DISCORSO 61/A

SULL'ESORTAZIONE DEL SIGNORE:
"
CHIEDETE E VI SARÀ DATO"

1. Poiché Dio ha voluto che non partissi di qui debitore, riconosco che è tempo di mantenere quanto ho promesso. Ecco perché anche oggi abbiamo fatto leggere lo stesso passo del Vangelo che fu letto quando mi scusai, affinché quanto allora vi sottraemmo, spinti da necessità, ora lo restituiamo spinti dalla carità. Ma in verità per considerare e spiegare tutte le parole del medesimo passo non ci basta il tempo, né le nostre forze sono sufficienti a questo compito. Tuttavia, con l'aiuto del Signore, diremo come possiamo ciò ch'è soprattutto necessario dire.

Impostazione di un problema.

2. Il Signore ci ha esortato a chiedere, a cercare, a bussare, dicendo: Chiedete e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve e chi cerca troverà e a chi bussa verrà aperto 1. Queste parole innanzi tutto sollevano il seguente problema che dev'essere risolto nella misura delle nostre forze. Sappiamo che molti chiedono e non ricevono, cercano e non trovano, bussano e non viene loro aperta la porta. In che modo dunque chiunque chiede, riceve? Infatti sebbene tutto ciò sembri detto tre volte e con tre verbi, si riduce a una sola petizione. Chiedete, cercate, bussate; tutto ciò è: chiedete. Sappiamo ciò dalla conclusione in cui dice: Se voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, guanto più il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono 2. Non dice: "a quelli che cercano o a quelli che bussano", ma tutte e tre le espressioni le racchiude nell'unico verbo: a quelli che le chiedono.

S. Paolo non riceve, i demoni ricevono.

3. Perché dunque molti chiedono e non ricevono, se chiunque chiede riceve? Forse sbagliamo riguardo a quel che pensiamo di chiedere e di non ricevere? Per non parlare degli esempi quotidiani che conosciamo, la stessa Scrittura attesta che l'apostolo Paolo chiese che si allontanasse da lui un inviato di Satana, ma non l'ottenne 3. Eppure troviamo che dei cattivi chiesero e ricevettero, mentre dei buoni chiesero ma non ottennero. Che c'è di peggio dei demoni? Eppure chiesero [di entrare] nei porci e l'ottennero 4. Si trova inoltre che Dio non adempì il desiderio degli Apostoli, mentre adempì quello dei demoni. Dubitiamo forse che quelli appartengono a Dio e regneranno al di sopra degli altri con Cristo, e che i demoni invece bruceranno in eterno con il diavolo loro capo? Che diremo dunque? Che il Signore conosce quelli che sono suoi 5, e ciascuno di loro che chiede, riceve.

Richieste che Dio esaudisce e richieste che Dio non ascolta.

4. Resta però ancora una difficoltà derivante dall'Apostolo. Egli infatti apparteneva al numero di quelli che sono di Colui che fa questa affermazione: Il Signore conosce quelli che sono suoi. Dunque tutti quelli che sono suoi chiedono e ricevono e nessuno di essi chiede e non riceve. Ma domandiamoci: "che cosa?". Poiché le cose che si chiedono per la presente vita temporale alle volte ci giovano, alle volte ci nuocciono. Quando Dio sa che nuocciono, non le dà ai suoi che le desiderano e le chiedono, allo stesso modo che neppure il medico dà tutto ciò che chiede il malato e, poiché gli vuol bene, rifiuta di dargli ciò che, se non l'amasse, gli concederebbe. Esaudisce dunque tutti i suoi in vista dell'eterna salvezza, ma non tutti per soddisfare un desiderio temporale. Non esaudisce quindi riguardo a una cosa al fine di esaudire riguardo a un'altra. In realtà anche il malato, dal quale abbiamo tratto la similitudine, quando chiede al medico ciò che questi sa esser dannoso, desidera di avere dal medico soprattutto la salute. Il medico dunque, per accordare al malato ciò che giova per la sua sanità, non accontenta la sua volontà. Considera quindi le stesse parole. Quando l'Apostolo non ricevette ciò per cui aveva pregato tre volte il Signore, si sentì dire: Ti basta la mia grazia, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza 6. Perché desideri che ti sia tolto il tormento della carne, che hai ricevuto affinché non t'insuperbissi per le rivelazioni [che ti sono state fatte]? Tu chiedi ciò, perché non sai che cosa ti giova. Affidati al Medico. La sofferenza che ti ha inflitta è aspra, ma è utile: ti procura dolore, ma produce sanità. Vedi il fine e godi di ciò che ti è stato rifiutato e cerca di comprendere ciò che ti è stato accordato. Quale fine? La virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Sopporta la malattia, se desideri la guarigione. Sopporta dunque la debolezza, se desideri la perfezione, poiché la virtù diventa perfetta attraverso la debolezza. Orbene, perché tu sappia che non sei abbandonato, ti basti la mia grazia.

