DISCORSO 313/A

TENUTO A CARTAGINE, PRESSO L'ALTARE DEL BEATO MARTIRE CIPRIANO
IL 14 SETTEMBRE, NELLA RICORRENZA DEL
SUO NATALE

Due le esigenze della vita cristiana.

1. La sacra solennità del beatissimo Martire, che ci ha raccolti nel nome del Signore, vuole che si dica qualcosa dei meriti e della gloria di così nobile Martire, ma non è possibile parlarne degnamente; infatti potrebbe forse essere adeguata alle sue virtù ed alla sua gloria una lingua umana, se avesse voluto egli stesso lodarsi. Nondimeno ne faremo anche noi le lodi più con devozione che con talento, loderemo piuttosto il Signore in lui: in lui il Signore e lui nel Signore. Che sarebbe stato senza il Signore? La voce dei martiri secondo il Salmo è stata ora ascoltata durante la lettura: Il nostro aiuto è nel nome del Signore 1. Se per tutti noi l'aiuto è nel nome del Signore, quanto più per i martiri! Dove il combattimento è più duro, là è necessario un aiuto più potente. Due sono le esigenze che rendono difficile il cammino dei cristiani: la ripulsa del piacere sensibile e la sopportazione della sofferenza. Tu vinci, chiunque tu sia a combattere, se avrai vinto quel che è gradito e quel che atterrisce: tu vinci - ripeto - o cristiano, chiunque tu sia a combattere, se avrai vinto quel che è gradito e quel che atterrisce. Quel che è gradito è una cosa, altra è quel che atterrisce. Si tratta della gloria dei martiri. È facile celebrare le feste solenni dei martiri, è difficile imitare le "passioni" dei martiri.

Le due porte della cupidigia e del timore. Doppio senso del termine "mondo". Da due amori due modi di vivere. Senza numero i mali della triplice concupiscenza.

2. Come avevo iniziato a dire, due esigenze rendono difficile e impervio il cammino dei cristiani: la ripulsa del piacere sensibile e la sopportazione della sofferenza. Perciò, chiunque è in combattimento, sappia che affronta tutto il mondo, ed anche lo vince, se nella sua lotta con tutto il mondo supera queste due difficoltà. Vinca tutto ciò che è seduzione, vinca tutto ciò che è minaccia: infatti il piacere sensibile è fallace, il danno è temporaneo. Se vuoi entrare per la porta stretta, chiudi le porte della cupidigia e del timore: questi i mezzi di quel tentatore per rovinare l'anima. La porta della cupidigia mette alla prova con le promesse; la porta del timore mette alla prova con le minacce. C'è di che avere grande desiderio per non ambire queste cose promesse; c'è di che temere per non temere queste minacce. Non venga soppresso il desiderio, ma si cambi; non si estingua il timore, ma si indirizzi ad altro. Che desideravi avidamente, tu che cedevi alle lusinghe del mondo? Che bramavi? Il piacere della carne, la concupiscenza degli occhi, la superbia della vita. Non so chi è questo cane infernale dalle tre teste. Ma ascolta l'apostolo Giovanni, quello che si adagiava sul petto del Signore e, quanto sorbiva al convito di Cristo, questo riversava nel Vangelo; ascoltalo dire: Non amate né il mondo né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi, ambizione della vita 2. Dunque, è chiamato mondo questo cielo e questa terra. Chi dice: Non amate il mondo, non disprezza tale mondo; infatti, chi disprezza questo mondo, disprezza l'Artefice del mondo. Ascolta come "il mondo", in uno stesso testo, viene citato due volte sotto due diversi significati. Di Cristo Signore è stato detto: Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo conobbe 3. Il mondo fu fatto per mezzo di lui: Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra 4. Il mondo fu fatto per mezzo di lui: Ho levato i miei occhi verso i monti da dove mi verrà l'aiuto 5. Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra. Questo mondo è stato fatto da Dio e il mondo non l'ha conosciuto. Quale mondo non lo ha conosciuto? Quello che si delizia del mondo, che ama l'opera, che disprezza l'Artefice. Il tuo amore cambi destinatario: tronca i legami con la creatura, annodali al Creatore. Cambia l'amore, cambia il timore: infatti non altro fanno i cattivi e i buoni amori che cattivi e buoni costumi. È un grand'uomo costui - dice un tale - è buono, è importante. Perché? Dimmi. Perché sa molte cose. Ma io voglio sapere che cosa ami, non che cosa egli sappia. Perciò, non amate né il mondo, né le cose del mondo. Se uno avrà amato il mondo, l'amore del Padre non è in lui: perché tutto quello che è nel mondo - certo in coloro che amano il mondo - tutto quello che è negli amanti del mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e ambizione della vita. Nella concupiscenza della carne è il piacere sensibile, nella concupiscenza degli occhi è la curiosità, nell'ambizione della vita è la superbia. A chi vince queste tre cose non resta niente altro da superare quanto a concupiscenza. Molti i rami, ma triplice la radice. Quanti mali contiene, di quanti mali è causa la brama dei piaceri carnali! Di qui adultèri, fornicazioni; di qui lussurie e ubriachezze; di qui tutto ciò che sollecita illecitamente i sensi e penetra la ragione di una piacevolezza pestifera, che abbandona la ragione alla carne, scaccia dalla sede di comando chi governa, assoggetta a chi serve colui che comanda. E che cosa di retto potrà fare l'uomo pervertito in se stesso?

