DISCORSO 339

NELL'ANNIVERSARIO DELLA SUA ORDINAZIONE

La responsabilità episcopale. Ag. di fronte alle lodi a lui tributate.

1. Questo giorno, fratelli, mi induce a riflettere con maggior impegno alla mia responsabilità; sebbene io sia costretto a pensare notte e giorno al suo peso, tuttavia, non so come, questo giorno anniversario la imprime con forza sulla mia sensibilità che non riesco assolutamente ad evitare di trattenervi il pensiero. E per quanto aumentano gli anni, anzi decrescono, e ci accostano più da vicino all'ultimo giorno, che in ogni caso verrà una volta o l'altra immancabilmente, tanto più mi si fa pungente e carico di tormenti il pensiero di quale rendiconto di voi io possa dare al Signore nostro Dio. C'è infatti differenza fra ciascuno di voi e noi, giacché voi dovrete rendere conto di voi soli; noi, invece, e di noi e di voi tutti. Per questo, il peso della responsabilità è maggiore; ben condotta, però procura gloria più grande, se invece è infedelmente portata, precipita in un terribile castigo. Perciò, che devo io fare, oggi soprattutto, se non affidare a voi il pericolo che corro perché voi siate la mia gioia? Ed ecco il mio pericolo: che io presti attenzione a quel che dite in mia lode e non faccia caso a come vivete. Ma egli sa - e sotto i suoi occhi sono io che parlo, o meglio, sono io che penso - che non mi recano tanto piacere le lodi del popolo per quanto mi tormento, mi angustio per il modo di vivere di quanti mi lodano. Al contrario, non voglio essere lodato da coloro che vivono male, è cosa che aborrisco, che detesto, mi procura dolore, non piacere. Ma, quanto alle lodi che mi vengono da persone dabbene, dico il falso affermando che non le voglio; se dirò di volerle, temo di provare maggior gusto in ciò che è vano che in ciò che ha peso. Che dirò dunque? che non sono pienamente per il volere e per il non volere. Non sono deciso a volere per non correre rischi nella lode umana; non sono deciso a non volere perché non manchino di gratitudine coloro ai quali predico.

Dovere del vescovo: la cura della salvezza dei fedeli.

2. Ma costituisce il mio peso quello che ora avete ascoltato, leggendosi il profeta Ezechiele. Non basta infatti che sia appunto questo giorno a spronarci alla considerazione di tale peso; inoltre viene proclamata anche questa lettura a infonderci gran timore perché sia abituale in noi la consapevolezza del carico che portiamo; perché, se chi ce l'ha imposto non lo porti con noi, veniamo meno. Ecco, avete ascoltato: Il popolo della terra - dice - sulla quale manderò la spada, si provvederà una sentinella perché scorga il sopraggiungere della spada e la veda e dia l'allarme; però, se al sopraggiungere della spada, quella sentinella faccia silenzio e la spada, giungendo sull'empio, lo uccida, l'empio morirà certo per la sua iniquità, ma della sua morte io chiederò conto alla sentinella. Ma se vedrà giungere la spada, e suonerà la tromba e darà l'allarme, e colui che riceve la notizia non ci baderà, costui morirà indubbiamente per la sua iniquità, ma la sentinella avrà salvato la sua vita. Anche te, figlio dell'uomo, ho costituito sentinella per i figli di Israele 1. Descrisse che voglia dire la spada, descrisse che voglia dire la sentinella, descrisse che voglia dire la morte; non ci ha permesso di scusare la nostra negligenza a motivo dell'oscurità del senso della lettura. Perciò, disse: Ti ho costituito sentinella. Se io dirò all'empio: tu morirai, e tu non parli ed egli morirà nel suo peccato, egli morirà nel suo peccato come ha meritato e con giustizia, ma della sua morte chiederò conto a te. Ma se tu avrai ammonito l'empio e quello non si sarà emendato, egli morirà per la sua iniquità, tu invece sarai salvo 2. E aggiunse altre parole da portare a conoscenza del popolo d'Israele: Annunzierai pertanto ai figli di Israele: Com'è che andate ripetendo a voi stessi: i nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? Queste parole dice il Signore: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva 3. È sua volontà che vi diamo questo annunzio. Se non partecipiamo tale notizia, il rendiconto che daremo di questa esplorazione sarà tragico. Se invece vi avvertiamo, abbiamo compiuto quel che è nostro dovere. Voi capite; noi siamo già al sicuro, ma come potete essere sicuri voi che siete nel pericolo e vicini a morire? Non vogliamo che la nostra gloria sia unita alla vostra riprovazione. Certo, ci è stata concessa