01/04

Preghiera

O uomo nella putredine ed integro! Orrendo e bello! Ferito e sano! Giacente sul letamaio e regnante nel cielo! Se amiamo, imitiamolo! Per imitarlo fatichiamo pure e, se nella fatica veniamo meno, imploriamo aiuto! Chi ha indetto la prova aiuta il combattente. (Sermo 343, 10)

 

 

Lettura

La passione del nostro Signore Gesù Cristo

Che agli altri due [ladroni crocifissi] fossero state spezzate le gambe, mentre a Cristo no perché già morto, il Vangelo stesso spiega perché sia successo. Bisognava infatti che anche con questo segno fosse messo in evidenza che il riferimento era con la Pasqua dei Giudei anticipata profeticamente, in cui veniva prescritto che le ossa dell'Agnello non venissero spezzate.

Il fianco squarciato dalla lancia, che effuse sulla terra sangue ed acqua, indica senza dubbio i sacramenti coi quali si forma la Chiesa; come fu formata Eva dal fianco di Adamo, che dormiva, il quale era simbolo del futuro.

Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono. Secondo alcuni interpreti di questi nomi, Giuseppe vuol dire "Aumentato"; invece Nicodemo, nome greco, è noto a molti come sia composto da "vittoria" e "popolo". E chi, nella morte, è più aumentato di Cristo, secondo quel che disse: Se il chicco di grano non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12, 24)? Chi, proprio con la morte, meglio di lui vinse quel popolo persecutore, lui che, risorgendo, ne sarebbe diventato il giudice? (Sermo 218, 13-15)

 

Per la riflessione

Tu devi badare a ricopiare da lui ciò che Egli è divenuto per te. (En. in Ps. 90, 1)

 

Pensiero agostiniano

Imitando la passione del loro Signore e ricevendo non senza motivo il suo riscatto, i poveri mangeranno e saranno saziati, e coloro che lo cercano loderanno il Signore. (En. in Ps. 48, d. 1, 3)

02/04

 

Preghiera

Le mie gioie, di cui dovrei piangere, contrastano le afflizioni, di cui dovrei gioire, e non so da quale parte stia la vittoria. Ahimè, Signore, abbi pietà di me! (Conf. X, 28.39)

 

Lettura

Perché celebrare l'annuale passione del Signore

Ciò che Dio non ha voluto fosse taciuto nelle sue Scritture, neppure noi dobbiamo tacere e voi dovete ascoltarlo. La passione del Signore, come sappiamo, si è compiuta una volta sola; perché una volta sola è morto Cristo, il giusto per gli ingiusti. E sappiamo, e ne siamo certi e riteniamo con fede immutabile, che Cristo risorgendo dai morti più non muore e la morte su di lui non dominerà più oltre (Rm 6, 9). Queste parole sono dell'Apostolo; tuttavia, per non dimenticare ciò che è accaduto una sola volta, ogni anno viene ricordato alla nostra memoria. Forse che ogni volta che si celebra la Pasqua, altrettante volte Cristo muore? Ma peraltro l'annuale commemorazione quasi viene a rappresentare ciò che una volta si è compiuto, e perciò noi ne siamo commossi come se vedessimo il Signore pendente sulla croce, e non deridendolo, ma credendo in lui. Perché fu deriso mentre pendeva dalla croce; assiso in cielo, è adorato. Ovvero è forse anche ora deriso, e più non deve adirarsi contro i Giudei che lo derisero mentre moriva, non mentre regna? Chi è che anche oggi deride Cristo? Volesse il cielo che fosse uno solo, che fossero due, volesse il cielo che potessimo contarli! Tutta la paglia della sua aia lo deride e geme il grano perché il Signore è deriso. Per questo io voglio gemere con voi. È tempo infatti di piangere. Si celebra la passione del Signore: è tempo di gemere, tempo di piangere, tempo di confessare e di pregare. Ma chi di noi è capace di versare lacrime secondo la grandezza di tanto dolore? (En. in Ps. 21, II, 1)

 

Per la riflessione

[Cristo:] Io per te, empio e peccatore, perché le tue iniquità fossero lavate con lo spargimento del mio sangue, ho sopportato il mio traditore, con grande silenzio e con immensa pazienza; e tu non mi imiterai, tanto da non restituire male per male? (En. in Ps. 7, 3)

 

Pensiero agostiniano

Il vanto della fede dei Cristiani non consiste nel credere che Cristo è morto, ma nel credere che Cristo è risorto. (En. in Ps. 101, d. 2, 7)

 

03/04

 

Preghiera

Signore, che cosa è l'uomo perché ti sei fatto a lui conoscere, o il figlio dell'uomo perché tu ne tenga conto? Lo stimi, lo valuti e lo calcoli tanto e tanto; lo collochi in un certo qual ordine e ben conosci le cose al di sotto o al di sopra delle quali lo collochi. (En. in Ps. 143, 10)

 

Lettura

Cristo non ha patito nulla per necessità, ma per sua propria scelta

Per la nostra salvezza e per farci passare fruttuosamente questa vita, il Signore nostro in ciò che ha patito dai suoi nemici, si è degnato di offrirci un esempio di pazienza, affinché, se sarà sua volontà, non ci rifiutiamo di sopportare qualcosa per la testimonianza del Vangelo. E siccome anche nella sua carne mortale egli nulla ha patito per necessità, ma tutto per sua propria scelta, è giusto pensare che, in ogni singolo evento che si è verificato e che è stato scritto nei riguardi della sua passione, egli ha voluto significare qualcosa.

Anzitutto nel fatto che, consegnato perché fosse crocifisso, lui stesso portò la propria croce, diede una lezione di padronanza e mostrò, andando lui avanti, che cosa debba fare chi vuole seguirlo. Cosa che raccomandò anche a parole, dicendo: Chi mi ama prenda la sua croce e mi segua (Mt 16, 24). In un certo senso prende la sua croce chi sa dominare la propria parte mortale. (Sermo 218, 1-2)

 

Per la riflessione

Pertanto chi si gloria, si glori nel Signore (1Cor 1, 31). Per quale Signore? Per Cristo crocifisso. Dove l'umiltà, ivi la maestà; dove la debolezza, ivi la potenza; dove la morte, ivi la vita. Se vuoi raggiungerle, non disprezzare queste. (Sermo 160, 4)

 

Pensiero agostiniano

Ha levato per noi il Signore le sue mani sulla croce; le sue mani si sono aperte per noi. (En. in Ps. 62, 12)

04/04

 

Preghiera

Verità, Dio mio, mi rivolgo a te, ti prego: perdona i miei peccati. (Conf. XI, 3.5)

 

Lettura

Tutta l'umanità che soffre è raccolta nel Cristo sofferente

Proprio Cristo Signore e Salvatore nostro, Capo della Chiesa, nato dal Padre senza madre, egli stesso, io dico, il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, per quel che è opera sua, ha avuto il potere di offrire la sua vita, ha avuto il potere di restituirsela. L'espressione: L'anima mia è turbata non va riferita propriamente alla sua potenza. Egli ha trasferito noi in sé; ci ha veduti, ci ha scrutati, ci ha ricevuti affaticati e ci ha ristorati. Volle evitare che, sopraggiungendo per alcuna delle sue membra l'ultimo giorno a segnare il termine di questa vita, caso mai si turbasse per infermità e dubitasse della salvezza, dicesse di non appartenere a Cristo perché impreparata alla morte; così da impedire l'insorgere in essa di alcuna ansietà, in modo che nessuna tristezza ne offuscasse lo spirito docilissimo. Perciò, poiché le sue membra avrebbero potuto trovarsi in pericolo per disperazione - quando alcuno si turbasse per l'imminenza della morte, non accettando un termine alla vita infelice, riottoso a iniziare quella che non ha fine - a impedire lo scoraggiamento, causa di disperazione, si dedicò a questi suoi deboli; queste sue membra infime non bene in forze accolse tutte in sé; proprio queste non bene in forze, quasi gallina, ricoprì i suoi piccoli e come rivolgendosi a loro: Ora la mia anima è turbata (Gv 12, 27). Riconoscetevi in me, perché nel caso voi proviate turbamento, non vi succeda di disperare, ma intenti al vostro Capo diciate a voi stessi: Quando il Signore diceva: La mia anima è turbata eravamo noi in lui, noi venivamo manifestati. Siamo turbati, ma non andiamo perduti. (Sermo 305, 4)

