01/03

Preghiera

Tu sei giusto, Signore, ma noi abbiamo peccato, commesso atti iniqui, opere empie. La tua mano si è appesantita su di noi e siamo stati dati giustamente in balìa dell'antico peccatore, del signore della morte, poiché persuase la nostra volontà a conformarsi alla sua volontà, con cui abbandonò la tua verità. (Conf. VII, 21.27)

 

Lettura

Quaresima tempo d'umiltà

Dopo un anno è ritornato il tempo della Quaresima e io mi sento in dovere di farvi delle esortazioni. Anche voi infatti siete debitori verso Dio di azioni adeguate al tempo che state vivendo, azioni che possano giovare a voi, non a Dio. Il cristiano anche negli altri tempi dell'anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un'apposita celebrazione? L'umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui - dice l'Apostolo - vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2Tim 2, 11-12). La prima parte di questa espressione dell'Apostolo celebriamola ora con la dovuta devozione, avvicinandosi la sua passione; la seconda parte la celebreremo dopo Pasqua, a risurrezione avvenuta. Dopo Pasqua infatti, passati questi giorni in cui manifestiamo la nostra umiltà, sarà il tempo anche della nostra glorificazione, benché non possa essere pienamente realizzato, perché non c'è ancora la visione; tuttavia già reca gioia soltanto il pensarci sopra. (Sermo 206, 1)

 

Per la riflessione

Ora gemiamo con preghiere più insistenti: poi saremo più abbondantemente ricolmi di gioia nella lode. (Sermo 206, 1)

 

Pensiero agostiniano

Il digiuno senza la misericordia non giova nulla a chi digiuna. (Sermo 207, 1)

02/03

 

Preghiera

Ti invoco, o Dio beatitudine, fondamento, principio e ordinatore della beatitudine di tutti gli esseri che sono beati; vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)

 

Lettura

Anteponiamo gli interessi spirituali a quelli materiali

Quanto a trascorrere questa vita temporale in modo da arrivare a quella eterna, so che si devono reprimere i desideri carnali e concedere ai piaceri corporali solo quanto basta al sostentamento e all'attività di questa vita; so che si devono tollerare con pazienza e fortezza tutte le molestie temporali per la verità rivelata da Dio e per l'eterna salvezza nostra e del prossimo. So pure che dobbiamo preoccuparci con tutto lo zelo della carità perché il prossimo si comporti rettamente in questa vita in modo che possa raggiungere la vita eterna. So pure che dobbiamo anteporre gli interessi spirituali a quelli materiali, le cose immutabili alle mutevoli, e che si può riuscire a seconda che si è più o meno aiutati dalla grazia di Dio, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo. Perché poi uno sia aiutato in un modo o in un altro o in nessun modo, non lo so: so però che Dio agisce con un criterio di somma giustizia, noto a Lui solo. (Ep. 95, 6)

 

Per la riflessione

Questa è la felicità: godere per te, di te, a causa di te; fuori di questa, non ve n'è altra. (Conf. X, 22.32)

 

Pensiero agostiniano

Chi vuol trovare in sé la propria gioia, sarà sempre triste; chi invece cerca la propria gioia in Dio, sarà sempre contento, perché Dio è eterno. (In Io. Ev. 14, 2)

 

03/03

 

Preghiera

O Signore, come sai consolare, sostenere, atterrire! Come giglio in mezzo alle spine, così la mia diletta in mezzo alle figlie. (En. in Ps. 99, 8)

 

Lettura

Benedire il Signore anche tra le tribolazioni

Ecco, ora benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. [...] Cosa intenderai per "stare negli atri"? Sta' nell'amore e starai negli atri. Nell'amore infatti c'è l'ampiezza, nell'odio le strettoie. Ascolta l'Apostolo: Ira e indignazione, tribolazione e angoscia sull'anima di ogni uomo che fa il male (Rm 2, 8-9). Quanto invece alla larghezza della carità cosa dice? La carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5). Dove odi il verbo diffondere, intendi larghezza e dove odi parlare di larghezza, intendi gli atri del Signore, e così, evitata ogni maledizione contro i nemici, otterrai la vera benedizione del Signore. Lo Spirito [Santo] si rivolge infatti a persone tribolate e le esorta a gloriarsi della tribolazione. Dice loro: Ecco ora benedite il Signore, voi tutti servi del Signore. Cos'è quell'Ecco ora? Al tempo presente. Superate infatti le tribolazioni del tempo presente, è ovvio che ci occuperemo a benedire il Signore, come fu detto: Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli (Sal 83, 5). Coloro che un giorno benediranno il Signore senza interruzione debbono cominciare a benedirlo quaggiù. Sì, quaggiù, in mezzo alle tribolazioni, alle tentazioni, alle molestie, mentre il mondo frappone ostacoli, il nemico tende insidie, il diavolo moltiplica gli inganni e gli assalti. (En. in Ps. 133, 1)

 

Per la riflessione

Non vantarti perché benedici il Signore con la lingua, quando con la vita lo maledici. (En. in Ps. 133, 2)

 

Pensiero agostiniano

Nella purezza delle tue opere disponiti a lodare Dio tutto il giorno. (En. in Ps. 34, d. 2, 16)

04/03

 

Preghiera

O Cristo, Figlio di Dio, se non avessi voluto, tu non avresti sofferto: mostraci dunque il frutto della tua passione. (En. in Ps. 21, II, 23)

 

Lettura

Perché talvolta la preghiera non è esaudita

Dio mio griderò a te di giorno e non mi esaudirai; e di notte e non per rendermi stolto. [Il salmista] ha detto queste parole per me, per te, per lui. [Il Signore] portava infatti il suo Corpo, cioè la Chiesa. A meno che, forse, non crediate, fratelli, che il Signore, quando disse: Padre, se è possibile, passi da me questo calice (Mt 26, 39), temesse di morire. Nessun soldato è più forte del comandante: basta al servo essere come il suo padrone. Dice Paolo, soldato di Cristo Re: Da due cose sono spinto, avendo brama di dissolvermi ed essere con Cristo (Fil 1, 23). Paolo desidera la morte per essere con Cristo, e Cristo stesso potrebbe temere la morte? Non diceva forse queste cose perché era rivestito della nostra debolezza e così parlava per coloro che, essendo costituiti nel proprio corpo, ancora temono la morte? Da qui derivavano quelle parole, esse erano la voce delle sue membra, non del capo; così anche ora dice: Giorno e notte ho gridato e non mi esaudirai. Molti infatti gridano nella sofferenza e non sono esauditi; ma non sono esauditi per la loro salvezza, non per divenir stolti. Ha gridato Paolo affinché gli fosse tolto dal Signore il pungiglione della carne e non è stato esaudito; gli è stato detto: Ti basti la mia grazia, perché la virtù si perfeziona nella infermità (2Cor 12, 9). Non è dunque esaudito, non per la stoltezza, ma per la sapienza; perché capisca l'uomo che il medico è Dio e che la sofferenza è una medicina per la salvezza, non supplizio per la condanna. (En. in Ps. 21, II, 4)

 

Per la riflessione

Sotto l'azione del chirurgo, sei bruciato, tagliato e gridi; il medico non ti ascolta secondo la tua volontà, ma in ordine alla tua guarigione. (En. in Ps. 21, II, 4)

 

Pensiero agostiniano

Dio non è mai perduto per i suoi cari né mai perderà i suoi cari. (Ep. 244, 2)

 

05/03

 

Preghiera

Hai messo alla prova il mio cuore e di notte lo hai visitato, perché il mio cuore è stato messo alla prova dalla visita della sofferenza. (En. in Ps. 16, 3)

 

Lettura

Contro le insidie del diavolo ascolta Colui che è dentro di te

Il nemico non cessa mai di perseguitarci e se non infierisce apertamente, agisce insidiosamente. E che cosa fa? Nell'ira tramano inganni (Sal 34, 20). Per questo è chiamato leone e serpente. Ma che cosa vien detto a Cristo? Calpesterai il leone e il serpente (Sal 90, 13). Il nemico è leone a motivo dell'ira scoperta, è serpente a motivo delle insidie occulte. Come serpente, fece scacciare Adamo dal paradiso; come leone perseguita la Chiesa, secondo la parola di Pietro: Il diavolo, vostro avversario, si aggira, come leone ruggente, in cerca di chi divorare (1Pt 5, 8). Non credere che il diavolo abbia perduto la sua ferocia; quando blandisce, è allora che bisogna stare maggiormente in guardia. Ma fra tutte queste insidie e tentazioni sue, che cosa faremo, se non ciò che adesso abbiamo sentito nel salmo? Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Sal 34, 13). Pregate senza esitazione, c'è chi ascolta: chi vi ascolta è dentro di voi. Non dovete levare gli occhi verso un determinato monte, non dovete levare lo sguardo alle stelle, al sole, alla luna. Non crediate di essere ascoltati se pregate rivolti al mare: dovete anzi detestare preghiere simili. Purifica piuttosto la stanza del tuo cuore; dovunque tu sia, dovunque tu preghi, è dentro di te colui che ti ascolta, dentro nel segreto, che il salmista chiama "seno" dicendo: La mia preghiera si ripercuoteva nel mio seno (Sal 34, 13). Colui che ti ascolta non è fuori di te. Non andare lontano, non levarti in alto come se tu dovessi raggiungerlo con le mani. Più t'innalzi, più rischi di cadere; se ti umili, egli ti si avvicinerà. Questi è il Signore Dio nostro, Verbo di Dio, Verbo fatto carne, Figlio del Padre, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, eccelso come Creatore e umile come Redentore; che ha camminato tra gli uomini, sopportando la debolezza umana, tenendo nascosta la potenza divina. (In Io. Ev. 10, 1)

