DISCORSO 306

NEL NATALE DEI MARTIRI DI MASSA CANDIDA

La gloria dei martiri è celata agli stolti. Malizia nel senso di pena.

1. 1. Come abbiamo ascoltato e abbiamo risposto in canto: È preziosa la morte dei santi del Signore, ma davanti a lui 1 non davanti agli stolti. Infatti agli occhi degli stolti sembrò che morissero, e la loro fine fu ritenuta un castigo 2. "Malizia", in latino, non ha ordinariamente quel significato che ha nella lingua usata nella Scrittura. Infatti in lingua latina suol dirsi "malizia" ciò per cui gli uomini sono malvagi: nella lingua della Scrittura invece, per "malizia" si intende anche il "male" che soffrono gli uomini. Perciò, in questo passo, il termine va inteso nel senso di "castigo". Pertanto è detto così: Agli occhi degli stolti sembrò che morissero, e la loro fine fu ritenuta un castigo: ma essi sono nella pace. E se agli occhi degli uomini subirono castighi - ecco il termine "malizia" - la loro speranza - dice - è piena di immortalità, e dopo una breve pena, riceveranno grandi benefici 3. Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che si rivelerà in noi 4. Ma resta nascosta finché non sia rivelata. E proprio perché nascosta, agli occhi degli stolti sembrò che morissero. Ma, per il fatto che è nascosta, rimane occulta anche a Dio, davanti al quale è preziosa? Perciò, è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi. Nei confronti di questo mistero nascosto ci occorrono di conseguenza gli occhi della fede, in modo da credere ciò che non vediamo e da subire coraggiosamente mali ingiusti accettati con fermezza.

Non reca danno il castigo se la causa è giusta. La "Massa Candida".

2. 2. Sia nobile la nostra causa, così che non si risolva a nostro danno la pena. Una causa ingiusta infatti non ha alcun premio, ma un giusto castigo. Per conseguenza, non è in potere dell'uomo determinare come concludere questa vita, ma è in potere dell'uomo il modo di vivere per giungere sicuro al termine della vita. Neppure questo potere avrebbe se il Signore non avesse dato il potere di diventare figli di Dio. Ma a chi? a quanti credono nel suo nome 5. Questa è la causa prima dei martiri, questa è la Massa Candida dei martiri. Se candida è la causa, anche la Massa è candida. È infatti chiamata Massa perché comprende un gran numero di martiri; candida, per lo splendore della causa. Compagni di viaggio così numerosi non ebbero paura dei briganti. Ma, pur facendo la strada ad uno ad uno, sarebbero stati ben premuniti contro la malavita, poiché la via stessa aveva costituito un mezzo di difesa. Lungo il cammino - dice il Salmo - mi hanno posto degli agguati 6. Perciò, chi non si allontana dalla via, non cade negli agguati. Ma abbiamo anche una suprema e fedele promessa del Signore nostro Gesù Cristo. Egli dice: Io sono la via, la verità e la vita 7.

Pur seguendo un vario genere di vita, tutti vogliono una vita felice.

2. 3. Ed ogni uomo, chiunque egli sia, vuole essere felice. Non c'è alcuno che questo non voglia e che non lo voglia al di sopra di tutte le cose; anzi, chiunque desidera altre cose, le vuole unicamente a questo scopo.

3. 3. Gli uomini soggiacciono a bramosie diverse, per cui uno aspira ad avere questo, un altro quello; diversi i modi di vivere nel genere umano: e nella larga varietà di generi di vita, chi sceglie e fa suo questo, chi quello. Una volta fatto proprio un qualsiasi modo di vivere, non c'è però alcuno che non ambisca una vita felice. È dunque un bene comune a tutti, ma sorge questione controversa circa la via che la fa raggiungere, che porta ad essa, circa la direzione da tenere che sia diretta alla meta. Per questo, se vogliamo cercare una vita felice sulla terra, non so se possiamo trovarla: non perché è un male l'oggetto della nostra ricerca, ma perché non lo cerchiamo nel luogo suo proprio. Uno dice: felici quanti sono soldati. Un altro nega e dice: felici, piuttosto, gli agricoltori. Ed ecco un altro respingere anche questo e dire: felici quanti sono in vista nel pubblico foro, difendono le cause e, con la parola, decidono della vita e della morte degli uomini. Ma lo nega un altro per dire: felici piuttosto i giudici, che hanno l'autorità di ascoltare e dirimere le questioni. Un altro non lo ammette e dice: felici quelli che viaggiano per mare, si rendono esperti di molte regioni, mettono insieme lauti guadagni. Potete notare, carissimi, come in tutta questa varietà di stili di vita non ce ne sia uno di gradimento a tutti: nondimeno, la vita felice piace a tutti. Come si spiega, che, mentre non a tutti è comune l'attrattiva per un qualunque genere di vita, la vita felice piace a tutti?

