LETTERA 156

Scritta nel 414/15.

Ilario propone ad Agostino alcuni quesiti sull'impeccabilità, sul libero arbitrio, sul peccato originale, sulla rinuncia ai beni e sul giuramento, sui quali desidera d'essere illuminato.

ILARIO AD AGOSTINO, SUO SANTO SIGNORE, DEGNO D'OGNI VENERAZIONE E RISPETTO E VESCOVO DEGNO D'ESSERE AMATO SOTTO OGNI RIGUARDO

1. La cortesia della Santità tua, nota a tutti, ha incoraggiato la mia umile persona a consegnare ai nostri confratelli, che tornano da Siracusa alla volta d'Ippona, la presente lettera per la tua Reverenza, degna d'ogni considerazione da parte mia, supplicando la SS. Trinità che tu, sano e salvo per grazia del nostro Dio, voglia accogliere ed esaminare questa mia lettera, o santo e sotto ogni rispetto venerando e reverendissimo Signore. Ti scongiuro inoltre d'avere la bontà di ricordarti di me nelle tue sante preghiere e d'illuminare la mia ignoranza su quanto asseriscono alcuni Cristiani di Siracusa, dicendo che l'uomo può essere senza peccato e può osservare facilmente i divini comandamenti purché lo voglia; che un bambino non battezzato, il quale sia colto da morte prematura, non può perdersi per propria colpa, poiché nasce senza peccato; che un ricco, il quale rimanga in possesso di tutte le sue ricchezze, non può entrare nel regno di Dio se non vende tutti i suoi beni, e non gli può giovare a nulla, se per caso avrà osservato i comandamenti facendo uso delle stesse ricchezze; che non si deve giurare per alcun motivo. Essi vorrebbero anche sapere se la Chiesa, della quale sta scritto " che non ha né rughe né macchie " 1 è quella in cui siamo attualmente uniti o quella che noi speriamo. Alcuni inoltre credono che questa Chiesa è quella che è frequentata da numerosi fedeli e può essere senza peccato. Supplico la Santità tua con tutte le preghiere, di cui son capace, d'istruirci più chiaramente su tutti questi problemi, affinché sappiamo che cosa dobbiamo credere. La misericordia del nostro Dio ti conservi sano per lunghi anni, o santo signore sotto ogni titolo e per ogni verso venerando e reverendissimo.