sicurezza, ma ci rende premurosi la carità. Ecco, io parlo, e voi sapete che ho sempre parlato, sapete che non ho mai taciuto. Queste le parole di Dio: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua cattiva condotta e viva. E l'empio che voleva dire con le sue parole, quelle confacenti agli empi e ai malvagi: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? L'infermo è nella disperazione, ma il medico promette speranza. L'uomo si è detto: In che modo possiamo vivere? Dio dice: Puoi vivere. Se ogni uomo è mentitore 4, Dio solo verace, l'uomo cancelli quelle che sono state le sue parole e scriva le parole dette a Dio. Non disperare, puoi vivere, non dei delitti del tuo passato, ma in forza dei beni che avrai: se desisti dal male, tu cancelli i tuoi misfatti. Tutto viene cancellato per via di cambiamento, sia i beni che i mali. Dalla vita buona sei passato ad una vita cattiva: hai cancellato la vita buona. Fa' attenzione a che mira il tuo interesse, a che cosa vuoi ricevere: due forzieri sono stati messi a tua disposizione; ciò che avrai depositato, questo troverai; Dio è custode fedele, ti renderà quel che avrai fatto.

A ciascuno verrà reso secondo i propri meriti.

3. Ma vi sono altri uomini che non si perdono per disperazione, che non dicono a se stessi: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, come possiamo vivere? 5 È in altro modo, però, che si ingannano: si lusingano contando sulla longanime bontà di Dio, per non correggersi mai. Ragionano così: Pur facendo opere cattive, anche se commettiamo delitti, anche se viviamo nella lussuria e nella perversità, anche se disprezziamo il povero e il bisognoso, anche se la superbia ci porta ad emergere, anche se siamo refrattari ad ogni rimorso di coscienza, per i nostri misfatti, Dio vorrà perdere un così gran numero di persone e salvarne poche? Ne segue che si corrono due rischi: quello che abbiamo ascoltato dal Profeta, e quello che l'Apostolo non ha taciuto. Infatti, contro quanti muoiono nella disperazione - proprio come gladiatori destinati alla spada, anelando ai piaceri e seguendo una condotta perversa, disprezzano le loro esistenze quasi già condannate - riporta il Profeta quanto dicono tra sé: I nostri delitti sono sopra di noi, ci consumiamo nei nostri peccati, in che modo possiamo vivere? Altro è, invece, ciò di cui tratta l'Apostolo: Ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua misericordia, della sua longanimità? 6 contro coloro che dicono: Dio è buono, Dio è misericordioso, non perde un così gran numero di peccatori e salva pochi; infatti, se non volesse la loro esistenza, neppure vivrebbero, assolutamente; quando commettono tanti delitti e, intanto, restano in vita, se veramente dispiacessero a Dio, li strapperebbe dalla terra immediatamente... Contro costoro l'Apostolo dice: Non riconosci che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell'ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere 7. A chi dice questo? A quanti dicono: Dio è buono, non renderà in ugual misura. Renderà precisamente a ciascuno secondo le sue opere. Tu che fai? Tu accumuli. Che cosa? ira. Aggiungi pure ira ad ira, aumenta il deposito: ti sarà reso ciò che avrai accumulato, colui al quale tu l'affidi, non ti froda. Se invece, nell'altro deposito, vuoi versare opere buone, frutti di giustizia, continenza, verginità, castità coniugale; se ti guardi da truffa, da omicidio, da scelleratezza; se ti ricorderai del bisognoso, perché anche tu sei nel bisogno; se ti ricorderai del povero, perché anche tu sei povero: per quante ricchezze tu possegga, indossi una veste di carne; se, avendo tali pensieri e compiendo tali opere, vai mettendo nel deposito del bene per il giorno del giudizio, colui che a nessuno sottrae il suo e a ciascuno renderà secondo le sue opere, ti dirà: "Prendi quel che hai depositato, ché ce n'è in abbondanza; nel depositare non te ne rendevi conto, ma io conservavo così come dovevo rendere". Perché - ed è una realtà, fratelli -, ciascuno, una volta fatto un deposito, non ha sotto gli occhi ciò che vi ha posto, sa che ha depositato. Supponi un deposito nascosto sotterra, che abbia un solo accesso o una piccola fessura, attraverso il quale puoi depositare: vi introduci a poco a poco tutto ciò che avrai guadagnato, ma senza vedere; se la terra ti custodisce quanto vi avrai introdotto e che rimane sottratto al tuo sguardo, non conserverà per te colui che ha creato il cielo e la terra?

