseria esperimenti che senza di me non può nulla" 10.

L'uomo, creato buono, divenne cattivo per il libero arbitrio.

3. In questa maniera, dunque, Dio volle mostrare all'uomo le capacità del libero arbitrio sottratto all'azione di Dio. Oh, quant'è cattivo il libero arbitrio non aiutato da Dio! Cosa riesca libero arbitrio a fare senza Dio, l'abbiamo toccato con mano. E in tanto siamo diventati miseri, in quanto abbiamo voluto esperimentare cosa valga a fare il libero arbitrio abbandonato da Dio. Fatta tale esperienza, convinciamoci [della realtà] e venite, adoriamo lui e prostriamoci davanti a lui. Venite, adoriamo, e prostriamoci davanti a lui e piangiamo dinanzi al Signore che ci ha fatti 11, affinché, perdutici per colpa nostra, ci ricrei colui che ci aveva creati. Ecco, l'uomo fu creato buono, ma per il libero arbitrio divenne cattivo. Come potrà render buono l'uomo l'uomo cattivo che per causa del libero arbitrio abbandona Dio? Quand'era buono non riuscì a conservarsi buono; ora che è diventato cattivo potrà rendersi buono? Quand'era buono, non si conservò buono; e ora che è cattivo dice: Voglio rendermi buono! Eri buono e peristi: che farai adesso che sei cattivo, se non ti riforma colui che rimane sempre buono?.

L'uomo creato a immagine di Dio.

4. Egli dunque ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 12: noi suo popolo e pecore del suo pascolo 13. Ecco, colui che ci aveva creati ha fatto di noi uomini il suo popolo. Difatti non eravamo suo popolo noi uomini appena creati. Vedete, miei fratelli, e dalle stesse parole del salmo badate a che proposito abbia detto: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 14. Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi, l'ha affermato del fatto che siamo suo popolo e pecore del suo pascolo. Egli ci ha fatti. Veramente, anche i pagani nascono, e così tutti gli empi, tutti i nemici della sua Chiesa. In quanto nascono, egli li ha fatti; né è stato un altro dio a crearli. Quelli che nascono da [genitori] pagani sono fatti da lui, da lui sono creati. Eppure, non sono suo popolo né pecore del suo pascolo 15. Comune a tutti è la natura, non la grazia. Non si deve reputare grazia la natura [ricevuta]; che se la si considera grazia, è perché anch'essa è donata gratuitamente. Difatti non fu l'uomo - che ancora non esisteva - a meritarsi l'esistenza. Se se la fosse meritata significherebbe che già esisteva; ma non esisteva. Dunque, colui che si sarebbe meritato [la grazia] non esisteva; ma venne creato. Non creato come i bruti, né come le piante, né come le pietre, ma ad immagine del Creatore 16. Chi gli diede tanto beneficio? Dio, che già esisteva ed esisteva fin dall'eternità. A chi lo diede? All'uomo che ancora non esisteva. Diede colui che era, ricevette colui che non era. Chi poteva fare questo se non colui che chiama le cose che non sono quasi che siano? 17 se non colui del quale dice l'Apostolo: Ci ha scelti prima della creazione del mondo 18? Ci ha scelti prima della creazione del mondo: siamo creati in questo mondo, ma il mondo non c'era quando siamo stati scelti. Meraviglie ineffabili, miei fratelli! Chi sarà in grado di spiegare tutto questo? chi riuscirà almeno a pensare ciò che dovrebbe spiegare? Sono scelti esseri che non esistono; né sbaglia chi sceglie, né sceglie invano. Ed egli sceglie, e ha degli eletti, mentre deve ancora crearli per eleggerli. Egli li ha presso di sé, non nella sua natura ma nella sua prescienza.

L'uomo ammesso nel popolo di Dio.

