LETTERA 53

Scritta verso l'anno 400.

A. confuta la lettera di un prete donatista che tentava di corrompere il cattolico Generoso fingendosi ispirato da un angelo (n. 1-3); dimostra come la setta donatista non ha alcun rapporto con la Sede di Pietro, da cui si era staccata senza valida ragione (n. 4-7).

FORTUNATO, ALIPIO E AGOSTINO SALUTANO NEL SIGNORE L'AMATISSIMO E STIMATISSIMO FRATELLO GENEROSO

Gravissimo peccato lo scisma, anche se proposto da un Angelo.

1. 1. Hai voluto farci conoscere la lettera a te inviata da un prete donatista. Sebbene tu stesso te ne sia fatto beffe nel tuo animo cattolico, tuttavia ti preghiamo di recapitargli la presente risposta, affinché tu possa fare del bene soprattutto al mittente, salvo che non sia pazzo incurabile. Egli infatti t'ha scritto d'aver avuto da un Angelo l'ordine di esporti la dottrina della religione cristiana professata nella vostra città, mentre tu fermamente professi non il Cristianesimo esistente solo della tua città né solo quello dell'Africa o degli Africani, ma quello della Chiesa Cattolica, ch'è stato già annunciato nel passato e ancor oggi è annunciato a tutti i popoli. Ai Donatisti non basta non vergognarsi d'essersi staccati dalla sua radice e cercare di non tornarvi appena possono, ma si sforzano pure di staccarne altri con se stessi per mandarli al fuoco come legna secca. Se quindi ti si fosse presentato un Angelo come quello che quel tale, con astuta menzogna, finge - a quanto io penso - che gli sia apparso per tuo bene, e t'avesse detto le stesse cose che costui dice di esporti per suo comando, bisognerebbe che ti ricordassi della frase dell'Apostolo che dice: Quand'anche fossimo noi o un Angelo dal cielo ad annunciarvi un vangelo diverso da quello annunciatovi da noi, sia maledetto 1. Orbene, a te è stato annunciato per bocca dello stesso Signore Gesù Cristo che il suo Vangelo sarà annunciato a tutti i popoli e allora sarà la fine 2. T'è stato annunciato per mezzo dei libri dei Profeti e degli Apostoli che le promesse furon fatte ad Abramo e al suo discendente, che è Cristo 3, come risulta dalle parole di Dio: Nel tuo discendente saranno benedette le genti 4. Se a te, che credi a queste promesse, un Angelo del cielo dicesse: "Abbandona il Cristianesimo di tutto il mondo e credi in quello della setta donatista, la cui dottrina ti viene esposta nella lettera del vescovo della tua città", dovrebbe essere maledetto per il fatto che si sforzerebbe di staccarti dal Cristianesimo della Chiesa Cattolica e spingerti per forza in una setta per renderti estraneo alle promesse di Dio.

Tra i successori di S. Pietro non v'è alcun Donatista.

1. 2. Se infatti si dovesse considerare la successione regolare dei vescovi che si succedono uno dopo l'altro, con tanta maggiore certezza e vantaggio dovremmo cominciare a contare dallo stesso Pietro, al quale, come rappresentante di tutta la Chiesa, il Signore disse: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non la vinceranno 5. A Pietro infatti successe Lino, a Lino Clemente, a Clemente Anacleto, ad Anacleto Evaristo, ad Evaristo Sisto, a Sisto Telèsforo, a Telèsforo Igino, a Igino Aniceto, ad Aniceto Pio, a Pio Sotère, a Sotère Alessandro, ad Alessandro Vittore, a Vittore Zefirino, a Zefirino Callisto, a Callisto Urbano, a Urbano Ponziano, a Ponziano Antero, ad Antero Fabiano, a Fabiano Cornelio, a Cornelio Lucio, a Lucio Stefano, a Stefano Sisto, a Sisto Dionigi, a Dionigi Felice, a Felice Eutichiano, a Eutichiano Gaio, a Gaio Marcello, a Marcello Eusebio, a Eusebio Milziade, a Milziade Silvestro, a Silvestro Marco, a Marco Giulio, a Giulio Liberio, a Liberio Damaso, a Damaso Siricio, a Siricio Anastasio. In questa serie di successioni non si trova alcun vescovo donatista. Ma i Donatisti all'improvviso mandarono dall'Africa un prete da loro ordinato, il quale, come vescovo d'un piccolo numero di Africani, propagò a Roma la setta chiamata dei Montesi o dei Cutzupiti.