Quale sia la vita felice. Tutti vogliono vivere e godere buona salute.

4. 4. Se ci è possibile, vediamo di definire la vita felice in modo che tutti rispondano: Questo voglio. Dal momento che non c'è alcuno, il quale, richiesto se brami la vita felice, risponda con un rifiuto, vediamo invece che sia, di per sé, la vita felice; dobbiamo formulare un concetto che abbia il consenso di tutti e che nessuno possa dire: non lo approvo. Che cosa allora, fratelli miei, che cosa è la vita felice, che tutti vogliono e non è da tutti? Vediamo dunque di indagare. Poniamo si dica ad un tale: Vuoi vivere? Forse che l'intende come gli si dicesse: Vuoi essere soldato? Infatti, rispetto alla domanda: Vuoi essere soldato? alcuni mi direbbero: Lo voglio, ma i più forse: Non voglio. Se però domando: Vuoi vivere? credo non ci sia nessuno che mi risponda: Non voglio. Giacché tutti, per natura, hanno innato il voler vivere e il non voler morire. Ugualmente se dirò: Vuoi star bene in salute? ritengo non ci sia nessuno che dica di no: nessuno, infatti, vuole essere malato. Anche nel ricco è preziosa la salute e, di certo, è l'unica cosa che abbia il povero. Ma che giova al ricco l'abbondanza se non si accompagna alla salute, che è il patrimonio del povero? Il ricco preferirebbe scambiare il letto d'argento con la coperta di pelo di capra del povero se l'infermità potesse essere trasferita con il letto. Ecco, in questi due casi, la vita e la salute, il punto di vista di tutti mi si è mostrato concorde. È stata forse concorde l'opinione di tutti per la vita militare? quella di tutti per l'agricoltura? quella di tutti per la vita propria della gente di mare? Concorde l'opinione per la vita e la salute.

5. 4. Di conseguenza, non va in cerca di altro l'uomo che ha vita e salute? Se abbia saggezza, pare non debba preoccuparsi di avere altro. Quando infatti si è in piena vigoria e in perfetta salute, se si cerca ancora per avere di più, non sarà solo smodata avidità?

Una vita tribolata non è propriamente vita. Si può ritenere vita solo quella beata.

5. 5. Gli empi avranno una vita di tormenti. Infatti verrà l'ora - come è detto nel Vangelo - in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna 8. Dunque, quelli al premio, questi al tormento; e gli uni e gli altri sono viventi, né alcuno di loro può cessare di esistere. Coloro che vivono nel luogo del premio abbracciano una vita di delizie; quanti, al contrario, vivono nel tormento - se potesse verificarsi -, desiderano vivamente la fine di una tale vita; ma nessuno dà loro una fine, come nessuno può sottrarre loro quello strazio. Considera piuttosto la Scrittura che si esprime distinguendo: una tale vita non si degnò di chiamarla vita. Al vivere negli strazi, nei tormenti, nelle fiamme eterne non ha voluto dare il nome di vita, affinché il nome stesso, vita, stia a significare lode, non cupo dolore, così che dovunque sentì proferire il nome di "vita", tu non debba andare con il pensiero ai tormenti. Infatti, essere nei tormenti per sempre è morte eterna, non una qualche vita. Le Scritture la definiscono "seconda morte" 9 dopo questa prima che dobbiamo alla nostra condizione di uomini. Anche la "seconda morte" è detta morte, eppure nessuno vi muore. Più concretamente e in modo migliore avrei dovuto dire: nessuno vi è vivente. Pertanto, vivere in mezzo ai travagli non è vivere. E in base a che cosa noi proviamo che la Scrittura si sia espressa in tal senso? Ecco il fondamento, da questa testimonianza che ho appena ricordato: Udranno infatti la sua voce - afferma - e quanti fecero il bene ne usciranno per una risurrezione di vita 10. Non ha detto: "di vita felice", ma: per una risurrezione di vita.