 

Per la riflessione

Dio si è fatto uomo: cosa diverrà l'uomo, se per lui Dio si è fatto uomo? Questa speranza ci consoli in ogni nostra tribolazione e tentazione di questa vita. (In Io. Ev. 10, 1)

 

Pensiero agostiniano

Vinci il diavolo e avrai la corona. (En. in Ps. 64, 16)

06/03

 

Preghiera

O Bontà onnipotente, che ti prendi cura di ciascuno di noi come se avessi solo lui da curare, e di tutti come di ciascuno. (Conf. III, 11.19)

 

Lettura

La correzione amorevole di Dio

Non cercate dunque il Cristo in altro luogo, se non dove il Cristo ha voluto essere a voi annunziato; e proprio come ha voluto essere a voi annunziato, così ritenetelo e così incidetelo nel vostro cuore. E' questo un muro che resiste a tutti gli assalti e a tutte le insidie del nemico. Non temete: (il nemico) non prenderà il sopravvento, se non gli sarà permesso; è certo che egli non può niente, se non quando ottiene il permesso o è inviato. Egli è inviato come angelo cattivo da parte del potere delle tenebre; ottiene il permesso quando chiede qualcosa; e ciò, fratelli, non avviene se non per provare i giusti e per punire gli iniqui. Che cosa temi dunque? Cammina nel Signore Dio tuo, e sta' sicuro; non soffrirai se non ciò che Dio vuole che tu soffra. Ciò che permetterà che tu soffra è la verga di uno che corregge, non la pena di uno che condanna. Veniamo ammaestrati in vista dell'eredità eterna, e vorremmo ci fosse risparmiata la verga! Fratelli miei, se un fanciullo si ribellasse alle percosse del padre, non sarebbe da considerare superbo, irrecuperabile e refrattario alla correzione paterna? A che scopo un uomo, che è padre, riprende il figlio? Perché non abbia a perdere i beni temporali che gli ha acquistato e accumulato; perché non vuole che dissipi quei beni che lui non potrebbe conservare in eterno. Il figlio che egli educa non possiede con lui i suoi beni, ma li erediterà alla sua morte. Fratelli miei, se il padre riprende il figlio, che dovrà succedergli e che dovrà passare attraverso quelle stesse vicende per le quali è passato egli stesso che va ammonendo il figlio, come volete che non ci educhi il Padre nostro, al quale non dovremo succedere, ma al quale un giorno ci presenteremo e con lui dovremo godere in eterno un'eredità incorruttibile, immortale, al sicuro da ogni rischio? Anzi, egli stesso è la nostra eredità, egli che è il nostro Padre. E' lui che un giorno possederemo e non dovremmo essere ammaestrati? Accettiamo, dunque, le lezioni del Padre. Non ricorriamo agli stregoni, agli indovini, a rimedi inutili [...] Cristo non accetta questa compartecipazione, vuol possedere da solo ciò che ha comprato. Ha pagato un prezzo così alto che lui solo vuol essere il padrone; e tu vorresti renderlo socio del diavolo, al quale ti eri venduto per mezzo del peccato? Guai a chi ha il cuore doppio. (Sir 2, 14) (In Io. Ev. 7, 7)

 

Per la riflessione

Riconosciamo l'Agnello, o fratelli, e rendiamoci conto del prezzo che ha pagato per noi. (In Io. Ev. 7, 7)

 

Pensiero agostiniano

Di certo è meglio che uno sia raddrizzato da piccolo piuttosto che spezzato quando non è più flessibile. (De 8 Dulcitii Quaest. 3.3)

07/03

 

Preghiera

Noi per i nostri peccati, siamo tenebre; ma tu, Dio mio, illuminerai le mie tenebre. (En. in Ps. 17, 29)

 

Lettura

Il Signore Gesù è punto di partenza e di arrivo delle nostre ascensioni

Poiché nessuno è in grado di comprendere, ripromettiti, come sede della tua beatitudine, un luogo ineffabile preparato per te da quello stesso che ti ha disposto in cuore le ascensioni. Ma dove è questo? Nella valle del pianto (Sal 83, 6). Valle significa abbassamento, come monte significa altezza. Ora il monte sulla vetta del quale ascendiamo è un'altezza spirituale. E chi è questo monte, meta delle nostre ascensioni, se non il Signore Gesù Cristo? Affrontando la passione, egli ti si è fatto valle di pianto, mentre, restando quel che sempre era, ti si fece monte su cui ascendere. In che modo "valle di pianto"? Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi (Gv 1, 14). In che modo "valle di pianto"? Offrì il volto a chi lo percuoteva, fu saziato di vituperi (Lam 3, 30). In che modo "valle di pianto"? Fu schiaffeggiato, sputacchiato, coronato di spine, crocifisso. Ecco la valle del pianto da cui tu devi cominciare l'ascesa. Ma verso quale meta devi ascendere? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. È infatti questo Verbo colui che si fece carne ed abitò fra noi. Scese a te restando in se stesso immutato. Scese a te per farsi a te valle di pianto; restò immutato in se stesso per essere monte al quale tu potessi ascendere. Dice Isaia: Negli ultimi giorni sarà manifestato il monte del Signore, preparato in cima ai monti (Is 2, 2). Ecco la meta dove ascendere. Non immaginarti una meta terrena né, per aver udito parlare di monte, ti senta autorizzato a pensare ad un'altezza terrena. Così, quando lo senti chiamare rupe o pietra, non devi immaginarti qualcosa di duro; o quando lo senti chiamare leone, non devi pensare alla ferocia, o, se agnello, non devi pensare a un capo di bestiame. Nulla di tutto questo è egli in sé: anche se per amor tuo egli si è fatto tutto questo. Eccoti dunque il punto di partenza e il punto di arrivo delle tue ascensioni: dagli esempi di Cristo uomo devi salire alla sua divinità. Egli si è fatto tuo modello umiliandosi. (En. in Ps. 119, 1)

 

Per la riflessione

Mettiamoci dinanzi allo sguardo un uomo che voglia salire. Dove salire? Nel cuore. E partendo da dove? Dall'umiltà, cioè dalla valle del pianto. E per arrivar dove? A quella meta ineffabile che, per non essere in grado di descrivere, il salmista qualificava con il luogo che [Dio] ha disposto. (En. in Ps. 119, 2)

 

Pensiero agostiniano

Ogni prosperità che ci capita, fratelli, è piuttosto da temersi. Le cose che voi considerate liete sono piuttosto tentazioni. (En. in Ps. 85, 16)

08/03

 

Preghiera

Se si leva contro di me la persecuzione di questo secolo, nella preghiera che ho nell'anima riporrò la mia speranza. (En. in Ps. 26, I, 3)

 

Lettura

Contro le tentazioni ricorriamo alla corazza e allo scudo della fede

Ma allora, mi si potrebbe dire, se il diavolo sarà cacciato fuori dal cuore dei credenti, non tenterà più alcun fedele? Al contrario, egli non cessa mai di tentare. Ma una cosa è che egli regni dentro e un'altra cosa è che attacchi dall'esterno; a volte il nemico cinge d'assedio una città ben fortificata e non riesce ad espugnarla. L'Apostolo ci insegna a rendere innocui i dardi del nemico, raccomandandoci la corazza e lo scudo della fede. E anche se qualcuno di questi dardi ci ferisce, c'è sempre chi può guarirci. Perché come a chi combatte vien detto: Vi scrivo queste cose, affinché non pecchiate, così a quelli che riportano ferite vien detto: e se qualcuno cade in peccato, abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto; egli stesso è il propiziatore per i nostri peccati (1Gv 2, 1-2). Del resto, cosa chiediamo quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, se non che guarisca le nostre ferite? E che altro chiediamo quando diciamo: Non c'indurre in tentazione (Mt 6, 12-13), se non che colui che ci insidia, anche se ci attacca dall'esterno non abbia a penetrare da alcuna parte, non abbia a vincerci né con l'inganno né con la forza? Per quante macchine di guerra usi contro di noi, se non occupa la fortezza del cuore dove risiede la fede, è stato cacciato fuori. Ma se il Signore non custodirà la città, invano vigila la sentinella. (In Io. Ev. 52, 9)

 

Per la riflessione

Nessuno deve sentirsi sicuro in questa vita, che fu definita tutta una prova. Chi poté diventare da peggiore migliore, può anche ridiventare da migliore peggiore. (Conf. X, 32.48)

 

Pensiero agostiniano

Non vogliate presumere troppo dalle vostre forze, se non volete far rientrare il diavolo che è stato cacciato fuori. (In Io. Ev. 52, 9)

09/03

 

