LETTERA 18

Scritta tra il 389 e il 390.

A. chiede a Celestino di restituirgli i propri libri contro i Manichei (n. 1) quindi tratta assai brevemente delle tre specie di sostanze (Dio, gli spiriti, i corpi) e delle loro proprietà.

AGOSTINO A CELESTINO

Agostino chiede gli siano restituiti i libri contro i Manichei.

1. Oh se potessi continuamente dirti qualche cosa! E questo qualcosa è di spogliarci delle cure inutili e di immergerci in cure che siano utili. Giacché quanto alla mancanza di esse non so se si debba nutrire qualche speranza in questo mondo. Ho scritto e non ho ricevuto nessuna risposta. Ho mandato i libri contro i Manichei che potevo mandare, in quanto già pronti e corretti, ma non mi è stato reso noto nulla circa il vostro giudizio e la vostra impressione su di essi. Ormai è tempo che io ve li richieda e voi li restituiate. Vi prego dunque di non tardare a rimandarli con una risposta, attraverso la quale desidero conoscere che uso ne fate o di quali armi ritenete di avere ancora bisogno per trionfare di quell'errore.

Tre specie di sostanze e loro proprietà.

2. Comunque, poiché ti conosco, eccoti qualcosa d'importante e di breve. V'è una natura mutabile per quanto concerne il luogo e il tempo, cioè il corpo. E vi è una natura per nulla mutevole riguardo al luogo ma, solo per quanto concerne il tempo, anch'essa mutevole, cioè l'anima. E vi è una natura che è immutabile sia per il luogo che per il tempo, cioè Dio. Ciò che qui ho indicato come mutevole sotto qualunque aspetto si chiama creatura; ciò che è immutabile, Creatore. Ora, poiché qualsiasi cosa noi diciamo esistente, la diciamo tale in quanto sussiste e in quanto costituisce un'unità e, d'altra parte, l'unità è il principio d'ogni bellezza, tu vedi certamente che cosa, nelle predette categorie di nature, possegga l'esistenza in grado sommo; che cosa la possegga in grado infimo, e pure esista; che cosa la possegga in grado medio e sia superiore all'essere infimo e inferiore all'essere sommo. L'essere sommo è la beatitudine stessa; l'essere infimo quello che non può essere né felice né infelice; l'essere intermedio, se tende a ciò che è infimo, ha una vita infelice, se si volge all'essere sommo, vive felice. Chi crede in Cristo, non si abbandona all'amore di ciò che è infimo, non insuperbisce nello stato intermedio e così diviene capace di unirsi all'essere sommo. E questo è tutto ciò che ci viene ordinato e consigliato di fare e di cui ci viene instillato l'amore.