La pace e la lettura delle lettere degli Apostoli alle Chiese con cui non si è in pace.

1. 3. Orbene, anche se nella serie di vescovi che va da Pietro fino ad Anastasio, che occupa attualmente la medesima cattedra, si fosse introdotto di nascosto uno colpevole d'aver consegnato i Libri Sacri a quei tempi, ciò non porterebbe alcun pregiudizio né alla Chiesa né ai Cristiani immuni da quella colpa: ad essi il Signore previdente così disse dei capi malvagi: Fate quel che dicono, ma non fate quel che fanno, poiché dicono, ma non fanno 6. E ciò affinché sia certa la speranza dei fedeli, la quale, riposta non già nell'uomo ma in Dio, non vada dispersa dalla tempesta dello scisma sacrilego, come sono stati dispersi costoro che leggono nei Libri santi il nome delle Chiese, cui gli Apostoli inviarono lettere, e non hanno in esse alcun vescovo. Cosa può esserci di più perverso e dissennato che dire ai lettori delle stesse lettere: "La pace sia con te" ed essere separati dalla pace di quelle Chiese cui le stesse lettere sono state scritte?

Vescovi e diaconi Donatisti "traditori".

2. 4. Tuttavia perché non s'illuda anche riguardo alla serie dei vescovi di Costantina, cioè della vostra città, lèggigli gli Atti compilati il 22 maggio da Munazio Felice, Flamine perpetuo, allora capo dei curiali della vostra città sotto il consolato di Diocleziano per l'ottava volta e di Massimiano per la settima; da questi Atti risulta chiaramente che il vescovo Paolo col suo diacono, ch'era allora Silvano, consegnò di sua mano i Libri santi (perfino quelli ch'erano stati diligentemente nascosti), una cassetta d'argento e una lucerna d'argento, tanto che un certo Vittore ebbe a dirgli: "Saresti già morto, se non le avessi trovate". Costui invece nella lettera a te scritta ricorda come un grande personaggio questo evidentissimo "traditore", ordinato allora vescovo da Secondo di Tigisi, vescovo primate. Taccia dunque la loro lingua piena di superbia e conosca prima le proprie colpe per non parlare delirando di quelle di altri. Lèggigli pure, se vorrà, gli Atti ecclesiastici del medesimo Secondo di Tigisi, compilati in casa di Urbano Donato, ove rimise al giudizio di Dio Donato di Masculi, Marino di Acque Tibilitane, Donato di Càlama, tutti "traditori" rei confessi coi quali ordinò loro il suddetto vescovo "traditore" Silvano. Lèggigli gli Atti compilati presso il governatore Zenòfilo, ove un certo diacono Nundinario, adirato contro Silvano, che lo aveva scomunicato, rivelò ai giudici tutti questi fatti, che poi risultarono più chiari della luce da documenti autentici e veridici, dalle risposte dei testimoni, dalla lettura degli Atti e di molte lettere.

Giudizio di Costantino invocato e poi rifiutato dai Donatisti.

2. 5. Molti altri documenti potresti leggergli, qualora volesse agire non da attaccabrighe ma ascoltare con prudenza, e cioè l'istanza dei Donatisti a Costantino, affinché inviasse dei vescovi dalla GalIia come giudici per dirimere la causa tra i vescovi Africani. Così pure la lettera del medesimo Imperatore, nella quale annuncia d'aver inviato i vescovi a Roma. Così pure gli Atti dei verbali compilati nella città di Roma, ove fu istruito il processo e dibattuta la causa dai vescovi inviati dall'Imperatore. Così pure un'altra lettera ove il suddetto Imperatore dichiara che i Donatisti gli avevano personalmente sporto querela per il verdetto dei loro colleghi da lui inviati nella città di Roma; la lettera da cui risulta che ordinò pure ad altri vescovi di giudicare la causa ad Arles; quella da cui risulta altresì ch'essi non accettarono neppure il loro verdetto e s'appellarono al medesimo Imperatore il quale alla fine giudicò personalmente la causa fra le due parti; quella in cui l'Imperatore testimonia energicamente il suo sdegno contro gli accusatori di Ceciliano, che erano stati sconfitti dalle prove della sua innocenza. Se vorrà ascoltare tali documenti, tacerà e cesserà di tramare insidie contro la verità.