Preghiera

O Signore, grazie per la tua misericordia! Tu volesti morire, perché ci fosse qualcuno che risuscitasse dai morti; e questo qualcuno non è un uomo qualsiasi, ma la Verità: la Verità stessa è risuscitata dai morti. (En. in Ps. 147, 17)

 

Lettura

Dio tenta perché l'uomo conosca se stesso

Sappia dunque la vostra carità che la tentazione di Dio non ha lo scopo di far conoscere a lui qualcosa che prima gli era nascosto, ma di rivelare, tramite la sua tentazione, o meglio provocazione, ciò che nell'uomo è occulto. L'uomo non conosce se stesso come lo conosce Dio, così come il malato non conosce se stesso come lo conosce il medico. L'uomo è un malato. Il malato soffre, non il medico, il quale aspetta da lui di udire di che cosa soffre. Perciò nel salmo l'uomo grida: Mondami, Signore, dalle mie cose occulte (Sal 18, 13). Perché ci sono nell'uomo delle cose occulte allo stesso uomo entro cui sono. E non vengono fuori, non si aprono, non si scoprono se non con le tentazioni. Se Dio cessa di tentare, il maestro cessa di insegnare. Dio tenta per insegnare, mentre il diavolo tenta per ingannare. Se chi è tentato non gliene dà l'occasione, il diavolo può essere respinto a mani vuote e deriso. Per questo l'Apostolo raccomanda: Non date occasione al diavolo (Ef 4, 27). Gli uomini danno occasione al diavolo con le loro passioni. Non vedono, gli uomini, il diavolo contro il quale combattono, ma hanno un facile rimedio. Vincano se stessi interiormente e trionferanno di lui esternamente. Perché diciamo questo? Perché l'uomo non conosce se stesso, a meno che non impari a conoscersi nella tentazione. Quando avrà conosciuto se stesso, non si trascuri. E se trascurava se stesso quando non si conosceva, non si trascuri più una volta conosciutosi. (Sermo 2, 3)

 

Per la riflessione

Ma se non puoi accettare un Dio che tenta, non puoi neanche accettare un Cristo che tenta. E quando avrai accettato Cristo che tenta, non ti dispiaccia di accettare anche un Dio che tenta. (Sermo 2, 2)

 

Pensiero agostiniano

Non sarebbe un gran vantaggio essere senza tentazioni. Tanto è vero che, pregando il Signore, non lo preghiamo perché ci esenti da ogni tentazione, ma perché non ci lasci consentire ad essa. (En. in Ps. 63, 1)

10/03

 

Preghiera

O terra, tu esultavi nella tua bontà, attribuivi a te stessa la forza della tua magnificenza: ed ecco il Signore si volge a guardarti e ti fa tremare. Oh si volga a guardarti e ti faccia tremare, perché è molto meglio il tremore dell'umiltà che la fiducia sicura della superbia. (En. in Ps. 103, d. 4, 16)

 

Lettura

Lodare Dio nelle prosperità e nelle avversità

Benedite dunque il Signore. Ma quando? Durante le notti. Quando pronunziò Giobbe la sua benedizione? In una notte piena di tristezze: persi tutti i beni che possedeva, persi i figli a cui erano destinati. Che orrida notte! Vediamo però se egli interrompe la sua benedizione: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; come al Signore è piaciuto, così è avvenuto. Sia benedetto il nome del Signore (Gb 1, 21). Che notte funesta! Piagato da capo a piedi, si scioglieva nella putredine. E ci fu, per la circostanza, anche un'Eva che osò tentarlo: Impreca a Dio e muori. Ascoltalo benedire durante la notte. Dice: Hai parlato come una donna stolta. Se abbiamo ricevuto dalla mano del Signore i beni, non dobbiamo accettarne anche i mali? (Gb 2, 7-10) Ecco cosa significa: Durante le notti alzate le vostre mani verso il santuario e benedite il Signore. Cosa disse Giobbe? Hai parlato come una donna stolta. Questa volta Adamo, sebbene ridotto a un mucchio di putridume, scacciò Eva rivolgendole queste parole: Mi basta essere diventato mortale per causa tua. Nel paradiso me l'hai fatta, ma ora, sul letame, la vinta sei tu. Grandezze della grazia divina! Ma donde tutto questo se non dal fatto che la rugiada dell'Hermon era scesa copiosa su quell'anima e il Signore [le] aveva donato quella dolcezza che alla nostra terra fa produrre il suo frutto? (En. in Ps. 133, 2)

 

Per la riflessione

Questo significa, fratelli, benedire Dio nelle chiese: vivere in modo che Dio sia benedetto nei costumi di ciascuno. (En. in Ps. 25, II, 14)

 

Pensiero agostiniano

Se Dio cessa di tentare, il Maestro cessa di insegnare. (Sermo 2, 3)

11/03

 

Preghiera

O Dio, unica felicità sicura. (Conf. VIII, 5.10)

 

Lettura

Guardarsi dalle tentazioni dei malvagi

Credendo a queste cose, guàrdati dalle tentazioni, perché il diavolo cerca chi perisca con lui. Guàrdati perché quel nemico non ti seduca non solo attraverso coloro che sono fuori della Chiesa, siano pagani o Giudei o eretici, ma anche perché tu non voglia imitare coloro che, in seno alla stessa Chiesa cattolica, abbia visto vivere male o indulgere senza ritegno ai piaceri del ventre e della gola o essere impudichi o dediti alle vane ed illecite curiosità degli spettacoli o dei rimedi sacrileghi o delle diaboliche arti divinatorie; o vivere nel fasto e nella vanagloria propri dell'avarizia e della superbia o avere una condotta di vita che la legge condanna e punisce. Unisciti piuttosto ai buoni che troverai facilmente se anche tu sarai tale, cosicché insieme possiate adorare ed amare Dio con cuore disinteressato. Poiché egli stesso sarà tutto il nostro premio, così da godere nella vita eterna della sua bontà e della sua bellezza. Ma va amato non come un essere che si vede con gli occhi, ma come si ama la sapienza, la verità, la santità, la giustizia, la carità e ogni altra cosa simile: non come si manifestano negli uomini, ma come sono nella fonte stessa dell'incorruttibile ed immutabile sapienza. (De cat. rudibus 27, 55)

 

Per la riflessione

Unisciti a chiunque vedrai amare queste cose, per poterti riconciliare con Dio per mezzo di Cristo, che si è fatto uomo per essere mediatore tra Dio e l'uomo. (De cat. rudibus 27, 55)

 

Pensiero agostiniano

Ognuno cammini nella via che Dio gli assegna, sopporti le tentazioni e accolga le consolazioni. (En. in Ps. 85, 24)

12/03

 

Preghiera

Signore Dio, ordinatore e creatore di quante cose esistono nella natura, dei peccati ordinatore soltanto. (Conf. I, 10.16)

 

Lettura

La giustizia di Dio vince il diavolo

Il diavolo non doveva essere superato dalla potenza, ma dalla giustizia di Dio. Infatti che c'è di più potente dell'Onnipotente? O quale creatura ha una potenza comparabile a quella del Creatore? Ma il diavolo, per il vizio della sua perversità, si è innamorato della potenza, ha abbandonato e combattuto la giustizia; gli uomini a loro volta imitano tanto più il diavolo quanto più trascurano e perfino aborriscono la giustizia per aspirare alla potenza e godono del possesso o bruciano dal desiderio di essa; e così piacque a Dio, per sottrarre l'uomo al potere del diavolo, di vincere il diavolo non con la potenza ma con la giustizia, affinché anche gli uomini, ad imitazione di Cristo, cercassero di vincere il diavolo con la giustizia, non con la potenza. Non che la potenza sia da fuggire come qualcosa di male, ma bisogna rispettare l'ordine secondo il quale la giustizia è al primo posto. Quanto grande può essere infatti la potenza dei mortali? Conservino dunque la giustizia fin che sono mortali, la potenza sarà loro data quando saranno immortali. In confronto a questa, la potenza di quegli uomini che sono chiamati potenti sulla terra - per quanto grande essa sia - non è che una debolezza ridicola, e là dove sembra che i cattivi manifestino finalmente la loro potenza si scava la fossa per il peccatore (Sal 93, 13). (De Trinitate XIII, 13.17)

 

Per la riflessione

Bisogna augurarsi che la potenza sia data fin d'ora, ma contro i vizi; purtroppo gli uomini non vogliono essere potenti per vincere i vizi, ma per vincere gli uomini. (De Trinitate XIII, 13.17)

 

Pensiero agostiniano

Il sangue del tuo Signore, purché tu lo voglia, è offerto per te; ma se non vuoi che sia per te, per te non è dato. (Sermo 344, 4)

13/03

 

Preghiera

O Signore, aiutaci, affinché si compia in noi quella conversione che ti trova pronto e nell'atto di offrirti in godimento a coloro che ti amano. (En. in Ps. 6, 5)

 

