DISCORSO 152

 

DALLE PAROLE SEGUENTI DELL'APOSTOLO (ROM 7, 8. 1-4); FINO A:
DIO HA MANDATO IL PROPRIO FIGLIO IN UNA CARNE SIMILE A QUELLA DEL PECCATO ", ECC.

 

Non c'è difficoltà nell'oscurità del senso quando aiuta lo Spirito Santo.

1. La Carità vostra deve ricordare che ho trattato per voi una questione difficilissima da una Lettera dell'apostolo Paolo [nel discorso precedente], in cui egli dice: Infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto, quello io faccio 1. Perciò quelli che siete intervenuti ricordate: siate ora presenti con lo spirito per aggiungere questo a ciò che avete ascoltato. Prosegue infatti la lettura che è stata proclamata oggi, che certamente il lettore ha iniziato da quel punto. Dio ha mandato il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e, in vista del peccato, ha condannato il peccato nella carne; perché la giustizia della legge si adempisse in noi, in modo che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito 2. Ma il testo che è stato letto allora e non è stato commentato, è questo che segue: Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio; con la carne, invece, la legge del peccato. Non c'è più dunque nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 3. E segue ciò che è stato letto oggi: Dio ha mandato il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato. Non c'è difficoltà nell'oscurità del senso quando aiuta lo Spirito Santo. Così ci aiuti per le vostre preghiere; perché è preghiera a Dio lo stesso desiderio, in quanto volete capire. Bisogna quindi che da lui vi attendiate l'aiuto. Noi infatti, come contadini nel campo, lavoriamo all'esterno. Ma se non ci fosse alcuno che operasse all'interno, né il seme si fisserebbe al terreno, né la cima spunterebbe nel campo, né potrebbe irrobustirsi lo stelo e giungere a diventare tronco; né rami, né frutti, né foglie potrebbero nascere. Per questo appunto l'Apostolo, facendo distinzione tra il lavoro degli operai e l'azione del Creatore, ha detto: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha fatto crescere. E ha aggiunto: Né chi pianta è qualche cosa, né chi irriga, ma Dio che fa crescere 4. Se Dio non fa crescere all'interno, è inutile questa voce che risuona alle vostre orecchie. Se invece fa crescere, ha valore un qualche cosa che piantiamo e irrighiamo, e non è inutile la nostra fatica.

Si tratta il medesimo argomento.

2. Vi ho già detto che quanto afferma l'Apostolo: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne, invece, la legge del peccato 5, va inteso in questo modo: che alla carne dovete concedere niente di più dei desideri, senza i quali non può esistere. Ma, se avrete assecondato desideri perversi, e non avrete combattuto contro di essi, vinti, piangerete; ed è auspicabile che finiate col piangere, per non perdere sensibilità al rimorso. Quindi, per quanto è nei nostri voti, nella nostra volontà, nella nostra preghiera, quando diciamo: Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male 6, aspiriamo certamente a questo: a che non esistano desideri perversi nella nostra carne. Ma non siamo in grado di conseguirlo finché viviamo quaggiù. Per questo afferma: Ma non c'è in me la capacità di attuarlo 7. Che ho il potere di fare? Non assecondare il desiderio perverso. Non c'è in me la capacità di attuare di non avere un desiderio perverso. Rimane, in questa lotta che, rifiutandosi la mente di consentire agli appetiti perversi, tu serva la legge di Dio; e non che tu serva la legge del peccato, mentre la carne ribolle di concupiscenza al di fuori del tuo assenso. La carne segue i suoi desideri; segui anche tu i tuoi. I desideri suoi da te non vengono soffocati, non vengono spenti; che non si estinguano i tuoi, così che, impegnandoti nella lotta, tu non sia fatto schiavo perché vinto.

Il male della concupiscenza nei battezzati non comporta colpa.