Le promesse di Cristo per la sua Chiesa.

3. 6. Noi tuttavia fidiamo nella fondatezza della nostra causa basandoci non tanto su tali documenti quanto sulla S. Scrittura, ove è stato promesso che eredità di Cristo saranno tutti i popoli fino agli estremi confini della terra 7. Costoro, invece, staccatisi da essa con sacrilego scisma, lanciano accuse contro la paglia della messe del Signore, che invece dev'essere tollerata mescolata al grano fino alla fine, quando sarà vagliata tutta sull'aia nell'ultimo giudizio 8. È chiaro perciò che tali colpe, vere o false, non fan parte del frumento del Signore, che deve crescere fino alla fine delle cose umane in tutto il campo, cioè in questo mondo, come dice il Signore nel Vangelo 9 e non come dice il falso angelo nell'errore di costui. Pertanto a questi miseri Donatisti, che vanno blaterando di molte false colpe e sciocchezze contro Cristiani innocenti, che in tutto il mondo sono mescolati ai Cristiani cattivi, come il grano lo è alla paglia o alla zizzania, Dio rese giustamente il contraccambio in ugual misura. Dio infatti permise che nel loro concilio universale di Cartagine condannassero gli scismatici Massimianisti che avevano condannato Primiano e battezzato fuori della comunione di Primiano e ribattezzato di quelli già battezzati da Primiano. Dio permise pure che fossero costretti da Ottato Gildoniano a riassumere dopo non breve tempo alla primitiva loro dignità di vescovi un Feliciano, vescovo di Musti, e un Pretestato, vescovo di Assuri, reintegrandoli nella comunione con tutti quelli ch'essi avevano battezzati quando quei due erano scismatici e condannati. Orbene, se non si sentono macchiati da quelli ch'essi stessi avevano condannati come scellerati e sacrileghi e avevano paragonato ai primi scismatici inghiottiti vivi dalla terra 10, se non si sentono macchiati quando comunicano con quelli da essi reintegrati nella loro dignità; si sveglino una buona volta e pensino con quanta cecità e quanta follia dicono che la Chiesa Cattolica è stata macchiata da colpe ignote di Africani e che l'eredità di Cristo, che secondo la predizione di Dio è visibile fra tutti i popoli, è stata distrutta dai peccati degli Africani mediante il contagio della comunione mantenuta coi peccatori, mentre per conto proprio essi non vogliono apparire distrutti e macchiati dalla loro partecipazione ai sacramenti con quelli di cui giudicarono colpe ben note.

Satana si trasforma in angelo di luce per trarre in inganno.

3. 7. Per tutti questi motivi e perché l'apostolo Paolo dice che Satana si trasforma in angelo di luce 11, non c'è da meravigliarsi che i suoi ministri si travestano da ministri di giustizia. Se costui vide davvero un angelo messaggero d'errore e desideroso di staccare i Cristiani dall'unità cattolica, è stato ispirato da Satana trasformatosi in angelo di luce. Se invece mentisce e non ha visto nulla di simile, è ministro di Satana travestitosi da ministro di giustizia. Tuttavia dopo tutte queste considerazioni, se non vorrà continuare ad essere troppo perverso e pertinace, potrà liberarsi da ogni suo errore e dal trarre in inganno altri. Noi, approfittando dell'occasione offertaci da te, abbiamo parlato senza alcun odio, osservando nei riguardi del donatista ciò che dice l'Apostolo: Il servo del Signore poi non deve litigare, ma essere docile verso tutti, abile ad insegnare, paziente, mansueto nel riprendere chi la pensa diversamente, nella speranza che Dio conceda loro di convertirsi alla conoscenza della verità e rinsavire dai lacci del diavolo, guadagnati da lui alla sua volontà 12. Se dunque abbiamo detto qualche espressione un po' aspra sappia ch'essa vuole provocare non l'amaritudine della dissensione ma la riprensione della direzione. Vivi incolume in Cristo, carissimo e stimato fratello. Amen.