Ag. spaventato dal Vangelo che lo sprona a non abbandonarsi all'egoismo.

4. Perciò, fratelli, rendete tollerabile, alleggerite il peso della mia responsabilità e portatelo con me: vivete rettamente. Oggi dobbiamo offrire il pasto ai nostri poveri, ai poveri come noi e con loro va condiviso il sentire umano: ma quanto a voi, le mie vivande sono queste parole. Non riesco a nutrire tutti del pane materiale e visibile: di quel che sono nutrito, di quello io alimento; sono un servo, non sono un padre di famiglia; pongo davanti a voi di quel che io vivo, del tesoro del Signore, delle vivande di quel Padre di famiglia che, da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi della sua povertà 8. Se vi presentassi del pane, una volta spezzato, potreste portarne via un frammento ciascuno; e, se ve ne presentassi molto, ad ognuno ne toccherebbe pochissimo. Al contrario, quanto io sto dicendovi, e tutti lo ricevono per intero e i singoli lo ricevono individualmente per intero. Avete forse diviso tra voi le sillabe delle mie parole? avete forse portato via le singole parole pure del discorso pronunciato? Ciascuno di voi lo ha ascoltato per intero. Ma consideri quale sia stato il suo ascolto perché sono qui in funzione di chi deve donare con larghezza, non di chi esige. Appena mi astenessi dal donare e conservassi il deposito, ecco a spaventarmi il Vangelo. Potrei dire infatti: Perché devo essere severo con gli uomini? dire agli ingiusti: non comportatevi da malvagi, così dovete vivere, così dovete operare, smettete di comportarvi così. Perché devo essere un peso per gli uomini? Ho ricevuto una norma di vita: posso vivere come mi è stato ordinato, come mi è stato consigliato. Voglio mettere sotto sigillo ciò che ho ricevuto: perché devo render conto degli altri? Mi spaventa il Vangelo. Infatti non mi farei superare da nessuno in questa sicurezza della quiete assoluta: niente di meglio, niente di più dolce che spingere e muovere lo sguardo all'interno del deposito divino, cessando il rumore all'intorno: questo è dolce, questo è buono; al contrario, predicare, convincere di errore, riprendere, favorire un più alto livello di fede, darsi pensiero di ciascuno individualmente, ingente carico, grande peso, immane fatica. Chi non vuole tirarsi indietro da un tale affanno? Ma spaventa il Vangelo. Si fece avanti un servo e disse al suo padrone: Sapevo che sei un uomo severo, che mieti dove non hai seminato 9, ho nascosto il tuo denaro, non ho voluto trafficarlo: riprendi quel che è tuo; giudica se manca qualcosa; se è intatto, non darmi fastidio. Ma quello replicò: Servo malvagio, dalle tue stesse parole ti giudico 10. E questo perché? Perché hai trascurato i miei interessi, tu che mi hai giudicato severo? Ho avuto timore a trafficare per non perdere. Tu dici questo? Si dice infatti in genere: A che vale convincere di errore? Quanto tu dici non giunge fino a lui; non ti ascolta. Ma io - insiste quello - non l'ho voluto impiegare nel timore di perdere il tuo denaro. Gli rispose: Tu avresti dovuto trafficare il mio denaro e al mio ritorno, io l'avrei riscosso con gli interessi 11; io ti avevo costituito amministratore, non esattore; avresti dovuto occuparti di impiegare il denaro e avresti dovuto lasciare a me l'esazione. Preso dal timore di questo, ognuno consideri come debba ricevere. Se io, nel dare a frutto, sono nel timore, chi riceve dev'essere sicuro? Chi ieri è stato cattivo, oggi sia buono. Ecco la mia consegna: chi ieri è stato cattivo, oggi sia buono. Ieri è stato cattivo, e non è morto; se fosse morto da cattivo, sarebbe finito là donde non sarebbe tornato. Ieri è stato