6. 5. Il solo nome, vita, comporta beatitudine. Se infatti il nome "vita" non comportasse beatitudine, non si direbbe a Dio: Perché in te è la sorgente della vita 11. In realtà, anche in quel testo non vi si dice: Perché in te è la sorgente della vita felice. Non vi è aggiunto "felice". Gli è bastato dire vita perché tu l'intenda felice. Per quale ragione? Perché se è infelice, non è più vita.

Ne dà conferma con un altro passo della Scrittura. La vita non è felice se non è eterna.

6. 6. Ecco un'altra prova. Ne abbiamo date già due. È stato infatti affermato: Quanti fecero il bene per una risurrezione di vita 12; è stato ugualmente affermato: In te è la sorgente della vita 13. In nessuno dei due passi è stato aggiunto "felice", ma s'intende per "vita" solo quella che è "felice"; quella, invece, che non è felice, neppure è vita. Prendi ancora dell'altro dal Vangelo. Credo che quel ricco giovane - che non voleva sbarazzarsi di quanto possedeva e si doleva di perdere i suoi beni, che era costretto ad abbandonare con la morte - mentre si rallegrava in quella larghissima profusione di grandi ricchezze, ma tuttavia terrene, veniva importunato dal timore della morte, e la sua coscienza gli diceva pressappoco: Ecco, te la godi nei beni e non sai quando possa sopraggiungere la prima febbre. Guadagni, acquisti, procuri e accumuli e godi: ti viene richiesta la tua vita: quello che hai preparato di chi sarà? 14 Riflettendo a questo - a quanto è dato capire, sentendosi spesso punzecchiato da fitte di sgomento - avvicinò il Signore e gli chiese: Maestro buono, che devo fare per meritare la vita eterna? 15 Temeva la morte e doveva di necessità morire. Non aveva via da prendere per non perdere la vita. Tutto preso dalla ineluttabilità della morte e dal desiderio ansioso di vivere, avvicinò il Signore per domandargli: Maestro buono, che devo fare per meritare la vita eterna?

7. 6. Tra l'altro - per limitarci a quanto riguarda l'argomento presente - sentì dirsi: Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti 16. Avevo detto che ne avrei dato la prova: eccola. Costui, nel porre la domanda, non disse: Che devo fare per ottenere la vita "felice"!, ma disse solamente: la vita eterna 17. Non volendo morire, si informò della vita che non ha fine. O che - come ho detto -non è senza fine anche la vita degli empi nei tormenti? Ma costui non chiamava vita questa. Sapeva che non è vita quella che si troverebbe nei dolori e nei tormenti: sapeva che bisognava chiamarla piuttosto morte. Perciò cercava la vita eterna: che non si dubiti trattarsi di felicità dove si sente parlare di vita. Anche il Signore non gli rispose: Se vuoi entrare nella vita felice osserva i comandamenti, ma anch'egli si limitò a chiamarla vita e rispose: Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Di conseguenza, quella che è nei tormenti non è vita; ed è vita unicamente quella che è felice: e può essere felice solo perché è eterna. Quindi, quel ricco, cosciente che il timore della morte lo teneva ogni giorno nell'inquietudine, cercava la vita eterna, poiché, a suo avviso, già possedeva una vita felice. Infatti, era ricco e in salute e suppongo si dicesse: Purché io possa vivere sempre, non voglio più altro. Riteneva perciò come degni di affezione quei piaceri di cui appagava ambizioni vacue. Il Signore intervenne appunto a correggere - se pure fu notato da quello - usando semplicemente il termine "vita". Non disse: Se vuoi venire alla vita eterna, desiderata propriamente dal ricco, quasi già in possesso di una vita felice; neppure disse: Se vuoi entrare nella vita felice, sapendo che, se infelice, non si può chiamare vita; ma disse: Se vuoi entrare nella vita,- dove eterna, ivi felice. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Perciò, "vita" quella eterna e felice; poiché, se non è eterna, neppure è felice: se, invece, è eterna nei tormenti neppure è vita.