Lettura

Chi vive in Cristo soffre persecuzioni

Considerate, fratelli, quali siano i beni di Gerusalemme. [...] Potrà dirsi di questi beni: Sono oro, argento, un podere ben coltivato, delle pareti di marmo o dei soffitti decorati? Certo no. Di beni come questi ne hanno, nella vita presente, in maggior abbondanza i poveri. Il povero infatti può vedere il cielo stellato, e questo è più che non guardare un soffitto laminato d'oro, come può fare il ricco. Fratelli, quale sarà allora il bene per il quale ardiamo d'amore e infiammati sospiriamo? Quale sarà il bene per raggiungere e vedere il quale ci sobbarchiamo di tanti disagi? Avete udito dalla lettura dell'Apostolo che tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù subiranno persecuzioni (2Tm 3, 12). È vero che attualmente il diavolo non infierisce più contro i cristiani servendosi degli imperatori, ma non per questo i cristiani sono esenti da persecuzioni. Se fosse morto il diavolo, allora sarebbero cessate per sempre le persecuzioni, ma, se l'antico avversario è in vita, come fa a non ispirare tentazioni a nostro danno, a non accanirsi contro di noi, non minacciarci o non suscitare scandali? Oh! Comincia davvero a vivere una vita santa e ti accorgerai subito che chiunque voglia vivere piamente in Cristo Gesù soffrirà persecuzioni. (En. in Ps. 127, 16)

 

Per la riflessione

Se al di fuori combattiamo contro gli infedeli e gli insubordinati, al di dentro combattiamo contro i richiami [del male] e gli istinti animaleschi. (En. in Ps. 127, 16)

 

Pensiero agostiniano

Le tribolazioni sono, veramente, frustate di un padre che corregge, per risparmiarti la punizione del giudice. (En. in Ps. 65, 16)

14/03

 

Preghiera

Signore, comanda ed ordina ciò che vuoi, ti prego, ma guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci ed apri i miei occhi, affinché possa vedere i tuoi cenni. Allontana da me i movimenti irragionevoli, affinché possa riconoscerti. (Soliloquia I, 1.5)

 

Lettura

La speranza cristiana sollievo nelle sofferenze

E' questo il premio dei giusti: nella speranza di ottenerlo noi passiamo la vita temporale e mortale più con pazienza che con piacere e ne sopportiamo i mali sorretti dai buoni propositi e dalla grazia di Dio, pieni di gioia per la fedele promessa di Dio e la nostra fiduciosa attesa dei beni eterni. L'apostolo Paolo, esortandoci a questi sentimenti, dice: Siate lieti per la speranza (del premio eterno), pazienti nelle afflizioni (Rom. 12, 12); dimostra in tal modo che il motivo d'essere pazienti nelle afflizioni sta in ciò che dice prima, d'essere cioè lieti nella speranza. A questa speranza ti esorto nel nome di Gesù Cristo nostro Signore. Questo stesso divino Maestro, che teneva la gloria della sua maestà nascosta sotto l'aspetto della debolezza insita nell'umana natura, non solo c'insegnò la stessa cosa con la sua parola divina, ma ce la confermò pure con l'esempio della sua passione e risurrezione. Con l'una c'insegnò che cosa dobbiamo sopportare, con l'altra che cosa dobbiamo sperare. Anche i filosofi potrebbero meritare questa grazia, se tronfi e gonfi d'orgoglio non si sforzassero invano di fabbricare da sé stessi la felicità che Dio soltanto ha promesso in modo veridico di concedere dopo questa vita ai suoi adoratori. [...] Ti scongiuro quindi, mio illustre amico, di abituarti intanto a esser felice nella speranza, per esserlo un giorno anche nella realtà, allorché sarà dato il premio dell'eterna felicità alla ferma tua perseveranza nella pietà. (Ep. 155, 1.4)

 

Per la riflessione

L'uomo vive felice e tranquillo quando tutti i suoi sentimenti vanno d'accordo con la ragione e con la verità, e allora si chiamano gioie, affetti santi, casti e buoni. (De Genesi contra Manichaeos I, 20.31)

 

Pensiero agostiniano

Ti dispiaccia sempre ciò che sei, se vuoi guadagnare ciò che non sei. (Sermo 169, 15.18)

15/03

 

Preghiera

Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? (1Cor 15, 53-55) Hai percosso, hai ferito, hai fatto cedere; ma è stato ferito per me colui che mi ha formato. O morte, o morte! E' stato ferito per me colui che mi ha formato, e con la sua morte ha riportato vittoria su di te. (Sermo 128, 8.10)

 

Lettura

L'uomo è posto tra i desideri della carne e quelli dello spirito

Quando la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, lotta in noi la morte; non facciamo ciò che vogliamo. Per quale ragione? Perché non vogliamo avere affatto desideri carnali, ma non ci è possibile. Vogliamo o no, li abbiamo; vogliamo o no, seducono, lusingano, sollecitano, corrompono, vogliono imporsi. Finché la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, sono repressi, non sono ancora spenti. E questo anche dopo che l'uomo sarà morto? Nient'affatto. Se deponi la carne, come puoi portare con te i desideri della carne? Ma sarai ammesso al riposo se avrai condotto bene la lotta. Tale riposo vale la tua corona, non la tua condanna, per poi essere condotto al regno. Di conseguenza, fratelli, è così per tutto il tempo che si vive quaggiù; è così anche per noi che siamo invecchiati in tale lotta; certamente i nemici che abbiamo noi sono meno aggressivi, pur tuttavia ne abbiamo. Ormai, anche per il lungo durare, i nostri nemici in certo qual modo hanno logorato le forze, ma nondimeno, anche se fiacchi, non cessano di turbare nei modi più diversi la pace della vecchiaia. Il combattimento dei giovani è più aspro: lo conosciamo, ci siamo passati per esso. La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, così che voi non fate quello che vorreste (Gal 5, 17). Cosa cercate proprio voi, o santi, o intrepidi lottatori, o forti soldati di Cristo? Che volete? Che non esistano assolutamente i desideri cattivi, ma non potete. (Sermo 128, 9.11)

 

Per la riflessione

Chiunque è zelante in opere buone (o sembra esserlo), se poi si rifiuta o non è in grado di accettare le tribolazioni che gli sopravvengono, costui è un debole. (Sermo 46, 13)

 

Pensiero agostiniano

Non datevi tregua nel combattimento, sperate nella vittoria. E' infatti il tempo presente quello in cui si combatte. (Sermo 128, 9.11)

16/03

 

Preghiera

Signore, ho commesso molti delitti, non mi attendo un immediato riposo: siano sufficienti i miei tormenti fino alla tua venuta. Che al presente io mi trovi nella tortura; quando sarai venuto, allora, sii indulgente. (Sermo 327, 2)

 

Lettura

L'esempio di Cristo sofferente

Il Signore sostiene i giusti. In qual modo li sostiene? Che cosa dice loro? Ciò che in un altro salmo è detto: Spera nel Signore, comportati da uomo e si conforti il tuo cuore, e spera nel Signore (Sal 26, 14). Che significa spera nel Signore? Ora ti affatichi, ma non ti affaticherai in eterno; breve è il tuo fastidio, eterna sarà la tua beatitudine, per un poco soffrirai, senza fine godrai. Ma in mezzo alle angustie cominci a cadere? Ti è proposto l'esempio anche delle sofferenze di Cristo. Guarda che cosa per te ha sopportato, Colui che non aveva alcun motivo di soffrire. Qualunque cosa soffrirai, non arriverai mai agli insulti, alle frustate, alla veste ignominiosa, alla corona di spine, insomma alla croce, perché essa già è stata tolta dal novero delle pene del genere umano. Mentre infatti sotto gli antichi gli scellerati erano crocifissi, ora non si crocifigge più nessuno. La croce è stata onorata ed ha avuto fine. È finita come pena, rimane come gloria. Dal luogo del supplizio è passata sulla fronte degli imperatori. Colui che tanto onore ha dato alla sua pena, che cosa riserva ai suoi fedeli? (En. in Ps. 36, d. 2, 4)

 

Per la riflessione

Incrudeliscano i peccatori quanto vogliono e quanto è loro permesso: il Signore sostiene i giusti. Qualunque cosa accada al giusto, costui l'attribuisca alla divina volontà, non alla potenza del nemico. (En. in Ps. 36, d. 2, 4)

 

Pensiero agostiniano

Tutto ciò che soffriamo, le tribolazioni di questa vita, è castigo di Dio che vuol correggerci, per non condannarci alla fine. (Sermo 22, 3)

17/03

 

Preghiera

O beni del Signore, dolci, immortali, incomparabili, eterni, immutabili! Quando vi vedrò, o beni del Signore? Ho fede di vedervi, ma non nella terra di coloro che muoiono. (En. in Ps. 26, II, 22)

 