cattivo, oggi è vivo; tragga vantaggio dal vivere, non viva male. Perché al giorno di ieri vuole aggiungere, con l'oggi, un cattivo giorno? Vuoi avere una vita lunga e non vuoi avere una vita buona? Chi tollera a lungo un qualcosa che sia cattivo, anche se un pranzo? Fino a questo punto si è addensata la cecità della mente, fino a questo punto si è fatto refrattario l'uomo interiore, da voler buona ogni cosa, tranne se stesso? Vuoi avere una villa? Non posso ammettere che tu voglia avere una cattiva villa. La moglie vuoi averla senz'altro buona, senz'altro buona la casa. Ma perché passare dall'uno all'altro esempio? Non vuoi avere una cattiva calzatura e vuoi avere una vita cattiva? Si direbbe che una cattiva calzatura ti rechi più danno di una vita cattiva. Quando una calzatura cattiva e stretta ti avrà fatto male, ti siedi, la togli, la metti via, o l'aggiusti, o la cambi, perché non vuoi farti male neppure a un dito per essere calzato. Ma quanto a correggere la vita cattiva che ti porta a perdere l'anima, non ti curi affatto. Ma vedo chiaramente com'è che t'inganni in questo: una calzatura che fa male, procura dolore; una vita vissuta male, procura piacere: in quel caso si ha dolore, nell'altro piacere; però, quel che piace e dura solo qualche tempo, in seguito fa soffrire assai di più, mentre ciò che procura un salutare soffrire per qualche tempo, più tardi si allieta di un piacere infinito e di gioia sovrabbondante.

5. Siano a voi presenti uno che è nei piaceri ed uno che soffre: ricco quello che gode, povero quello che soffre. L'uno banchettava, l'altro si tormentava; l'uno si vedeva onorato dalla servitù che aveva attorno, l'altro era lambito dai cani; l'uno era reso più inumano dai cibi delicati, l'altro non veniva saziato dalle briciole 12. Passò il godimento, passò il bisogno; passarono i beni del ricco, passarono i mali del povero; per il ricco vennero i mali in cambio, per il povero i beni. I beni passati non avevano ritorno; i mali subentrati non avevano attenuazione. Il ricco bruciava nell'inferno, il povero si allietava nel seno di Abramo. Prima il povero aveva desiderato una briciola dalle mani del ricco, poi, il ricco desiderò una goccia d'acqua dal dito del povero. Ebbe termine alla fine la penuria di cibo dell'uno, finì il piacere dell'altro, soppiantato da un dolore senza fine. La sete al posto dei cibi delicati, il dolore al posto del piacere, il fuoco al posto della porpora. Il pranzo è questo, quello che fu visto aver Lazzaro nel seno di Abramo: nostro volere è che tutti l'abbiate, vogliamo averlo insieme. Che sarebbe infatti il pranzo che offrirei se invitassi voi tutti e questa Chiesa fosse piena delle tavole imbandite dei convitati? Sono cose che passano, queste. A queste cose, a queste che espongo, riflettete, così da poter giungere a quelle vivande che mai potete esaurire. Là, infatti, mangiando nessuno soffre indigestione, neppure le vivande stesse sono tali da nutrirci del loro consumarsi e da ristorarci dall'esserne stati privi: ed esse si conservano intatte e noi ne siamo ricreati. Se il nostro occhio si diletta della luce - né la luce manca - quali mai saranno quelle vivande nella contemplazione della verità con l'eternità in prospettiva, nelle lodi di Dio, nella sicurezza della felicità, nella quiete della mente, nell'immortalità del corpo, senza che decadenza di vecchiaia intacchi la nostra carne, senza che per fame alcuna languiscano le potenze della nostra anima. Là nessuno è soggetto a crescita, nessuno deperisce; là nessuno nasce perché nessuno muore; là nessuno vi farà obbligo di quelle opere che ora vi sollecitiamo a compiere.