3. Così l'Apostolo prosegue dicendo: Non c'è più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù 8. Anche se hanno gli appetiti della carne, che non assecondano, e se la legge nelle loro membra si oppone alla legge della loro mente, e vuole renderla schiava, tuttavia è perché, per la grazia del Battesimo e del lavacro della rigenerazione, è stata cancellata anche la stessa colpa con la quale eri nato. E tutto ciò che anteriormente hai consentito alla perversa concupiscenza - sia si tratti di qualsiasi turpitudine, sia di qualsiasi delitto, sia di qualunque maligno pensiero, sia di qualunque cattiva espressione -, tutte queste colpe sono state cancellate in quel fonte nel quale sei entrato schiavo, da dove sei uscito libero; dunque, poiché le cose stanno così: Non c'è più alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù 9. Prima c'è stata, ora non ce n'è alcuna. Da uno solo tutti condannati. La generazione aveva fatto questo male, la rigenerazione ha fatto questo bene. La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 10. E' presente nelle membra, ma non ti rende colpevole. Ne sei stato liberato; da libero, combatti; ma bada a non lasciarti vincere, per diventare di nuovo schiavo. Ti affatichi lottando ma ti rallegrerai nel trionfo.

Si deve evitare l'errore dei Manichei.

4. Ma vi ho detto, e dovete ricordarlo in particolar modo, perché non sia che, forse a causa di questa lotta - senza la quale l'uomo non può esistere, anche colui che vive nella giustizia: anzi è chi vive nella giustizia a trovarsi in essa, giacché chi non vive secondo giustizia non combatte ma si lascia sedurre -, a causa dunque di ciò arriviate a pensare all'esistenza di due nature derivanti da princìpi opposti, come vaneggiano i Manichei, come se il corpo non proceda da Dio. E' falso. Sia l'anima che il corpo procedono da Dio. Ma la natura umana, a causa del peccato, meritò questa lite in se stessa. E' dunque un'infermità: viene risanata, e sparisce. Il contrasto che ora esiste tra lo spirito e la carne è ordinato alla concordia; lo spirito si sforza in questo senso, a che la carne sia in armonia con esso. Allo stesso modo che in una casa abbiano un litigio il marito e la moglie; il marito deve preoccuparsi di questo, di rendere remissiva la moglie. La moglie resa docile si assoggetti al marito; sottomessa la moglie al marito, ecco la pace nella casa.

Triplice legge: la legge del peccato, la legge della fede, la legge delle opere.

5. Ma avendo detto: La legge dello spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, ha presentato tali leggi alla nostra comprensione. Consideratele e distinguete: tale discernimento è molto necessario per voi. La legge - ha detto - dello spirito di vita, ecco una legge; ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, ecco una seconda legge. E prosegue: Ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 11, ecco una terza legge. Oppure una sola legge è forse la sintesi delle due? Indaghiamo e, con l'aiuto del Signore, accertiamocene. Di quella legge buona che ha detto? La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Non ha detto che questa sia stata senza efficienza: Ti ha liberato - ha detto - la legge dello spirito di vita dalla legge del peccato e della morte. Quella legge buona ti ha liberato da questa legge cattiva. Qual è dunque la legge cattiva? Nelle mie membra vedo un'altra legge che muove guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra 12. Per quale ragione anch'essa è chiamata " legge "? E' perfettamente giusto. Si è verificato in modo del tutto legittimo che all'uomo, il quale non volle obbedire al suo Signore, non fosse soggetta la propria carne. Sopra di te il tuo Signore, soggetta a te la tua carne. Obbedisci al più grande di te, perché ti serva chi è inferiore a te. Hai disprezzato chi ti è superiore, sei tormentato da ciò che ti è inferiore. Questa è dunque la legge del peccato, questa è anche la legge della morte. Infatti, a causa del peccato, la morte. Il giorno che ne mangiaste, morireste 13. Perciò questa legge del peccato seduce lo spirito e si sforza di assoggettarlo. Ma mi compiaccio della legge di Dio secondo l'uomo interiore 14. Appunto per questo avviene quella lotta, e proprio in quel combattimento si dice: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 15. Allora come ti ha liberato quella legge dello spirito di vita? Anzitutto ha dato il perdono di tutti i peccati. Questa è infatti la legge di cui nel Salmo si dice a Dio: Abbi pietà di me secondo la tua legge 16. Legge di misericordia, legge di fede, non di opere. Qual è allora la legge delle opere? Avete già sentito esporre la legge buona della fede: La legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Avete sentito anche dell'altra legge del peccato e della morte. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente. Questa è dunque la legge che è stata nominata al terzo posto, quasi non raggiunga non so che cosa; ma quella legge dello spirito di vita porta a compimento, perché ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Pertanto tale legge, che è stata nominata al terzo posto, la stessa legge che fu data al popolo per mezzo di Mosè sul monte Sinai, proprio questa è detta la legge delle opere. Questa sa minacciare, non soccorrere; sa comandare, non aiutare. E' proprio la legge che ha detto: Non desiderare. Al riguardo dice l'Apostolo: Non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare. E a che mi ha giovato l'aver detto la legge: Non desiderare? Il peccato infatti, prendendo occasione da questo comandamento, mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte 17. Mi è stato imposto di non desiderare, e non ho osservato i comandi ma sono stato vinto. Prima della legge sono stato peccatore; ricevuta la legge, sono stato trasgressore. Il peccato infatti, prendendo occasione da questo comandamento, mi ha sedotto e, per mezzo di esso, mi ha dato la morte.