5. Non vogliate quindi insuperbirvi. Siamo uomini: lui ci ha fatti 19. Siamo cristiani - se pur lo siamo quando solleviamo simili discussioni contro la grazia -, ma, ammettiamo, siamo cristiani. Anche in quanto credenti, anche in quanto giusti, dal momento che il giusto vive di fede 20, egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi 21. Domando cosa ci abbia fatti. Risponderai: Uomini. Non parlava di questo il salmo. Questo è cosa che sappiamo, è cosa nota, palese; né abbiamo bisogno d'una grande cultura per conoscere questo, che cioè in quanto uomini ci ha fatti lui. Ma nota bene cosa diceva con le parole: Egli ci ha fatti e non ci siamo fatti da noi stessi. Cosa ci ha fatti se non ciò che siamo? Ebbene, che cosa siamo? Ma noi..., ecco cosa siamo. Cosa? Suo popolo e pecore del suo pascolo 22. Egli ci ha fatto suo popolo; egli ci ha fatti pecore del suo pascolo. Colui che mandò [sulla terra] l'Agnello innocente perché fosse ucciso ci fece pecore da lupi [che eravamo]. Questa è la grazia. Al di là di quella grazia ordinaria e d'indole naturale per cui noi che non esistevamo diventammo uomini (grazia non meritata perché non esistevamo), al di là di quella grazia, quest'altra è la grazia più grande: essere diventati suo popolo e pecore del suo pascolo 23, per l'opera del nostro Signore Gesù Cristo 24.

6. Qualcuno obietterà: Ma non siamo diventati anche uomini ad opera del nostro Signore Gesù Cristo? Senz'altro! Anche i pagani sono stati fatti ad opera di Gesù Cristo: i pagani, non perché fossero pagani ma perché fossero uomini, sono stati fatti da Gesù Cristo. Chi è infatti Gesù Cristo se non il Verbo che era in principio? E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui 25. Se dunque i pagani sono stati creati, come uomini, lo debbono a lui; e sono tanto maggiormente meritevoli di punizione in quanto abbandonarono colui dal quale erano stati creati, per venerare oggetti fatti da loro.

Il Mediatore fra Dio e gli uomini.

7. Non consideriamo quindi la grazia della creazione della natura umana, grazia comune ai cristiani e ai pagani. La grazia più grande è questa: non l'essere stati creati uomini ad opera del Verbo ma l'essere diventati credenti ad opera del Verbo incarnato. Difatti uno è Dio e uno il Mediatore tra Dio e gli uomini: l'uomo Cristo Gesù 26. In principio era il Verbo 27. Non esisteva ancora l'uomo Cristo Gesù, e il Verbo era presso Dio e il verbo era Dio. Non c'era nemmeno il mondo quando il Verbo-Dio esisteva. Tutte le cose sono state fatte ad opera di lui, e il mondo è stato fatto ad opera di lui 28. Quando ci creò perché fossimo uomini l'uomo ancora non c'era. L'Apostolo però sottolinea ai cristiani piuttosto quell'altra grazia dicendo: Uno è Dio e uno il Mediatore fra Dio e gli uomini 29. Non dice: Cristo Gesù, perché tu non pensassi che lo dicesse del Verbo, ma aggiunge: L'Uomo. Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù. Cos'è infatti un mediatore? Uno per il quale fossimo ricongiunti [con Dio], riconciliati con lui, in quanto a causa dei nostri peccati giacevamo [da lui] separati, eravamo nella morte, sì certo, nella rovina. Cristo-uomo non esisteva quando fu creato l'uomo. Perché l'uomo non andasse in rovina egli si fece uomo.

Il libero arbitrio nel pensiero pelagiano.