6. Avete appena ascoltato parlare il Signore, a tutti noi egli ha parlato: Quando dài un banchetto, non invitare i tuoi amici 13 ha mostrato in qual caso saresti generoso: escludi i congiunti che hanno di che ricambiarti, ma invita poveri, storpi, ciechi, zopp14, indigenti che non hanno di che ricambiarti. Devi forse perdere? Riceverai ricompensa al riconoscimento dei giusti 15. Quanto a te - egli dice - devi dare, io ricevo, metto in conto, restituisco. Così ha parlato Dio, ed a questo ci ha esortati perché mettiamo in pratica tali cose, e ci possa ricambiare. Quando ci avrà ricompensati, chi ce lo toglierà? Se Dio è per noi, chi è contro di noi? 16 Eravamo peccatori e ci ha donato la morte di Cristo; viviamo nella giustizia e ci ingannerà? Non per i giusti infatti, ma per gli empi Cristo è morto 17. Se agli ingiusti ha donato la morte del Figlio suo, che riserva ai giusti? Che riserva loro? Non ha da riservare loro meglio di ciò che ha dato per loro. Che ha dato per loro? Non ha risparmiato il proprio Figlio 18. Che riserva loro? Lo stesso Figlio, ma per far godere Dio in lui, non l'uomo destinato a morire. Ecco a che Dio invita. Ma così come tu sei interessato al godimento cui invita, degnati di badare anche a quale via vi conduce, degnati di fare attenzione anche al modo di percorrerla. Appena, però, sarai in porto, ti si dirà forse questo: Dividi il tuo pane con l'affamato; vesti uno che vedi ignudo 19? Ti sarà data lettura di questa frase riassuntiva: Quando dài un banchetto, invita zoppi, ciechi, indigenti, bisognosi? Ivi nessuno sarà nel bisogno, nessuno sarà zoppo, nessuno sarà cieco, nessuno storpio, nessuno forestiero, nessuno nudo; tutti sani, tutti pieni di vitalità, tutti ricchi, tutti vestiti della luce dell'eternità. Chi vedi là che sia straniero? È proprio la nostra patria quella; quaggiù siamo esuli, quella dobbiamo desiderare. Mettiamo in pratica quel che ci viene raccomandato per esigere poi le promesse, per ricevere quanto è dato in più. Se noi avanziamo delle richieste, sembra che Dio non voglia dare: ma darà immancabilmente, non defrauderà alcuno. Riflettete a questo, fratelli miei, notate quante cose buone dia ai cattivi il Signore nostro Dio: la luce, la vita, la salute, le sorgenti, i frutti, la discendenza, per lo più onori, dignità, poteri; egli dà sia ai buoni che ai cattivi tutte queste cose buone. Ci vien forse da pensare che nulla riservi ai buoni, chi dà tante cose buone anche ai cattivi? Nessuno si lasci penetrare da questo pensiero. Fratelli miei, sono grandi i beni che Dio riserva ai buoni, ma si tratta di quelle cose che occhio non vide né orecchio udì né mai entrarono in cuore di uomo 20. Non puoi fartene un concetto prima di averle ricevute. Quando le avrai ricevute, potrai vederle; non puoi fissarvi il pensiero prima che tu le riceva. In che consiste ciò che vuoi vedere?... Non è cetra, non tibia, non suono che dia diletto all'ascolto. Che vuoi cogliere con il pensiero? Né mai entrarono in cuore di uomo. E che faccio? non vedo, non ascolto, non penso, non faccio? Credi. La fede è il tutto in sintesi, è larga capacità a contenere per te un grande dono. Procurati in che raccogliere dovendo attingere ad una sorgente così copiosa: procurati