LETTERA 24* [295]

AGOSTINO SALUTA NEL SIGNORE L'ECCELLENTISSIMO EUSTOCHIO, SIGNORE DEGNO D'ESSERE ONORATO E FIGLIO SUO, DEGNISSIMO DEL SUO AFFETTO

 

Si pongono quesiti: 1) Qual è la condizione dei figli nati da una libera e da uno schiavo? 2) È lecito ai coloni vendere i figli per una perpetua schiavitù?

1. Poiché tu devi dare risposte autentiche a tutti coloro che ti consultano - come si addice a un cristiano - quanto più devi darle a noi, ministri del Cristo, in virtù della fede nella quale tu sei fedele al fine di ricevere l'eredità, il cui testamento è il Vangelo, signore [***]. Poiché dunque l'Apostolo ordina che le vertenze di questa vita, se hanno luogo tra cristiani, vengano risolte nella chiesa 1 e non nel foro, siamo di conseguenza obbligati a sopportare con pazienza siffatte discussioni di litiganti. A proposito di esse dobbiamo cercare di conoscere anche le leggi terrene, specialmente quelle riguardanti la condizione temporale delle persone - poiché possiamo, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, raccomandare agli schiavi d'essere soggetti ai loro padroni 2, ma non possiamo imporre a uomini liberi il giogo della schiavitù -. Chiedo quindi alla tua schiettissima Carità di avere la bontà di espormi le norme da osservare riguardo alle persone che nascono da una donna libera e da uno schiavo; so già infatti che sono schiavi coloro che nascono da una schiava e da un uomo libero. Quali sono inoltre le norme relative a coloro dei quali i loro padri vendono il lavoro per un determinato numero di anni? Ti domando infatti se dopo la morte del loro padre sono costretti a compiere il detto numero d'anni o se invece, per la morte di colui da cui erano stati venduti - o, piuttosto, in certo qual modo dati in affitto - vengono liberati, poiché allora - come si dice - diventano indipendenti. Ti chiedo anche se i padri di condizione libera possono vendere i figli per renderli schiavi per sempre e se le madri possono vendere anche solo il lavoro dei loro figli. Ti chiedo ugualmente: qualora un colono abbia venduto un figlio - allo stesso modo che è permesso a un padre di vendere il proprio figlio - avrà il compratore, sulla persona venduta, un diritto superiore a quello del padrone della tenuta, dalla quale il colono è originario? È inoltre lecito a un proprietario ridurre in schiavitù i propri coloni o i figli dei propri coloni?

3) Che cosa stabilisce la legge riguardo agli amministratori dei fondi?

2. Ti chiedo anche che cosa stabiliscono chiaramente il diritto e le leggi riguardo agli amministratori. Mi pare infatti assai crudele che si faccia un torto a una persona libera e al beneficio che gliene viene; in realtà spesso uomini liberi sono richiesti di diventare amministratori ed essi credono di procurare un beneficio se compiono ciò che loro si richiede e in realtà lo procurano al punto che la persona che lo richiede arriva perfino a ringraziare la persona, se ha avuto la fortuna di ottenere [ciò che cercava]. Ora, se un uomo libero viene ridotto schiavo grazie a questo suo beneficio, non farebbe in alcun modo nulla di simile, se conoscesse quell'esito, ma nessuno oserebbe neppure chiedere una cosa simile a uno che ne fosse al corrente. Io tuttavia resto turbato a causa di certe costituzioni che furono presentate alla mia attenzione quando si svolgeva presso di noi un processo di tal genere riguardante i figli di un tale che forse si proverà essere stato un amministratore; ma io non voglio costringere il contendente a provarlo prima di sapere quale via dovrà seguire qualora egli lo provi. Ho inviato perciò le suddette costituzioni all'Eccellenza tua affinché tu le esamini; io penso che due di esse parlano proprio della questione che ti ho accennato; quanto invece alle altre o sono io che non le capisco o non riguardano affatto la questione dibattuta. Ti scongiuro di aiutarmi, nonostante io sia lontano con il corpo, come sei solito fare quando sono in tua presenza.