8. Vi ho detto queste cose contro una recente eresia che tenta di pullulare, tanto che siamo costretti a frequenti polemiche, volendo che voi siate stabili nel bene e non intaccati dal male 30. Questo è il ragionamento con cui si presentarono ai primi inizi della setta: parlavano contro la grazia esagerando non la libertà ma la debolezza dell'uomo, e gonfiavano quest'uomo, che è misero e giace [nella colpa], impedendogli d'aggrapparsi a quella mano che gli veniva tesa dall'alto e così alzarsi. Discutendo contro la grazia in difesa del libero arbitrio, offesero le pie orecchie dei cattolici. Si cominciò ad averne orrore, si cominciò a scansarli come una incombente iattura, si cominciò a dire di loro che propalavano idee erronee contro la grazia. Ma loro, per sottrarsi a tale odiosità, inventarono questa bizzarria. Diceva: "Io non parlo contro la grazia". Come lo dimostri? Rispondeva: "Non parlo contro la grazia di Dio per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio". Vedete il loro acume! Esso però è di vetro: splende - diremmo - nella sua vacuità, però si spezza di fronte alla verità. Notate come, in certo qual modo, sia architettato con acume quello che volevano dire. Dice: "Per il fatto stesso che difendo il libero arbitrio dell'uomo e affermo che mi basta il libero arbitrio per essere giusto, tutto questo non l'affermo senza la grazia di Dio". Si son drizzate le orecchie dei fedeli! Chi ode tali cose comincia subito col rallegrarsi: "Grazie a Dio! Egli non difende il libero arbitrio misconoscendo la grazia divina. Si tratta infatti di un arbitrio che è libero ma senza la grazia di Dio non può nulla. Se pertanto difendono il libero arbitrio non negando la grazia di Dio, cosa dicono di male?". Esponici dunque, o maestro, cosa intendi per grazia di Dio. Risponde: "Quando menziono il libero arbitrio dell'uomo, noterai bene che dico che esso è appunto dell'uomo". Ma poi? "L'uomo chi l'ha creato? Dio. Chi gli ha dato il libero arbitrio? Dio. Se dunque Dio ha creato l'uomo ed è stato lui a dargli il libero arbitrio, qualunque cosa riesca l'uomo a fare col suo libero arbitrio a chi si deve se non alla grazia di colui che lo creò fornito di libero arbitrio?". E tutto questo lo si dice da loro come una trovata ingegnosa.

La legge non dà la vita.

9. Ebbene, notate, miei fratelli, com'essi predichino una grazia in senso generico: la grazia per la quale l'uomo è stato creato, la grazia per la quale siamo uomini. Ma certamente noi siamo uomini alla pari degli empi, mentre non alla pari degli empi siamo cristiani. Ora noi vogliamo che essi predichino questa grazia, per la quale siamo cristiani, questa vogliamo che ammettano, questa vogliamo, della quale l'Apostolo dice: Non annullo la grazia di Dio. Difatti, se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano 31. Notate di cosa parli l'Apostolo. Diceva della legge: Se mediante la legge si ottenesse la giustizia, allora Cristo sarebbe morto invano. Ma siccome la giustizia non deriva dalla legge, per questo Cristo è morto affinché venissero giustificati attraverso la fede coloro che non erano giustificati dalla legge. Dice: Se fosse stata data una legge capace di vivificare, la giustizia deriverebbe senza meno dalla legge - cosa che ieri ricordavamo -, ma la Scrittura ha racchiuso tutto in dominio del peccato, affinché la promessa (la promessa, non la predizione: colui che promette realizza), affinché la promessa - dice - fosse data ai credenti mediante la fede in Gesù Cristo 32. Ecco come ci ha trovato la grazia del Salvatore: tali che nemmeno la legge ci aveva potuto risanare. Ma perché dare la legge, se fosse bastata la natura? Perché fu data la legge se bastava la natura? Invece nemmeno la legge fu sufficiente, tanto s'era indebolita la natura. Fu data la legge, ma non tale che riuscisse a portare in vita. Per qual motivo fu allora data? La legge - dice l'Apostolo - fu data in ordine alla prevaricazione 33. Fu data in ordine alla prevaricazione, cioè per renderti prevaricatore. In che senso "per farmi prevaricatore"? Perché Dio conosceva la tua superbia, sapeva che avresti detto: Oh, se ci fosse chi mi insegni! oh se ci fosse chi mi mostri! Ecco, la legge ti dice: Non desiderare 34. Hai conosciuto una legge che ti dice: Non desiderare, ma ecco insorgere la concupiscenza che tu non conoscevi. Essa era nell'uomo ma non la si conosceva. Cominciasti a far degli sforzi per vincere questa potenza che avevi in te, e apparve quel che prima ti era celato. O superbo, attraverso la legge diventasti prevaricatore. Riconosci la grazia e lodane [Dio].