in che raccogliere. Che vuol dire "procura"? La tua fede cresca, la tua fede si dilati, la tua fede diventi salda; la tua fede non sia malsicura e di argilla, ma la tua fede sia temprata, non infranta dalle tribolazioni di questo mondo. Ma se a tanto sarai riuscito e avrai avuto fede, quale capacità appropriata, di grande volume, solida, quella Dio colmerà. Non ti darà infatti come fanno gli uomini con chi si raccomanda e dice: "Ti prego, dammi un po' di vino"; e l'altro: Sì, vieni e te lo darò. Quello ha recato una secchia e dice: "Sono venuto come mi avevi detto"; e l'altro: Io credevo che avresti recato una piccola bottiglia: che hai recato, o a che sei venuto? Io non ho la possibilità di dare tanto; porta indietro il recipiente troppo grande che hai recato e vieni con qualcos'altro di piccole dimensioni; recamene uno che sia adatto a quanto si può permettere la mia povertà. Dio non fa questo discorso: egli è pienezza e tu sarai colmato e, quando ti avrà colmato, egli ne avrà tanto quanto ne aveva prima che ti colmasse. Dio è prodigo dei suoi doni, niente di simile tu trovi sulla terra; abbi fede, e ne avrai la prova, ma non adesso. E quando? tu dirai. Spera nel Signore, sii forte, e si rinfranchi il tuo cuore 21; così, quando avrai ricevuto, puoi dire: Hai messo gioia nel mio cuore 22.

7. Spera nel Signore, sii forte, e si rinfranchi il tuo cuore, spera nel Signore. Come si spiega spera nel Signore? Che tu riceva quando darà, non quando vuoi tu. Non è ancora il tempo di dare: egli ha avuto pazienza con te, tu spera in lui. Qual è il senso di ciò che ho detto: "Egli ha avuto pazienza con te, tu spera in lui"? Se ormai vivi nella giustizia, se ormai ti sei convertito a lui, se ti dispiacciono i tuoi trascorsi, se ormai sei deciso alla scelta di una nuova vita buona, non aver fretta di esigere: Dio ha avuto pazienza con te in attesa della tua conversione da una vita indegna; spera da lui che coronerà una vita buona. Se egli non avesse avuto pazienza con te, non ci sarebbe a chi dare: abbi dunque fiducia, dal momento che sei stato tollerato. In realtà, tu che non vuoi essere corretto, o chiunque qui presente non vuoi ancora essere corretto - quasi sia uno solo! Avrei dovuto piuttosto dire: Chiunque sei qui, se pure ci sei, che hai deciso di accettare la correzione; tuttavia così parlerò come ad uno solo -chiunque non vuoi essere corretto, che ti riprometti? È la disperazione o la speranza che ti rovina? Chiunque vai perduto perché disperi, così parli interiormente: i miei peccati sono sopra di me, mi consumo nei miei peccati: in che modo posso vivere? Ascolta le parole del Profeta: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva 23. Vuoi perderti a motivo della speranza? Che vuol dire: "Vuoi perderti a motivo della speranza"? Tu dici questo interiormente: Dio è buono, Dio è misericordioso, tutto perdona. non renderà male per male. Ascolta l'Apostolo: Non riconosci che la longanimità di Dio ti spinge alla conversione? 