 

Per la riflessione

Sei turbato per te? Spera nel Signore, che ti ha scelto prima della creazione del mondo, ti ha predestinato, ti ha chiamato, ti ha reso giusto da empio, ti ha promesso una gloria eterna. (Sermo 305, 4)

 

Pensiero agostiniano

Supera i turbamenti, non assecondare l'amore del mondo. Provoca, lusinga, insidia: non attribuire fiducia ad esso, ma fedeltà a Cristo. (Sermo 305, 4)

 

05/04

 

Preghiera

Non sia io per me la mia vita: di me vissi male, fui morte per me, e in te rivivo. Tu parlami, ammaestrami. (Conf. XII, 10.10)

 

Lettura

A Cristo sono sottomesse tutte le genti

Il fatto che il titolo era scritto in tre lingue: ebraico, greco e latino, mostra che egli sarebbe stato re non solo dei Giudei, ma anche dei gentili. Perciò in quel medesimo Salmo, dopo aver detto: Io sono stato costituito sovrano su Sion suo monte santo (e questo regno è indicato con la lingua ebraica), subito aggiunge, quasi per dar senso alla greca e alla latina: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra (Sal 2, 6-7). Non che il greco e il latino siano le sole lingue delle genti, ma sono le più importanti, il greco per la cultura delle lettere e il latino per la potenza dei Romani. Ma anche se in quelle tre lingue si indica che a Cristo sarebbero state sottomesse tutte le genti, tuttavia non fu scritto anche: Re delle genti, ma soltanto dei Giudei; e questo per esaltare, con la precisazione del nome, la sua razza di origine. Era stato già detto: Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore (Is 2, 3). In realtà quelli che in un Salmo dicono: Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi (Sal 46, 4), chi sono se non coloro di cui l'Apostolo dice: Avendo le genti preso parte ai loro beni spirituali, sono in debito di aiutarli nelle loro necessità materiali? (Rm 15, 27) (Sermo 218, 6)

 

Per la riflessione

Vuoi seguire Cristo? Imitane la passione e aspettane la promessa. (En. in Ps. 96, 16)

 

Pensiero agostiniano

Non può essere partecipe della divina carità chi è nemico dell'unità. (Ep. 185, 50)

06/04

 

Preghiera

Ti comprenderò, o tu che mi comprendi; ti comprenderò come sono anche compreso da te. Virtù dell'anima mia, entra in essa e adeguala a te, per tenerla e possederla senza macchia né ruga. (Conf. X, 1.1)

 

Lettura

Le vesti divise

Le sue vesti, divise in quattro parti, che si presero i soldati, indicano i suoi sacramenti che avrebbero percorso le quattro parti della terra.

Quella tunica senza cuciture tessuta tutta d'un pezzo, tirata a sorte e non divisa in parti, indica abbastanza chiaramente che, anche se i sacramenti visibili, che sono pure indumenti di Cristo, li possono avere tutti, buoni e cattivi, la fede autentica però, quella che per mezzo della carità opera la pienezza dell'unità (perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato) [Rm 5, 5], quella non appartiene a chiunque, ma viene elargita come a sorte secondo un'insondabile grazia di Dio. Perciò a Simone [Mago], che aveva il battesimo, ma non aveva questa fede, Pietro disse: Non v'è consorzio né parte alcuna per te in questa fede (At 8, 21).

Il fatto che stando sulla croce, [Gesù] abbia affidato al discepolo prediletto la sua cara madre, mette convenientemente in luce il suo sentimento umano, mentre come uomo se ne stava morendo. Quest'ora non era ancora arrivata quando, sul punto di cambiare l'acqua in vino, aveva detto a sua madre: Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora (Gv 2, 4). Da Maria infatti non aveva preso quel che aveva di divino, come da Maria aveva preso quel che [ora] pendeva sulla croce. (Sermo 218, 8-10)

 

Per la riflessione

Il cristiano è colui che non disprezza la via di Cristo, ma vuole seguirla attraverso le sue sofferenze. (En. in Ps. 36, d. 2, 16)

 

Pensiero agostiniano

Malvagità consumata si direbbe quella degli uomini che crocifissero il Figlio di Dio; ma maggiore della loro è l'iniquità di quelli che non vogliono vivere rettamente e hanno odiato i comandamenti della Verità. (En. in Ps. 7, 9)

07/04

 

Preghiera

Signore, la tua disciplina, come verga per il gregge delle pecore e come bastone per i figli già più grandi e che dalla vita animale crescono a quella spirituale, non mi ha afflitto, anzi da essa sono stato consolato; perché tu ti ricordi di me. (En. in Ps. 22, 4)

 

Lettura

La misura della bontà

Ricordate, fratelli, che proprio Cristo disse: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). Era sulla cattedra della croce e insegnava a Stefano la misura della bontà. Maestro buono, hai dato un'indicazione chiara, hai istruito efficacemente! Ecco che il tuo discepolo prega per i suoi nemici, prega per i suoi lapidatori. L'umile dette prova di come si debba imitare te, l'Altissimo, come la creatura debba imitare il Creatore, la vittima il Mediatore, l'uomo il Dio e uomo: Dio, ma tuttavia uomo, sulla croce; Dio Cristo, ma sulla croce uomo, quando diceva con voce ben distinta: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.

Uno si può domandare: Egli pregò per i suoi nemici in quanto Cristo, in quanto Dio, in quanto l'Unico; chi sono io per farlo? Se troppo intercorre fra il tuo Signore e te, non sai che Stefano è servo come te? Dio ha dato l'insegnamento per mezzo di Stefano vicino a morire. Fratelli miei, se notate che nel Vangelo sono poste in evidenza queste cose, nessuno dica in cuor suo: E chi lo fa? Ecco, lo ha fatto Stefano; da se stesso? con le sue forze? Ma se lo ha fatto per dono di Dio, è forse entrato chiudendoti la porta in faccia? O ha varcato il ponte e poi ha tagliato? È troppo per te? Chiedi anche tu. La sorgente fluisce, non si è inaridita. (Sermo 315, 5.8-6)

 

Per la riflessione

Fratelli miei, esercitatevi quanto potete a dimostrare mitezza anche verso i vostri nemici. Frenate l'ira che vi sospinge alla vendetta. (Sermo 315, 6.9)

 

Pensiero agostiniano

Vuoi vendicarti? Guarda a colui che pende [dalla croce] e ascolta ciò che dice: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). (Sermo 49, 9)

08/04

 

Preghiera

Signore Dio, poiché tutto ci hai fornito di ogni bene, donaci la pace (Is 26, 12), la pace del riposo, la pace del sabato, la pace senza tramonto. (Conf. XIII, 35.50)

 

Lettura

Cristo rese lo spirito con umiltà

Quando [il Signore nostro Gesù Cristo] disse: Ho sete, dai suoi si aspettava la fede; ma poiché venne tra la sua gente e i suoi non l'hanno accolto (Gv 1, 11), anziché il refrigerio della fede, gli diedero l'aceto dell'infedeltà, e questo con la spugna. Proprio a una spugna van paragonati non i robusti, ma i gonfi; non quelli che sono aperti al retto sentiero della confessione, ma i cavernosi, pieni dei tortuosi anfratti delle insidie. Ed egli ricevette da bere con l'issopo; questa è un'umile pianta e si dice che si attacchi alla pietra con una radice fortissima. E tra quella gente c'erano di quelli a cui questo delitto era destinato a diventar motivo per umiliare la propria anima pentendosi e rinnegandolo. E lui, che veniva prendendo l'aceto con l'issopo, li conosceva. E proprio per essi pregò, come attesta un altro Evangelista, quando, appeso alla croce, esclamò: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (Lc 23, 34).