Contro gli spettacoli teatrali.

3. Quanti mali compie la turpe curiosità, la vana concupiscenza degli occhi, l'avidità delle frivolezze degli spettacoli, la mania degli stadi, le battaglie in gare senza premio! I guidatori di cocchi entrano in gara dietro qualche ricompensa; per qual premio gridano le folle nel favorire i guidatori? Ma procura diletto chi guida! procura diletto il cacciatore, procura diletto l'attore. Quel che è turpe diletta così l'uomo onesto? Devi mutare anche la smania degli spettacoli: alla tua intelligenza la Chiesa mostra spettacoli assai più degni di onore e di venerazione. Ora si leggeva la 'passione' del beato Cipriano: eravamo in ascolto, seguivamo ammirati con la mente, lo vedevamo nella lotta, in certo modo eravamo in trepidazione per lui in pericolo, ma avevamo la speranza nell'aiuto di Dio. Infine, volete sapere subito che differenza c'è tra i nostri spettacoli e quelli teatrali? Da parte nostra, per quanto ha forza e vigore la sana ragione, abbiamo il vivo desiderio di imitare i martiri che ammiriamo; noi, ripeto, abbiamo il vivo desiderio di imitare i martiri che ammiriamo impegnati nella lotta. Spettatore onesto, mentre stai a guardare nei teatri, tu sei pazzo se osi imitare l'attore che preferisci. Ecco, io ammiro Cipriano, amo Cipriano. Se te ne adiri, colpiscimi di maledizione e dimmi: 'Sii come lui'! Io lo ammiro, ne provo diletto, lo stringo a me come posso con le braccia della mente: vedo il lottatore, godo del vincitore. Adirati come ho detto, e dimmi: Sii come lui! Sta' a guardare se non partecipo, guarda se non desidero, guarda se non provo slancio, guarda se mi posso dire non indegno, tuttavia quanto ad allontanarmi ed essere distolto io non posso. Ammira tu, dilettati, ama. Non ti irritare quando ti avrò detto: Sii come lui! Ma te lo evito, non lo dico: riconosci chi ti è amico, cambia gli spettacoli, trovati con me. Amiamo quelli dei quali non dobbiamo arrossire, amiamoli tali che ne possiamo desiderare l'imitazione secondo le nostre forze. Ma, se è uomo di cattiva fama chi si dà a spettacolo, lo spettatore è onesto? Cessi la sete di guadagno di chi compra e scomparirà l'immoralità a prezzo. Da spettatore, tu consenti all'immoralità. Perché favorisci ciò che condanni? Ne resto meravigliato, se il disonore del tuo preferito non ti tocca. Ammesso pure che non ti tocchi, l'onestà, se possibile, resti pure intatta spettatrice di libidini, acquirente di turpi piaceri. Ho l'audacia di proibire gli spettacoli? Ho l'audacia di proibirli, è chiaro che ne ho l'audacia: mi dà fiducia questa sede e chi mi ha posto in questa sede. Il santo Martire poté tollerare le fiere crudeltà dei pagani ed io non ho il coraggio di istruire cristiani in ascolto? Devo io temere offese mute mentre egli non ha tenuto conto di aperti furori? Voglio proprio dirlo: di certo, se non dico il vero, ci sarà riprovazione per me nei cuori degli ascoltatori. Fece benissimo, veramente fece benissimo l'antica legislazione di Roma assegnando l'ultimo grado sociale ad ogni categoria di istrioni. Per loro nessuna dignità in senato, neppure nella classe dei plebei, in ogni luogo separati dalla gente onesta e a quella presentati come merce da vendere. Com'è che, per salvare la dignità, li hai tenuti lontani dal senato e poi, per il piacere, te li sei posti vicino in teatro? Sia in accordo con la tua dignità il tuo gusto. Inoltre, questi infelici sono schiavi delle grida degli spettatori, dei desideri degli spettatori, dei piaceri insensati degli spettatori. Abolisci tutto questo, siano resi liberi: ha compassione di loro chi non avrà voluto spettacoli.