24 Che resta dunque da fare? Se quanto ho detto ti ha penetrato, è come aver fatto qualcosa. Ecco quel che mi può rispondere: È la verità, e non perdo la speranza per non finir male dalla disperazione; né spero a torto fino a perire sperando; non faccio a me stesso quel discorso: i miei peccati sono sopra di me, ho perduto ogni speranza; neppure quell'altro: Dio è buono, nessuno condannerà; non mi esprimo in quel modo o in quell'altro; mi mette alle strette il Profeta, mi incalza l'Apostolo. E che dici? Vivrò ancora qualche tempo a modo mio; in seguito, quando mi sarò convertito - ed è certamente secondo la verità quel che dice il Profeta: Non voglio la morte dell'empio, ma che l'empio desista dalla sua condotta e viva - quando mi sarò convertito, cancellerà tutti i miei peccati: perché dunque non aggiungo qualcosa ai miei piaceri, e vivo quanto voglio, come voglio, più tardi mi convertirò a Dio? Perché dici questo, fratello, perché? Perché Dio ha promesso il perdono se mi sarò convertito. Lo comprendo, lo so, ha promesso il perdono, lo ha promesso tramite un santo Profeta e lo promette servendosi di me, l'ultimo suo servo. È vero che lo promette: lo ha promesso per mezzo del suo Unigenito. Ma a che scopo vuoi accumulare giorni cattivi su giorni cattivi? Basti ad ogni giorno la sua malizia 25: cattivo il giorno di ieri, cattivo l'oggi, cattivo anche il domani. Ritieni forse giorni buoni quelli in cui soddisfi i tuoi piaceri, quando dài pascolo al tuo animo con la lussuria, quando attenti alla pudicizia altrui, quando affliggi il tuo prossimo con la frode, quando non restituisci quel che ti è stato affidato, quando giuri il falso per denaro, quando ti appresti un buon pranzo? A queste condizioni ritieni che trascorri un giorno buono? Come può essere che sia buono il giorno in cui l'uomo vuole essere cattivo? Vuoi accumulare giorni cattivi su giorni cattivi? Chiedo abbastanza, dice, che mi si perdoni. Perché? Perché Dio ha promesso il perdono. Ma nessuno ti ha promesso che domani sarai in vita. Piuttosto, leggimi - come mi dài lettura del Profeta, del Vangelo, dell'Apostolo, secondo cui, convertendoti, Dio perdona tutte le tue colpe - leggimi dove ti è stato promesso il domani e poi vivi il domani nelle colpe; per quanto, fratello mio, non avrei dovuto dirti questo. Forse avrai lunga vita; se sarà lunga, sia buona: per quale ragione vuoi avere una vita lunga e riprovevole? Ammettiamo che lunga non sarà: ma tu devi trovare diletto nella vita lunga, quella che non ha fine. Oppure sarà lunga: e che ci sarà di male se avrai vissuto a lungo degnamente? Tu vuoi vivere a lungo nella colpa, non vuoi vivere nella giustizia; nondimeno, nessuno ti ha promesso il domani. Correggiti: ascolta la Scrittura. Prendo dalla Scrittura le parole che ti rivolgo perché tu non debba tacciarmi come l'uomo dei doni natalizi: Non aspettare a convertirti al Signore 26. Queste non sono parole mie; però, sono anche mie: se amo, sono mie; amate, e sono vostre. Il discorso che vado facendo è Sacra Scrittura: se tu lo disprezzi, è il tuo avversario. Ma ascolta dal Signore; egli dice: Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario 27. Che è questo discorso tremendo? Siete venuti per far festa, questo giorno è chiamato natalizio del Vescovo: vi devo forse offrire di che affliggervi? Al contrario, porgo questo perché se ne rallegri chi è amico, e se ne sdegni chi disprezza: è meglio per me affliggere chi si fa sprezzante piuttosto che far torto a chi è fedele.