La Legge di Mosè è difesa contro i manichei.

6. Così - dice - la legge è veramente santa. Buona è dunque anche questa legge (perché anche questa riprovano i Manichei, come la carne). Di essa dice l'Apostolo: Così la legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene è allora diventato morte per me? No davvero! Ma il peccato per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. Sono parole dell'Apostolo, considerate e state attenti. Così la legge è veramente santa. Che così santo quanto: Non desiderare? Non sarebbe colpevole la prevaricazione della legge se questa stessa non fosse buona. Se non fosse infatti buona, non sarebbe invero una colpa trasgredire una cosa cattiva. Poiché in realtà è una colpa trasgredirla, di conseguenza è buona. Che così buono quanto: Non desiderare? Quindi la legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Come insiste! come inculca! Quasi grida contro i calunniatori. Che dici, Manicheo? E' cattiva la legge che è stata data per mezzo di Mosè? E' cattiva, dicono. Che mostruosità! Che sfacciataggine! Tu hai detto una volta sola: " cattiva "; ascolta l'Apostolo che dice: La legge è veramente santa e santo e giusto e buono è il comandamento. Finalmente tu taci? Ciò che è bene - dice - è allora diventato morte per me? No davvero. Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene. Anche qui dice: servendosi di ciò che è bene, e così accusa il reo senza cessare di lodare la legge. Servendosi di ciò che è bene - dice - mi ha procurato la morte. Per quale bene? Il comandamento. Per quale bene? La legge. Come ha procurato la morte? Per rivelarsi peccato; perché apparisse oltre misura peccato, peccando servendosi del comandamento 18. Perciò, oltre misura. Quando peccava, mancando il comandamento, era cosa abituale; quando peccò, servendosi del comandamento, oltrepassò la misura. Infatti quando uno non si trova di fronte ad un divieto, ritiene di agire bene; ricevuto il divieto, comincia a non voler fare: è vinto, è sedotto, è soggiogato; non gli resta altro che invocare la grazia, poiché non ha potuto osservare la legge.

Tre leggi.