La vera vita è quella eterna e felice. Necessariamente eterna la vita felice.

8. 7. Com'è fratelli? Quando io domandavo se era vostro desiderio vivere, davate tutti una risposta affermativa, se volevate star bene in salute, eravate tutti per la sanità. Però, se c'è il timore che vengano meno la salute e la vita, non si tratta più di vita. Non è infatti un vivere sempre, ma un temere sempre. Sempre temere è trovarsi sempre nell'afflizione. Se la sofferenza è perenne, dov'è la vita eterna? Teniamo per certo che è felice solo la vita eterna; anzi, non c'è felicità che nella vita: infatti, se non è eterna e se non è in pienezza perpetua, indubbiamente non è felice e non è vita. Abbiamo trovato la soluzione, tutti sono d'accordo. Abbiamo certo raggiunto la meta con il pensiero, non ancora nella realtà. La realtà tutti aspirano a possederla: non c'è alcuno che non lo desideri. Sia cattivo, sia buono, la ricerca; chi è buono, però, con fiducia; chi è cattivo, sfacciatamente. Perché cerchi il bene, o malvivente? O non è la tua stessa richiesta a risponderti, quanto tu sia disonesto, pretendendo, cattivo, il bene? Non richiedi roba altrui? Allora, se cerchi il sommo bene, cioè la vita, sii buono per raggiungere il bene. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti 18. Ma, quando avremo raggiunto la vita, a che serve che io aggiunga "eterna"? A che serve che io aggiunga "felice"? Vita una volta per sempre, perché è vita quella che è, insieme, eterna e felice. Quando saremo pervenuti alla vita, avremo la certezza di vivere in essa per sempre. Infatti, se ci troveremo là e non avremo la certezza di durarvi per sempre, anche là saremo nel timore. E se ci sarà timore, ci sarà sofferenza non del corpo, ma, quel che è peggio, dell'anima. Ma quale felicità dov'è sofferenza? Avremo, quindi, la sicurezza di trovarci sempre in quella vita e che non potremo vederne la fine, perché saremo nel regno di colui del quale è stato detto: E il suo regno non avrà fine 19.

9. 7. La Sapienza, facendo conoscere la gloria dei santi di Dio, la cui morte è preziosa al suo cospetto, afferma - come avete ascoltato al termine della lettura -: E il Signore regnerà per sempre su di loro 20. Saremo dunque nel regno grande e di durata eterna e, appunto perché giusto, grande ed eterno.

Il regno di Dio è immune dai falsi sospetti, causa dei mali del mondo.

9. 8. Ivi nessuno inganna e nessuno è ingannato: là non ti capita di pensar male di un tuo fratello. Infatti, per la maggior parte, i mali del genere umano altra causa non hanno che quella dei falsi sospetti. Sei convinto di essere odiato da un tale che forse ti ama; anzi, per un ingiusto sospetto diventi acerrimo nemico di chi ti è il più grande amico. Che può fare colui al quale neghi fiducia ed è incapace di darti prova dei suoi sentimenti? Ti parla e dice: "Ti voglio bene". Ma per il fatto che potrebbe dirtelo anche mentendo (le parole di chi mentisce sono quelle stesse di chi dice il vero), non prestando tuttora fede, hai odiato. Per questo ha voluto renderti immune da questo peccato colui che ha detto: Amate i vostri nemici 21. O cristiano, vedi di amare anche i nemici, perché, da imprudente, non giunga ad odiare persino gli amici. Durante questa vita non possiamo vedere quel che siamo interiormente, finché venga il Signore e metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; e allora ciascuno avrà la sua lode da Dio 22.

Verità e conoscenza degli amici per una vita felice.