Con le parole: Tutto è compiuto e poi, chinato il capo, spirò (Gv 19, 30), fa vedere non la necessità ineluttabile, ma anzi il potere che egli ha sulla sua morte, dal momento che aspetta, finché tutto sia compiuto di quanto era stato profetato su di lui. Difatti anche questo era stato scritto: Nella mia sete mi hanno dato da bere l'aceto (Sal 38, 22). E mostra che ha il potere di dare la sua vita, come lui stesso dichiarò. E rese lo spirito con umiltà, ossia col capo reclinato; nella risurrezione poi lo riprenderà col capo eretto. Che questa morte e l'abbassamento del capo fossero segno di grande potenza, l'aveva preannunciato il patriarca Giacobbe quando benedisse Giuda, dicendo: Ti sei risollevato che giacevi, accovacciato come un leone (Gen 44, 9). Col risollevarsi allude alla morte, col leone indica la potenza. (Sermo 218, 11-12)

 

Per la riflessione

Egli che da un sol popolo fu allora crocifisso, ora è fisso nel cuore di tutti quanti i popoli. (Sermo 215, 5)

 

Pensiero agostiniano

Cristo in te dorme se tu ti sei dimenticato dei patimenti di Cristo; Cristo veglia in te quando te ne ricordi. (En. in Ps. 54, 10)

09/04

 

Preghiera

Tu, Signore, sarai la nostra dolcezza, tu che sei il perdono dei nostri peccati. Tu sarai tutto intero il premio dei giustificati. O Signore, Dio degli eserciti, convertici! Mostraci il tuo volto e saremo salvi. (En. in Ps. 79, 14)

 

Lettura

Re dei Giudei e delle Genti

Con quel che raccomandarono a Pilato i principi dei Giudei, che assolutamente non scrivesse che era il re dei Giudei, ma che lui si era detto re dei Giudei, Pilato era la figura dell'oleastro che doveva essere innestato in quei rami infranti. Pilato infatti proveniva dai gentili e scriveva la confessione dei gentili, nei cui confronti il Signore stesso aveva detto: Vi verrà tolto il regno e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare (Mt 21, 43). Non con questo che egli non sia il re dei Giudei. Chi porta l'oleastro è la radice, non il contrario. E benché quei rami, per la loro infedeltà, siano stati spezzati, non per questo Dio ha respinto il suo popolo, di cui conosce in anticipo le sorti. Anche io, dice [l'Apostolo], sono Israelita (Rm 11, 1). E benché i figli del regno, che non vollero che il Figlio di Dio regnasse su di loro, vengano buttati fuori nelle tenebre, tuttavia molti dall'Oriente e dall'Occidente verranno e sederanno a mensa non con Platone e Cicerone, ma con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. E Pilato scrisse appunto Re dei Giudei e non dei greci o dei latini, anche se doveva regnare sulle genti. E quel che scrisse, scrisse e non lo cambiò per la pressione di quegli infedeli; già tanto tempo prima gli era stato detto nei Salmi: Non correggere il testo del titolo (Sal 56, 1). Tutte le genti credono nel re dei Giudei, egli regna su tutte le genti, però è: Re dei Giudei. Tanta forza aveva quella radice da poter cambiare nella sua propria natura l'oleastro innestato, senza che l'oleastro potesse eliminare il nome dell'ulivo. (Sermo 218, 7)

 

Per la riflessione

Per infondere coraggio al tuo cuore egli venne a patire e a morire; fu coperto di sputi e coronato di spine; udì oltraggi e infine fu confitto in croce. Tutte queste cose egli subì per te, e tu non vorresti sopportare nulla! Non per lui, ma per te. (Sermo 46, 10)

 

Pensiero agostiniano

Quanto poi al nostro capo, Cristo sta alla destra del Padre e intercede per noi. Accoglie alcune membra, altre flagella, altre purifica, altre consola, altre crea, altre chiama, altre richiama, altre corregge, altre risana. (En. in Ps. 85, 5)

10/04

 

Preghiera

O Signore, mediatore, Dio sopra di noi, uomo per noi! Riconosco la tua misericordia, perché tu così forte ti turbi volontariamente per amore, e quei molti che inevitabilmente si turbano per la loro debolezza, tu mostrando la debolezza del tuo corpo li consoli, cosicché non cadano nella disperazione e periscano. (In Io. Ev. 52, 2)

 

Lettura

Gratuità della morte di Cristo

Qual è dunque questa giustizia che ha vinto il diavolo? Quale, se non quella di Gesù Cristo? E come fu vinto il demonio? Perché ha ucciso Cristo, benché non trovasse in lui nulla che meritasse la morte. Allora è giusto che siano messi in libertà i debitori che teneva sotto di sé, quando credono in Colui che senza alcun debito è stato ucciso da lui. Questo significa l'affermazione che noi siamo giustificati nel sangue di Cristo, perché è così che quel sangue innocente è stato sparso per la remissione dei nostri peccati. Ecco perché nei Salmi Cristo si dice libero tra i morti (Sal 87, 6), perché è il solo ad essere morto senza dover pagare il debito della morte. Per questo in un altro Salmo dice: Ho pagato ciò che non avevo rubato (Sal 68, 5), volendo far comprendere che il peccato è una rapina, perché è arrogarsi un diritto che non si ha. Così Cristo dice nel Vangelo, e questa volta con le sue proprie labbra: Ecco che viene il principe di questo mondo e non trova nulla in me (Gv 14, 30), cioè nessun peccato; ma affinché tutti sappiano che faccio la volontà del Padre mio, alzatevi ed usciamo di qui (Gv 14, 31). E va verso la sua passione al fine di pagare, egli che non doveva nulla, per i nostri debiti. (De Trinitate XIII, 14.18)

 

Per la riflessione

Quando Dio impedisce a certuni di cadere in peccato, costoro hanno da considerare che tutti i peccati sono stati loro perdonati in una maniera più radicale. (De s. virginitate 41.42)

 

Pensiero agostiniano

Uno solo dobbiamo cercare: Colui che ci riscatta e ci fa liberi, che ha dato il suo sangue per comprarci e che dei servi ha fatto i suoi fratelli. (En. in Ps. 34, d. 1, 15)

11/04

 

Preghiera

Hai salvato dalle angustie la mia anima: hai salvato dalle angustie del timore la mia anima, onde possa servirti in libera carità. (En. in Ps. 30, I, 8)

 

Lettura

La radice di tutti i mali è la cupidigia

Poiché il diavolo aveva ingannato la nostra natura, l'unigenito Figlio di Dio si è degnato di assumere la nostra stessa natura, affinché da essa stessa fosse vinto il diavolo, e quello che il Figlio di Dio ha sottoposto a sé, fosse sottoposto anche a noi. È appunto quello che indica quando dice: Il principe di questo mondo è stato cacciato fuori (Gv 12, 31). Non perché il diavolo è stato cacciato fuori dal mondo, come credono alcuni eretici, ma fuori dalle anime di coloro che aderiscono alla parola di Dio e non amano il mondo, di cui egli è il capo; infatti il diavolo domina su quelli che amano le cose temporali, contenute in questo mondo visibile, non perché sia padrone di questo mondo, ma perché è fonte di tutte quelle cupidigie, per le quali si brama tutto ciò che è passeggero, cosicché a lui sono soggetti quelli che trascurano l'eterno Dio ed amano le cose caduche e mutevoli. La radice di tutti i mali è la cupidigia: seguendo la quale alcuni hanno deviato dalla fede e si sono da sé tormentati con molti dolori (1Tm 6, 10). Per mezzo di questa cupidigia il diavolo regna sull'uomo e occupa il suo cuore. Tali sono tutti quelli che amano questo mondo. Il diavolo poi è cacciato fuori, quando di tutto cuore si rinuncia a questo mondo. (De agone christiano 1.1)

 

Per la riflessione

Si rinuncia al diavolo, che è principe di questo mondo, quando si rinuncia a ciò che è corrotto, alle seduzioni e ai suoi angeli. Ecco perché lo stesso Signore, avendo già assunto trionfalmente la natura dell'uomo, disse: Sappiate che io ho vinto il mondo (Gv 16, 33). (De agone christiano 1.1)

 

Pensiero agostiniano

[Il Signore] ti ha cercato, quando eri empio, per riscattarti; ora che sei riscattato ti lascerà perire? (En. in Ps. 66, 7)

12/04

 

Preghiera

Fa', o Padre, che anch'io ti cerchi, ma difendimi dall'errore, affinché mentre io ti cerco, nessun'altra cosa mi venga incontro in vece tua. (Soliloquia I, 1.6)

