DISCORSO 223/E

NELLA VEGLIA DI PASQUA

Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. La tentazione da temere è quella in cui non si dà via di uscita.

1. Lo splendore e la solennità così grande di questa veglia, o fratelli, che col suo annuale ritorno mette in risalto il rinnovarsi della memoria della risurrezione del Signore, ci sollecita a ricordare e a fare quanto egli stesso disse ai suoi discepoli in vista della sua imminente passione: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione 1. Vegliamo dunque e preghiamo per non entrare in tentazione non soltanto per questa notte, ma per tutto il tempo della vita presente, che sulla terra è tutta una tentazione. Proprio così sta scritto: Non è forse tutta una tentazione la vita dell'uomo sulla terra2. Ora l'entrare nella tentazione non è niente, quanto piuttosto l'essere accalappiato e trascinato dentro la tentazione, ossia esserne ingannato e travolto o, per dirla con una parola sola, esser vinto dalla tentazione; e allora che altro si può fare per tutta la notte di questa vita, in cui noi dobbiamo esser giorno con la luce della fede, se non quanto il Signore ha raccomandato ai suoi discepoli: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione? Si tratta di una veglia interiore perché non si addormenti la fede, non marcisca la speranza, non si raffreddi la carità, per cui con fede vigile, con speranza inconcussa, con carità ardente, per tutto questo tempo nel quale ci aggiriamo nella notte di questo secolo, diciamo con preghiera assidua: Non c'indurre in tentazione 3. In questo modo con il suo aiuto noi facciamo quel che il Signore ci dice: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione 4. E se davvero non c'è da aver paura quando si entra nella tentazione purché se ne possa anche venir fuori (e per questo dice l'apostolo Giacomo: Considerate motivo di gaudio, fratelli miei, le varie tentazioni cui potete essere sottoposti 5), non resta che riporre la fiducia in quel che dice l'apostolo Paolo: Dio è fedele e non permetterà che voi siate tentati al di sopra delle vostre forze, ma insieme alla tentazione vi darà anche la via di uscita per poterla sostenere 6. Su questa via d'uscita non è assurdo pensare che anche nel sacro cantico noi siamo avvertiti, là dove si legge: Il Signore ti protegga quando entri e quando esci 7; ossia che in questa specie di fornace egli non solo non ci consenta di entrare, se non siamo vasi di argilla ben formati, ma anche che ne possiamo uscire ancora integri; infatti sta scritto: La fornace prova i vasi del vasaio, e la tentazione prova gli uomini giusti 8. E se così stanno le cose, vuol dire che quando il Signore disse ai suoi discepoli: Vegliate e pregate per non entrare in tentazione 9, egli vedeva che nella sua passione gravava un peso così grande da desiderare che essi non entrassero in quella tentazione, e da cui non li vedeva ancora capaci di uscire. Per questa stessa ragione anche al beatissimo apostolo Pietro aveva già detto: Per ora tu non mi puoi seguire, ma più tardi mi seguirai. Costui però credeva che ormai non solo avrebbe potuto seguirlo, ma precederlo addirittura, e disse: Darò la mia vita per te 10; ma quando i venti furibondi della passione del Signore si scatenarono e con inaudita violenza sconvolsero il mare che stavano navigando, egli sarebbe stato affondato dalla domanda di una servetta, se, implorando immantinente pietà con le lacrime, non fosse stato salvato dalla destra del Signore. Perciò, fratelli, vegliamo e preghiamo per non entrare in tentazioni che non siamo in grado di sostenere, o perché in quelle in cui dovremo entrare ci sia data la via d'uscita per sopportarle o la sopportazione per uscirne; e non succeda che, entrati nella tentazione senza via di uscita, finiamo come piedi nei ceppi, come bestie nelle reti, come uccelli nei lacci.

Col battesimo veniamo liberati dalle tenebre come attraversando il Mar Rosso.

2. E che questo non succeda ce lo concederà lui, il Signore, al quale abbiamo cantato che ha mirabilmente trionfato; egli nel lavacro della rigenerazione ci ha già dato quanto abbiamo cantato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere 11. Tutti i nostri peccati del passato infatti, che ci inseguivano alle spalle, li ha sommersi e distrutti nel battesimo. Gli spiriti immondi governavano queste nostre tenebre come fossero loro giumenti, ossia loro strumenti, e le spingevano come cavalli dove essi volevano; per questo l'Apostolo li chiama reggitori di queste tenebre 12. Ora siccome da questo siamo stati liberati col battesimo come passando per il Mar Rosso, rosso cioè per il sangue santificante del Signore crocifisso, non voltiamoci più indietro col cuore verso l'Egitto, ma attraverso le varie tentazioni del deserto, con la sua guida e protezione, camminiamo verso il regno.