Lettura

L'unità di tutti in Cristo

Ascoltiamo anche noi la voce del Signore che dall'alto ci esorta, ci consola; la voce di Lui che per noi tiene il posto del padre e della madre che ci hanno abbandonati, la voce di Lui ascoltiamo. Perché egli ha udito i nostri gemiti, ha visto i nostri sospiri, ha penetrato il nostro desiderio ed ha accolto volentieri, grazie al Cristo nostro avvocato, la nostra unica richiesta, l'unica nostra supplica; e finché continueremo questo pellegrinaggio, per cui è rinviato, non annullato quanto ci ha promesso, ci ha detto: Spera nel Signore. Non spererai in chi inganna, non in chi può venir meno, non in chi non avrà di che darci. Ha promesso l'Onnipotente, il Fedele, il Verace: Spera nel Signore, comportati da uomo. Non lasciarti andare, non essere tra coloro ai quali è detto: Guai a quanti perderanno la costanza! (Qo 2, 16) Spera nel Signore: è detto a tutti noi e a ciascun uomo. Siamo tutti uno nel Cristo, siamo il Corpo di Cristo, noi che quella sola cosa desideriamo, che una sola cosa abbiamo chiesto, che gemiamo nei giorni delle nostre miserie, che abbiamo fede di vedere i beni del Signore nella terra dei viventi; a noi tutti che siamo uno solo nell'Unico, è detto: Spera nel Signore, comportati da uomo; e si conforti il tuo cuore e spera nel Signore. Che altro ha da dirti che non sia una ripetizione di quanto hai già udito? Spera nel Signore, comportati da uomo. Dunque, chi ha perduto la costanza si è effeminato, ha perduto il suo vigore. Ascoltino queste parole gli uomini e le donne, perché in un solo Uomo è l'uomo e la donna. Poiché in Cristo non vi è né maschio né femmina. (En. in Ps. 26, II, 23)

 

Per la riflessione

Sperando nel Signore lo avrai, avrai colui in cui hai sperato. Volgi il tuo desiderio a qualcos'altro, se qualcos'altro di più grande, di migliore, di più soave riuscirai a trovare. (En. in Ps. 26, II, 23)

 

Pensiero agostiniano

Dio premierà non tanto i tuoi meriti, quanto i suoi doni. Se l'hai conservato, riconoscerà quanto ti ha donato. (Sermo 170, 10)

18/03

 

Preghiera

O Signore, tu sei diventato nostro rifugio di generazione in generazione (Sal 89, 1). La tua collera è giusta, non mandi nessuno ingiustamente all'inferno. Dove andrò lontano dal tuo spirito, dove potrei fuggire lontano da te (Sal 138, 7), se non verso di te? (Sermo 55, 2.2)

 

Lettura

Impariamo a sopportare i malvagi per l'unità del corpo di Cristo

Cosa ha voluto insegnare alla sua Chiesa nostro Signore Gesù Cristo conservando un traditore tra i Dodici? Cosa ha voluto insegnarci, fratelli miei, se non a tollerare anche i malvagi pur di non dividere il corpo di Cristo? Ecco, tra i santi c'è Giuda, e Giuda è un ladro e per giunta - non disprezzarlo! - un ladro sacrilego, non un ladro qualsiasi: egli ruba e ruba la borsa del Signore; ruba denaro e denaro sacro. Se in tribunale si fa distinzione tra i vari crimini, tra un furto comune e il peculato (cioè il furto del denaro pubblico) e questo furto non si giudica allo stesso modo dell'altro, quanto più severamente si dovrà allora giudicare il ladro sacrilego, cioè colui che ha osato rubare alla Chiesa? Chi ruba alla Chiesa è paragonabile all'iniquo Giuda. Tale era Giuda, e tuttavia andava e veniva con gli undici santi discepoli. Assieme a loro partecipò alla medesima cena del Signore; visse con loro senza tuttavia riuscire a contaminarli. Pietro e Giuda ricevettero il medesimo pane, e tuttavia che parte poteva avere in comune il fedele con l'infedele? Pietro infatti ricevette il pane per la vita, Giuda per la morte. Era di questo pane come di quel buon odore: dà la vita ai buoni e la morte ai cattivi. Infatti chi mangerà indegnamente, mangia e beve la propria condanna (1 Cor 11, 29). [...] Se la condanna è per lui non per te, sopporta il cattivo tu che sei buono e giungerai alla ricompensa riservata ai buoni, non sarai condannato alla pena destinata ai cattivi. (In Io. Ev. 50, 10)

 

Per la riflessione

[Gesù] sapeva che [Giuda] era un ladro, ma non lo rivelò; tollerò anzi la sua presenza insegnandoci così, con l'esempio, a tollerare i malvagi in seno alla Chiesa. (In Io. Ev. 50, 11)

 

Pensiero agostiniano

E' necessaria ora la pazienza per sopportare i malvagi, i quali si sono separati già ora nella loro volontà [dai buoni], finché non saranno separati anche nell'ultimo giudizio. (En. in Ps. 9, 18)

19/03

 

Preghiera

Io ho elevato a te la mia anima, come chi avvicina la brocca alla fonte. Riempimi dunque, poiché a te ho elevato la mia anima. (En. in Ps. 142, 15)

 

Lettura

Sacrificio e spirito comunitario

Vero sacrificio è ogni opera con cui ci si impegna ad unirci in santa comunione a Dio, in modo che sia riferita al bene ultimo per cui possiamo essere veramente felici. Quindi anche il bene con cui si soccorre l'uomo, se non si compie in relazione a Dio, non è sacrificio. Infatti, sebbene il sacrificio sia compiuto e offerto dall'uomo, è cosa divina; tanto è vero che anche i vecchi Latini l'hanno chiamato così. Pertanto l'uomo stesso consacrato nel nome di Dio e a lui promesso, in quanto muore al mondo per vivere di Dio, è un sacrificio. Anche questo appartiene al bene che l'uomo compie in favore di se stesso. Perciò è stato scritto: Abbi pietà della tua anima col renderti gradito a Dio (Sir 30, 24). Quando castighiamo anche il nostro corpo con la temperanza, se lo facciamo, come è dovere, in relazione a Dio per non offrire le nostre membra come armi d'iniquità al peccato, ma come armi di giustizia a Dio, anche questo è un sacrificio. Ad esso esortandoci l'Apostolo dice: Vi scongiuro, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi come offerta viva, santa, gradita a Dio, come vostro ossequio ragionevole (Rm 12, 1). (De civ. Dei X, 6)

 

Per la riflessione

Il corpo, che per la sua debolezza l'anima usa come un servo o uno strumento, quando il suo impiego morale e onesto si riferisce a Dio, è un sacrificio. A più forte ragione dunque diviene un sacrificio l'anima stessa quando si pone in relazione con Dio affinché, accesa dal fuoco del suo amore, perda la forma della terrena passione e sottomessa si riformi a lui come a forma che non muta, resa quindi a lui gradita perché ha ricevuto della sua bellezza. (De civ. Dei X, 6)

 

Pensiero agostiniano

Mi dai poco, renderò di più. Mi dai beni terreni, te ne renderò di celesti. Mi dai beni temporali, ti renderò beni eterni. A te renderò te stesso, quando avrò restituito te a me. (Sermo 123, 5)

20/03

 

Preghiera

O mio Dio, correrò da un altro perché mi riformi, se è stato un altro a formarmi. Ma tu sei il mio tutto, poiché tu sei il mio Dio. Cercherò un padre per ottenere l'eredità? Tu sei il mio Dio: non solo quindi colui che mi dona l'eredità, ma colui che costituisce l'eredità stessa. (En. in Ps. 142, 17)

 

Lettura

Il Soccorritore nella lotta interiore

La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, per cui non fate le cose che vorreste (Gal 5, 17). Anche questa è una dura guerra e, per essere interiore, è più molesta. In questa guerra chi è vincitore sconfigge con ciò stesso i nemici invisibili. Difatti il diavolo e i suoi angeli non tentano se non approfittando del dominio che su te esercita ciò che è carnale; e noi come facciamo a vincere dei nemici che sono visibili solo in quanto interiormente avvertiamo in noi dei moti carnali? È con questi [nemici] che lottiamo; sono loro [i nemici] che battiamo.

Chiedi: Come vincerò? Eccotelo. L'Apostolo ti presenta una battaglia difficilissima, mostrandoti anche quanto sia faticoso o addirittura impossibile (se non comprendo male) riuscirne vincitori. Dice: La carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne, per cui non fate le cose che vorreste. Come mi comandi di vincere se lui può affermare: Voi non fate quel che vorreste? Mi chiedi come? Ricordati della grazia contenuta nel vaso pastorale, riponi nel recipiente del latte la pietra scelta nel letto del fiume. Sì! questo ti dico io, anzi te lo dice la stessa verità. È verissimo che tu non fai quel che vorresti per la lotta che la tua carne muove contro il tuo spirito. Se in tale battaglia presumessi di te, ti si dovrebbe avvisare, affinché non vadano in fumo le parole che hai ascoltate: Esultate in Dio nostro aiuto (Sal 80, 2). Difatti, se tu da solo fossi in grado di adempiere tutta [la legge], non avresti bisogno del soccorritore, come viceversa, se tu con la tua volontà non prestassi alcun contributo, chi ti dà la riuscita non dovrebbe chiamarsi Soccorritore, in quanto soccorritore è colui che aiuta chi già fa qualcosa. (En. in Ps. 143, 5-6)

 

Per la riflessione

Porti una natura inficiata dalla concupiscenza e innestata con la morte. Hai in te stesso di che combattere, hai in te il nemico da debellare. Ma hai anche chi invocare, hai chi ti aiuterà nel combattimento e ti coronerà dopo la vittoria. (En. in Ps. 143, 5)

 

Pensiero agostiniano

Il Signore Dio vostro vi mette alla prova, per sapere se lo amate (Dt 13, 3), se non nel senso: affinché voi, per suo mezzo, conosciate - ed a voi stessi si faccia manifesto - quanto avete progredito nell'amore di lui. (En. in Ps. 5, 4)

