LETTERA 270

Scritta tra il 401 e il 426, posteriore alla lettera 110.

Un tale di cui non si sa il nome fa sapere ad Agostino d'essere addolorato per non averlo trovato insieme a Severo nella città di Leges e quanto lo ami.

1. Essendo capitato tempo fa nella città di Leges rimasi molto addolorato di non averti potuto trovare colà per intero, poiché vi trovai solo la metà della tua persona e, per così dire, una metà dell'anima tua cioè il tuo carissimo Severo, del quale mi sono in parte rallegrato. Ma la mia gioia sarebbe stata completa, se io avessi trovato te per intero; ero quindi felice in parte, per aver trovato solo la metà di te stesso, ma ero anche del tutto desolato 1, perché non ti vedevo, e dissi perciò all'anima mia: " Perché sei triste e perché mi conturbi? Spera in Dio 2, e Dio ti renderà presente l'amico che tu ami ". Pongo quindi la mia fiducia e la mia speranza nel Signore, che mi concederà la gioia di vederti. Oh, se l'affetto potesse vedersi con gli occhi! Allora vedresti certamente quanto è grande il nostro affetto per te. In tal caso, se tu lo trovassi pari al tuo affetto per me, ti arrecherebbe una grande gioia, se poi tu lo trovassi maggiore, ti arrecherebbe un gran desiderio d'imitarlo. Poiché dunque io ti sono affezionato nel Signore, contraccambia col tuo il mio affetto ed esorta, con la tua autorità ecclesiastica, tutti gli altri a volermi bene come te. Riguardo poi a pregare per te come tu mi chiedi nella tua lettera, lo farei senz'altro se fossi immune da peccati in modo che potessi pregare per gli altri. Per questo sono a ricordarti d'innalzare assidue preghiere del tuo spirito al Signore e, memore del santo ideale di vita cristiana, di tener presente davanti agli occhi il giorno in cui il giusto non avrà nulla da temere da cattiva fama 3, il giusto infatti non temerà poiché non udrà dirsi: Va' nel fuoco eterno 4, ma: Vieni, o benedetto dal Padre mio, e ricevi il regno 5. Ad esso ci conduca Colui che vive e regna per sempre nei secoli 6. Amen.