CAPITOLO OTTAVO

IL CRISTO GLORIFICATORE

La teologia agostiniana - della grazia, della Chiesa, della storia - è decisamente escatologica, in quanto dalla escatologia trae orientamento, luce e significato. Ad essa sono dedicati gli ultimi quattro libri della Città di Dio 1. Alcune posizioni di Agostino in materia furono determinanti: egli diede forma definitiva alla escatologia cristiana. Si oppose con forza, in nome della fede e della ragione, alla concezione platonica della storia che investiva la natura stessa dell'uomo e della beatitudine 2; tagliò corto con il millenarismo, dopo avervi aderito in un primo momento egli stesso 3, spiegando in senso allegorico Apoc 20, 1-5 (si tratta della risurrezione spirituale e del regno di Dio che è la Chiesa già qui in terra); difese, particolarmente contro i platonici, la risurrezione dei corpi - veri corpi anche se non più corruttibili 4 -; chiarì ripetutamente il tormentoso problema dell'eternità delle pene 5, osservando che le parole della Scrittura debbono essere prese " secondo verità " 6; ritenne che giustamente la Chiesa aveva riprovato l'apocatastasi di Origene 7; rispose agli argomenti dei " misericordiosi " che difendevano diverse forme (sei) di mitigazione delle pene 8; disse l'ultima sua parola sulla questione se i risorti vedranno Dio anche con gli occhi del corpo 9; tentò di dare un'idea della beatitudine celeste 10, insistendo sull'aspetto sociale 11 e cristologico 12 di essa e sul carattere d'" insaziabile sazietà " 13.

Per l'escatologia intermedia basterà dire che ammette senza esitazione il purgatorio 14 in cui le anime, secondo quanto " è stato tramandato dai Padri e l'uso della Chiesa universale mantiene " sono aiutate dal " sacrificio salutare " e dalle opere buone dei fedeli 15; ma ammette anche che prima della risurrezione non abbiano la beatitudine, bensì solo una " consolazione del differimento " 16.