La legge è da Dio.

10. Ma la legge - dirai - chi ce l'ha data? Poiché c'è della gente stramba, o peggio empia, che dice essere stata, la legge, data da un altro [dio], mentre invece la grazia ad opera del nostro Signore Gesù Cristo 35. Quasi che la legge sia cattiva, deordinata, la grazia invece giusta. E fanno distinzione fra i due Testamenti, dicendo che l'Antico Testamento deriva da non so quale principe delle tenebre, mentre il Nuovo Testamento deriva dal Signore Iddio, Padre del nostro Signor Gesù Cristo. Ascolta l'apostolo Paolo! Se pensi che la legge sia stata data da un altro, e non da Dio, per il fatto che ad opera di lei sei diventato prevaricatore, ascolta l'Apostolo e vedi come loda la legge. Dice: Pertanto la legge è santa e il precetto è santo. Aggiungi: E giusto. Aggiungi ancora: E buono. Ma allora ciò che era buono è stato per me causa di morte? Assolutamente no. Ma il peccato per apparire peccato 36. Il peccato c'era, ma era nascosto. Quando era nascosto? Quando ancora non gli ti eri levato contro. Cominciasti a far dei tentativi [in senso contrario] e apparve colui che ti teneva [in suo dominio]. Finché lo seguivi, non ne sentivi la catena; cercasti un rifugio e apparve il legaccio: volesti fuggire e cominciasti ad essere trascinato. Se dunque hai cominciato ad essere trascinato, ricordati di colui che non è soggetto a legami. E chi è costui se non colui che disse: Se avete trovato in me dei peccati ditemelo 37? Chi è esente da legami se non colui che diceva: Ecco, viene il principe del mondo ma in me non troverà nulla 38? Non troverà alcun motivo per farmi morire, perché la morte è meritata quando la si deve al peccato. Per qual motivo allora muori? Dice: Perché tutti sappiano che fo la volontà del Padre mio 39. Lui ci ha sciolti, lui che non era legato; lui libera dalla morte, lui che tra i morti è libero 40.

Eliseo simbolo di Cristo.

11. Fu lui che inviò anche la legge. La legge la mandò ad opera d'un servo, la grazia la recò lui stesso. Guarda ad Eliseo: per lui si compie un grande e profondo mistero. Come profeta, egli preannunziava [il futuro] non solo con le parole ma anche con le azioni 41. Era morto il figlio di colei che l'ospitava. Cosa rappresentava il ragazzo morto se non Adamo? La cosa fu annunziata al santo profeta, che nella profezia raffigurava il nostro Signor Gesù Cristo. Mandò il suo bastone per mezzo del suo servo, al quale disse: Va', va', ponilo sopra il ragazzo morto 42. Da servo obbediente, quegli si avviò. Il profeta sapeva quel che faceva. Il servo poggiò il bastone sul morto, ma il morto non risuscitò. Se infatti fosse stata data una legge capace di vivificare, allora certamente la giustizia sarebbe derivata dalla legge 43. Ma la legge non fu in grado di vivificare. In seguito venne lui: il grande dal piccolo, il Salvatore dal salvando, il vivo dal morto. Venne lui; cosa fece? Accorciò le sue membra di giovane ben formato, quasi annichilendo se stesso per rivestire la forma di servo 44. Accorciò dunque le sue membra di giovane formato 45 e, divenuto piccolo, si commensurò con chi era piccolo, per rendere il nostro misero corpo conforme al suo corpo glorioso 46. Ebbene, fu a rappresentare in questo modo il Cristo, profeticamente espresso, che quel morto fu risuscitato, come succede quando l'empio viene giustificato.

