OMELIA 78

Il Padre è più grande.

Il Padre è più grande del Figlio che ha assunto la natura di servo, ma il Figlio e il Padre sono una cosa sola, perché il Figlio è di natura divina ed è pari a Dio.

1. Abbiamo ascoltato, o fratelli, le parole che il Signore rivolse ai discepoli: Non si turbi il cuor vostro né si sgomenti; avete udito che io vi ho detto: Vado e torno a voi; se mi amaste, godreste che vado al Padre, perché il Padre è più grande di me (Gv 14, 27-28). Il fatto che egli se ne andava, anche se prometteva di tornare, era tale da turbare e spaventare il loro cuore, in quanto, durante l'assenza del pastore, il lupo poteva assalire il gregge. Ma Cristo, che era ad un tempo uomo e Dio, se come uomo si allontanava, come Dio non li abbandonava. Se ne andava con la sua umanità, rimaneva con la sua divinità; se ne andava con la sua umanità per cui poteva occupare solo un determinato luogo, rimaneva con la sua divinità per cui era onnipresente. Perché dunque il loro cuore si sarebbe dovuto turbare e sgomentare se egli, pur sottraendosi agli occhi, restava presente nel loro cuore? Quantunque anche Dio, il quale è dappertutto, si allontana dal cuore di coloro che lo abbandonano non con i piedi ma con i loro cattivi costumi; e invece viene in coloro che si volgono a lui non con il viso ma con la fede, e a lui si avvicinano non con il corpo ma con l'anima. Ora, affinché si intendesse che aveva detto: Vado e vengo a voi in quanto uomo, soggiunge: Se mi amaste, godreste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. In quanto dunque il Figlio non è uguale al Padre, deve tornare al Padre, e di là dovrà di nuovo venire a giudicare i vivi e i morti. Ma in quanto è l'Unigenito uguale a colui che lo ha generato, mai si allontana dal Padre, dato che, pari nella divinità, con lui è presente tutto intero in ogni luogo senza che nessuno spazio lo circoscriva. Lui di natura divina - dice l'Apostolo - non stimò una rapina l'essere pari a Dio. Infatti, come si sarebbe potuta considerare una rapina quella natura che non era stata usurpata ma generata? Annientò se stesso prendendo la natura di schiavo (Fil 2, 6-7); non dunque perdendo la natura divina, ma assumendo quella umana; annientando se stesso sì da apparire qui in terra inferiore a ciò che continuava ad essere presso il Padre. Si aggiunse la forma di servo, non venne meno la natura divina; prese l'una senza lasciare l'altra. Riferendosi alla natura umana dice: Il Padre è più grande di me; riferendosi a quella divina dice: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv 10, 30).

2. L'ariano prenda atto di questa verità, se vuol guarire dal suo errore; mentre se si ostinerà ad oppugnarla si comporterà da uomo vano, anzi insano. E' in questa forma di servo che il Figlio di Dio è inferiore, non solo al Padre ma allo stesso Spirito Santo, ed anche a se stesso in quanto il Cristo nella sua natura divina è maggiore di sé nella sua forma di servo. Noi chiamiamo l'uomo Cristo Figlio di Dio, e giustamente chiamiamo così anche la sola sua carne nel sepolcro. E che altro confessiamo, quando diciamo di credere nell'unigenito Figlio di Dio, che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto? Cosa fu sepolto se non la carne priva dell'anima? Quando dunque diciamo di credere nel Figlio di Dio che fu sepolto, noi diamo il nome di Figlio di Dio alla carne di lui, che sola fu sepolta. Dunque il medesimo Cristo Figlio di Dio, uguale al Padre nella forma di Dio, il quale annientò se stesso, non per aver perduto la forma di Dio ma per aver preso la forma di servo, è più grande anche di se stesso; perché più grande è la forma di Dio, che egli non ha perduto, della forma di servo che ha assunto. Che c'è quindi di strano o di indegno nel fatto che il Figlio di Dio, riferendosi alla sua forma di servo, dica: il Padre è più grande di me, e riferendosi alla forma di Dio, dica: Io e il Padre siamo una cosa sola? Sono una cosa sola in quanto il Verbo era Dio; il Padre è più grande del Figlio in quanto il Verbo si è fatto carne (Gv 1, 1-14). Aggiungerò una cosa che gli ariani e gli eunomiani non possono certo negare: secondo questa forma di servo, Cristo bambino era minore anche dei suoi genitori, quando da piccolo, come sta scritto, era sottomesso ai più grandi (Lc 2, 51). Poiché dunque Cristo è Dio e uomo, quando ti parla da uomo, tu, o eretico, mancherai di rispetto a Dio? Egli vuole sottolineare la sua natura umana, e tu osi deformare in lui quella divina? Infedele, ingrato, osi tu abbassare colui che ti ha creato per il fatto che ti dice ciò che si è fatto per te? Il Figlio uguale al Padre, per mezzo del quale l'uomo è stato fatto, è divenuto minore del Padre per essersi fatto uomo. E se egli non si fosse fatto uomo, che sarebbe dell'uomo?

[Congratuliamoci con la natura umana assunta dal Verbo.]

3. Il Signore e Maestro nostro ha ben ragione di dire: Se mi amaste, godreste che vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ascoltiamo, insieme ai discepoli, le parole del Dottore, non seguiamo, insieme agli estranei, l'astuzia del tentatore. Riconosciamo la duplice natura di Cristo: la divina per cui è uguale al Padre, l'umana per cui il Padre é più grande. L'una e l'altra unite non sono due, ma un solo Cristo; perché Dio non è quattro, ma tre Persone. Allo stesso modo, infatti, che l'anima razionale e la carne sono un solo uomo, così Dio e l'uomo sono un solo Cristo; e perciò Cristo è Dio, anima razionale e carne. Confessiamo Cristo in queste tre cose, e in ciascuna di esse. Chi è dunque colui per mezzo del quale fu creato il mondo? E' Cristo Gesù, ma nella forma di Dio. E chi è colui che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato? E' Cristo Gesù, ma nella forma di servo. Così dicasi delle singole parti che compongono l'uomo. Chi è colui che, dopo la morte, non fu abbandonato negli inferi? E' Cristo Gesù, ma soltanto nella sua anima. Chi è stato nel sepolcro e ne uscì il terzo giorno? E' Cristo Gesù, ma soltanto nella carne. In tutto questo c'è un solo Cristo, non due o tre. Perciò egli dice: Se mi amaste, godreste che vado al Padre, perché dobbiamo congratularci con la natura umana, che è stata assunta dal Verbo unigenito ed è stata collocata immortale in cielo; e a tal punto è stata esaltata la polvere della terra, da assidersi incorruttibile alla destra del Padre. E' in questo senso che dice di andare al Padre, colui che in quanto Verbo era da sempre presso il Padre. Ma, per lui, andare al Padre e separarsi da noi, significava trasformare e rendere immortale il corpo mortale preso da noi, ed elevare fino al cielo la carne nella quale visse per noi in terra. Come potrà, chi davvero ama Cristo, non godere di ciò, e non rallegrarsi che la propria natura sia già diventata immortale nel Cristo, e non sperare altrettanto per sé per mezzo di Cristo?