21/03

 

Preghiera

Procedi nella tua confessione, o mia fede. Di' al Signore Dio tuo: "Santo, santo, santo Signore Dio mio". (Conf. XIII, 12.13)

 

Lettura

Cristo dona la sua vita per l'uomo

Ascoltatemi, grani santi, poiché non metto in dubbio che qui ci siano, se infatti ne dubito, neppur io sarò un grano: ascoltatemi, vi dico, anzi ascoltate per mio mezzo il primo chicco di grano. Non dovete amare in questo mondo la vostra vita: se veramente amate, non amatela; così che non amando potete salvarla: proprio non amando avete un più grande amore. Chi in questo mondo ama la sua vita la perde (Gv 12, 25). È il grano a parlare, egli parla, il grano caduto sul terreno e fatto morire perché si moltiplicasse: si ascolti, non sta a mentire. Egli stesso ha messo in pratica quello di cui rende avvertiti: istruì con l'insegnamento, precedette con l'esempio. Cristo non amò in questo mondo la sua vita, egli venne quaggiù proprio a perderla, a darla per noi e riprenderla di sua volontà. Ma in quanto egli era tale uomo da essere anche Dio: Cristo infatti è il Verbo e anima e corpo, vero Dio e vero uomo; uomo senza peccato, però, per togliere il peccato del mondo: era certamente di superiore potenza, da poter dire con tutta la verità: Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo: nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso e di nuovo la riprendo (Gv 10, 17-18). Avendo allora così grande potere, come giunse a dire: Ora la mia anima è turbata? (Gv 12, 27) Come si turba il Dio uomo di somma potenza, se non perché in lui si ripete la nostra debolezza? (Sermo 305, 2)

 

Per la riflessione

Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli è nella sua Persona divina; ripeto: quando da Cristo è questo che ascolti, allora egli si riferisce a sé; quando, per la morte imminente, si turba, egli è in te. In realtà, la Chiesa non sarebbe suo corpo se egli stesso non fosse in noi. (Sermo 305, 2)

 

Pensiero agostiniano

Dio [si mostra] benigno, quando, se amiamo il male, ci nega ciò che amiamo; [si mostra] invece adirato, quando concede a chi ama ciò che ama malamente. (En. in Ps. 26, II, 7)

22/03

 

Preghiera

Signore, chi è simile a Te? Anche gli stessi Angeli, Tu hai creato. Nulla sono gli Angeli se non ti vedono. È meglio possederti insieme con loro, piuttosto che, adorando loro, precipitare da Te. (En. in Ps. 34, d. 1, 13)

 

Lettura

A Dio bisogna dare se stessi

A questo punto mi dirai: "Che cosa farò? [Ecco, Signore, ho ascoltato i tuoi ammonimenti, ho ubbidito al tuo precetto, non ho disprezzato il tuo comando], il capitale che avevo l'ho dato ai poveri e di quello che ho ora ne faccio partecipi i bisognosi. Che cosa posso fare di più?". Ma tu hai ancora qualcosa in più; hai te stesso. Hai te in più. Sei una delle tue cose. Devi aggiungere anche te stesso. [Hai fatto tuo il consiglio del Signore? Sì, rispondi. Perché menti? Non l'hai del tutto messo in pratica: da una parte sì, dall'altra non ti ha nient'affatto toccato.] Ascolta il consiglio del tuo Signore al ricco: Va', vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri. A questo punto poi non congedò il suo interlocutore. E perché non credesse di perdere la ricchezza che amava, anzitutto lo rassicurò che non perdeva, ma riponeva, dicendogli: E avrai un tesoro in cielo. Ma non basta. Aggiunse: Vieni e seguimi (Mt 19, 21). Ami? Vuoi seguire Colui che ami? Colui che tu vuoi seguire, corse, volò. Per quale via? ["Non lo so". O cristiano, non conosci la via percorsa dal tuo Signore? Vuoi che ti riveli per quale via devi seguirlo?] Per tribolazioni, obbrobri, false accuse, sputi sul viso, schiaffi e battiture, corona di spine, croce, morte. Perché resti inerte? Eccoti rivelata la via. "Ma chi potrebbe - mi obietti - seguirlo per una via così impervia?". Vergògnati, uomo con la barba, arrossisci. [Tu sei detto uomo (vir) proprio per la tua virtù]. (Cf. Sermo 345, 6)

 

Per la riflessione

Il Redentore della nostra vita, precedendoci nella via stretta e difficile, l'ha resa larga, regale, sicura e ben protetta. (Sermo 345, 6)

 

Pensiero agostiniano

Sii buono dentro; chi è cattivo tolleralo sia fuori che dentro. (Sermo 15, 6)

23/03

 

Preghiera

Non mi abbandonare e non respingermi, Dio, mia salvezza. Non disprezzare il fatto che un mortale osi ricercare l'eterno: perché tu, Dio, risani la ferita del mio peccato. (En. in Ps. 26, I, 9)

 

Lettura

Come anteporre la debole volontà umana alla sicura volontà divina

Ora l'anima mia è turbata. Egli prosegue: E che dirò? Padre, salvami da quest'ora! Ma è per questo che sono giunto a quest'ora. Padre, glorifica il tuo nome (Gv 12, 27-28). Ti insegna cosa devi pensare, cosa devi dire, chi devi invocare, in chi sperare, e come devi anteporre la volontà divina, che è sicura, alla tua debole volontà umana. Non ti sembri perciò che egli cada dall'alto per il fatto che vuole sollevare te dal basso. Infatti si è lasciato anche tentare dal diavolo, dal quale certamente non si sarebbe fatto tentare se non avesse voluto, così come non avrebbe patito se non avesse voluto; e al diavolo rispose ciò che anche tu devi rispondere al tentatore. Egli certamente fu tentato, ma senza pericolo alcuno, per insegnarti a rispondere al tentatore nel pericolo delle tentazioni, a non seguire il tentatore e a sfuggire il pericolo. Egli dice qui: Ora l'anima mia è turbata, così come altrove dirà: La mia anima è triste fino a morirne (Mt 26, 38); e ancora: Padre, se è possibile, passi da me questo calice (Mt 26, 39). Egli ha preso su di sé la debolezza umana, per aiutare chiunque sia come lui colto dalla tristezza e dall'angoscia, a ripetere le parole che egli soggiunge: Tuttavia si faccia non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu, Padre. E così, anteponendo la volontà divina alla volontà umana, l'uomo si eleva dall'umano al divino. (In Io. Ev. 52, 3)

 

Per la riflessione

Vuoi essere migliore? Ebbene, cerca ciò che è migliore di te, per divenire migliore di quanto sei. (En. in Ps. 32, II, d. 2, 15)

 

Pensiero agostiniano

Anteponi la volontà di Dio alla tua volontà. (In Io. Ev. 52, 3)

24/03

 

Preghiera

Confesserò a te, Signore, con tutto il mio cuore. Pongo sull'altare della tua confessione tutto il mio cuore, lo offro a te in olocausto di lode. (En. in Ps. 137, 2)

 

Lettura

In attesa della santa Città di Dio

Secondo la sacra Scrittura e la sana dottrina i cittadini della santa città di Dio, che vivono secondo lui nel pellegrinaggio di questa vita, temono e desiderano, si dolgono e godono, e poiché il loro amore è retto, hanno retti tutti questi sentimenti. Temono la pena eterna, desiderano la vita eterna, si dolgono della loro condizione perché gemono in se stessi aspettando l'adozione e il riscatto del proprio corpo, godono nella speranza perché si avvererà la parola della Scrittura: La morte è stata inghiottita per la vittoria (1Cor 15, 54). Egualmente temono di peccare, desiderano di perseverare, si dolgono nei peccati, godono nelle opere buone. Affinché temano di peccare ascoltano: Poiché dilagherà l'ingiustizia, perderà vigore la carità di molti (Mt 24, 12). Affinché desiderino di perseverare ascoltano: Chi avrà perseverato sino alla fine, costui sarà salvo (Mt 10, 22). Per dolersi dei peccati ascoltano: Se diciamo che non abbiamo il peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi (1Gv 1, 8). Per godere nelle opere buone ascoltano: Dio ama chi dona con gioia (2Cor 9, 7). Egualmente secondo come si rapporteranno la loro volubilità e fermezza, temono e desiderano esser tentati, si dolgono e godono nelle tentazioni. (De civ. Dei XIV, 9.1)

 

Per la riflessione

Ma fintantoché abbiamo indosso la debolezza di questa vita, se non avessimo affatto queste emozioni, allora piuttosto non vivremmo secondo onestà. L'Apostolo rimproverava e biasimava alcuni anche perché, diceva, erano senza sentimento. (De civ. Dei XIV, 9.4)

 

Pensiero agostiniano

Riguardo all'animo umano succede in modo strano che si gonfi più per falsa umiltà che per superbia, la quale si manifesta apertamente. (Ep. 149, 2.28)

25/03

 

Preghiera

O Vergine nel concepimento, o Vergine nel parto, o Vergine fino alla morte, prega per noi il Signore. (Cf. De cat. rudibus 22, 40)

 