Grazia la creazione, grazia più grande la giustificazione.

12. Questa grazia va predicata. Essa è la grazia dei cristiani, conseguita ad opera dell'Uomo-Mediatore, di colui che patì e risuscitò 47, che salì al cielo e imprigionò i prigionieri e diede doni agli uomini 48. Questa grazia, ripeto, va predicata. Contro questa grazia non discutano gli ingrati. Il bastone del profeta non fu sufficiente per risuscitare il morto. E basterebbe la natura, morta anche lei? Anche se non lo troviamo così chiamato in nessun passo dalla Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono d'essere stati creati, in quanto ci è stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. Statemi attenti! Prima d'essere creati non avevamo alcun merito buono, e quindi è grazia il dono d'essere stati creati senza che avessimo alcun merito. Se però è una grazia grande quella che abbiamo ricevuto quando eravamo senza meriti buoni, quanto non sarà grande quella che ricevemmo avendo tanti demeriti? Colui che non esisteva era sprovvisto di meriti, il peccatore accumulava demeriti. Colui che sarebbe stato creato, prima non esisteva. Non esisteva, ma non aveva nemmeno offeso [Dio]. Non esisteva e fu creato; ha offeso [Dio] ed è stato salvato. Colui che non esisteva, non sperava nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. Questa è la grazia per opera del nostro Signore Gesù Cristo 49. Egli ci ha fatti 50: ci ha fatti, ovviamente, quando non avevamo alcuna esistenza, ma poi, una volta creati e diventati colpevoli, egli ci ha fatti giusti, e non siamo stati noi a farci [così]. Se dunque c'è in Cristo una nuova creatura, l'antica se ne è andata; è stata fatta nuova 51.

Libertà del vasaio nei riguardi della creta.

13. Esisteva un'unica massa di perdizione, discendente da Adamo, alla quale nient'altro era dovuto se non il supplizio. Da quella massa furono formati dei vasi destinati ad usi onorifici. Il vasaio ha infatti potere con la stessa massa... Da quale massa? Certo era andata perduta; certo a quella massa si doveva già la giusta condanna. Rallegrati poiché l'hai evitata. Hai evitato la morte che ti era dovuta e hai trovato la vita che non ti era dovuta. Il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 52. Ma dirai: "Perché ha fatto me per usi nobili e quell'altro per usi ignobili?". Cosa [ti] risponderò? Ascolterai tu forse Agostino se non ascolti l'Apostolo che ti dice: O uomo, chi sei tu che ti ergi contro Dio? 53. Ecco, son nati due bambini. Se cerchi cosa si debba loro, tutt'e due appartengono alla massa della perdizione. Ma perché uno viene dalla madre portato alla grazia, mentre l'altro è soffocato dalla madre nel sonno? Mi preciserai cosa abbia meritato colui che è stato portato alla grazia e cosa abbia commesso quell'altro che la madre soffoca mentre dorme? Nessuno dei due ha meritato qualcosa di buono. Ma il vasaio ha potere di formare con la stessa massa un vaso destinato ad usi nobili e un altro ad usi ignobili 54. Vuoi altercare con me? Piuttosto insieme con me ammira e con me esclama: O profondità della ricchezza! 55. Spaventiamoci tutt'e due ed esclamiamo insieme: O profondità della ricchezza! Siamo uniti nel timore, per non perire nell'errore. O profondità della ricchezza della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e impervie le sue vie! 56. Scruta le cose inscrutabili, fa' le cose impossibili, corrompi le cose incorruttibili, vedi le cose invisibili!.