In Sallustio autorevole conferma.

4. Sulla concupiscenza degli occhi, basti quanto ho detto. L'ambizione mondana quanti mali comporta! Là tutto è superbia e che c'è di peggio della superbia? Ascolta l'affermazione del Signore: Dio resiste ai superbi, agli umili invece dà la sua grazia 6. Dunque, anche l'ambizione mondana è maligna. C'è chi dice: senza di essa non possono governare quanti hanno il potere secolare. Certo che possono. Non so quale autore dei loro affermò: I responsabili fanno ricadere ciascuno la propria colpa sulle cose 7. Certo che possono. Chi governa è posto in autorità: governi se stesso e ha già governato. Ma tende per impulso all'orgoglio la mente umana? Si ponga un freno alla superbia: chi è giudice dell'uomo tenga presente di essere uomo. La dignità è a livello diverso, ma quella stessa è la fragilità. Chi vi riflette con senso del dovere e della giustizia, e ha potere e non monta in superbia. Cipriano superò tutte queste cose. Che non superò infatti chi non fece conto della stessa vita traboccante di ogni tentazione? Il giudice lo minacciò di morte; egli confessò Cristo, pronto a morire per Cristo. Al sopraggiungere della morte, non resterà ambizione alcuna, nessuna curiosità degli occhi, nessuna brama di sordidi piaceri carnali: disprezzata l'unica vita, tutto è superato.

Cipriano: altare di Dio.

5. Perciò, il beato si lodi nel Signore. Come avrebbe potuto tanto, se il Signore non l'avesse aiutato? Come avrebbe vinto se lo Spettatore che preparava la corona per il vittorioso non avesse corroborato le forze di chi era nella fatica? Anch'egli certamente si rallegra, si rallegra per noi, non per sé, quando viene lodato nel Signore. È infatti profondamente umile, ed è stato scritto: L'anima mia si allieta nel Signore; ascoltino gli umili e si rallegrino 8. Era umile: desidera che la sua anima si lodi nel Signore. Sia lodata nel Signore, l'anima sua. Sia onorato anche il suo corpo, perché è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi 9. Sia celebrata nella santità come va celebrata da cristiani. Infatti non è che abbiamo elevato un altare a Cipriano come a un dio, ma abbiamo fatto di Cipriano un altare per il vero Dio.