Lettura

Maria: madre di Cristo, vergine di Cristo

Maria è stata l'unica donna ad essere insieme madre e vergine, tanto nello spirito come nel corpo. Spiritualmente però non fu madre del nostro capo, cioè del nostro Salvatore, dal quale piuttosto ebbe la vita, come l'hanno tutti coloro che credono in lui (anche lei è una di questi!), ai quali si applica giustamente il nome di figli dello sposo. È invece senza alcun dubbio madre delle sue membra, che siamo noi, nel senso che ha cooperato mediante l'amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano le membra di quel capo. Per quanto invece concerne il suo corpo, essa è la madre proprio del capo. Era infatti necessario che il nostro capo, con un insigne miracolo, prendesse la carne da una vergine, per significare che nell'ordine soprannaturale le sue membra sarebbero dovute nascere da una vergine, cioè dalla Chiesa. Dunque, soltanto Maria fu madre e vergine nello spirito e nel corpo: madre di Cristo, vergine di Cristo. (De s. virginitate 6.6)

 

Per la riflessione

Se Maria fu beata per aver concepito il corpo di Cristo, lo fu maggiormente per aver accettato la fede nel Cristo. (De s. virginitate 3.3)

 

Pensiero agostiniano

Soltanto Maria fu madre e vergine nello spirito e nel corpo: madre di Cristo, vergine di Cristo. (De s. virginitate 6.6)

26/03

 

Preghiera

La mia fermezza sei tu, perché io possa in questo mondo essere forte contro tutte le tentazioni. Anche se sono molte e mi turbano, tu sarai il mio rifugio. (En. in Ps. 70, d. 1, 5)

 

Lettura

Restiamo uniti al legno della croce

Come vorrei, o miei fratelli, incidervi nel cuore questa verità! Se volete vivere un cristianesimo autentico, aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi, onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato. E' per questo che ci ha raggiunti, per farsi uomo per noi fino alla croce. Si è fatto uomo per noi, per poter così portare i deboli attraverso il mare di questo secolo e farli giungere in patria, dove non ci sarà più bisogno di nave, perché non ci sarà più alcun mare da attraversare. E' meglio, quindi, non vedere con la mente ciò che egli è e restare uniti alla croce di Cristo, piuttosto che vedere la divinità del Verbo e disprezzare la croce di Cristo. Meglio però di ogni cosa è riuscire, se possibile, a vedere dove si deve andare e tenersi stretti a colui che porta chi avanza. A questo giunsero le grandi menti di coloro che noi abbiamo chiamato monti, sui quali massimamente risplende la luce di giustizia: giunsero a capire e videro ciò che è. Il veggente Giovanni diceva: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Quelli videro, ma per raggiungere ciò che da lontano vedevano, non abbandonarono mai la croce di Cristo né disprezzarono la sua umiltà. Le anime infantili che non arrivano a capire ciò che gli altri capiscono, ma che non si allontanano dalla croce e passione e resurrezione di Cristo, sono condotte anch'esse e arrivano a ciò che non vedono, in quel medesimo legno insieme a quelli che vedono. (In Io. Ev. 2, 3)

 

Per la riflessione

E' meglio non vedere con la mente ciò che egli è e restare uniti alla croce di Cristo, piuttosto che vedere la divinità del Verbo e disprezzare la croce di Cristo. (In Io. Ev. 2, 3)

 

Pensiero agostiniano

Che cosa dal Signore Iddio, mosso dalla sua misericordia, non viene largito agli uomini, dal momento che perfino la tribolazione è un beneficio? (Ep. 210, 1)

27/03

 

Preghiera

O Signore Dio nostro, noi speriamo nella copertura delle tue ali e tu proteggici, sorreggici. Tu ci sorreggerai anche da piccoli e ancora canuti ci sorreggerai. La nostra fermezza, quando è in te, allora è fermezza. (Conf. IV, 16.31)

 

Lettura

Il cristiano deve pendere dalla croce della mortificazione

Quelli che sono di Gesù Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e concupiscenze (Gal 5, 24). Il cristiano dovrebbe pendere di continuo da questa croce, per l'intero arco di questa vita terrena, che si passa in mezzo a tentazioni. Non è in questa vita il tempo di svellere i chiodi di cui parla il Salmo: Con il tuo timore trafiggi di chiodi le mie carni (Sal 118, 120). Le carni sono le concupiscenze della carne, i chiodi sono i comandamenti della giustizia; con questi chiodi il timore di Dio trafigge le concupiscenze, quel timore che ci crocifigge rendendoci ostia a lui gradita. Per questo dice l'Apostolo: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi quale ostia viva, santa, gradita a Dio (Rm 12, 1). Questa croce, della quale il servo di Dio non solo non si vergogna ma addirittura si vanta dicendo: Quanto a me, non sia mai che mi glori d'altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, grazie alla quale il mondo è crocifisso per me e io lo sono per il mondo (Gal 6, 14); questa croce, dunque, non riguarda soltanto quaranta giorni, ma riguarda tutta la vita terrena che è simbolicamente rappresentata da questi quaranta giorni. (Sermo 205, 1)

 

Per la riflessione

Cristiano, vivi sempre così in questa vita; se non vuoi impantanarti nel terreno limaccioso, non scendere da questa croce. (Sermo 205, 1)

 

Pensiero agostiniano

E' inevitabile che in questo secolo tu soffra, è necessario che tu subisca tentazioni e inclinazioni malvagie. Ma alla fine Dio purificherà tutte le cose, ti libererà da ogni tribolazione: tu dunque cercalo. (En. in Ps. 33, d. 2, 8)

28/03

 

Preghiera

Esulteremo nella tua salvezza: e la confessione del tuo nome non solo non ci perderà, ma anzi ci esalterà. (En. in Ps. 19, 6)

 

Lettura

Le dimensioni della croce

Bisogna ammettere che nella croce vengono raffigurate le dimensioni di cui parla l'Apostolo: larghezza, lunghezza, altezza, profondità (Ef 3, 18). E' larga nella trave orizzontale su cui si estendono le braccia del crocefisso, e significa le opere buone compiute nella larghezza della carità; è lunga nella trave verticale che discende fino a terra, sulla quale sono fissati i piedi e il dorso, e significa la perseveranza attraverso la lunghezza del tempo sino alla fine; è alta nella sommità che si eleva al di sopra della trave orizzontale, e significa il fine soprannaturale al quale sono ordinate tutte le opere, poiché tutto quanto noi facciamo in larghezza e lunghezza, cioè con amore e perseveranza, deve tendere all'altezza del premio divino. E' profonda, infine, in quella parte della trave verticale che viene conficcata in terra; essa è nascosta e sottratta agli sguardi umani, ma tuttavia da essa sorge e si eleva verso il cielo la parte visibile della croce: significa che tutte le nostre buone azioni e tutti i beni scaturiscono dalla profondità della grazia di Dio, che sfugge alla nostra comprensione e al nostro giudizio. Ma anche se la croce di Cristo non significasse altro che quello che l'Apostolo dice: Coloro che appartengono a Cristo, hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri (Gal 5, 24), questo sarebbe già un bene immenso. [...] E infine qual è il segno di Cristo, che tutti conoscono, se non la croce di Cristo? Senza questo segno, che si pone sulla fronte dei credenti, che si traccia sull'acqua in cui vengono rigenerati o sull'olio della cresima con cui vengono unti o sul pane del sacrificio con cui vengono nutriti, nessuno di questi riti è valido. (In Io. Ev. 118, 5)

 

Per la riflessione

Se volete vivere un cristianesimo autentico, aderite profondamente al Cristo in ciò che egli si è fatto per noi, onde poter giungere a lui in ciò che è e che è sempre stato. (In Io. Ev. 2, 3)

 

Pensiero agostiniano

Se speri nel Signore, spera in lui al cospetto degli uomini, perché per caso tu non nasconda la tua stessa speranza nel tuo cuore e tema di confessarla, quando ti si rinfaccia come un delitto il tuo essere cristiano. (En. in Ps. 30, II, d. 3, 7)

29/03

 

Preghiera

Tu, Signore, deliziato dal profumo del tuo santo tempio, abbi misericordia di me secondo la grandezza della tua misericordia (Sal 50, 3), in grazia del tuo nome. Tu, che non abbandoni mai le tue imprese a metà, completa ciò che è imperfetto in me. (Conf. X, 4.5)

 