8. Ascoltino tutti: riporto le parole della Scrittura. Tu che, a rovina, sei per la dilazione, tu che infelicemente appetisci il domani, ascolta il Signore che parla, ascolta la Scrittura santa che rende avvertiti. Da questa sede io sono sentinella. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno 28. Renditi conto se non vede, osserva se non scruta quelli che dicono "Domani avrò un comportamento retto, oggi voglio lasciarmi andare secondo le mie inclinazioni perverse". E quando il domani sarà giunto, questo ripeterai. Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno: all'improvviso sopraggiungerà l'ira di lui e al tempo del castigo ti annienterà 29. Che ho fatto? posso cancellare questo? temo per me di essere annientato. Posso tacerlo? Temo per me di essere messo a tacere. Mi vedo costretto a predicare; preso da terrore, incuto terrore. Siate con me nel timore per essere con me nella gioia. Non aspettare a convertirti al Signore. Vedi, Signore, che io parlo: Signore, tu sai di avermi intimorito mentre si leggeva il tuo Profeta; Signore, tu hai notato che ero tutto tremante su quella cattedra alla lettura del tuo Profeta. Ecco, io parlo: Non aspettare a convertirti al Signore e non rimandare di giorno in giorno, all'improvviso sopraggiungerà l'ira di lui e al tempo del castigo ti annienterà. Ma non voglio che egli ti annienti; non voglio che tu mi dica: Voglio andar perduto, perché io non voglio: il mio volere è migliore del tuo non volere. Se tuo padre, caduto in un sonno letargico, si ammalasse presso di te, e tu, giovane, ti trovassi accanto al vecchio in preda all'infermità, e il medico dicesse: "Tuo padre è in pericolo di vita, il suo sonno è una forma di pesantezza mortale; vigila su di lui, non permettergli di dormire; se ti accorgerai che dorme, scuotilo, se non basta scuoterlo, pungilo; se anche questo è poco, datti a molestarlo perché tuo padre non muoia: standogli accanto, tu, giovane, ti potresti rendere di peso a un vecchio". Nella sua debolezza, quello finirebbe in un male dal piacevole sapore, chiuderebbe gli occhi sotto la pressione di quella gravezza. Tu, al contrario: Non dormire. E quello: Lasciami, voglio dormire. E tu: Ma il medico ha detto: "Se vorrà dormire, non deve dormire". E quello: Ti prego, lasciami, voglio morire. Ma tu, figlio, dici al padre: Io non voglio. A chi lo dici? A chi preferisce morire. Da parte tua, tuttavia vuoi differire la morte di tuo padre e, con il tuo vecchio padre vicino a morire, vivere più a lungo. Il Signore ti grida: Non dormire, per evitare il sonno eterno; sii vigilante per vivere con me così da avere un padre che non dovrai mai seppellire. Ma tu sei sordo.

9. Io, sentinella, che cosa ho fatto? Sono schietto, non vi opprimo. So che alcuni diranno: Che ci ha voluto dire? Ci ha terrorizzati, ci ha oppressi, ha fatto di noi dei malfattori. Tutt'altro: ho voluto liberarvi da una situazione di colpa. Se Dio non inganna me, è ripugnante, è turpe che io vi inganni. Il Signore minaccia la morte agli empi, ai più perversi, ai frodatori, agli scellerati, agli adulteri, a quanti vanno dietro ai piaceri, ai loro dispregiatori che si lamentano dei tempi e non mutano i loro costumi; il Signore minaccia loro la morte, minaccia la geenna, minaccia la morte eterna. Che vogliono che io prometta e che egli non promette? Ecco, l'amministratore ti darà sicurezza: che ti giova se il Padre di famiglia non può accordarla? Sono amministratore, sono servo. Vuoi che io ti dica: Vivi come ti pare, il Signore non ti manderà perduto? L'amministratore ti ha dato sicurezza: a nulla vale la sicurezza che viene dall'amministratore. Oh se il Signore lo concedesse, ed io fossi capace di renderti preoccupato di te stesso! La sicurezza che viene dal Signore, quella conta, anche contro il mio volere; la mia, invece, non ha valore alcuno, se egli non vorrà. Ma che sicurezza è, fratelli, sia quella mia, sia quella vostra, se non prestiamo orecchio con attenzione e diligenza ai precetti del Signore e non attendiamo fiduciosamente le promesse? In questi doveri impegnamoci con zelo; poiché siamo uomini, imploriamo l'aiuto di lui, a lui giungano i nostri gemiti. Le nostre preghiere non siano finalizzate alle realtà terrene, che passano, che sono provvisorie, che svaniscono a modo di vapori; ma le nostre invocazioni tendano al compimento della giustizia e alla santificazione del nome di Dio; non abbiano di mira la vittoria sul vicino, ma la vittoria sulla concupiscenza, non siano ad appagamento dell'avarizia, ma quale dominio di essa. D'ora in poi, tali siano le nostre preghiere: perché lottiamo, ci sostengono interiormente, perché vinciamo, ci ottengono la corona.