Dio ci arma per conquistare la vita eterna.

5. Per questo motivo ammonisco anzitutto la Carità vostra, perché so e lo sappiamo tutti e non possiamo fingere [di non saperlo], (poiché colpiscono gli occhi anche di coloro che non vogliono [vedere] i miracoli di guarigioni che si compiono ogni giorno grazie alle reliquie del beatissimo e gloriosissimo martire presente in questo luogo), ma senza dubbio alcuni chiedono, ma non ricevono. Essi però non devono considerarsi abbandonati. Interroghino anzitutto il proprio cuore, se chiedono con fede. Chiunque chiede con fede, riceve utilmente, ma talvolta non riceve utilmente. Quando [Dio] non guarisce il corpo, vuol guarire l'anima. Devi dunque credere ch'è vantaggioso per te quel che vorrà Colui che ti ha chiamato nel regno eterno. Che cos'è infatti ciò che desideri come un gran bene? Ti ha promesso la vita eterna, ti ha promesso il regno in compagnia con gli angeli, ti ha promesso un riposo senza fine. Cos'è che adesso non ti dà? Non è forse vana la salute degli uomini 7? Non è forse vero che tutti quelli, che vengono guariti, senza dubbio morranno? Quando verrà la morte, tutte le cose passate svaniranno come fumo. Al contrario, quando verrà la vita che ci è stata promessa, essa certamente non avrà fine. Per conquistarla ti arma, ad essa ti prepara, per essa ti equipaggia Colui che adesso ti rifiuta qualcosa. Ma se otterrai la guarigione, poiché hai avuto fede e l'hai chiesta - poiché non si fa male a chiedere una cosa, anche se talvolta con utilità non viene concessa - ricevila e fanne buon uso. Chi infatti, una volta guarito, comincia a darsi alla lussuria, non sarebbe meglio che rimanesse malato? Quando dunque riceverai la salute temporale, volgila a un buon uso, affinché col beneficio concesso uno si metta a servire Colui che l'ha dato. Nemmeno devi vantarti nei confronti d'un altro che forse ha chiesto [la stessa grazia] e non l'ha ricevuta, e non dire nel tuo cuore: "Io ho più fede di lui". Poiché per questo motivo hai udito poco fa nel Vangelo: Non giudicate affinché non siate giudicati 8. Che significa: Non giudicate, se non riguardo alle cose occulte? Poiché a chi mai è proibito giudicare le azioni manifeste, dal momento che la Scrittura in un altro passo dice: Le azioni manifeste sono per voi; quelle occulte invece appartengono al Signore Dio vostro 9? Vale a dire: Le azioni manifeste lasciatele al vostro giudizio; quelle occulte invece lasciatele giudicare al vostro Dio. Infatti, come fai a sapere se per caso non è più forte di te uno che ha chiesto la salute temporale e gli è stata negata? Ha chiesto e non ha ricevuto. Ma che cosa ha chiesto? La salute corporale. Forse la sua fede è più salda della tua e perciò tu l'hai ricevuta perché, se non l'avessi ricevuta, saresti caduto nello sconforto. Non ho detto ciò affermando, ma ho detto " forse ", per non fare ciò che proibisco, cioè per non osare di pronunciare una sentenza su cose occulte. Talora infatti uno non riceve perché chiede senza fede; talora invece non riceve perché è più forte di te, perché Dio vuole esercitare la sua pazienza, come abbiamo detto a proposito dell'Apostolo. Egli era molto forte ma non era ancora perfetto, sicché udì rispondersi: La virtù si perfeziona nella debolezza 10.

Varie preghiere di S. Paolo non esaudite.