 

Lettura

Il mistero divino per la nostra salvezza

Che si sarebbe potuto fare di più per la nostra salvezza? Che cosa di più benefico, di più generoso della divina provvidenza si sarebbe potuto immaginare? Essa non ha abbandonato affatto l'uomo allontanatosi dalle sue leggi e divenuto a buon diritto e meritatamente, per cupidigia di cose mortali, propagatore di una stirpe mortale. Quel giustissimo potere, infatti, operando con modi mirabili e incomprensibili, attraverso certe misteriose successioni delle cose a lui sottomesse, in quanto le ha create, esercita sia la severità del castigo sia la clemenza del perdono. Quanto ciò sia bello, grande, degno di Dio e infine quanto sia il vero che cerchiamo, di certo noi non potremo mai comprenderlo se, cominciando dalle cose umane e più vicine, avendo fede nella vera religione e rispettando i suoi precetti, non seguiremo la via che Dio ha aperto per noi con la scelta dei Patriarchi, con il vincolo della legge, con il vaticinio dei Profeti, con il mistero dell'uomo incarnato, con la testimonianza degli Apostoli, con il sangue dei martiri e con la conversione delle genti. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 7.12)

 

Per la riflessione

Dio è per noi la somma dei beni, Dio è per noi il bene sommo. Non dobbiamo rimanere al di sotto, né cercare al di sopra. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 7.13)

 

Pensiero agostiniano

O morte, o morte! E' stato ferito per me colui che mi ha formato, e con la sua morte ha riportato vittoria su di te. (Sermo 128, 8.10)

13/04

 

Preghiera

Ti lodi il mio cuore, la mia lingua; tutte le mie ossa dicano: "Signore, chi simile a te?" (Sal 34, 10). Così dicano e tu rispondimi, di' all'anima mia: "La salvezza tua io sono". (Conf. IX, 1.1)

 

Lettura

Morto per i nostri peccati, Cristo risorge per la nostra giustificazione

Il nostro Signore Gesù Cristo, come dice l'Apostolo, è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione (Rm 4, 25). Come nella sua morte siamo seminati, così nella sua resurrezione germogliamo. In effetti con la sua morte viene rappresentata la morte della nostra vita [peccaminosa], come al riguardo si esprime l'Apostolo: Siamo stati sepolti insieme con lui nella morte mediante il battesimo di modo che come Cristo risorse da morte, così anche noi camminiamo in novità di vita (Rm 6, 4). Egli non aveva nulla da emendare mediante la croce, essendo stato elevato in croce senza avere alcun peccato. Sta a noi trasformare la nostra vita attraverso la sua croce, deponendo su quel patibolo il male che abbiamo contratto, per essere giustificati nella sua resurrezione. Dovete dunque saper distinguere appropriatamente le parole: Fu consegnato per i nostri peccati e risorse per la nostra giustificazione. Non dice: Fu consegnato per la nostra giustificazione e risorse per i nostri peccati. Quando parla della sua passione vi sentiamo risuonare la parola peccato, quando parla di resurrezione vi sentiamo la parola giustizia. Muoia dunque il peccato e dal sepolcro venga fuori la giustizia. (Sermo 236, 1)

 

Per la riflessione

Se uno crede in questo Mediatore e vive con fede e rettitudine, quando uscirà dal corpo sarà nel riposo. In un secondo momento poi riassumerà anche il corpo, non per soffrire ma per ornarsene, e vivrà eternamente con Dio. (Sermo 240, 5)

 

Pensiero agostiniano

Chi rinasce nell'anima, risorge nel corpo per dare la vita; chi non accoglie la vita nell'anima, con la risurrezione del corpo va alla condanna. (Sermo 127, 6.8)

14/04

 

Preghiera

Svegliati, Signore, aiutaci e riscattaci per il tuo nome. Cioè riscattaci gratuitamente: per il tuo nome, non per i miei meriti; perché tu ti sei degnato di fare, non perché io sia degno che tu operi per me. (En. in Ps. 43, 26)

 

Lettura

Quando sono debole, allora sono forte

Spezzerà l'arco, frantumerà le armi e gli scudi brucerà col fuoco. L'arco, le armi, gli scudi, il fuoco. L'arco sono le insidie, le armi un attacco pubblico, lo scudo la vana speranza della presunzione. Il fuoco con cui tutte queste cose sono bruciate è quello di cui il Signore dice: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra (Lc 12, 49). Di questo fuoco un altro salmo dice: E non c'è chi si sottragga al suo calore (Sal 18, 7). Ardendo questo fuoco, in noi non resterà alcuna arma dell'empietà, è necessario che tutte siano spezzate, stritolate, bruciate. Tu rimani inerme non avendo da te stesso alcun aiuto; e quanto più sei debole e senza armi, tanto più ti accoglie colui del quale è detto: Nostro difensore il Dio di Giacobbe. Se il tuo valore è in te, sarai necessariamente turbato. Getta via le armi delle quali tanto presumevi; ascolta il Signore che dice: Ti basti la mia grazia. Di' anche tu: Quando sono debole, allora sono forte. Le parole sono dell'Apostolo. (En. in Ps. 45, 13)

 

Per la riflessione

Quando il Signore ci accoglie, ci lascia forse inermi? No, ci arma, ma con un altro tipo di armi, con le armi evangeliche della verità, della continenza, della salvezza, della speranza, della fede e della carità. (En. in Ps. 45, 13)

 

Pensiero agostiniano

Se tu invochi Dio in quanto Dio, sta' sicuro, sei esaudito! (En. in Ps. 85, 8)

15/04

 

Preghiera

Signore, tu aiuti me che tendo a te, poiché mi hai redento affinché io tenda a te. Nessuno attribuisca alla sua sapienza il convertirsi a te o alle sue forze il giungere a te, se non vuole essere respinto ancora di più da te, che resisti ai superbi; costui infatti non si è purificato dal grande peccato né incontra favore innanzi a te, che ci redimi perché ci convertiamo, e ci aiuti perché giungiamo a te. (En. in Ps. 18, I, 15)

 

Lettura

Il Pastore conosce le sue pecore

Io dico: Il Signore conosce i suoi (2Tim 2, 19). Sa chi è preconosciuto, sa chi è predestinato, secondo che di lui vien detto: Poiché coloro che egli ha preconosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia primogenito fra molti fratelli. Quelli poi che ha predestinati, li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha anche giustificati; quelli infine che ha giustificati, li ha anche glorificati. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? E aggiunge: Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato alla morte per tutti noi, come non ci accorderà insieme con lui ogni grazia? A chi si riferisce dicendo: noi? A coloro che Dio ha preconosciuti, predestinati, giustificati, glorificati; ai quali si riferisce il seguito: Chi si farà accusatore contro gli eletti di Dio? (Rm 8, 29-33). Dunque il Signore conosce i suoi, cioè le sue pecore. Talora le pecore non conoscono se stesse, ma le conosce il pastore in virtù di questa predestinazione, in virtù della prescienza divina, della elezione delle pecore fatta prima della fondazione del mondo; secondo quanto ancora dice l'Apostolo: in lui ci ha eletti prima della fondazione del mondo (Ef 1, 4). Ora, secondo questa prescienza e predestinazione di Dio, quante pecore sono fuori e quanti lupi sono dentro l'ovile! Quante pecore sono dentro e quanti lupi sono fuori! Perché dico che ci sono molte pecore fuori? Perché molti che ora si abbandonano alla lussuria, diventeranno casti; molti che ora bestemmiano, crederanno in Cristo. [...] Come pure, molti che oggi dentro l'ovile lodano il Signore, lo bestemmieranno; [...] stanno in piedi e cadranno, non sono pecore. (In Io. Ev. 45, 12)

 

Per la riflessione

Chi avrà perseverato sino alla fine, questi sarà salvo (Mt 10, 22). Chi è di Cristo non trascura questa voce, non l'ascolta l'estraneo. (In Io. Ev. 45, 13)

 

Pensiero agostiniano

Sa amarsi solo chi ama Dio. (De moribus Ecclesiae Cath. I, 26.48)

16/04

 

