LETTERA 250/A

Frammento di una lettera a Classiciano scritta tra il 415 e il 420.

Agostino desidera trattare in un concilio la questione di quella scomunica e, se necessario, scrivere alla Sede Apostolica perché sia stabilita una norma sicura.

[A CLASSICIANO]

1. Riguardo a coloro che, per il peccato d'una sola anima, coinvolgono nella scomunica tutta la sua famiglia, cioè parecchie anime, io per parte mia desidero, se Dio m'aiuterà, non solo occuparmene nel nostro concilio, ma scrivere anche alla Sede apostolica, se sarà necessario, soprattutto perché in quella famiglia nessuno muoia senza battesimo e (per sapere) se non debbano più venire scacciati da una chiesa coloro che vi si rifugiano per non mantenere la parola data ai garanti e perché si stabilisca autorevolmente e di comune accordo la regola da seguire in simili casi. Una cosa posso affermare chiaramente senza temerità: se un fedele sarà scomunicato ingiustamente, ne verrà danno piuttosto a chi farà il torto che non a chi lo subirà 1. Poiché lo Spirito Santo, che abita nei fedeli, in virtù del quale uno viene legato o sciolto, non infligge a nessuno un castigo immeritato; per mezzo di lui, infatti, è riversata nei nostri cuori la carità 2, la quale non agisce contro ciò ch'è doveroso 3.