7. E per questo, quella legge, di cui è stato detto: Infatti la legge dello spirito di vita ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 19, è la legge della fede, è la legge dello Spirito, è la legge della grazia, è la legge della misericordia. In realtà quella del peccato e della morte non è la legge di Dio, ma del peccato e della morte. Quell'altra, in verità, di cui dice l'Apostolo: La legge è santa e santo e giusto e buono il comandamento 20, è la legge di Dio, ma dei fatti, la legge delle opere; la legge delle opere, quella che impone, non giova; è la legge che ti rivela il peccato, non lo cancella. Da una legge ti è rivelato il peccato, da un'altra viene cancellato. Due sono i Testamenti: il Vecchio e il Nuovo. Ascolta le parole dell'Apostolo: Ditemi voi che volete essere sotto la legge: non sentite forse che dice la legge? Sta scritto infatti che Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla libera. Ma quello dalla schiava è nato secondo la carne; quello dalla donna libera in virtù della promessa. Ora, tali cose sono dette per allegoria. Queste infatti sono i due Testamenti, uno quello del monte Sinai, che genera nella schiavitù rappresentata da Agar, schiava di Sara, che fu data ad Abramo e generò schiavo Ismaele. E' dunque il Vecchio Testamento, rappresentato da Agar, che genera nella schiavitù. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre 21. Così i figli della grazia sono i figli della libera: i figli della lettera sono i figli della schiava. Cerca i figli della schiava: La lettera uccide. Cerca i figli della libera: Lo spirito, invece, dà vita 22. La legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte, da cui non ti ha potuto liberare la legge della lettera. Infatti ciò era impossibile alla legge perché la carne la rendeva impotente 23. Poiché la tua carne era ribelle, la tua carne ti assoggettava; ascoltava la legge e più stimolava la tua concupiscenza. Perciò la legge della lettera era resa impotente a causa della carne; per questo alla legge della lettera era impossibile liberare dalla legge del peccato e della morte.

Solo la carne di Cristo non è carne di peccato.

8. Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato 24, non nella carne del peccato. Davvero nella carne, ma non nella carne del peccato. Perciò, ogni altra carne degli uomini è carne del peccato; la sola carne di lui non è carne del peccato, perché la madre non lo concepì dalla concupiscenza, ma dalla grazia. Avendo tuttavia la somiglianza della carne del peccato, per questo poté essere e allevato, e aver fame, e aver sete, e dormire, e affaticarsi, e morire. Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato.

In vista del peccato, come in Cristo è condannato il peccato.

9. E in vista del peccato egli ha condannato il peccato nella carne. In vista di quale peccato? Che peccato? In vista del peccato egli ha condannato il peccato nella carne; perché la giustizia della legge si adempisse in noi. Si adempia ormai in noi quella giustizia della legge; ormai quella giustizia che è comandata si adempia in noi per mezzo dello Spirito che aiuta: cioè per mezzo dello Spirito di vita, la legge della lettera si adempia in noi, che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo Spirito 25. Allora in vista di che peccato, quale peccato ha condannato il Signore? Vedo, vedo certo quale peccato ha condannato, vedo perfettamente: Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo 26. Quale peccato? Egli ha condannato ogni peccato, ogni nostro peccato. Ma con che peccato? Egli non aveva peccato; di lui è stato detto: Egli non commise peccato, né si trovò inganno nella sua bocca 27. Assolutamente nessuno, né ereditandolo, né aggiungendolo personalmente; non ebbe alcun peccato, né di origine né di ingiustizia personale. La vergine ne dimostra l'origine; anche la sua santa condotta di vita dimostra a sufficienza che egli non ha commesso nulla che fosse degno di morte. Per questo afferma: Ecco, viene il principe di questo mondo (indicando il diavolo), ma in me non troverà nulla. Non troverà motivo di farmi morire il principe della morte. E allora perché muori? Ma perché tutti sappiano che io faccio la volontà del Padre mio. Andiamo via da qui 28. E s'incamminò alla passione, verso la morte, morte volontaria, non di necessità, ma per libera decisione. Ho il potere di offrire la mia vita e il potere di riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso e di nuovo la riprendo 29. Se ti stupisci del suo potere, comprendi la sua maestà. Cristo parla come parla Dio.

L'opinione di alcuni sul passo dell'Apostolo.