10. 9. Se adesso venisse a parlarci qualcuno di nostra indiscussa fiducia, se parlasse un Profeta, se Dio - secondo la sua volontà e ad opera di persona di sua scelta - dicesse: "Vivete tranquilli, avrete abbondanza di ogni cosa, nessuno di voi morirà, nessuno sarà infermo, nessuno avrà da soffrire; ho abolito la morte dal genere umano, non voglio che alcuno muoia", se lo dicesse, noi, come per una sicurezza raggiunta, saremmo esultanti e non vorremmo più altro. Ci sembra senz'altro così. Se udissimo questo, vorremmo immediatamente che, in più, ci venisse dato di conoscerci a vicenda quali siamo interiormente, né saremmo mal disposti per essere offuscata da diffidenza umana la nostra vista, ma vedremmo secondo la verità che è da Dio: questo per non essere turbato dal sospetto sul conto di un mio amico, di un mio vicino, che mi possa odiare, che voglia la mia rovina, fino a commettere il male prima di subirlo, proprio a causa del turbamento. Indubbiamente chiederemmo questo, chiederemmo la vita sicura e la reciproca conoscenza dei nostri sentimenti. Infatti comprendete ormai che cosa io intenda per vita; non ho intenzione di intontire piuttosto che istruire con l'insistere sull'argomento. In conclusione, oltre alla vita, vorremmo anche luce di verità per conoscere a vicenda i nostri sentimenti, per non restare ingannati da nostri sospetti, allo scopo di avere certezza circa la nostra vita senza fine, di non venir meno da essa. Aggiungi alla vita la verità, ed eccoti la vita felice. Giacché nessuno vuole essere ingannato così come nessuno vuole morire. Mostrami un uomo che voglia essere ingannato. Di coloro che sono intenzionati a ingannare se ne trovano ben molti: nessuno che voglia essere ingannato. Vedi di trarre le conclusioni per tuo conto. Non vuoi essere ingannato, non ingannare: non fare ciò che non vuoi subire. Tu che vuoi entrare nella vita dove non puoi essere ingannato, vivi in modo da escludere l'inganno. Vuoi entrare nella vita dove non puoi essere ingannato? Chi è che non lo voglia? La ricompensa procura piacere; non devi rifiutare l'opera che comporta la ricompensa. Vivi adesso la vita in cui non devi ingannare, ed entrerai in quella vita dove non puoi essere ingannato. A chi è veritiero sarà corrisposta quale mercede la verità e a chi vive rettamente nel tempo sarà corrisposta, quale mercede, l'eternità.

Cristo: via alla vita e alla verità. I martiri, seguendo Cristo, ci hanno reso accessibile la via stretta.

10. 10. Infine, fratelli, tutti vogliamo questo: la vita e la verità. Ma quale via percorriamo, lungo quale itinerario ci muoviamo? Infatti con il pensiero e il discernimento, siamo nondimeno già in grado di credere e vedere la meta cui tendiamo, sebbene non sia ancora in nostro possesso: siamo protesi verso la vita e la verità. È Cristo stesso. Che via vuoi percorrere? Egli dice: Io sono la via. Dove vuoi andare? Io sono e la verità e la vita 23.

11. 10. Ecco quanto hanno amato i martiri, per questo hanno disprezzato le cose presenti e transitorie. Non stupitevi della loro fortezza, l'amore vince il dolore. Quindi, celebriamo con animo puro la solennità della Massa Candida; e se abbiamo un vivo desiderio di raggiungere un bene tanto grande, ponendoci sulle orme dei martiri con lo sguardo rivolto al Capo dei martiri e nostro, non abbiamo timore della via stretta. Chi ha promesso è verace, chi ha promesso è fedele, chi ha promesso non può ingannare. Diciamogli dunque con integra coscienza: Seguendo le parole della tua bocca, mi sono attenuto alla via stretta 24. Perché temi le vie aspre dei patimenti e delle tribolazioni? Egli stesso vi è passato. Forse tu opponi: "Però era lui". Vi sono passati gli Apostoli, Ancora tu replichi: "Però erano gli Apostoli". Lo ammetto. Rispondi ora: in seguito vi sono passati anche molti uomini. Arrossisci: vi sono passate anche le donne. Da vecchio incontri il martirio? Non temere la morte almeno per il fatto che ci sei vicino. Sei giovane? Vi sono passati anche i giovani, che speravano ancora di vivere: vi sono passati anche i fanciulli, vi sono passate anche le fanciulle. Come può essere ancora impervia una via che si è spianata sotto i passi di molti? Ecco dunque la consueta e pressante nostra esortazione a voi rivolta, fratelli, ad evitare che celebriamo le ricorrenze dei martiri con una vuota solennità; però, non lasciamoci prendere dalla paura di imitare anche con pari fede coloro ai quali dimostriamo affezione in occasione delle loro solennità.