6. Sappiamo ch'essi - lo proclamano le loro lettere - guarirono i malati con la loro parola. Lo stesso apostolo Paolo disse a un tale: Enea, alzati e metti in ordine il tuo letto 11. Quello, malato da molto tempo, [si alzò] guarito all'improvviso, e riassettò il proprio letto. Tuttavia il medesimo [Apostolo] dice di un suo discepolo: Tròfimo l'ho lasciato a Mileto, perché si era ammalato 12. Guarisci uno sconosciuto nel luogo dove giungi e [nella città] da cui parti lasci malato un tuo discepolo? A proposito di Epafrodito, che cosa dice? Era triste, dice, poiché avevate saputo ch'era malato. Infatti è stato malato fin quasi al punto di morte 13. Che difficoltà aveva l'apostolo Paolo a guarire anche lui con le sue parole ed evitare che arrivasse quasi in punto di morte? Ma Dio - dice - ha avuto compassione di lui, e non solo di lui ma anche di me, perché non avessi tristezza aggiunta a un'altra tristezza 14. Sembra che desiderasse ch'egli guarisse. Se lo desiderava, certamente pregava anche e tuttavia, pur pregando, non otteneva [la grazia]. Tuttavia, appena l'ottenne, rese grazie poiché l'aveva ottenuta anche se a stento. Al beato Timoteo consiglia un rimedio per guarire. Fece alzare con la parola quello paralitico da molto tempo, mentre non poté guarire con la sua parola la debolezza di stomaco del suo carissimo e intimamente unito al suo cuore e, come lo chiama egli stesso, suo discepolo e vero fratello. Eppure gli dice: Smetti di bere solo acqua, ma fa' uso anche di un po' di vino per via del tuo stomaco e delle tue frequenti indisposizioni 15. Ciò basti per quanto volevo ammonire la Carità vostra affinché non vi prendiate gioco e giudichiate male coloro che per caso chiedono e non ricevono, o vi scoraggiate se per caso chiedete e non ricevete, o vi vantiate superbamente nei confronti di coloro che non ricevono, mentre voi chiedete e ricevete.

Siamo figli cattivi di un buon Padre.

7. Che vuol dire dunque che assolutamente tutti coloro i quali sono di Dio chiedono e ricevono, cercano e trovano, bussano e viene loro aperto? Se infatti non fosse così, la Verità non direbbe: Chiunque chiede, riceve 16. Che significa ciò? Dove si trova? Cerchiamo nello stesso passo se per caso troviamo quel che cerchiamo. Si trova lì, proprio lì si trova. Riconosciamo noi stessi nelle parole in cui ascoltiamo che siamo cattivi. Dice infatti: Voi, pur essendo cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli. Con quanta maggior ragione il Padre vostro celeste darà cose buone a quelli che gliele chiedono? 17. Chiama buono il Padre nostro e noi cattivi. Che dire dunque? È Padre buono dei cattivi il sommo Dio? Per quanto sembri assurdo, tuttavia non possiamo negarlo. La Verità dichiara: Se voi, pur essendo cattivi - perché contraddiciamo la Verità? - sapete dare cose buone ai vostri figli. Ai nostri figli diamo cose buone che tuttavia non li rendono buoni. Se dunque noi possiamo dare cose buone che non rendono buoni e tuttavia sono buone, che ci rimane da chiedere a Dio se non le cose buone per mezzo delle quali diventiamo buoni? Veniamo biasimati quando ci vien detto: pur essendo cattivi. Eppure ci è stato mostrato chiaramente come sommamente buono il Padre nostro ch'è in cielo. Non ci vergogniamo di essere cattivi in presenza di un tal Padre? O al contrario egli vorrebbe essere il Padre d'individui cattivi, se volesse lasciarli esser cattivi, se volesse che noi restassimo sempre cattivi? Se dunque noi siamo cattivi e abbiamo un Padre buono, dobbiamo chiedere, cercare, bussare, finché egli ch'è buono ci renda buoni, perché non abbia figli cattivi. E fino a qual punto uno diventa ora buono? Fino a qual punto? Per quanti progressi potrà fare, dovrà lottare contro le passioni, dovrà lottare contro gli appetiti sensuali. Per quanti progressi farà, anche se uno avesse pace da parte delle cose che sono dentro o al di fuori di lui, avrà da sostenere guerra con se stesso, dovrà sostenere lotte con se stesso e non cesserà di lottare sotto lo sguardo di Colui ch'è pronto ad aiutarne lo sforzo e a premiarne la vittoria. Quando qui sarà passato ogni disaccordo, ogni dissidio che siamo noi, poiché la nostra debolezza morale e il nostro dissidio non è un'altra natura a noi contraria, ma la nostra debolezza morale è in certo qual modo la natura abituale [...]. Non eravamo così nel paradiso; nulla si ribellava a noi che derivasse da noi. Abbandonammo Colui col quale eravamo in pace e cominciammo ad avere guerra con noi stessi. Ecco la nostra miseria. E gran cosa è in questa vita non lasciarsi vincere in questa guerra. Poiché in questa vita non possiamo essere privi di nemici. Ma ci sarà la vita ultima quando non avremo alcun nemico né fuori né dentro di noi: l'ultimo nemico ad esser distrutto sarà la morte 18. Allora abiteremo beati nella casa di Dio e per tutti i secoli lo loderemo 19. Amen.