10. Allora con quale peccato condannò il peccato? Alcuni trovarono un modo d'intendere e giunsero ad una interpretazione ammissibile. Ma, a mio modo di vedere, fu tuttavia ridottissima la loro possibilità d'indagare che cosa abbia voluto dire l'Apostolo. Non dettero, però, un'interpretazione distorta: a voi dico prima questa, quindi espongo il mio pensiero e ciò che la stessa divina Scrittura afferma essere assolutamente certo. Richiedendosi loro: Con quale peccato condannò il peccato? Aveva il peccato? Risposero così: Con il peccato condannò il peccato, con il peccato non suo; tuttavia con il peccato condannò il peccato. Di chi il peccato allora, se non con il suo? Con il peccato di Giuda, con il peccato dei Giudei. Come infatti versò il sangue in remissione dei peccati? Perché fu crocifisso. Da chi fu crocifisso? Dai Giudei. Chi il traditore? Giuda. Giuda lo tradì quando i Giudei gli diedero la morte. Fecero bene o peccarono? Peccarono. Ecco con quale peccato condannò il peccato. E' stato detto bene ed è stato detto con verità, perché anche con il peccato dei Giudei Cristo condannò ogni peccato, perché, facendosi quelli persecutori, versò il sangue con il quale cancellò ogni peccato. Nondimeno, fa' attenzione a quel che vuol dire l'Apostolo in un altro passo: In nome di Cristo - egli dice - noi fungiamo da ambasciatori, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo in nome di Cristo, cioè come se Cristo vi supplicasse, noi vi supplichiamo in suo nome, lasciatevi riconciliare con Dio. E prosegue: Colui che non aveva conosciuto peccato... Dio - con il quale vi supplichiamo di essere riconciliati -, fece peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare giustizia di Dio per mezzo di lui 30, colui che non aveva conosciuto peccato, cioè Cristo-Dio, lui il Cristo, che non aveva conosciuto peccato. Si può forse intendere qui il peccato di Giuda, il peccato dei Giudei, il peccato di qualsiasi altro uomo, dal momento che senti dire: Colui che non aveva conosciuto peccato lo fece peccato in nostro favore? Chi? Nei confronti di chi? Dio nei confronti di Cristo, Dio fece Cristo peccato in nostro favore. Non ha detto: Dio lo fece peccatore in nostro favore, ma lo fece peccato. Se è un'empietà dire che Cristo abbia peccato, chi può tollerare che Cristo sia " peccato "? Eppure non possiamo contraddire l'Apostolo. Non gli possiamo dire: Che è ciò che vai dicendo? Poiché, dicendolo all'Apostolo, lo diciamo a Cristo stesso. Afferma infatti in un altro passo: O magari volete averne una prova che Cristo parla in me31

Una più certa interpretazione dell'Apostolo. In che modo Cristo fu trattato da peccatore.

11. Com'è dunque? La Carità vostra veda di comprendere un grande e profondo mistero. Sarete felici se ne avrete desiderato la comprensione e giungerete ad amarlo. Veramente, precisamente, Cristo Signore nostro, Gesù Salvatore nostro, Redentore nostro è stato fatto peccato perché noi fossimo giustizia di Dio in lui. In che modo? Ascoltate la legge. Coloro che conoscono sanno quel che io dico; e quelli che non conoscono leggano, oppure ascoltino. Nella legge erano chiamati " peccati " anche i sacrifici che si offrivano per i peccati. Quando la vittima per il peccato veniva portata, eccoti che dice la legge: I sacerdoti posino le loro mani sul peccato 32; cioè sulla vittima per il peccato. E che altro è Cristo se non sacrificio per il peccato? Come anche Cristo - dice - vi ha amato, e ha dato se stesso per voi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore 33. Ecco con quale peccato condannò il peccato: con il sacrificio che egli divenne per i peccati, con esso condannò il peccato. Proprio questa è la legge dello spirito di vita, la quale ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte 34. Perché quella legge, l'altra, la legge della lettera, la legge che comanda è senza dubbio buona; santo, e giusto e buono il comandamento 35; ma era impotente a causa della carne 36; dunque ciò che comandava non si poteva adempiere in noi. Così una legge, come dicevo inizialmente, ti può far conoscere il peccato, l'altra lo può cancellare; la legge della lettera può far conoscere il peccato, la legge della grazia può togliere il peccato.