Preghiera

Entrerò nella mia stanza segreta, ove cantarti canzoni d'amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto verso di lei, Gerusalemme la mia patria, Gerusalemme la mia madre, e verso di te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore. (Conf. XII, 16.23)

 

Lettura

La correzione di Dio

La pecora è debole quando ha debole il cuore, sicché può cedere alla tentazione che non ha prevista né vi si è preparata. A uno che ha tali convinzioni, il pastore negligente non dice: Figlio, quando ti metti al servizio del Signore, sta' saldo nella giustizia e nel timore, e prepara la tua anima alla tentazione (Sir 2, 1). Chi parla così sorregge il debole e da debole lo rende robusto, sicché egli, aderendo alla fede, non se ne ripromette delle comodità materiali. Se al contrario fosse stato educato a ripromettersi dei vantaggi materiali, si troverebbe infrollito dalle comodità e, al sopraggiungere delle avversità, ne verrebbe ferito e forse anche ucciso. Chi lo educa in tale maniera non lo costruisce sopra la roccia, ma sopra la sabbia. Poiché la roccia è Cristo (1Cor 10, 4) e il cristiano deve imitare i patimenti di Cristo, non andare a caccia di piaceri. Viceversa, il debole è incoraggiato quando gli si dice francamente: Da questo mondo aspèttati pure delle tribolazioni, ma da tutte ti libererà il Signore; se il tuo cuore non si allontanerà da lui né si volgerà indietro. (Sermo 46, 10)

 

Per la riflessione

La fortezza cristiana comporta non solo la pratica del bene, ma anche la pazienza di fronte al male: sicché chiunque è zelante in opere buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli sopravvengono, costui è un debole. (Sermo 46, 13)

 

Pensiero agostiniano

Una fiera incrudelisce? Temi Dio. Il serpente ti insidia? Temi Dio. L'uomo ti odia? Temi Dio. Il diavolo ti aggredisce? Temi Dio. Perché ogni creatura è soggetta a Colui che ti si ordina di temere. (En. in Ps. 32, II, d. 2, 12)

17/04

 

Preghiera

Ti scongiuro, o Dio, al quale ci stimola la fede, ci innalza la speranza, ci unisce la carità: vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)

 

Lettura

L'autentica norma della morale è la carità

Si odia il peccato nella misura in cui si ama la giustizia, e ciò non sarà possibile per mezzo della Legge che atterrisce con la lettera, ma per mezzo dello Spirito, che guarisce con la grazia. Allora avviene ciò che richiama alla nostra mente l'Apostolo: Io uso un linguaggio umano a causa della debolezza della vostra carne: come avete offerto le vostre membra quali schiave all'impurità e all'iniquità, per vivere nell'iniquità, così offrite le vostre membra quasi schiave alla giustizia, per la santificazione (Rom. 6, 19). Che cosa vogliono dire questi due membri della similitudine "come... così", se non: come a peccare non v'induceva il timore, ma la passione e il piacere del peccato stesso, così a vivere santamente non vi spinga la paura del castigo, ma vi guidi il piacere e l'amore della giustizia? Questa poi, a mio giudizio, non è ancora la perfezione, ma solo, per così dire, l'adolescenza della giustizia. Paolo infatti non avrebbe fatto una simile premessa: Uso un linguaggio umano a causa della debolezza della carne umana, se non avesse voluto far capire che avrebbe dovuto dire qualche cosa di più grave, se gli uomini fossero stati in grado di sopportarlo. Poiché alla giustizia si deve porgere maggiore sottomissione di quanta sono soliti porgere gli uomini al peccato. Il castigo fisico infatti ci ritrae, se non dalla volontà, dal commettere materialmente il peccato. E' difficile trovare uno che commetta in pubblico un peccato per trarne un illecito e immondo piacere, se è sicuro che ne seguirà subito dopo il tormento della punizione. La giustizia però deve essere amata in modo che neppure le pene corporali ci devono ritrarre dal compiere le sue opere, e che anche tra le mani di crudeli nemici devono risplendere le nostre opere agli occhi degli uomini, affinché coloro ai quali esse possono piacere glorifichino il Padre nostro che è nei cieli. (Ep. 145, 5)

 

Per la riflessione

Cosa sono io per me stesso senza te, se non una guida verso il precipizio? E quando anche sto bene, cosa sono, se non uno che succhia il tuo latte e si nutre di te, vivanda incorruttibile? (Conf. IV, 1.1)

 

Pensiero agostiniano

Chi presume delle proprie forze, ancor prima che ingaggi la lotta, da se stesso si abbatte. (Sermo 153, 9.11)

18/04

 

Preghiera

O Signore, nella tua misericordia rimettimi in vita. I nemici uccidono, tu dammi la vita. (En. in Ps. 118, d. 30, 7)

 

Lettura

La preghiera è un grido del cuore

La preghiera è un grido che si leva al Signore; ma se questo grido consiste in un rumore di voce corporale senza che il cuore di chi prega aneli intensamente a Dio, non c'è dubbio che esso è fiato sprecato. Se invece si grida col cuore, per quanto la voce del corpo resti in silenzio, il grido, impercettibile all'uomo, non sfuggirà a Dio. Quando dunque preghiamo, possiamo gridare a Dio o con la voce esterna (se così esige il dovere) o anche rimanere in silenzio; comunque, in ogni preghiera deve esserci il grido del cuore. Ora questo grido del cuore consiste in una grande concentrazione dello spirito, la quale, quando avviene nella preghiera, manifesta il profondo desiderio e l'ardore che sorreggono l'orante a non disperare del risultato. E si grida con tutto il cuore quando nel pensiero non si ha altro [che la preghiera]. Orazioni di questo genere sono rare per la maggior parte della gente e solo pochi riescono a farle con frequenza; se poi ci sia qualcuno che preghi sempre così, non lo saprei. Ad ogni modo il cantore di questo salmo ci ricorda che tale è la sua preghiera, come dicono le parole: Io ho gridato con tutto il mio cuore: ascoltami, o Signore. Per dirci poi quale vantaggio abbia conseguito con il suo gridare, soggiunge: Le vie della tua giustizia ricercherò. Ecco perché ha gridato con tutto il suo cuore; ecco cosa ha desiderato gli fosse concesso dal Signore, qualora avesse ascoltato la sua preghiera: poter ricercare sempre le vie della sua giustizia. È necessario quindi che preghiamo per avere la mente in [continua] ricerca di ciò che ci viene ordinato di praticare. Ma quanto deve essere lontano dalla pratica colui che ancora ricerca! Difatti non sempre al ricercare segue il trovare né al trovare segue [sempre] il praticare; mentre è vero che nessuno può praticare se prima non ha trovato, come pure è vero che nessuno può trovare se prima non ha cercato. Grande però è la fiducia che ci ha accordato il Signore Gesù quando disse: Cercate e troverete (Mt 7, 7). (En. in Ps. 118, d. 29, 1)

 

Per la riflessione

Sono molti coloro che con grandissimo ardore investigano le massime della sapienza, che cioè vogliono averla in teoria senza però impegnarsi ad attuarla nella vita. (En. in Ps. 118, d. 29, 1)

 

Pensiero agostiniano

La tua preghiera è un discorso con Dio. Quando leggi, Dio parla con te; quando preghi, tu parli con Dio. (En. in Ps. 85, 7)

19/04

 

Preghiera

O Signore, nostro Dio, facci trovare la felicità in te, perché non ti perderemo. Quando possederemo te, non solo non ti perderemo, ma non periremo neppure noi. (Sermo 113, 6.6)

 