Lettura

La croce mostra il sacrificio di Cristo

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio ed era Dio il Verbo (Gv 1, 1). Ecco il cibo eterno: ma lo mangiano gli angeli, lo mangiano le sublimi virtù, lo mangiano gli spiriti celesti, e mangiandolo si saziano, e intatto resta ciò che li sazia e li allieta. Ma quale uomo può giungere a tal cibo? Dov'è un cuore adeguato a questo nutrimento? Era dunque necessario che quella vivanda si facesse latte, per poter pervenire ai piccoli. E come può diventare latte un cibo? Come si trasforma in latte, se non passando attraverso la carne? Così infatti fa la madre. Ciò che mangia la madre mangia anche il piccolo; ma poiché il bimbo è incapace di nutrirsi di pane, la madre incarna quel pane, e con l'umiltà delle mammelle ed il succo del latte nutre, con quel pane stesso, il bambino. In quale maniera con tale pane ci ha nutrito la Sapienza di Dio? Poiché il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi (Gv 1, 14). Osservate l'umiltà, dato che l'uomo, come sta scritto, ha mangiato il pane degli angeli: dette loro il pane del cielo, l'uomo mangiò il pane degli angeli (Sal 77, 24), cioè: il Verbo sempiterno di cui si nutrono gli angeli, e che è uguale al Padre, l'uomo lo ha mangiato; perché essendo nella natura di Dio, non considerò una rapina l'essere uguale a Dio. Si nutrono di lui gli angeli, ma egli annientò se stesso affinché l'uomo mangiasse il pane degli angeli, assumendo la forma di servo, fattosi simile agli uomini, e nell'atteggiamento riconosciuto come un uomo; si umiliò facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce (Fil 2, 6-8), in modo che ormai dalla croce stessa venisse mostrato a noi il nuovo sacrificio: la carne e il sangue del Signore. (En. in Ps. 33, d. 1, 6)

 

Per la riflessione

Affinché l'uomo non disdegnasse più di imitare l'uomo umile, Dio si è fatto umile, in modo che la superbia del genere umano non sdegnasse di seguire le orme di Dio. (En. in Ps. 33, d. 1, 4)

 

Pensiero agostiniano

Sii umile, se vuoi benedire il Signore in ogni tempo. (En. in Ps. 33, d. 2, 4)

30/03

 

Preghiera

O Signore Gesù, è per noi il tuo patire, non per te; non avendo colpa ti sei sottomesso alla pena per liberare e dalla colpa e dalla pena. (Sermo 136, 6)

 

Lettura

Dio ci guarisce, ma vuole che noi ci lasciamo curare

Si sa che il corpo, essendo soggetto a corruzione, appesantisce l'anima. È dunque in un corpo corruttibile che l'anima ha la sua vita. E qual è questa vita? Essa sopporta dei carichi e sostiene dei pesi. Anche per elevarsi al pensiero di Dio, nel modo in cui l'uomo deve pensare a Dio, quanti impedimenti si presentano a lei come altrettanti ostacoli derivanti dalla realtà ineluttabile della corruzione umana? Quante cose la richiamano indietro, e quante la distolgono dal suo nobile intento, e quante le fanno da ostacolo? Quale folla di fantasmi e quale moltitudine di suggestioni le si presentano? Tutto questo affiora nel cuore umano come un brulichio di vermi, frutto della corruzione presente. Ma se abbiamo amplificato la malattia, dobbiamo anche esaltare il suo medico. Non ti guarirà dunque colui che ti fece in maniera tale che non saresti caduto ammalato, sol che avessi voluto rispettare la legge di integrità ricevuta? Egli forse non stabilì e non prescrisse a te quel che potevi e non potevi toccare per conservare la tua salute? E se non hai voluto ascoltare per conservarla, devi ora ascoltare per recuperarla. Proprio con la tua infermità hai sperimentato la vera portata di ciò che Dio ti aveva comandato. Ed è pur necessario che, dopo tale esperienza, l'uomo finalmente ascolti quel che non volle rispettare dopo esserne stato avvisato. Non sarebbe un segno di grande insensibilità rifiutare la lezione dell'esperienza? Non ti guarirà dunque colui che ti aveva fatto tale che non saresti mai caduto ammalato, sol che avessi voluto rispettare i suoi comandamenti? Non ti guarirà colui che ha fatto gli Angeli e che intende eguagliarti agli Angeli, quando ti avrà restaurato? Non ti guarirà, se sei fatto a sua immagine, colui che ha fatto il cielo e la terra? Ti guarirà certamente, ma è pur necessario che tu voglia essere guarito. Dio guarisce senz'altro qualsiasi infermo, ma non chi rifiuta la guarigione. Chi può allora considerarsi più fortunato di te, che hai proprio a portata di mano la tua guarigione, perché dipende dalla tua volontà? Supponiamo che tu volessi raggiungere un alto grado di onore su questa terra ed aspirassi, per esempio, ad un comando militare, ad un proconsolato, ad una prefettura: forse lo potresti avere immediatamente così come lo vuoi? Seguirebbe forse a tale volontà l'effettiva possibilità? Molti vorrebbero arrivare a questi alti gradi, ma non possono; ed anche se ci arrivassero, che gioverebbe l'onore a persone ammalate? Chi infatti non è ammalato in questa vita? Chi non si trascina dietro una cronica infermità? Già il fatto di nascer quaggiù con un corpo mortale significa cominciare a star male! (En. in Ps. 102, 6)

 

Per la riflessione

Forse non avrà cura delle membra, se ne ha già elevato il capo nel cielo? Egli dunque riscatterà la tua vita dalla corruzione. (En. in Ps. 102, 6)

 

Pensiero agostiniano

Come la vita del corpo è l'anima, così la vita dell'anima è Dio. Come spira il corpo quando manda fuori l'anima, così spira l'anima quando manda lontano da sé Dio. La perdita di Dio è la morte dell'anima, l'emissione dell'anima è la morte del corpo. La morte del corpo è ineluttabile, la morte dell'anima è volontaria. (Sermo 62, 1.2)

31/03

 

Preghiera

O Signore, dopo la verga, con la quale io, piccolo ancora e animale, ero condotto ai pascoli con il gregge, dopo quella verga, quando ho cominciato ad essere sotto il bastone, hai preparato la mensa al mio cospetto, affinché non sia più nutrito come un bambino con il latte, ma prenda come un adulto il cibo, reso saldo in faccia a coloro che mi affliggono. (En. in Ps. 22, 5)

 

Lettura

Cristo è pegno di salvezza per le sue membra

Noi ricorriamo quotidianamente alle medicine per puntellare le nostre indigenze: tali medicine quotidiane costituiscono un mezzo per riparare a tutte le indigenze. Non ti ucciderebbe forse la fame, se non applicassi ad essa la medicina opportuna? E non ti farebbe morire la sete, se bevendo non riuscissi, non dico ad estinguerla completamente, ma almeno a differirla? La sete infatti ritorna dopo che è stata per un po' mitigata. Noi dunque con tali rimedi cerchiamo di mitigare le miserie della nostra infermità. A forza di stare in piedi ti eri stancato, allora ti metti seduto e così ti riposi: l'atto di sedere fa da medicina alla stanchezza, pur trattandosi di medicina che ti farà di nuovo stancare, perché non potrai stare a lungo seduto. Insomma tutto ciò che serve ad attenuare l'affaticamento coincide con l'inizio di un nuovo affaticamento. Perché dunque aspiri a quegli onori, se sei infermo? Pensa prima alla tua salute! Qualche volta l'uomo giace ammalato nella sua casa, nel suo letto per una malattia manifesta, ma è manifesta anche quest'altra malattia, pur se gli uomini si ostinano a non riconoscerla. Ad ogni modo, quando c'è una malattia, per la quale si chiamano i medici, e uno giace ammalato nella sua casa e, divorato dalla febbre, respira affannosamente nel suo letto, se per caso comincia a pensare alle faccende familiari, a impartire ordini per la casa o per il podere, a dare qualche disposizione, si leva subito la voce dei congiunti che, sgridando e mormorando, lo distolgono da tali preoccupazioni e gli dicono: "Lascia stare queste cose; prima pensa alla tua salute!". Proprio questo viene a te ripetuto: "Oh uomo, chiunque tu sia, se non sei ammalato, pensa ad altre cose; se poi è la tua stessa debolezza a convincerti della tua malattia, pensa prima alla tua salute!". E poiché la tua salute è Cristo, è a Cristo che devi pensare, Prendi il calice di salute di colui che guarisce tutte le tue infermità: se questa salute davvero la vuoi, l'otterrai. Quando ricerchi gli onori e le ricchezze, non è detto che le avrai subito non appena le vuoi. Quella invece è cosa più preziosa e segue subito alla tua volontà. Egli guarisce tutte le tue infermità, egli riscatterà la tua vita dalla corruzione. Ogni tua infermità sarà appunto guarita, quando questo tuo corpo corruttibile rivestirà l'incorruzione. La tua vita è stata infatti riscattata dalla corruzione e quindi devi essere tranquillo: per te è stato stipulato un contratto di buona fede e non c'è alcuno che possa ingannare o raggirare o forzare l'autore del tuo riscatto. L'acquisto egli l'ha fatto quaggiù, già ne ha pagato il prezzo, ha versato il suo sangue. Sì, dico, l'unigenito Figlio di Dio, ha versato il suo sangue per noi. (En. in Ps. 102, 6)

 

Per la riflessione

Riprendi dunque coraggio, o anima, se hai tanto valore! Egli riscatterà la tua vita dalla corruzione: ha dimostrato col suo esempio quel che ci ha promesso come premio. Egli è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra giustificazione. (En. in Ps. 102, 6)

 

Pensiero agostiniano

La vita nostra, in quanto nostra, in quanto cioè dipende dalla nostra propria volontà, non può essere che cattiva, peccaminosa e iniqua; la vita degna, invece, è in noi ma proviene da Dio, non da noi. E' da Dio che deriva questo dono, non da noi. (In Io. Ev. 22, 9)