Tutto riceviamo da Dio.

14. I suoi giudizi sono imperscrutabili 57. L'hai ascoltato; ti basti. E le sue vie impervie. Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore o chi è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? 58. Chi gli ha dato qualcosa per primo, se tutto ha ricevuto e gratuitamente? Chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Se il Signore volesse ricambiare alla pari, non avrebbe di che erogare se non la pena meritata. Nulla gli hanno dato [gli uomini] per cui li debba ricompensare. Li salverai gratuitamente 59. Chi gli ha dato qualcosa per primo 60, quasi in grazia dei propri meriti? Chi gli ha dato qualcosa per primo, cioè chi ha prevenuto la grazia che viene accordata gratuitamente? Se qualche merito previene la grazia, non la si accorda più gratuitamente ma la si rende come compenso d'un debito. Se però non la si accorda gratuitamente, perché chiamarla grazia? Orbene, chi gli ha dato qualcosa per primo, per avere il contraccambio? Poiché da lui e per mezzo di lui e in lui sono tutte le cose 61. Quali cose, in una parola, se non la totalità dei beni che abbiamo ricevuti da lui, e li abbiamo ricevuti perché fossimo buoni? Difatti ogni regalo eccellente e ogni dono perfetto viene dall'alto, discende dal Padre delle luci presso il quale non vi è cambiamento 62. Ecco, tu ti sei cambiato in peggio. Ti ha soccorso però colui presso il quale non c'è cambiamento. Colui presso il quale non c'è cambiamento né ombra di variazione: poiché tu giaci nelle tenebre della tua notte. Da lui dunque è ogni cosa. Nessuno gli ha dato qualcosa per primo; nessuno pretenda di esigere da lui qualcosa come se gli fosse dovuta. Siete stati salvati ad opera della grazia attraverso la fede, e questo non dipende da voi ma è dono di Dio 63.

Riconosci i benefici del Pastore e non seguire i maestri dell'errore.

15. Dirai: "Ma m'impressiona il fatto che uno si danna mentre l'altro è battezzato. M'impressiona, mi colpisce in quanto sono uomo". Se vuoi che ti dica la verità, ciò impressiona anche me, essendo io pure un uomo. Ma se tu sei uomo e io pure sono uomo, ascoltiamo tutt'e due colui che dice: O uomo! Certo se ci lasciamo impressionare perché siamo uomini, è questa nostra natura umana, fragile e debole, che l'Apostolo apostrofa quando dice: O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? Forse che l'oggetto plasmato dice a chi l'ha modellato: Perché mi hai fatto così? 64. Se, potendo parlare, un bruto dicesse a Dio: Perché costui l'hai fatto uomo e me bestia, non saresti tu mosso da giusto sdegno e replicheresti: O bruto, chi sei tu che discuti con Dio? Così anche tu: sei un uomo e di fronte a Dio sei un bruto. E almeno fossi animale di sua pertinenza e pecora del suo pascolo 65! Riconosci i benefici del Pastore e non seguirai i lupi, maestri d'errore. Eravamo lupi. Anche noi siamo stati per natura figli dell'ira come tutti gli altri 66. Ma morì l'Agnello e ci ha fatti pecore. Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato, non di questo o di quello, ma del mondo 67. Miei fratelli, di ciò che siamo - supposto che nella sua fede siamo qualcosa -, qualunque cosa siamo, non l'attribuiamo a noi stessi, per non perdere anche quel che abbiamo ricevuto. Viceversa, per averlo ricevuto, diamogliene gloria, onoriamolo, affinché egli con la sua pioggia bagni i suoi semi. Cosa avrebbe la nostra terra se lui non l'avesse seminata? Ma egli dà anche la pioggia, non abbandona ciò che ha seminato. Il Signore darà la soavità e la nostra terra darà il suo frutto 68. Rivolti al Signore, ecc.