Lettura

L'anima vivifica il corpo ed è vivificata da Dio

Quando l'anima s'innalza a qualcosa che non è lei e che è sopra di lei e da cui anzi riceve l'esistenza, allora acquista sapienza, giustizia e pietà. Quando era priva di queste cose era morta, non aveva la vita che la facesse vivere, ma solo quella con cui vivificava il corpo. Infatti altro è la funzione dell'anima per cui essa vivifica il corpo, altro il principio da cui essa stessa è vivificata. Certo, l'anima vale più del corpo; ma più dell'anima vale Dio. Dunque l'anima, anche se priva di sapienza, di giustizia, di pietà, è vita del corpo. Ma la sua vita è Dio; e come essa quand'è nel corpo gli comunica vigore, bellezza, mobilità, attività delle membra, così quando Dio, sua vita, è in lei, le comunica sapienza, pietà, giustizia, carità. Una cosa è ciò che il corpo riceve dall'anima, un'altra cosa ciò che l'anima riceve da Dio. L'anima vivifica il corpo ed è vivificata da Dio; quando vivifica il corpo, se non è a sua volta vivificata da Dio, essa è morta. E così, quando la parola arriva e penetra in coloro che l'ascoltano, e quando questi non contenti di ascoltare si rendono ad essa obbedienti, l'anima risorge dalla sua morte ed entra nella sua vita: cioè passa dall'iniquità, dalla stoltezza, dall'empietà al suo Dio, che è per lei sapienza, giustizia, splendore. Sorga e si presenti a lui, per essere da lui illuminata. Avvicinatevi a lui, dice il salmo. E che cosa avverrà per noi? E sarete illuminati (Sal 33, 6). Se dunque avvicinandovi a lui siete illuminati e allontanandovi siete ottenebrati, è segno che la vostra luce non era in voi ma nel vostro Dio. Avvicinatevi per risorgere, se allontanandovi morite. Se dunque avvicinandovi a lui vivete e allontanandovi morite, è segno che non era in voi la vostra vita. (In Io. Ev. 19, 12)

 

Per la riflessione

La vostra vita è colui che è la vostra luce. Poiché è scritto: Presso di te è la fonte della vita e nella tua luce vedremo la luce (Sal 35, 10). (In Io. Ev. 19, 12)

 

Pensiero agostiniano

Chi rinasce nell'anima, risorge nel corpo per dare la vita; chi non accoglie la vita nell'anima, con la risurrezione del corpo va alla condanna. (Sermo 127, 6.8)

20/04

 

Preghiera

Signore, vedi in me l'opera tua, non la mia. Se infatti guarderai alle opere compiute da me, dovrai condannarmi; se guarderai all'opera tua, mi coronerai. Poiché anche le mie opere buone, se e quante ce ne sono, mi son derivate da te e quindi son più tue che mie. (En. in Ps. 137, 18)

 

Lettura

Magnificate il Signore con me!

Non voglio magnificare il Signore da solo, non voglio amarlo da solo, non voglio abbracciarlo da solo. Non avvenga che, se io Lo avrò abbracciato, un altro non avrà ove porre la sua mano. Tanto grande è l'ampiezza della Sapienza, che tutte le anime possono insieme abbracciarla e goderne. Che dire ancora, fratelli? Arrossiscano coloro che amano Dio da esser gelosi degli altri. Gli uomini perversi amano l'auriga e chiunque ama l'auriga o il cacciatore, vuole che tutti con lui lo amino; e li incita e dice: Amate con me quell'attore, amate con me questa e quella turpitudine. Costui grida fra la gente, affinché ami con lui la turpitudine; e il cristiano non grida nella Chiesa affinché con lui sia amata la Verità di Dio? Accendete in voi l'amore, fratelli, e gridate tutti voi e dite: Magnificate il Signore con me. Sia in voi questo fervore. Perché vi vengon lette queste cose e vi vengono spiegate? Se amate Dio, rapite all'amor di Dio tutti quanti sono uniti a voi, tutti quanti abitano nella vostra casa; se amate il Corpo di Cristo, cioè l'unità della Chiesa, rapiteli affinché ne gioiscano con voi e dite: Magnificate il Signore con me! (En. in Ps. 33, d. 2, 6)

 

Per la riflessione

Rapite tutti quanti potete, esortando, spingendo, pregando, discutendo, ragionando, con mitezza, con delicatezza; rapiteli all'amore; in modo che, se magnificano il Signore, lo magnifichino insieme. (En. in Ps. 33, d. 2, 7)

 

Pensiero agostiniano

Chiunque appartiene al Corpo di Cristo, deve darsi da fare affinché con lui sia magnificato il Signore. (En. in Ps. 33, d. 2, 6)

21/04

 

Preghiera

Ebbene, Signore, agisci, svegliaci e richiamaci, accendi e rapisci, ardi, sii dolce. Amiamo, corriamo. (Conf. VIII, 4.9)

 

Lettura

La preghiera sia avvalorata dalle opere buone

Eccoti, per quanto io posso giudicare, non solo con quali disposizioni, ma anche cosa si debba chiedere nella preghiera. Non sono io a insegnartelo, ma Colui che si degnò d'insegnarlo a tutti noi. Bisogna cercare di ottenere la vita beata e chiederla a Dio. Che cosa sia l'essere beato si è discusso a lungo da molti: ma che necessità abbiamo di rivolgerci a molti autori e di attingere a molte fonti? Nella Scrittura di Dio è detto brevemente e con verità: Beato il popolo, il cui Signore è Dio (Sal 143, 15). Per potere appartenere veramente a questo popolo e giungere alla contemplazione di Dio e vivere con Lui senza fine, il fine del precetto è l'amore che viene da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera (1Tm 1, 1). In un'altra enumerazione di queste tre virtù invece della "coscienza buona" si trova "la speranza". La fede dunque, la speranza e la carità conducono a Dio colui che prega, cioè colui che crede, spera, desidera e considera nella preghiera del Signore che cosa Gli debba chiedere. I digiuni, l'astinenza dai piaceri, la mortificazione delle passioni carnali, senza tuttavia trascurare la salute, e soprattutto le elemosine sono di grande aiuto a chi prega, sicché possiamo dire: Nel giorno della mia tribolazione ho cercato il Signore con le mie mani, di notte, in presenza di Lui, e non mi sono ingannato (Sal 76, 3). Come mai difatti si potrebbe cercare Dio incorporeo e impalpabile con le mani, se non venisse cercato con le opere? (Ep. 130, 13.24)

 

Per la riflessione

Sfòrzati di vincere con la preghiera questo mondo: prega con speranza, prega con fede e con amore, prega con perseveranza e con pazienza. (Ep. 130, 16.29)

 

Pensiero agostiniano

Se il vento ci stimolasse [al male], se eccitasse le cattive passioni dell'anima nostra, non dobbiamo disperare. Svegliamo Cristo affinché possiamo fare la traversata del mare [della vita] nella calma e arrivare alla patria. (Sermo 63, 3)

22/04

 

Preghiera

Il mio bene è l'unione con Dio (Sal 72, 28), poiché, se non rimarrò in lui, non potrò rimanere neppure in me. Egli invece rimanendo stabile in sé, rinnova ogni cosa (Sap 7, 27). Tu sei il mio Signore, perché non hai bisogno dei miei beni (Sal 15, 2). (Conf. VII, 11.17)

 

Lettura

La preghiera domenicale: il Padre nostro

Quando diciamo: Sia santificato il tuo nome, eccitiamo noi stessi a desiderare che il nome di lui, ch'è sempre santo, sia considerato santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato, cosa questa che non giova a Dio ma agli uomini. Quando diciamo: Venga il tuo regno, il quale, volere o no, verrà senz'altro, noi eccitiamo il nostro desiderio verso quel regno, affinché venga per noi e meritiamo di regnare in esso. Quando diciamo: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, noi gli domandiamo l'obbedienza, per adempiere la sua volontà, a quel modo che è adempiuta dai suoi angeli nel cielo. Quando diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, con la parola oggi intendiamo "nel tempo presente", in cui o chiediamo tutte le cose che ci bastano indicandole tutte col termine "pane" che fra esse è la cosa più importante, oppure chiediamo il sacramento dei fedeli che ci è necessario in questa vita per conseguire la felicità non già di questo mondo, bensì quella eterna. Quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, richiamiamo alla nostra attenzione cosa dobbiamo chiedere e fare per meritare di ricevere questa grazia. Quando diciamo: Non c'indurre in tentazione, ci eccitiamo a chiedere che, abbandonati dal suo aiuto, non veniamo ingannati e non acconsentiamo ad alcuna tentazione né vi cediamo accasciati dal dolore. Quando diciamo: Liberaci dal male, ci rammentiamo di riflettere che non siamo ancora in possesso del bene nel quale non soffriremo alcun male. (Ep. 130, 11.21)

 

Per la riflessione

Queste ultime parole della preghiera del Signore hanno un significato così largo che un cristiano, in qualsiasi tribolazione si trovi, nel pronunciarle emette gemiti, versa lacrime, di qui comincia, qui si sofferma, qui termina la sua preghiera. (Ep. 130, 11.21)

 

Pensiero agostiniano

Evitiamo assolutamente di negare col cuore ch'è Dio a fare quanto, con la bocca e con le parole, gli domandiamo di fare nelle preghiere. (Ep. 217, 2.7)

23/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli.

 

Lettura

Il Figlio di Dio ha voluto che fossimo suoi fratelli

Il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, ci ha insegnato la preghiera e, pur essendo lui il Signore, il Figlio unico di Dio, tuttavia, non ha voluto rimanere solo. È unico, ma non ha voluto rimanere solo, s'è degnato di avere dei fratelli. A chi infatti dice: Pregate così: Padre nostro che sei nei cieli? (Mt 6, 9) Chi ha egli voluto che noi chiamassimo Padre nostro se non il proprio Padre? È stato forse geloso di noi? I genitori, talvolta, dopo aver generato uno, due o tre figli, hanno paura ormai di generarne altri per non farli mendicare. Ma poiché l'eredità, ch'egli ci promette, è tale che la possono ottenere molti senza che alcuno ne sia privo e debba soffrire le strettezze della povertà, per questo ha chiamato a far parte della sua fraternità i popoli pagani, e così il Figlio unico ha innumerevoli fratelli che possono dire: Padre nostro, che sei nei cieli. Hanno pregato così quelli che son vissuti prima di noi, così pregheranno quelli che vivranno dopo di noi. Vedete quanti fratelli ha il Figlio unico mediante la sua grazia, partecipando l'eredità con coloro per i quali sopportò la morte. Avevamo un padre e una madre sulla terra perché nascessimo ai travagli e alla morte; abbiamo trovato altri genitori: Dio nostro padre e la Chiesa nostra madre, per mezzo dei quali nascere alla vita eterna. (Sermo 57, 2.2)

 

Per la riflessione

Consideriamo di chi abbiamo cominciato ad essere figli, e viviamo nel modo che si addice a coloro che hanno un tal Padre. Vedete che il nostro Creatore si è degnato essere nostro Padre. (Sermo 57, 2.2)

 

Pensiero agostiniano

Chi ha Dio per Padre e per fratello ha Cristo, non abbia timore nel giorno dell'ira. (En. in Ps. 48, d. 1, 8)

24/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.

 

Lettura

Cosa si deve chiedere al Padre

Abbiamo udito chi dobbiamo invocare e quale eredità immortale dobbiamo sperare da questo Padre che abbiamo cominciato ad avere nel cielo: ascoltiamo adesso che cosa dobbiamo chiedergli. Che cosa chiediamo a un tal Padre? Non gli chiediamo forse la pioggia [come l'abbiamo chiesta] oggi, ieri e avantieri? Nulla d'importante abbiamo chiesto a un tal Padre; eppure voi vedete con quanti gemiti, con quanto ardore chiediamo la pioggia, quando si ha paura della morte, cioè d'un evento che nessuno può evitare. Ogni uomo infatti presto o tardi è destinato a morire; eppure gemiamo, preghiamo, siamo in grande ansia, gridiamo rivolti a Dio di morire un po' più tardi. Quanto più dovremmo elevare le nostre grida verso di lui affinché arriviamo dove non potremo morire giammai!

Ecco perché è stato detto: Sia santificato il tuo nome (Mt 6, 9). Noi gli chiediamo anche che il suo nome venga santificato in noi: poiché per sé è sempre santo. In che modo però il suo nome viene santificato in noi se non rendendoci santi? In realtà noi non eravamo santi, ma lo diventiamo in virtù del suo nome; egli invece è sempre santo come è sempre santo anche il suo nome. È una preghiera che facciamo per noi e non già per Dio. Noi infatti non formuliamo nessun augurio di bene per Dio, al quale non può mai accadere alcun male. Auguriamo invece il bene a noi stessi, perché sia santificato il suo nome santo; esso, che è sempre santo, sia santificato in noi. (Sermo 57, 3.3-4.4)

 

Per la riflessione

Noi preghiamo che Dio ci faccia diventare buoni, poiché allora verrà per noi il suo regno. (Sermo 58, 2.3)

 

Pensiero agostiniano

Se è timore di Dio quello con cui sono beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei cieli, chiediamo che negli uomini sia santificato il nome di Dio nel genuino timore che permane per sempre. (De serm. Dom. in monte II, 11.38)

25/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, venga il tuo regno.

 

Lettura

Venga il tuo regno

Lo chiediamo o non lo chiediamo, verrà ugualmente. In realtà Dio ha un regno sempiterno. In quale momento non ha regnato? In qual momento ha cominciato a regnare? Dato che il suo regno non ha principio, non avrà nemmeno mai fine. Ma affinché sappiate che facciamo questa preghiera per noi e non per Dio - poiché non diciamo: Venga il tuo regno, come se ci augurassimo che Dio regni - noi saremo il suo regno, se credendo in lui faremo progressi con la sua grazia. Tutti i fedeli, redenti col sangue dell'unico suo Figlio, saranno il suo regno. Ma il suo regno verrà quando avverrà la risurrezione dei morti, perché allora verrà proprio lui in persona. E dopo che i morti saranno risorti, li separerà - come dice egli stesso - e ne metterà alcuni alla sua destra e altri alla sua sinistra. A coloro che saranno alla sua destra dirà: Venite, benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno (Mt 25, 34). Ecco che cosa ci auguriamo quando diciamo: Venga il tuo regno: che venga per noi. Infatti, se noi saremo reprobi, il regno verrà per altri, non per noi. Se invece saremo nel numero di coloro che fanno parte delle membra dell'unigenito Figlio di Dio, il suo regno verrà per noi e non tarderà. Restano forse tanti secoli quanti ne sono passati? L'apostolo Giovanni dice: Figlioli, è giunta l'ultima ora (1Gv 2, 18). Ma, paragonata allo stesso gran giorno, l'ora è lunga: voi anzi vedete di quanti anni è composta questa stessa ultima ora. Tuttavia per voi sia come se uno, che sta sveglio, si addormentasse, si alzasse e regnasse. (Sermo 57, 5.5)

 

Per la riflessione

Adesso noi siamo svegli, ci addormenteremo nella morte, alla fine [del mondo] risorgeremo e senza fine regneremo. (Sermo 57, 5.5)

 

Pensiero agostiniano

Come ha promesso ai santi la vita, la beatitudine, il regno, l'eredità eterna senza fine, così Cristo ha minacciato agli empi il fuoco eterno. Se ancora non amiamo ciò che ha promesso, per lo meno temiamo ciò che ha minacciato. (Sermo 22, 10)

26/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

 

Lettura

Facciamo la volontà di Dio!

Ti servono gli angeli in cielo, fa' che noi ti serviamo sulla terra. Non ti offendono gli angeli in cielo, fa' che noi non ti offendiamo sulla terra. Allo stesso modo ch'essi fanno la tua volontà, così concedici che la facciamo anche noi. Ma dicendo quella preghiera che cosa chiediamo se non di essere buoni? Quando infatti facciamo la volontà di Dio - poiché senza dubbio egli fa la sua - allora si compie in noi la sua volontà. C'è un altro senso in cui si può intendere la frase: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra. Noi accettiamo il comando di Dio e lo approviamo, lo approva la nostra mente. Nel nostro intimo acconsentiamo alla legge di Dio. In tal modo si fa la sua volontà in cielo, poiché il nostro spirito è paragonato al cielo, mentre la nostra carne è paragonata alla terra. Che vuol dire dunque: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra? Vuol dire che allo stesso modo che il nostro spirito approva il tuo comando, così vi acconsenta anche la nostra carne, e venga tolto di mezzo il dissidio descritto dall'Apostolo, che dice: La carne infatti ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito contrari a quelli della carne (Gal 5, 17). Quando lo spirito ha desideri contrari a quelli della carne, senz'altro è fatta la volontà di Dio in cielo; quando la carne non ha desideri contrari a quelli dello spirito, senz'altro è fatta la volontà di Dio sulla terra. Ma la piena concordia ci sarà solo quando lo vorrà lui. Adesso ci sia pure la lotta, perché poi ci sia la vittoria. La petizione: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra, si può intendere giustamente anche in quest'altro senso, in quello cioè di rappresentarci la Chiesa come il cielo perché porta Dio, gli infedeli invece come la terra, poiché a loro è detto: Sei terra e in terra tornerai (Gen 3, 19). Allorché dunque preghiamo per i nostri nemici, per i nemici della Chiesa, per i nemici dei cristiani, preghiamo che sia fatta la sua volontà come in cielo, così anche in terra, cioè come nei tuoi fedeli così anche nei tuoi bestemmiatori; affinché tutti diventino cielo. (Sermo 58, 3.4)

 

Per la riflessione

Perché è Dio a fare in te ciò che si compie da te. Non si compie mai da te nulla senza ch'egli non lo compia in te. Ma talora fa in te ciò che tu non fai; mai però si fa da te qualcosa, se egli non lo fa in te. (Sermo 56, 5.7)

 

Pensiero agostiniano

Fa' volentieri ciò che ti viene comandato; in tal modo tu farai ciò che vuoi e nello stesso tempo farai non la tua, ma la volontà di Dio da cui dipendi. (In Io. Ev. 19, 19)

27/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, dacci oggi il nostro pane quotidiano.

 

Lettura

Il pane materiale e spirituale

Sia che domandiamo al Padre il sostentamento necessario al nostro corpo - indicando col pane tutto ciò che ci è necessario -, sia che intendiamo il pane quotidiano che vi apprestate a ricevere all'altare, facciamo bene a chiedere che ce lo dia oggi, cioè nel tempo presente. Il pane infatti ci è necessario nel tempo presente quando abbiamo fame; quando invece saremo nell'altra vita scomparirà la fame; avremo forse bisogno di chiedere il pane? Ancora meglio è pregare che il Padre ci dia il pane, di cui ho detto che lo riceviamo dall'altare. Che cosa domandiamo infatti se non di non commettere qualche peccato a causa del quale potremmo essere esclusi da un tal pane? È pane anche la parola di Dio che viene annunciata ogni giorno. Per il fatto che non è il pane del ventre, non per questo non è pane dello spirito. Quando poi questa vita sarà terminata, non cercheremo più il pane bramato dalla fame né riceveremo il sacramento dell'altare, perché noi saremo lì con il Cristo, di cui riceviamo il corpo; non dovremo più proferire le parole che vi diciamo né leggere il libro, poiché vedremo in persona la Parola di Dio, per mezzo della quale è stata creata ogni cosa, di cui si nutrono gli angeli, dalla quale sono illuminati e per mezzo della quale diventano sapienti: non già esaminando le parole d'un linguaggio tortuoso, ma bevendo la Parola unica. Ripieni di essa gli Angeli proclamano a profusione le lodi e non cessano di lodare. Beati - dice il salmo - quelli che abitano nella tua casa, ti loderanno per tutti i secoli (Sal 83, 5). (Sermo 58, 3.6)

 

Per la riflessione

Siccome questo pane visibile e palpabile vien dato ai buoni e ai cattivi, il pane quotidiano chiesto dai figli è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano; di esso vivono le menti, non i ventri. (Sermo 56, 6.10)

 

Pensiero agostiniano

L'Eucaristia è il nostro pane quotidiano, ma dobbiamo riceverlo non tanto come ristoro del corpo, quanto come sostegno dello spirito. (Sermo 57, 7.7)

28/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, rimetti a noi i nostri debiti,

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.

 

Lettura

La remissione dei peccati

Poiché quaggiù nessuno è capace di vivere senza peccato (e anche se non si tratta d'un grande peccato a causa del quale si viene allontanati dal pane di cui parlavamo, tuttavia nessuno su questa terra può essere esente da peccati, e non possiamo ricevere che un solo battesimo una sola volta) per questo nella preghiera riceviamo la possibilità di purificarci ogni giorno, affinché ogni giorno ci vengano rimessi i nostri peccati, a condizione però che mettiamo in pratica ciò che segue: come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, 12). Io pertanto, fratelli miei, [...] esorto voi, che siete miei figli per grazia di Dio, e miei fratelli davanti a quel Padre: se uno vi offende, se commette un peccato contro di voi ma poi viene da voi, se ne accusa e vi chiede di perdonarlo, perdonatelo subito e di cuore per non allontanare da voi il perdono che viene da Dio. Se infatti non perdonerete, nemmeno Dio perdonerà a voi. [...] Anche questa domanda la facciamo dunque in questa vita; poiché i peccati possono essere rimessi quaggiù dove possono essere commessi. Nella vita futura, invece, non verranno rimessi, poiché non se ne avranno neppure. (Sermo 59, 4.7)

 

Per la riflessione

Dio ha concluso con noi un patto, un accordo, un contratto stabile in cui sta scritto che dobbiamo dire: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, 12). Chi vuol dire validamente: Rimetti a noi i nostri debiti, deve dire veracemente: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Se questa frase, che viene dopo, uno non la dice o la dice senza sincerità, quella precedente la dice senza risultato. (Sermo 58, 6.7)

 

Pensiero agostiniano

Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d'accordo con Dio. (In Io. Ev. 12, 13)

29/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

 

Lettura

La liberazione dal peccato

In questa vita abbiamo bisogno di domandare di non essere indotti in tentazione, perché quaggiù ci sono tentazioni; e di essere liberati dal male, poiché quaggiù c'è il male. In conclusione tutte queste domande assommano a sette: tre riguardano la vita eterna, quattro la vita presente. Sia santificato il tuo nome: ciò avrà luogo sempre. Venga il tuo regno: questo regno esisterà sempre. Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra: ciò accadrà sempre. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: ciò non avrà luogo sempre. Rimetti a noi i nostri debiti: non sarà sempre necessario. Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male: non sarà sempre necessario, ma dove ci sono la tentazione e il male, lì abbiamo bisogno di fare questa preghiera. (Sermo 59, 5.8)

 

Per la riflessione

Fa' quel che segue: Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra non proferiscano inganno; allontanati dal male e fa' il bene; cerca la pace e perseguila (Sal 33, 13-14); in tal modo eviterai giorni cattivi e si adempierà l'invocazione della preghiera: Liberaci dal male. (Sermo 58, 9.11)

 

Pensiero agostiniano

Uno che è cattivo, è reso buono solo da colui che è sempre buono. (Sermo 61, 2.2)

30/04

 

Preghiera

Tu mi sei riparo dall'oppressione dei peccati, che ha circondato il mio cuore. In te è la mia gioia, riscattami da quella tristezza che in me suscitano i miei peccati. (En. in Ps. 31, I, 7)

 

Lettura

Godere che i peccatori si convertano e vivano

O anima santa, che canta e geme nel Salmo! Potesse ritrovarsi con essa l'anima nostra, potesse con essa collegarsi e associarsi e congiungersi! Vedrebbe allora anche la misericordia di chi sembra crudele. Chi può infatti capire questa parola se non colui che è pieno di carità? Spariscano i peccatori dalla terra. Tu ti sei impaurito perché c'è una maledizione. Chi è che proferisce la maledizione? È un Santo e viene certamente esaudito. Ma ai Santi è stato detto: Benedite e non vogliate maledire (Rm 12, 14). Che significa dunque questa affermazione: Spariscano i peccatori dalla terra? Significa: spariscano del tutto, sia tolto il loro spirito e spariscano, perché Dio mandi loro il suo spirito e siano ricreati. Spariscano i peccatori dalla terra e gli iniqui sicché più non siano. Che cosa vuol dire non siano? Che non siano iniqui: che siano dunque giustificati, sicché più non siano iniqui! Questo ha visto l'autore sacro e si è riempito di gioia e richiama il versetto iniziale del Salmo: Benedici anima mia il Signore. (En. in Ps. 103, d. 4, 19)

 

Per la riflessione

Dio ha fatto l'uomo; l'uomo si è reso prevaricatore da se stesso. Ama l'opera di Dio e perseguita il male che l'uomo s'è procurato. (En. in Ps. 100, 5)

 

Pensiero agostiniano

Cantiamo al Signore nella nostra vita. (En. in Ps. 103, d. 4, 17)